Tra le figure attualmente più in vista nel chiacchierato sottobosco italiano delle associazioni «
anti-sette», oggigiorno in auge è indubbiamente
Luigi Corvaglia, psicologo dipendente dell’
ASL di Bari nonché presidente del chiacchierato
CeSAP, il «
centro studi» improntato alla lotta contro i
nuovi movimenti religiosi fondato dalla sua amica e collaboratrice
Lorita Tinelli; oltre a dirigere un «
SerT», Corvaglia si fregia altresì del ruolo di membro del comitato direttivo della controversa organizzazione europea
FECRIS, mentre da ateo conclamato (e apertamente anticlericale, se non addirittura
antireligioso tout-court) assieme a un prete (
don Aldo Buonaiuto) è parte integrante della struttura che fa da sfondo ideologico al discutibile operato della «
Squadra Anti-Sette» (
SAS) del Ministero dell’Interno. Qui una sua foto recentissima.
Di
Luigi Corvaglia e della tattica «
anti-sette» (ormai conclamata) di
sfruttare il cancan mediatico ai danni dei movimenti religiosi «alternativi» per procurare
vantaggi economici e popolarità per le categorie dei
presunti esperti (dalla difficile credibilità), dei
«documentaristi» improvvisati, dei
giornalisti compiacenti o degli
ex membri vendicativi con lampanti secondi fini, abbiamo già dato conto più volte in precedenza.
Avevamo anche documentato
l’inesattezza e la tendenziosità insiste nel tentativo compiuto da
Luigi Corvaglia di difendere la teoria «anti-sette» del «
lavaggio del cervello», ormai ampiamente screditata dalla comunità accademica.
Rilievi, i nostri, che non solo si sono rivelati
corretti, ma sono stati addirittura
confermati in pieno dai
successivi colloqui «virtuali» intercorsi online proprio con lo psicologo leccese.
A quello scambio di
commenti sulla pagina Facebook del nostro blog, fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre dello scorso anno, ne seguì un ulteriore in cui
Luigi Corvaglia da un lato mostrò l’indubbio pregio (alquanto fuori dal comune fra i suoi colleghi «anti-sette» più estremisti) di non sottrarsi alle nostre critiche e di rendersi disponibile ad un contraddittorio, dall’altro lato non riuscì a dare
spiegazioni e
risposte tali da permetterci di modificare le nostre conclusioni; al contrario, non poté che fornirci delle conferme definitive che a certe nostre obiezioni non vi è alcun’altra risposta se non la constatazione della
(triste) realtà delle stesse. Due punti, fra tutti quelli toccati in quel frizzante «carteggio» pubblico online, li riportiamo qui per esemplificare a dovere l’esito delle nostre osservazioni.
Avevamo contestato allo psicologo
Luigi Corvaglia di essere in un certo senso venuto meno ai suoi stessi principi epistemologici nel momento in cui afferma, quali «verità indiscusse», i soliti elementi dell’ideologia «
anti-sette» ai danni dei nuovi movimenti religiosi. La sua risposta fu l’ammissione (certamente condivisibile) che
«le conoscenze scientifiche sono SEMPRE discusse e MAI definitive. Non sono verità di fede. È per questo che le teorie sulla manipolazione mentale - la stragrande maggioranza delle quali non condivido io stesso - sono scientifiche, proprio perché popperianamente falsificabili». Dieci e lode. Peccato, però, che quando poi va in TV per pubblicizzare il
CeSAP e la propria attività di psicologo per «curare» le ipotetiche «vittime» di presunte «sette», ciò che ne risulta siano i soliti, triti e ritriti «dogmi» e anatemi tipici della sua ideologia:
L’altra profonda contraddizione è quella relativa alla succitata
FECRIS: insistentemente abbiamo rimarcato che il ruolo di
Luigi Corvaglia quale dirigente di tale organizzazione «
anti-sette» europea dovrebbe farlo riflettere profondamente sulle modalità e sulle conseguenza della propaganda portata avanti da quell’ente e da tutte le associazioni ad esso (e quindi a lui medesimo) collegate o subordinate. Le sue risposte sono variate da un iniziale
«non è neppure vero che io presieda addirittura “un blocco di associazioni”», salvo poi confermare appieno il proprio
«ruolo ufficiale (…) di componente del comitato direttivo», passando per un
«io potrò anche parlare a nome di altri proprio per quel minimo di rappresentatività che ho (e che lei esagera), ma altri non parlano a nome mio», per approdare al traballante alibi
«al 99 per cento non conosco (…) le persone che costituiscono il "blocco di associazioni" che dovrei presiedere». Quando però gli sono stati fatti nomi e cognomi di
una dozzina di militanti con cui collabora, non ha potuto che ammettere di sapere perfettamente chi siano e ribadire di
«riconoscermi nella filosofia e nelle azioni di FECRIS, rappresentata in Italia da cesap e favis». E stando a quanto egli stesso pubblica su Facebook, non potrebbe mai negare di trovarsi spesso allo stesso tavolo con vari esponenti «anti-sette» europei e di frequentarli anche al di là degli appuntamenti «professionali».
Vi sarebbe altresì spazio per l’asserto secondo cui a
Luigi Corvaglia non piacciono gli attacchi basati
«sulla demolizione della persona più che alle idee, sul dileggio più che sull’argomento»: basterebbe ricordare alcuni suoi post come quelli su
Madre Teresa di Calcutta per non parlare di certe violenze verbali da parte della sua amica e collega
Lorita Tinelli (ampiamente documentate nel nostro e in altri blog e siti Web), ma sospendiamo un momento questo punto per riprenderlo fra poco.
In altri termini, fra gli «
anti-sette» regna una
costante contraddittorietà, documentata ormai da una miriade di elementi concreti (e principalmente desunti
dalle loro stesse dichiarazioni ed esternazioni) che può trovare
una spiegazione valida solamente nella finalità che legano assieme soggetti tanto diversi:
il lucro, il profitto, il vantaggio personale.
Poco importa a
Luigi Corvaglia se il verbo propagato dalla
Chiesa Cattolica è quanto di più lontano potrebbe esserci dalle sue vedute: tutto fa brodo, se grazie a
don Aldo Buonaiuto la «
Squadra Anti-Sette» è diventata ormai
un prodotto mediatico per la «grande distribuzione» dei talk-show da «
TV spazzatura».
Poco importa se accanto al
CeSAP c’è un’associazione diretta da due o tre facinorosi come
AIVS, il cui presidente
Toni Occhiello coglie occasioni a più non posso per
infamare senza ritegno la religione di cui ha fatto parte per trent’anni.
Poco importa se la
screditata teoria della «
manipolazione mentale» viene invocata per fare pressione sul parlamento affinché ripristini il reato fascista di «
plagio»: chi come
Luigi Corvaglia si definisce
«un libertario» (convinto di
«una irriducibile sovranità individuale che non può essere violata da alcun potere o pretesa del singolo o della collettività») dovrebbe insorgere come fecero gli intellettuali di cinquant’anni fa e battersi a spada tratta per difendere i propri valori (sacrosanti, oseremmo dire) da un’iniziativa
liberticida.
Tutto ciò non avviene per un fatto alquanto semplice:
pecunia non olet,
è più conveniente infischiarsi dei principi asseriti pubblicamente come propri e insindacabili, ma operativamente traditi in pieno.
Tale
spiegazione e il
movente che abbiamo così individuato risultano fra l’altro
illuminanti anche come
chiave di lettura di un ulteriore elemento che riteniamo completi il quadro. Lo citiamo ricordando quell’emblematico assunto secondo cui
Luigi Corvaglia disdegna gli attacchi «ad hominem».
Si noti come a più riprese lo psicologo pugliese prenda di mira un (vero) esperto di religioni e sette, il prof.
Massimo Introvigne. Citiamo ad esempio solo l’ultima delle sue critiche, risalente alla scorsa settimana:
Se
si fosse documentato almeno un pochino invece di abbandonarsi a quella che ha tutta l’aria di essere mera invidia, lo psicologo
Luigi Corvaglia non solo non si sarebbe «perso», ma avrebbe facilmente trovato quanto noi abbiamo rinvenuto con una semplice ricerca in Internet, ossia
questo articolo de «La Stampa» in cui il diretto interessato dichiara quanto segue:
Non ho nessuna difficoltà a confessare di essermi sbagliato. Come molti altri, vedevo i buoni frutti della congregazione dei Legionari di Cristo e avevo difficoltà a convincermi che potessero venire da una radice perversa. Sapevo anche che il beato Giovanni Paolo II – come il film non manca di ricordare – credeva all’innocenza di padre Maciel. Avevo torto io, e aveva ragione il cardinale Ratzinger che invece fin dall’inizio riteneva colpevole il fondatore dei Legionari di Cristo. Mi è già capitato di fare ammenda – in pubblico, con una lettera letta al congresso dell’International Cultic Studies Association tenuto a Montreal nel 2012 – per una posizione sbagliata che può avere arrecato dolore ad autentiche vittime dei crimini di padre Maciel.
Per inciso: l’articolo andrebbe peraltro letto integralmente per capire non solo come la
piaga della pedofilia nel clero sia un tema profondamente sentito e all’attenzione in Vaticano perché i suoi effetti devastanti non potranno mai essere negati da alcuno, ma anche come la propaganda mediatica contro la
Chiesa Cattolica sia talvolta tanto strumentale e maliziosa da somigliare parecchio a quella regolarmente messa in atto contro i nuovi movimenti religiosi.
Ma tornando al post di
Luigi Corvaglia, nei commenti si osserva una chiosa che elimina qualsiasi dubbio sul fatto che lo psicologo del «
SerT» abbia sottoposto il proprio giudizio a una qualche forma di riesame:
Si noti il commento di
Lorita Tinelli, che non perde l’occasione per dimostrare
la propria inattendibilità: non solo le scuse di cui parla si sono verificate diversi anni or sono, ma se si parla di onestà e di umiltà qualcuno dovrebbe soppesare con estrema cautela le proprie parole per non rischiare di venire clamorosamente smentito.
E qui si apre un
ulteriore siparietto, che mostra come la
manipolazione delle informazioni ad opera dei dirigenti del
CeSAP finisca per tradursi nella diffusione di «
fake news» da parte dei loro adepti.
Sì, perché il
Pier Paolo Caselli al quale Corvaglia ha appena somministrato la propria «perla di saggezza» ai danni della reputazione di un esperto internazionale come il prof.
Massimo Introvigne, è lo stesso soggetto di cui
abbiamo parlato ai primordi del nostro blog in quanto arcinoto ammiratore di
Lorita Tinelli e altrettanto arcinoto persecutore online della studiosa
Simonetta Po. Teorema che non fallisce nemmeno questa volta. Infatti il ringraziamento di Caselli a Corvaglia porta l’ora delle 15:34, e appena
nove minuti più tardi il cinquantacinquenne vicentino ha già riversato
in forma di gossip la diceria sul
gruppo di discussione Google su Scientology curato proprio dalla Po:
Si noti peraltro la
modalità di relazione della «notizia»: il post di Luigi Corvaglia e la domanda di Caselli diventa
«mi è stato riferito» (ma in realtà
è Caselli che ha chiesto chiarimenti, perché evidentemente non ne sapeva nulla), un illustre sociologo di fama internazionale diventa «un ben noto esponente anti anti-sette», e
la menzogna a proposito della «copertura» dei pedofili
diventa un fatto che viene dato quasi per sottinteso.
Ma mentre a un soggetto come Caselli più di tot non si può rimproverare se non la lampante facilità con cui il suo giudizio viene fuorviato da chi secondo lui è il detentore della «verità», al contrario
ben più grave è la
faziosità di tale operato se a portarla avanti è l’esponente di un’istituzione europea come la
FECRIS, la cui influenza si estende ben oltre il già vasto distretto della città che la finanzia (Parigi) e raggiunge zone lontane come la
Russia e la
Cina attraversando il vecchio continente tutto, alimentando direttamente
odio e persecuzioni religiose anche violente.