Fra i diversi soggetti spesso adoperati da costoro per collegare (talvolta con salti logici notevoli) le minoranze religiose con fenomeni che destino preoccupazioni (o timori o indignazione) vi è la medicina e la guarigione.
Ci domandiamo, quindi, perché referenti ufficiali di associazioni «anti-sette» come Sonia Ghinelli da un lato portino avanti l’accostamento (del tutto indebito) spiritualità alternativa = pseudoscienza medica, e dall’altro non intervengano per gridare allo scandalo quando una loro collega come Giovanna Balestrino (esponente piemontese del GRIS) propala un post di questo genere:
Ovviamente, nulla a che dire da parte nostra sulla potenza della fede e sull’eventuale fatto storico dell’avvenuta guarigione. Tuttavia, è lampante che nella notizia pubblicata dalla Balestrino e nel suo commento alla stessa viene portato avanti un diretto collegamento fra l’influenza della fede del malato in questione e il recedere della sua malattia.
Ciò su cui ci interroghiamo, dunque, è perché Sonia Ghinelli, Lorita Tinelli o Luigi Corvaglia non insorgano additando la Balestrino come fautrice di una «pseudoscienza medica», come fanno in altri casi.
Questo, per esempio, di aprile 2017:
Si noti come vengono sapientemente (e maliziosamente) assimilate le «pseudo-cure» e le «sette abusanti» per identificare artificiosamente il pericolo fisico allo stigma nei confronti della spiritualità di minoranza.
Non è affatto un post isolato, ve ne sono molti altri. Come questo, di fine maggio 2017:
O anche quest’altro, del 22 settembre 2016:
Qui addirittura inneggia a un inasprimento delle sanzioni a carico di chi abusa della professione medica: nulla da eccepire, ma l’avrà spiegato alla Balestrino, che di professione fa proprio l’avvocato?
L’avrà spiegato anche ai suoi colleghi «anti-sette» fautori dell’esorcismo, della stessa sponda della Balestrino, particolarmente intransigenti nei confronti di tutto ciò che non è rigorosamente cattolico?
Due pesi, due misure: questo sembra il modo di ragionare costante degli «anti-sette».
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