venerdì 4 maggio 2018

Gli «anti-sette» e le simpatie fasciste: il GRIS e Giovanna Balestrino

Abbiamo già citato in un recente post una esponente «anti-sette» piemontese, Giovanna Balestrino.

Ne avevamo parlato a proposito di alcuni suoi incitamenti ad un «controllo comportamentale» (o forse un controllo mentale?) nei confronti dei giovani e delle persone in generale, come evidenziato in quel post.

La Balestrino è presidente, per la zona di Acqui Terme (AL), del GRIS (il diocesano «Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa», già «Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette», che cambiò nome per rendersi più accettabile).

Tempo addietro (si veda questo post) ci siamo interrogati sull’orientamento politico degli estremisti «anti-sette» basandoci su alcuni elementi emersi negli anni scorsi come le connivenze con Forza Nuova: senza la presunzione di riuscire a trovare il bandolo della matassa, avevamo comunque potuto abbozzare un’ipotesi abbastanza plausibile.

Quanto riferiamo qui di seguito in merito alla Balestrino sembra concorrere a confermare quelle deduzioni.

Abbiamo notato alcune sue dichiarazioni pubbliche a proposito di Benito Mussolini e del fascismo, che riteniamo siano d’interesse in relazione al ruolo istituzionale che la Balestrino riveste nel GRIS e, di conseguenza, in qualità di personaggio pubblico che interagisce con le istituzioni e organizza convegni per portare avanti la propaganda «anti-sette».

Istituzioni come il Ministero dell’Interno che, oltretutto, dovrebbe avere un ruolo garantista nei confronti della prima legge dello stato, ossia la Costituzione della Repubblica Italiana, la quale bandisce espressamente il partito fascista. Non dimentichiamo, fra l’altro, che anche la «apologia del fascismo» è considerata un reato in base alla «legge Scelba» del 1952 (cfr. articoli 4 e 5). Siamo sicuri che la Balestrino è al corrente di tali elementari nozioni.

La preferenza politica dell’avvocatessa acquese è ben nota in tutto il suo territorio; solo per fare un esempio, eccola due anni or sono a promuovere la candidatura a sindaco di suo padre per il MSI (per la cronaca, non fu eletto):



E infatti la scorsa settimana, nell’ambito di una discussione che è seguita ad un suo post sulla commemorazione della morte di Benito Mussolini, la Balestrino non solo non manifesta la benché minima contrarietà al fascismo, ma al contrario mette in risalto la «malvagità» degli «uomini che [lo] hanno così ignobilmente ucciso».

Questo il post:


E questa la discussione (da notare come – tratto tipico degli «anti-sette» – il confronto vero e proprio viene sviato in modo tale che si eviti di entrare nel merito della critica, mentre l’interlocutore viene dapprima fuorviato e poi mandato elegantemente a spasso):


D’altronde, la concezione della Balestrino a proposito di democrazia e di rispetto della Carta Costituzionale in tema di scelte religiose emerge anche da un altro post:


Il che vale a dire che le confessioni religiose non devono godere di uguali diritti: solo la sua religione, come ai tempi dei «Patti Lateranensi» siglati nel 1929 (in pieno fascismo), deve essere considerata tale. Gli altri? Degli inferiori.

Seguendo il filone dell’ideologia fascista, ci dev’essere infatti una minoranza (o comunque un «altro») da combattere o da annientare; e anche in tal senso le affermazioni della Balestrino, che si scaglia contro questa o quella corrente di pensiero, sono piuttosto esplicite:


Per la cronaca, la Balestrino ha lasciato completamente ignorata l’obiezione del primo utente (come sopra: dribblare la critica), mentre alla seconda ha risposto fornendo del materiale propagandistico.

Piuttosto che acculturarsi in merito alle nuove religioni delle quali si dovrebbe occupare come GRIS, la Balestrino preferisce invece frequentare corsi di esorcismo:


Che dire? Amen.

Sulla scorta di tali inequivocabili esternazioni da parte di una rappresentante del GRIS, viene quasi da sorridere quando si legge un post di tenore diametralmente opposto da parte dello psicologo varesino Dimitri Davide Baventore, una sorta di «anti-sette» in erba dal momento che (per nostra conoscenza) solo di recente ha fatto capolino nel panorama dei propagandisti contro le realtà religiose «non convenzionali» al fianco di Lorita Tinelli, sua collega pugliese che invece di tale pratica è un’esperta consumata.

Ecco come si poneva Baventore nei confronti del fascismo qualche anno fa:


Passeggiando per le strade del centro storico di Vicolungo (NO), Baventore ha notato su di una parete la scritta «Molti nemici molto onore», storicamente nota come un motto sovente adoperato dal «duce»; fa quindi riferimento al «ventennio» come ad un «vergognoso passato», come confermano i commenti successivi, particolarmente in relazione agli «inutili massacri della guerra» e alla «follia colonialista».

Parrebbe un’ennesima dimostrazione di come il mondo degli «anti-sette», oltre che discusso e chiacchierato, sia anche costantemente frazionato e contraddittorio: quattro anni fa Baventore dichiarava il fascismo una vergogna, adesso invece dà spazio e appoggio a chi vorrebbe ripristinare il controverso «reato di plagio» che proviene proprio dall’ordinamento giuridico fascista e venne depennato dal codice penale anche in conseguenza del tragico caso di Aldo Braibanti, un intellettuale comunista «colpevole» di essere apertamente omosessuale oltre che controcorrente.

Forse che quando si diventa fautori della propaganda «anti-sette» mutano anche le proprie convinzioni politiche?

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