domenica 20 maggio 2018

Il business «anti-sette»: Luigi Corvaglia, il CeSAP e la ricerca di potenziali clienti

di Mario Casini

Modificando un po' l'abitudine del blog, in questo post partirò dal quesito conclusivo: il CeSAP è davvero un «centro studi» oppure è una sorta di associazione «di facciata» che opera a livello mediatico e propagandistico per generare una domanda commerciale e poi passare i potenziali clienti ai propri associati e partner che erogheranno loro delle prestazioni a pagamento?

Una domanda insolita?

Qualcuno sarà forse rimasto sbalordito, qualcun altro indignato, chi più di spalle larghe, invece, indifferente.

Eppure quest’interrogativo che da un po’ ci stiamo ponendo (si vedano ad esempio questo, questo o questo post, oppure i post su Michelle Hunziker), e che gli «anti-sette» non ci stanno affatto aiutando a fugare, si fa largo in modo sempre più ingombrante nella nostra visuale del grottesco teatrino di gruppi che osteggiano le piccole minoranze religiose.

Sin dall’inizio dei lavori di questo blog mi sono domandato: cui prodest? Perché costoro fanno tutto ciò? Perché diffondere odio e allarmismo ogni santo giorno? Perché sfruttare qualunque occasione possibile per stigmatizzare il tale o talaltro movimento religioso non convenzionale e quindi portare avanti la controversa e sbugiardata teoria del «lavaggio del cervello» o «manipolazione mentale» e continuare a fare pressione sulla politica perché ripristini il reato fascista di plagio? Perché seguitare a parlare di «culti distruttivi» quando di fatto gli unici casi accertati di reato riguardano fattispecie già ben presenti e consolidate nell’ordinamento giuridico e individui che (ahimè) si macchiano di determinati fatti criminosi a prescindere dalle proprie asserite convinzioni spirituali?

Ebbene: più andiamo avanti a denunciare le incongruenze e incoerenze degli «anti-sette», più li osserviamo con attenzione, più seguiamo i loro interventi pubblici, più conferme troviamo della nostra teoria (che comunque – è doveroso precisarlo – non possiamo ancora considerare completamente confermata).

Solo ultimo in ordine cronologico, è stato un seminario che abbiamo visto pubblicizzare a più riprese da Luigi Corvaglia e Lorita Tinelli del CeSAP e, seguenti a ruota, da Sonia Ghinelli di FAVIS, questo:


Tralasciamo il fatto che il seminario ha visto una partecipazione abbastanza scarsa (circa 25-30 persone a in totale, inclusi gli amici dei relatori e gli organizzatori, a fronte di una capienza complessiva della sala di almeno il doppio dei posti) da parte della popolazione locale (la città di Lecce conta poco meno di 95.000 abitanti, circa 800.000 con la provincia) e concentriamoci sui contenuti, così come sono stati relazionati da una TV locale:


La solita minestra: lavaggio del cervello, tecniche di persuasione, sette abusanti, ecc. Nient’altro se non il trito e ritrito repertorio «anti-sette» riproposto anche in quest’occasione.

La giornalista, nel servizio, parla di una «visione nuova, inedita e laica» ma evidentemente nemmeno lei (tanto quanto il direttivo del Cefass) ha approfondito alcunché dei temi presentati e delle tesi portate avanti dal CeSAP, che sono in fin dei conti sempre le stesse.

Forse l’unico asserto un po’ diverso dai soliti è il fatto che le persone facenti parte dei «movimenti religiosi alternativi» (o delle «sette», per usare il termine tanto caro a chi ha buon gioco ad infangarli) portano avanti «due vite»: sembra quasi vogliano dare a intendere che chi segue un credo «non tradizionale» abbia una «doppia vita» (concetto che naturalmente richiama tinte fosche e attizza fantasie morbose). Sarà anche una «visione nuova, inedita e laica», ma a me pare solo l’ennesima trovata buona a mettere in cattiva luce chi non la pensa come loro.

Ma ciò che desidero focalizzare nel presente post, è un passaggio dell’intervista a Luigi Corvaglia:


Ecco spuntare fuori il filone del business.

Per parafrasare in modo schietto e un po' umoristico:
Sei un «Arancione»? allora sei malato, vieni da me così ti curo.
Reciti ogni mattina per mezz’ora un mantra buddista? stai mettendo a dura prova i tuoi neuroni, devi farti vedere da uno specialista.
Frequenti dei seminari full-immersion per l’autostima con il guru di una disciplina olistica? fa’ attenzione, sei a rischio di plagio e presto verrai isolato dal mondo intero! fissa subito un appuntamento con il CeSAP per una consulenza.

Francamente lo trovo patetico: queste persone non stanno facendo nient’altro che sfruttare la notorietà sempre crescente e dilagante dei nuovi movimenti religiosi per carpire la loro luce riflessa, identificare la loro presenza come allarmante e pericolosa, spaventare più possibile la gente con casi di reato (veri o presunti) che con la religione o la spiritualità hanno ben poco a che fare, stabilire un legame fra i fatti criminosi e quei movimenti, e poi piazzarsi sotto i riflettori proponendosi come «soluzione al problema».

Per raggiungere un tanto subdolo obiettivo, manipolano le statistiche e forniscono cifre incongruenti, ripropongono teorie screditate al limite della pseudoscienza, conducono campagne sui media tanto sistematiche quanto fuorvianti e sfruttano episodi del passato gravissimi e sconcertanti (ma di sicuro appeal psicologico) come l’eccidio del Tempio del Popolo senza però raccontarne tutte le verità storiche.

Ecco quello che fanno in realtà: cercano di procurarsi clienti.

E nel caso di Corvaglia, ciò apre un ulteriore panorama di interrogativi, se teniamo conto che lo psicologo del CeSAP è anche un dipendente dell’ASL di Bari. Ma di questo ci si occuperà prossimamente.

Consapevole di tutto ciò, subito dopo aver visto il servizio televisivo in questione, sono stato preso dal disappunto per una così sonora caduta di stile di un centro studi che all’apparenza sembrava tanto stimato ed apprezzato dai suoi utenti.

Ho quindi voluto esprimere il mio parere in proposito lasciando una recensione sulla loro pagina Facebook:


Per tutta risposta, mi sono ritrovato poche ore più tardi un messaggio alla mia pagina Facebook che, al di là della comprensibile e più che legittima contestazione del mio parere da parte del Cefass, si concludeva con la solita, immancabile minaccia velata di ritorsioni legali (che vorrei tanto pubblicare ma non faccio solo perché si tratta di un messaggio privato e quindi, per rispetto, mi astengo).

Tutto ciò non fa che concorrere ad avvalorare la mia impressione che gli «anti-sette» stiano semplicemente cercando di «tutelare» (come una bestia feroce fa con la propria preda) il proprio business, in quanto psicologi o consulenti, da presunti «rivali» che essi riterrebbero di individuare in persone, come me e molte altre, che esprimono la propria opinione (contraria alla loro) o che portano avanti un messaggio differente e non tendenzioso, come i principali studiosi di religiosità alternativa.

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