martedì 15 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS promuovono il razzismo contro le minoranze etniche?

Già in precedenza avevamo dato conto di alcune avvisaglie di razzismo da parte di Toni Occhiello e della sua associazione «anti-sette» denominata AIVS: per esempio, quando Occhiello si era lanciato in una singolare ma completamente erronea interpretazione di alcuni vocaboli nipponici (interpretazione strumentale ai suoi scopi propagandistici nei confronti del movimento religioso che egli osteggia a ogni piè sospinto, ma rivelatasi falsa) sfruttata per criticare aspramente un’intera nazione come il Giappone, ricchissima di cultura e dalla saggezza millenaria. D’altronde, la sua ostilità rispetto a quella cultura è stata da lui esplicitata a più riprese.

O ancora, sin dai primordi degli exploit mediatici della neonata associazione, quando Luciano Madon (braccio destro di Occhiello e gestore delle pagine Facebook di AIVS) si era cimentato in un giudizio sociologico sulla «manipolazione mentale» a suo dire prerogativa degli «zingari». Un’esposizione dialettica (a nostro avviso) di una superficialità degna solo dei peggiori discorsi da bar, che riproponiamo qui:


Qualche giorno fa abbiamo notato un’altra chiassosa militante di AIVS, Paola Moscatelli, fare riferimento ai Rom in modo alquanto tranchant (il contesto è una discussione nata a proposito di Papa Bergoglio, la stessa di cui si parlava in questo post):


Un’altra utente interviene manifestando perplessità sul coinvolgere i Rom in un post contro tutt’altra religione:


Notare la replica immediata e senza ripensamenti della Moscatelli. Ma non finisce qui: l’altra utente cerca di farla ragionare introducendo concetti di buon senso e una punta di solidarietà, ma a quanto pare fallisce miseramente:


Quindi i Rom meno abbienti sono «colpevoli» di ricevere, in piena legalità, degli assegni sociali: non entriamo qui nel merito della polemica politica al riguardo e se sia giusta o meno la linea del welfare del Comune di Roma.

Ci limitiamo a osservare il livello dialettico e la superficialità mostrati da questa sostenitrice di AIVS, che si palesa ulteriormente nell’ultima replica alla sua interlocutrice:


In tutta franchezza, a noi pare un atteggiamento da asilo infantile o, nella migliore delle ipotesi, una mentalità «a compartimenti stagni». Brilla, fra l’altro, per l’assoluta mancanza di autocritica.

È fuori discussione che i tre o quattro soci responsabili di AIVS (o, come amano definirsi loro stessi tramite il sito istituzionale, i «numerosi personaggi»), assieme alla mezza dozzina dei loro seguaci militanti, hanno il sacrosanto diritto di formarsi, conservare ed esprimere pubblicamente delle proprie opinioni nei confronti di qualsivoglia minoranza etnica. Noi stessi saremmo i primi a difendere tale prerogativa (la libertà di espressione) che è nostra tanto quanto loro tanto quanto lo è degli stessi immigrati che calcano la nostra terra. Mentre certi «anti-sette» come Lorita Tinelli sembrerebbero voler limitare tale diritto inalienabile, noi ne siamo dei ferventi sostenitori.

Non contestiamo, quindi, il fatto che i seguaci di AIVS o i loro «personaggi» (responsabili) si esprimano in maniera sprezzante nei riguardi dei Rom piuttosto che dei Sinti o dei Giapponesi. Poniamo piuttosto l’accento sul fatto che simili discorsi sono anzitutto completamente avulsi dalla materia che essi dovrebbero trattare, inoltre rappresentano una palese contraddizione rispetto alle loro stesse dichiarazioni d’intenti, non solo statutarie («L’associazione (…) persegue finalità di solidarietà sociale»), ma anche a più riprese affermate su Facebook come quella di Kathy Aitken riferita in questo post («ipersensibile a qualsiasi affermazione discriminatoria») o del già citato Madon («intendo massimamente rispettare le opinioni di chiunque»).

L’altro aspetto che rileviamo, in discussioni come quella riportata qui sopra, è l’assoluta assenza di una moderazione ragionevole da parte dei «personaggi» (responsabili) di AIVS: l’impressione che danno è che tutto sia lecito finché si sparla di altri, ma quando qualcuno osa muovere delle critiche, è subito a rischio di ostracismo.

Insomma, rispettare e non discriminare sono nobili intenti: a parole... ma quanto AIVS li persegue con i fatti?

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