domenica 6 maggio 2018

Aggiornamento breve: AIVS, l’incoerenza e l’ipocrisia «anti-sette»

Un’altra piccola incursione nei gruppi Facebook di AIVS per registrare la loro ennesima dimostrazione di incoerenza.

Non ci dilungheremo in commenti perché abbiamo già più che ampiamente documentato in questo blog la loro deprimente propaganda evidentemente intesa a suscitare odio e allarmismo nei confronti di minoranze religiose del tutto pacifiche ma «colpevoli» di professare con entusiasmo ed enfasi il proprio credo.

Mentre li osserviamo proseguire senza sosta nel dileggiare, infamare e schernire i movimenti spirituali da loro tanto odiati, non ci sorprendiamo affatto. Contenti loro di farsi il sangue amaro mentre le comunità di fedeli del buddismo Soka Gakkai crescono sempre di più in numero e il loro istituto consegue una popolarità sempre maggiore…

Troviamo invece sbalorditive, per la loro lampante contraddittorietà, dichiarazioni come questa:


Non amiamo essere offensivi e scadere così al livello della dialettica di Toni Occhiello, ma una simile esternazione ci richiama davvero il concetto della «faccia di bronzo».

L’attivista di AIVS sarebbe «ipersensibile a qualsiasi osservazione che possa essere interpretata come discriminatoria»?

Non risulta che sia stata «ipersensibile» a questo post, però:


Non è forse discriminatorio nei confronti di un’intera nazione?

Classifichiamolo come battuta (di cattivo gusto, ce lo si lasci dire) e soprassediamo.

Che dire invece di quest’altro post, ad esempio?


Il video mostra semplicemente un giovane padre che cerca di spiegare al figlioletto ciò che sta facendo e gli dà una dimostrazione della propria preghiera!

Ma l’estensore (anonimo) del post in nome e per conto di AIVS addirittura parla di «lobotomia» una pratica medica ormai reminiscenza di un triste passato. Sarebbe ancora poco dire che ciò è offensivo.

Mentre vi sono climi familiari ben diversi in cui purtroppo la disarmonia e l’incomunicabilità sono la routine, un affettuoso momento di unità domestica fra un padre e un figlio, favorito da una ritualità religiosa buddista, viene degradato in un modo tanto becero.

Non è forse un fare discriminatorio, questo?

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