mercoledì 2 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS e i loro fuochi di paglia

Sulle pagine Facebook di AIVS, poco più  di un mese fa si leggevano roboanti proclami in merito a degli asseriti casi di presunta «intimidazione» a danno di bambini da parte di non meglio identificate maestre facenti parte del movimento religioso più frequentemente oggetto delle loro angherie:


Autore del post (che risale al 30 Marzo scorso) è Luciano Madon, amicissimo di Toni Occhiello e suo stretto collaboratore.

Tralasciamo i commenti degli utenti in quel post perché non sono altro che l’ennesima dimostrazione del livello di qualità dialettica di costoro, già più che ampiamente trattato in precedenza.

Le medesime dichiarazioni vengono riportate in forma di commento, in calce a un altro post, più o meno in contemporanea:


Abbiamo riportato solo una porzione di quel commento per rimanere in tema, ma più oltre lo riprendiamo e lo completiamo perché fornisce un ulteriore spunto di riflessione.

Il fatto che intendiamo qui sottolineare sono le affermazioni avventate, le accuse pesanti e prive di qualsivoglia verifica mosse da AIVS nei confronti di una minoranza religiosa pacifica che conta decine e decine di migliaia di fedeli.

Dichiarazioni che intendono sollecitare allarme («clear and present danger», ossia «un pericolo evidente e attuale») e giudizi fortemente infamanti («una infiltrazione cancerogena che raggiunge tutti i gangli della società italiana») che istigano ostilità e repulsione.

Quanto possiamo ritenere attendibili tali roboanti grida di scandalo?

A giudicare da ciò che è avvenuto solo una ventina di giorni più tardi, ben poco.

Ecco infatti cosa aveva scritto Giovanni Ristuccia (un altro «anti-sette» dall’attendibilità piuttosto opinabile, operativo nella zona di Novara) quello stesso giorno (30 Marzo) interessandosi al caso:


La risposta di AIVS è immediata e promette grandi cose:


Tuttavia, quasi tre settimane più tardi (20 aprile), Ristuccia è ancora a bocca asciutta e così si trova costretto a sollecitare:


Risposta di AIVS, che si commenta da sé:


Un fuoco di paglia, con ben poco di concreto, documentabile e circostanziato.

La colpa, naturalmente, è altrui, come Occhiello e i suoi non mancano di precisare.

Eppure, sulla base di quella «storia» non ancora adeguatamente puntualizzata e dettagliata, AIVS è pronta a chiedere denunce e ritorsioni nei confronti dei «colpevoli», ovviamente classificati come tali ancora prima che possano venire svolti degli accertamenti seri ed obiettivi.

«Giustizia» sommaria ed inquisitoria: questa sembra  dunque essere la mira di Occhiello e dei suoi.

Ma torniamo ora al commento che avevamo riportato solo parzialmente e vediamone la parte conclusiva:


Qui sembra essere Toni Occhiello a scrivere, lo sospettiamo per lo stile (anche se non si firma).

Chiunque sia, dichiara di essere un «giornalista» con una qualifica («della International Press Academy di Beverly Hills») che come minimo desta qualche perplessità e piuttosto richiama alla memoria un passaggio del seminario online tenuto da Lorita Tinelli il 18 Aprile scorso (di cui ci siamo occupati in dettaglio in tre diversi post):


Attendiamo con grande speranza di venire smentiti da Occhiello su questo specifico punto: se possiede il titolo di studio da lui dichiarato, sarà senz’altro in grado di esibirlo o di fornirne gli estremi.

3 commenti:

  1. Ma io mi chiedo:Ogni tanto,mica sempre,il Sig,Occhiello qualche prova la vuole pubblicare o si limita solo a pubblicare fatti "per sentito" dire?Tutti questi pericolosissimi criminali Soka saranno pur stati denunciati da qualcuno!Ci saranno state cause ed udienze visto la loro pericolosità...eppure continua solo a fare chiacchiere senza fatti.

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    1. È quello che penso anch'io da tempo. Sto ancora aspettando di vedere una sentenza che parli di una donna che ha subito "una violenza di gruppo da un gruppo di responsabili della Soka Gakkai" (cit. Tony Occhiello - Tavola Rotonda di presentazione dell'AIVS in una saletta del Senato della Repubblica - 21 giugno 2017)

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  2. Perplessità più che comprensibile.
    Alla quale mi permetto di aggiungere un corollario: sebbene l'atto di sporgere una querela sia indice di una certa cognizione di causa, esso comunque non prova necessariamente la veridicità delle proprie asserzioni.
    Più ancora che una denuncia, ciò che ci si aspetterebbe (eventualmente) è una condanna. Che dubito arriverà mai, sempre ammesso (in subordine) che si celebri un processo vero e proprio, sempre ammesso (in ulteriore subordine) che l'autorità giudiziaria ritenga di rinviare a giudizio, sempre ammesso (in ulteriore subordine) che la querela venga realmente sporta.
    Ai posteri l'ardua sentenza.

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