giovedì 12 luglio 2018

L’eterna incoerenza degli «anti-sette»: dal razzismo alle lamentele per l’odio

In questa breve raccolta di post, evidenziamo una volta di più (come già abbiamo fatto in precedenza, per esempio qui e qui) quanto gli esponenti «anti-sette» mostrino una lapalissiana incoerenza fra le proprie affermazioni e la propria stessa condotta.

Nel recente post (19 giugno scorso) che segue, l’associazione «anti-sette» AIVS prende spunto dal loro essere stati colti in flagrante (proprio dal nostro blog) a proposito di alcune affermazioni contro la società giapponese rivelatesi infondate ed estremamente superficiali; tuttavia, ben lungi da un serio esame di coscienza, essi ribadiscono le proprie espressioni razziste nei confronti del paese del sol levante, ovviamente raccattando consensi da parte dei soliti tre o quattro seguaci:


Ecco il commento immediato di una delle sostenitrici più livorose dei «numerosi personaggi», come amano definirsi i tre dirigenti responsabili di AIVS:


Dopo un tale sfoggio di erudizione e di approfondimento etnico comparato dei valori di una società orientale dalla storia millenaria e gloriosa come il Giappone, credevamo di aver saziato la nostra curiosità su questo filone. E invece…

... basta attendere il giorno successivo per rendersi conto del livello culturale dell’ideologia «anti-sette» di AIVS:


I francesi mangiano rane, i cinesi i gatti, gli italiani vivono con la mamma fino a quarant’anni, gli albanesi non lavorano, i turchi sono sanguinari, gli inglesi non si lavano... e i giapponesi servono balene e delfini nella zuppa. Insomma, ci si consenta un po' di ironia: la compagine di AIVS è affollata di fini pensatori e studiosi di alto livello.

Lo conferma un paio di commenti successivi:


A questo punto sarebbe lecito e comprensibile attendersi la moderazione da parte di un amministratore del gruppo, quale ad esempio lo stesso Toni Occhiello.

E invece, eccolo a soffiare sul fuoco:


Addirittura una vaga allusione, più seria che faceta, all’opportunità di bombardare ed ammazzare il tanto odiato popolo nipponico.

Ci può stare che nei commenti precedenti si stesse scherzando, seppur con un gusto alquanto discutibile e con concetti di grana grossa. Ma quest'ultimo enunciato è francamente inaccettabile per il rappresentante di un’istituzione pubblica come un’associazione che «persegue finalità di solidarietà sociale».

A noi AIVS pare in tutti i modi un gruppo che continua a fomentare odio nei confronti di minoranze religiose e di etnie diverse dalla loro; nella fattispecie, contro un’intera cultura nazionale.

Ciò che lascia sbalorditi è il fatto che, quando ad essere messi in discussione sono i capisaldi di qualche esponente «anti-sette», sono proprio loro i primi a gridare allo scandalo nei confronti di chi fomenta odio.

Ecco un esempio, niente meno che di Giovanna Balestrino (esponente piemontese del GRIS):


Si riferiva forse a Toni Occhiello e alla sua ganga?

D’altronde, giustamente l’avvocatessa acquese è convinta che non si deve fare di tutta l’erba un fascio, in particolar modo quando si parla della piaga della pedofilia nel clero cattolico:


Quando però si discetta di nuovi movimenti religiosi, allora sì che si può candidamente generalizzare e additare «culti distruttivi», riempirsi la bocca di teorie controverse e screditate come il «plagio», invocare la restaurazione di leggi liberticide, ecc.

Perché la Balestrino non interviene per ricondurre all’ordine i suoi colleghi «anti-sette» di AIVS? Eppure lei dovrebbe conoscere molto bene il diritto e, quindi, anche la cosiddetta «legge Mancino», che punisce «con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi»).

Perché, quando descrivono taluni movimenti religiosi, costoro usano sempre parole grondanti di astio ed evidentemente mirate a suscitare intolleranza, mentre quando si parla di temi cari a loro si dovrebbe sempre essere rispettosi e deferenti?

D’altronde, se si parla di incoerenza, non perde occasione l’immancabile Sonia Ghinelli di dimostrarne una propria congrua quota, con questo commento scritto il 16 aprile scorso in una discussione inerente a delle presunte «sette» sataniche:


Quanto ha ragione la Ghinelli? Molta, anzi - a nostro avviso - tutta. Peccato che sia lei stessa la prima a mostrare, giorno dopo giorno, di comportarsi in modo diametralmente opposto a un tanto nobile principio.

E purtroppo non è nemmeno sola, poiché tanto lei quanto gli altri nomi principali del panorama «anti-sette» italiano operano esattamente nella stessa maniera: «sbatti il mostro in prima pagina», e se ci si sbaglia, a chi importa?

Esattamente come è accaduto nel caso della Comunità Shalom, di cui abbiamo parlato in un nostro recente post (che tanto ha dato fastidio), e che al momento rappresenta un clamoroso caso dei risultati disastrosi della propaganda ideologica e mediatica incentivata dagli «anti-sette»:



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