giovedì 10 gennaio 2019

Il caso dello psicologo Luigi Corvaglia: gli «anti-sette» sono attendibili o manipolano l’informazione?

Tra le figure attualmente più in vista nel chiacchierato sottobosco italiano delle associazioni «anti-sette», oggigiorno in auge è indubbiamente Luigi Corvaglia, psicologo dipendente dell’ASL di Bari nonché presidente del chiacchierato CeSAP, il «centro studi» improntato alla lotta contro i nuovi movimenti religiosi fondato dalla sua amica e collaboratrice Lorita Tinelli; oltre a dirigere un «SerT», Corvaglia si fregia altresì del ruolo di membro del comitato direttivo della controversa organizzazione europea FECRIS, mentre da ateo conclamato (e apertamente anticlericale, se non addirittura antireligioso tout-court) assieme a un prete (don Aldo Buonaiuto) è parte integrante della struttura che fa da sfondo ideologico al discutibile operato della «Squadra Anti-Sette» (SAS) del Ministero dell’Interno. Qui una sua foto recentissima.


Di Luigi Corvaglia e della tattica «anti-sette» (ormai conclamata) di sfruttare il cancan mediatico ai danni dei movimenti religiosi «alternativi» per procurare vantaggi economici e popolarità per le categorie dei presunti esperti (dalla difficile credibilità), dei «documentaristi» improvvisati, dei giornalisti compiacenti o degli ex membri vendicativi con lampanti secondi fini, abbiamo già dato conto più volte in precedenza.

Avevamo anche documentato l’inesattezza e la tendenziosità insiste nel tentativo compiuto da Luigi Corvaglia di difendere la teoria «anti-sette» del «lavaggio del cervello», ormai ampiamente screditata dalla comunità accademica. Rilievi, i nostri, che non solo si sono rivelati corretti, ma sono stati addirittura confermati in pieno dai successivi colloqui «virtuali» intercorsi online proprio con lo psicologo leccese.

A quello scambio di commenti sulla pagina Facebook del nostro blog, fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre dello scorso anno, ne seguì un ulteriore in cui Luigi Corvaglia da un lato mostrò l’indubbio pregio (alquanto fuori dal comune fra i suoi colleghi «anti-sette» più estremisti) di non sottrarsi alle nostre critiche e di rendersi disponibile ad un contraddittorio, dall’altro lato non riuscì a dare spiegazioni e risposte tali da permetterci di modificare le nostre conclusioni; al contrario, non poté che fornirci delle conferme definitive che a certe nostre obiezioni non vi è alcun’altra risposta se non la constatazione della (triste) realtà delle stesse. Due punti, fra tutti quelli toccati in quel frizzante «carteggio» pubblico online, li riportiamo qui per esemplificare a dovere l’esito delle nostre osservazioni.

Avevamo contestato allo psicologo Luigi Corvaglia di essere in un certo senso venuto meno ai suoi stessi principi epistemologici nel momento in cui afferma, quali «verità indiscusse», i soliti elementi dell’ideologia «anti-sette» ai danni dei nuovi movimenti religiosi. La sua risposta fu l’ammissione (certamente condivisibile) che «le conoscenze scientifiche sono SEMPRE discusse e MAI definitive. Non sono verità di fede. È per questo che le teorie sulla manipolazione mentale - la stragrande maggioranza delle quali non condivido io stesso - sono scientifiche, proprio perché popperianamente falsificabili». Dieci e lode. Peccato, però, che quando poi va in TV per pubblicizzare il CeSAP e la propria attività di psicologo per «curare» le ipotetiche «vittime» di presunte «sette», ciò che ne risulta siano i soliti, triti e ritriti «dogmi» e anatemi tipici della sua ideologia:


L’altra profonda contraddizione è quella relativa alla succitata FECRIS: insistentemente abbiamo rimarcato che il ruolo di Luigi Corvaglia quale dirigente di tale organizzazione «anti-sette» europea dovrebbe farlo riflettere profondamente sulle modalità e sulle conseguenza della propaganda portata avanti da quell’ente e da tutte le associazioni ad esso (e quindi a lui medesimo) collegate o subordinate. Le sue risposte sono variate da un iniziale «non è neppure vero che io presieda addirittura “un blocco di associazioni”», salvo poi confermare appieno il proprio «ruolo ufficiale (…) di componente del comitato direttivo», passando per un «io potrò anche parlare a nome di altri proprio per quel minimo di rappresentatività che ho (e che lei esagera), ma altri non parlano a nome mio», per approdare al traballante alibi «al 99 per cento non conosco (…) le persone che costituiscono il "blocco di associazioni" che dovrei presiedere». Quando però gli sono stati fatti nomi e cognomi di una dozzina di militanti con cui collabora, non ha potuto che ammettere di sapere perfettamente chi siano e ribadire di «riconoscermi nella filosofia e nelle azioni di FECRIS, rappresentata in Italia da cesap e favis». E stando a quanto egli stesso pubblica su Facebook, non potrebbe mai negare di trovarsi spesso allo stesso tavolo con vari esponenti «anti-sette» europei e di frequentarli anche al di là degli appuntamenti «professionali».

Vi sarebbe altresì spazio per l’asserto secondo cui a Luigi Corvaglia non piacciono gli attacchi basati «sulla demolizione della persona più che alle idee, sul dileggio più che sull’argomento»: basterebbe ricordare alcuni suoi post come quelli su Madre Teresa di Calcutta per non parlare di certe violenze verbali da parte della sua amica e collega Lorita Tinelli (ampiamente documentate nel nostro e in altri blog e siti Web), ma sospendiamo un momento questo punto per riprenderlo fra poco.

In altri termini, fra gli «anti-sette» regna una costante contraddittorietà, documentata ormai da una miriade di elementi concreti (e principalmente desunti dalle loro stesse dichiarazioni ed esternazioni) che può trovare una spiegazione valida solamente nella finalità che legano assieme soggetti tanto diversi: il lucro, il profitto, il vantaggio personale.

Poco importa a Luigi Corvaglia se il verbo propagato dalla Chiesa Cattolica è quanto di più lontano potrebbe esserci dalle sue vedute: tutto fa brodo, se grazie a don Aldo Buonaiuto la «Squadra Anti-Sette» è diventata ormai un prodotto mediatico per la «grande distribuzione» dei talk-show da «TV spazzatura».

Poco importa se accanto al CeSAP c’è un’associazione diretta da due o tre facinorosi come AIVS, il cui presidente Toni Occhiello coglie occasioni a più non posso per infamare senza ritegno la religione di cui ha fatto parte per trent’anni.

Poco importa se la screditata teoria della «manipolazione mentale» viene invocata per fare pressione sul parlamento affinché ripristini il reato fascista di «plagio»: chi come Luigi Corvaglia si definisce «un libertario» (convinto di «una irriducibile sovranità individuale che non può essere violata da alcun potere o pretesa del singolo o della collettività») dovrebbe insorgere come fecero gli intellettuali di cinquant’anni fa e battersi a spada tratta per difendere i propri valori (sacrosanti, oseremmo dire) da un’iniziativa liberticida.

Tutto ciò non avviene per un fatto alquanto semplice: pecunia non olet, è più conveniente infischiarsi dei principi asseriti pubblicamente come propri e insindacabili, ma operativamente traditi in pieno.

Tale spiegazione e il movente che abbiamo così individuato risultano fra l’altro illuminanti anche come chiave di lettura di un ulteriore elemento che riteniamo completi il quadro. Lo citiamo ricordando quell’emblematico assunto secondo cui Luigi Corvaglia disdegna gli attacchi «ad hominem».

Si noti come a più riprese lo psicologo pugliese prenda di mira un (vero) esperto di religioni e sette, il prof. Massimo Introvigne. Citiamo ad esempio solo l’ultima delle sue critiche, risalente alla scorsa settimana:


Se si fosse documentato almeno un pochino invece di abbandonarsi a quella che ha tutta l’aria di essere mera invidia, lo psicologo Luigi Corvaglia non solo non si sarebbe «perso», ma avrebbe facilmente trovato quanto noi abbiamo rinvenuto con una semplice ricerca in Internet, ossia questo articolo de «La Stampa» in cui il diretto interessato dichiara quanto segue:

Non ho nessuna difficoltà a confessare di essermi sbagliato. Come molti altri, vedevo i buoni frutti della congregazione dei Legionari di Cristo e avevo difficoltà a convincermi che potessero venire da una radice perversa. Sapevo anche che il beato Giovanni Paolo II – come il film non manca di ricordare – credeva all’innocenza di padre Maciel. Avevo torto io, e aveva ragione il cardinale Ratzinger che invece fin dall’inizio riteneva colpevole il fondatore dei Legionari di Cristo. Mi è già capitato di fare ammenda – in pubblico, con una lettera letta al congresso dell’International Cultic Studies Association tenuto a Montreal nel 2012 – per una posizione sbagliata che può avere arrecato dolore ad autentiche vittime dei crimini di padre Maciel.

Per inciso: l’articolo andrebbe peraltro letto integralmente per capire non solo come la piaga della pedofilia nel clero sia un tema profondamente sentito e all’attenzione in Vaticano perché i suoi effetti devastanti non potranno mai essere negati da alcuno, ma anche come la propaganda mediatica contro la Chiesa Cattolica sia talvolta tanto strumentale e maliziosa da somigliare parecchio a quella regolarmente messa in atto contro i nuovi movimenti religiosi.

Ma tornando al post di Luigi Corvaglia, nei commenti si osserva una chiosa che elimina qualsiasi dubbio sul fatto che lo psicologo del «SerT» abbia sottoposto il proprio giudizio a una qualche forma di riesame:


Si noti il commento di Lorita Tinelli, che non perde l’occasione per dimostrare la propria inattendibilità: non solo le scuse di cui parla si sono verificate diversi anni or sono, ma se si parla di onestà e di umiltà qualcuno dovrebbe soppesare con estrema cautela le proprie parole per non rischiare di venire clamorosamente smentito.

E qui si apre un ulteriore siparietto, che mostra come la manipolazione delle informazioni ad opera dei dirigenti del CeSAP finisca per tradursi nella diffusione di «fake news» da parte dei loro adepti.

Sì, perché il Pier Paolo Caselli al quale Corvaglia ha appena somministrato la propria «perla di saggezza» ai danni della reputazione di un esperto internazionale come il prof. Massimo Introvigne, è lo stesso soggetto di cui abbiamo parlato ai primordi del nostro blog in quanto arcinoto ammiratore di Lorita Tinelli e altrettanto arcinoto persecutore online della studiosa Simonetta Po. Teorema che non fallisce nemmeno questa volta. Infatti il ringraziamento di Caselli a Corvaglia porta l’ora delle 15:34, e appena nove minuti più tardi il cinquantacinquenne vicentino ha già riversato in forma di gossip la diceria sul gruppo di discussione Google su Scientology curato proprio dalla Po:


Si noti peraltro la modalità di relazione della «notizia»: il post di Luigi Corvaglia e la domanda di Caselli diventa «mi è stato riferito» (ma in realtà è Caselli che ha chiesto chiarimenti, perché evidentemente non ne sapeva nulla), un illustre sociologo di fama internazionale diventa «un ben noto esponente anti anti-sette», e la menzogna a proposito della «copertura» dei pedofili diventa un fatto che viene dato quasi per sottinteso.

Ma mentre a un soggetto come Caselli più di tot non si può rimproverare se non la lampante facilità con cui il suo giudizio viene fuorviato da chi secondo lui è il detentore della «verità», al contrario ben più grave è la faziosità di tale operato se a portarla avanti è l’esponente di un’istituzione europea come la FECRIS, la cui influenza si estende ben oltre il già vasto distretto della città che la finanzia (Parigi) e raggiunge zone lontane come la Russia e la Cina attraversando il vecchio continente tutto, alimentando direttamente odio e persecuzioni religiose anche violente.

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