sabato 12 gennaio 2019

Disinformazione «anti-sette»: Carmine Gazzanni sa di cosa sta parlando?

di Mario Casini

Ormai è quasi scontato – anche perché copiosamente documentato nel nostro blog – prevedere le dichiarazioni degli «anti-sette»: sebbene proferite ogni volta da soggetti differenti del loro esiguo, variegato e quanto mai contraddittorio arcipelago, sono costantemente caratterizzate dal medesimo tratto stilistico: la ripetitività di offese gratuite e storie ricamate, che mirano a screditare (qua e là con toni anche infantili come nel caso di AIVS e Toni Occhiello, altrove con i tratti ben più gravi della calunnia e della persecuzione) i bersagli delle invettive: che si tratti di un libro, di un post su Facebook o di una trasmissione in TV o in radio, la tecnica impiegata è sempre la medesima: liste di proscrizione di movimenti e relativi leader, presunti «abusi economici» e interessi nascosti che però di rado vengono dettagliati e circostanziati in fatti precisi, accuse di nefandezze ripugnanti, video pruriginosi con sfondi sonori da film dell’orrore, pubblicazione di foto private, fatti personali e legami familiari spiattellati pubblicamente. Questo è il business degli «anti-sette» e, come si è più volte dimostrato, è costruito alle spalle di persone il più delle volte innocenti.

In questo becero/triste quadro ben s’inserisce la campagna pubblicitaria avviata tre mesi fa per vendere «Nella Setta» il libro dei militanti «anti-sette» italiani firmato da Carmine Gazzanni (giornalista il cui «curriculum» contro il mondo della spiritualità è cominciato ben prima che egli si arruolasse nell’ordine dei professionisti) e Flavia Piccinni, scrittrice ma più che altro sua fidanzata. Perché poi pubblicamente debbano sottacere il fatto di essere compagni di vita quando «svelano» tutto il «torbido» che esisterebbe intorno a chi ricerca una spiritualità tanto lontana e odiata da loro, non è dato sapere. Pare quasi che debba esservi un che di losco o di imbarazzante: eppure l’amore è una cosa meravigliosa. Ma sto divagando, meglio andare al sodo e ai punti davvero importanti che vorrei brevemente sollevare.

Sì, perché mentre la libertà di parola è sacrosanto che sia garantita a tutti, persino a chi volesse scrivere un libro per narrare la vita grama degli asini volanti o degli allevatori di Scarpantibus, da un giornalista professionista ci si aspetterebbe una competenza per lo meno sufficiente rispetto a ciò su cui esprime i propri giudizi, influenzando così inevitabilmente la vita di centinaia di migliaia di persone. Ne avevamo accennato in un recente post: il «rispetto della verità sostanziale dei fatti» dovrebbe essere un «obbligo inderogabile» per chi pretende di riferire notizie di interesse pubblico.

Eppure Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni – amici e collaboratori di controverse associazioni «anti-sette» come la già citata AIVS e come CeSAP e FAVIS e quindi indirettamente privilegiati dal collegamento di questi ultimi con la «polizia religiosa» SAS (la «Squadra Anti-Sette» del Ministero dell’Interno) non sembrano preparati a fondo sugli argomenti di cui raccontano. Al contrario, oltre a strombazzare cifre completamente autoreferenziali e soprattutto prive di un’analisi compita e dettagliata, costoro si lasciano anche scappare strafalcioni veri e propri, mostrando delle lacune abissali in quegli stessi argomenti su cui tentano ostentare sicurezza.

Parto da un primo dato che è indubbiamente significativo, se consideriamo che rappresenta il fulcro di tutta la réclame per incrementare le vendite del libro: la cifra dei quattro milioni. La formulano così:

Quattro milioni di italiani ogni mattina si alzano, e hanno un segreto: sono membri di un’organizzazione settaria (…)

Frase ad effetto: spaventa, rende sospettosi e guardinghi. Ben studiata: attenzione, il nemico è qui fra di noi, potrebbe essere (anzi: «sono», dice il libro) «il vostro edicolante, la ragazza che vi prepara il cappuccino al bar la mattina, la signora simpatica che incontrate sull’autobus andando al lavoro o il vostro odiatissimo vicino».

Ho cercato in lungo e in largo nel libro un dettaglio di questa «paurosa cifra» (addirittura il 6-7% della popolazione italiana sarebbe «vittima» di belzebù!) ma non l’ho trovato. Di fatto, non si dice quale sia la fonte del dato, non vi è alcuna traccia del calcolo che lo ha prodotto. Se ne parla all’inizio del testo (per captare ben bene l’attenzione?) e poi basta.

Insomma, da dove deriva questa cifra che d’improvviso è piombata sul popolo italiano e che finora cinquantasei milioni di cittadini non avevano nemmeno lontanamente sospettato? È «liberamente» ricavata dalla sommatoria dei numeri dei partecipanti dei diversi gruppi religiosi forniti dalle organizzazioni degli stessi? Proviene dalle «statistiche» curate da don Aldo Buonaiuto? È tratta da uno sviluppo o proiezione statistica di quanto elaborato dal Ministero dell’Interno nel famigerato rapporto del 1998? Chissà.

Cerco, cerco, e trovo forse una spiegazione nel primo capitolo del libro, a pagina 11, dove Gazzanni e Piccinni sostengono che il loro «viaggio» si concluda idealmente nell’ufficio della SAS di Firenze. Lo stesso ufficio che si vede nell’infelice trasmissione andata in onda il 24 febbraio 2018 su RAI Tre, «Presa Diretta», alla quale hanno collaborato essi stessi. Sì, perché il giornalista di Isernia afferma alla TV di stato:


Questo chiaramente dà un’aura di ufficialità al suo libro «anti-sette», però stona con i documenti ufficiali e con le cifre precedentemente buccinate dai suoi amici della compagnia contro i presunti «culti distruttivi»:


Tutto chiaro ora? Nient’affatto, perché le cifre diffuse dalle «citate associazioni» (che alla fine si riducono in concreto alla singola e singolare figura di don Aldo Buonaiuto) sono alquanto diverse e, in particolare, il prete inquisitore non ha mai parlato di «quattro milioni di italiani» ma ha fatto discorsi di tutt’altro genere, peraltro profondamente contraddittori.

A differenza di don Aldo Buonaiuto e dei suoi colleghi mangiapreti come Luigi Corvaglia del CeSAP o Maurizio Alessandrini di FAVIS, però, la «Squadra Anti-Sette» è un corpo di polizia dello stato: ne consegue che, se considera valide (senza verificarle) e poi ratifica e diffonde pubblicamente delle cifre infondate e impropriamente allarmistiche, rischia di cadere in una «falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici» (articolo 479 del codice penale): «Il pubblico ufficiale, che, ricevendo o formando un atto nell`esercizio delle sue funzioni, (…) attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l`atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell`art. 476».

Sarebbe ora che la SAS renda definitivamente conto dei dati «anti-sette» ai contribuenti e si faccia al 100% garante dell'attendibilità degli stessi, a maggior ragione visto e considerato che lo stesso Carmine Gazzanni dichiara di averli ricevuti proprio da loro.

Idealmente, questo potrebbe diventare il tema di un’interrogazione parlamentare che suonerebbe press’a poco come segue.

Considerato che le informazioni allarmanti diffuse dai media e reiterate da controverse associazioni «anti-sette» sembrano provenire da ambienti della Polizia di Stato (almeno stando a quanto dichiarato da un giornalista di nome Carmine Gazzanni);

considerato che il «numero verde» del telefono «contro le sette sataniche» diretto da don Aldo Buonaiuto è referente ufficiale della Squadra Anti-Sette della Polizia di Stato come stabilito nella circolare istitutiva nr. 557/RS/3040 del 23 novembre 2006 del Ministero dell’Interno;

considerati gli errori giudiziari e il dispendio di denaro pubblico dovuto ad informazioni tendenziose o del tutto fasulle basandosi sulle quali la magistratura ha in taluni casi condotto inchieste che si sono rivelate poi superflue ma hanno ugualmente prodotto un’influenza gravissima sugli individui coinvolti;

si interrogano i ministri per sapere se (...) eccetera

Sarà meglio ch’io torni con i piedi per terra: ho ancora un punto da rilevare nelle strampalate affermazioni rese in TV da Carmine Gazzanni per pubblicizzare il libro scritto con la sua fidanzata Flavia Piccinni.

È un momento dell’intervista che mi ha fatto sbellicare dalle risa persino più di un altro passaggio in cui delle «questioni di salute» (in modo tutto sommato veniale) con una potente trasfigurazione semantica diventano «questioni salutari» (sarà stata una licenza poetica?).

No, direi che l’apice del ridicolo si raggiunge quando il giornalista isernino arriva a dichiarare:


Scusate, fatemelo trascrivere:

«Proposte in parlamento ci sono state ma effettivamente non sono mai né state calendarizzate né tantomeno approvate»
(cit. Carmine Gazzanni)

Gazzanni si riferisce (senza ovviamente dettagliare alcunché, come al solito) alle proposte di legge sulla «manipolazione mentale», che sono state una mezza dozzina a partire dai primi anni 2000 e portano tutte quante l’inconfondibile marchio della propaganda «anti-sette» contro i «nuovi movimenti religiosi».

È vero che nessuna di quelle iniziative è mai stata approvata dal parlamento e ratificata fino a diventare legge.

È clamorosamente falso che non ne siano mai state calendarizzate e discusse: al contrario, fra il 2003 e il 2004 uno dei progetti di legge del fronte «anti-sette» accorpò due iniziative (una dell’attuale presidentessa del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’altra dell’allora senatore di estrema destra Renato Meduri; ne abbiamo parlato qui) in un unico testo dal titolo «Disposizioni concernenti il reato di manipolazione mentale», e l’iter parlamentare ottenne i pareri favorevoli di due commissioni permanenti e arrivò in Commissione Giustizia del Senato.

Successivamente, il disegno di legge nr. 569 a firma dell’on. Antonino Caruso rimase per mesi in calendario e venne discusso in Commissione Giustizia del Senato in sede referente tra il 2009 e il 2010. Vennero svolte numerose audizioni (anche successivamente, nel 2011 e 2012), fino a quando poi non cadde il governo. Fra l’altro, l’iter parlamentare del disegno di legge nr. 569 (grazie alla complicità della senatrice cofirmataria Laura Allegrini) fu fortemente influenzato dal fronte «anti-sette», nei modi decisamente discutibili apertamente denunciati in questo e questo post del sito «Libero Credo».

Questo fa capire a me (e a chiunque altro osservi il fenomeno con obiettività) che Carmine Gazzanni, il giornalista, non si è documentato sull’argomento di cui sta parlando. Ne sta parlando esclusivamente a fini pubblicitari, e allora che importa se le informazioni che diffonde sono – di fatto – disinformazione?

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