mercoledì 28 febbraio 2018

Gli «anti-sette» e le censure di Lorita Tinelli: una «democrazia» repressiva?

Qualche giorno fa avevamo letto un interessante e ben documentato resoconto scritto dalla dott.ssa Simonetta Po (tramite il suo ormai «storico» nomignolo «Alessia Guidi») a proposito di Lorita Tinelli e di un documento che ella aveva pubblicato sul proprio sito omettendone una parte fondamentale per osteggiare Arkeon, il gruppo di ricerca filosofica finito nel suo mirino molti anni fa. Dell’incresciosa, deprimente vicenda giudiziaria che ne era scaturita (e che ha mietuto molte vittime) abbiamo parlato a più riprese sin dall’inizio del nostro blog.

Di fronte a una denuncia tanto precisa e circostanziata come quella della dott.sa Po, Lorita Tinelli è dovuta velocemente correre ai ripari e ha subito modificato la pagina del proprio sito in cui aveva compiuto quella omissione; una negligenza che come minimo si può considerare sospetta, ma che i meno ingenui e più disillusi definirebbero alquanto maliziosa. L’assessore alla trasparenza del comune di Noci non ha poi tardato ad esporre la propria lamentela nei confronti di Simonetta Po (come è solita fare) mediante un post su Facebook, motivando il fattaccio con una dichiarazione di tono vittimistico:


Di fatto, però, anche se non lo dice la Tinelli aggiunge la pagina precedentemente omessa, che ora è disponibile sul suo sito. Il che è una sostanziale, inequivocabile conferma che l’errore/negligenza esisteva ed era tale.

Curiosamente, al di là dell’ostentata sicurezza di sé, è evidente che la preoccupazione e l’angoscia per essere stata nuovamente colta in fallo devono essere state piuttosto forti. Non solo, infatti, la Tinelli ha pubblicato quel post tanto apologetico e vittimistico in cui tenta di spostare l’attenzione sui propri presunti meriti mediatici, ma ha anche esercitato la propria censura nel tentativo di impedire che quella grave negligenza venisse resa nota più ampiamente.

E ora spieghiamo come: preannunciando il presente post, avevamo pubblicato la stessa immagine (quella riportata qui sopra) sulla nostra pagina Facebook presentandola così:


Non è durato molto: «magicamente», nell’arco di poche ore il post è stato censurato da Facebook, evidentemente a causa delle proteste (del tutto ingiustificate, è il minimo che si possa dire) della stessa Tinelli.


Alquanto curioso il fatto che la Tinelli si risenta per quanto viene detto di lei, personaggio pubblico, considerandolo «denigratorio» o «umiliante», quando questo è esattamente ciò che ella fa ogni santo giorno dell’anno nei confronti delle minoranze religiose chiamandole «sette» e propalando ogni sorta di cattiva «notizia» ai loro danni.

Ma non è tutto.

Le censure di Lorita Tinelli evidentemente sono un’abitudine consolidata (come peraltro abbiamo reso noto sin dal principio della nostra iniziativa informativa).

Ecco infatti un commento che abbiamo tentato di pubblicare l’altro ieri su un articolo che porta sugli allori la psicologa di Noci proprio in relazione alla trasmissione di RAI 3:


Stesso identico trattamento è stato riservato sul sito web di «Noci24», con il medesimo commento censurato e rimosso nel giro di qualche decina di minuti.

Ecco dunque la «democrazia» repressiva di Lorita Tinelli: sono questi i valori che promuovono gli «anti-sette»?

lunedì 26 febbraio 2018

Le lamentele degli «anti-sette»: scene da asilo infantile?

Nel panorama italiano degli «anti-sette», il gruppetto di militanti ultimamente più rumoroso e dai toni più carichi è senz’altro quello di AIVS, associazione inizialmente nata per prendere di mira una specifica minoranza religiosa, il buddismo Soka Gakkai (movimento peraltro pacifico e notoriamente impegnato in attività benefiche) ma che poi ha esteso le proprie «attenzioni» anche ad altri movimenti categoricamente bollati come «pericolosi».

Di quando in quando le iniziative mediatiche di AIVS hanno goduto di scarsa fortuna; certamente, non ne hanno avuta alcuna quando si è trattato di radunare le «folle» di fuoriusciti che, a sentire loro, dovevano essere «scalpitanti» e pronte a dar voce alle proprie proteste. Le «orde di ex membri» dovevano essere impegnate in tutt’altro, per esempio, quando AIVS lancia un appello a fornire una qualche «storia» che si potesse utilizzare per un articolo nella zona di Bologna:



Quel post è stato salvato all’inizio di Gennaio scorso. Ciò significa che in due mesi e mezzo nessuno si è fatto avanti. Forse che delle «miriadi» di apostati della Soka Gakkai nessuno gravita attorno al capoluogo emiliano?

Quando invece c’è qualche giornalista chiaramente schierato con gli «anti-sette» contro i movimenti religiosi «alternativi», allora l’AIVS diventa all’improvviso un «interlocutore qualificato» (ovviamente non è dato sapere su quali basi, se non su asserzioni autoreferenziali), come s’è visto in precedenza.

Ma nemmeno questo teorema si dimostra sempre valido.

Infatti, sono state tanto sorprendenti quanto scomposte le reazioni di Toni Occhiello e dei suoi tre o quattro compari di AIVS nei riguardi della trasmissione televisiva «Presa Diretta» dal titolo «Io ci credo», andata in onda su RAI 3 Sabato 24 Febbraio scorso. Ecco infatti cosa scrivono a caldo appena dopo la conclusione del servizio:


Ma in una discussione più o meno contemporanea a questo post i toni diventano addirittura più veementi.

Ecco infatti il lapidario commento di Toni Occhiello alla giornalista (Pusceddu) e ai suoi collaboratori:


Assieme alle offese personali e al vittimismo lamentoso, riemerge anche il tema «complottista» con tanto di intrighi politici (si noti) a pochi giorni dalle elezioni:


E infine, di nuovo l’attacco alla giornalista che ha curato il servizio, Raffaella Pusceddu:


Sebbene la trasmissione in questione «Presa Diretta» sia stato un deprimente caso di cattiva informazione e (di fatto) abbia contribuito ad alimentare il terrorismo mediatico nei confronti dei nuovi movimenti religiosi (ne parleremo a breve in un prossimo post), riteniamo che tale modus operandi da parte di AIVS sia (esattamente come nei confronti dei gruppi spirituali da loro osteggiati) estremamente discutibile e deleteria sul piano sociale.

venerdì 23 febbraio 2018

Gli «anti-sette» e il business: la raccolta fondi di Toni Occhiello continua

Come si è riferito in uno degli ultimi post, ultimamente abbiamo notato che l’attività di Toni Occhiello e della sua associazione (AIVS, l’ultima nata nel panorama «anti-sette» italiano), sembra essere alquanto improntata alla raccolta di denaro per mezzo delle quote associative.

A distanza di un paio di settimane, possiamo affermare che non ci eravamo affatto sbagliati.

Stiamo infatti notando una forte tendenza di Occhiello e dell’altrimenti anonimo Italo (cogestore delle molteplici pagine Facebook direttamente riconducibili ad AIVS) a sollecitare pubblicamente i versamenti delle quote di iscrizione all’associazione. Tale spinta viene messa in atto ripetutamente con tutti coloro che si uniscono ai gruppi Facebook di AIVS, fortemente caratterizzati dalla propaganda infamante ai danni della Soka Gakkai. Parliamo quindi di persone che si sono interessate a quanto viene pubblicato da quel gruppo o che hanno la propria da dire a proposito della Soka Gakkai, ma non necessariamente di persone che esprimono la volontà di diventare dei militanti di AIVS.

Intendiamo dire: in un’associazione di volontariato si presume che chi aderisce lo faccia di propria spontanea volontà, non dietro la pressione di qualcuno che sfrutta un interessamento per «vendere» l’iscrizione.

Occhiello e il suo compare Italo, però, pare proprio avere bisogno di fare iscritti.

Ecco quindi come risponde a una persona che sembra rivolgersi al suo gruppo Facebook per raccontare una storia a lei, in quanto madre, descritta come un vissuto doloroso e drammatico:


Dopo qualche commento interlocutorio, ecco la conclusione di Occhiello:


Stessa cosa con un’altra utente che si affaccia al gruppo di AIVS apparentemente in cerca di conforto.

Al posto di una parola amichevole e comprensiva, Lucrezia trova invece sarcasmo e una richiesta di iscrizione:


Un’altra signora, che dai post precedenti pare già essere un’accanita sostenitrice del gruppo anti-Soka Gakkai di AIVS, non si è ancora ufficialmente associata.

Alla sua proposta, rivolta proprio ad Occhiello, di mandare dei rappresentanti a un convegno a Roma per partecipare come associazione, si vede rispondere con una richiesta di iscrizione (e quindi di denaro):


E tutto questo solo negli ultimi due giorni.


Ma AIVS è un gruppo di «lotta contro le sette» o una raccolta fondi per Toni Occhiello e i suoi amici intimi?

mercoledì 21 febbraio 2018

Intolleranza «anti-sette»: due pesi, due misure

Mentre gli «anti-sette» si preparano a bearsi del clamore mediatico che sarà suscitato fra qualche giorno da una puntata della trasmissione «Presa Diretta» sulla TV di stato (RAI 3) dal titolo «Io ci credo», come ormai di consueto noi andiamo invece controcorrente e proponiamo una riflessione sulla considerazione e sul trattamento riservato dai media nei confronti delle minoranze confessionali o dei gruppi religiosi «di frangia», anche cristiani; in conclusione, verrà anche formulato un pronostico su cosa succederà a breve e medio raggio con l’insediamento del nuovo governo.

Riportiamo quindi integralmente un post della dott.ssa Simonetta Po, curatrice della principale biblioteca critica online su Scientology, pubblicato nel gruppo di discussione (libero e non moderato) sul movimento religioso americano. Per agevolare la lettura, precisiamo che la dott.ssa Po scrive in quel newsgroup con il nome d'arte di «Alessia Guidi».

Riteniamo questo post ampiamente condivisibile da chi si accosti in maniera equanime all’affascinante ed eterogeneo mondo della spiritualità e della religiosità: i concetti che vi vengono espressi in modo conciso e pacato trovano molte e significative conferme nel materiale portato alla luce dal nostro blog.

Solo un’osservazione vorremmo aggiungere a quel concreto e disincantato resoconto del panorama mediatico attuale rispetto all’associazionismo religioso minoritario: vi è un’intima contraddizione, alquanto clamorosa e disarmante, fra l’ispirazione ecumenica, caritatevole e libertaria dell’attuale Papa Jorge Mario Bergoglio (e, in verità, di molta letteratura cattolica a cominciare dalla celeberrima «Dignitatis Humanae») e le campagne mediatiche e giudiziarie «anti-sette» sovente condotte in collaborazione con organismi e personaggi sostenuti o sponsorizzati dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), primi fra tutti il GRIS e don Aldo Buonaiuto. I loro attacchi ai danni dei movimenti religiosi da loro ritenuti «scomodi» e quindi bollati come «culti distruttivi» non sono soltanto estremisti e caratterizzati da un evidente fanatismo, non solo confliggono con i principi fondanti del cristianesimo (ben delineati da studiosi come il prof. Gianni Colzani e numerosi altri), ma risultano infine profondamente controproducenti nei confronti di quella loro stessa religione che essi credono stoltamente di proteggere. Dell’intolleranza e della violenza che la discriminazione favorisce vi sono molte prove, anche drammatiche, in tutto il mondo, ogni giorno.

Se quindi una rivista online come «In Terris», curata proprio da don Buonaiuto, si accoda alla campagna pubblicitaria per il libro di Michelle Hunziker e ne fa réclame cogliendo l’occasione per smerciare la «solita minestra» sulle «sette pericolose», non sia motivo di stupore il fatto che da qualche parte, poi i Neocatecumenali vengono bersagliati da gruppi Facebook infamanti (quando non addirittura diffamatori) e i Legionari di Cristo sono presi di mira da un «documentario» sulla TV pubblica che li assimila indebitamente (ma impunemente) a una sorta di operazione mondiale per il riciclaggio di denaro sporco.


Chi è causa del suo male, pianga se stesso.

È quasi superfluo dire che ogni tentativo di commento a quell’articolo di In Terris, se è una voce fuori al coro, viene impietosamente censurato.

Ma non vogliamo rubare altro spazio all’ottimo scritto della dott.ssa Po.

Dunque, eccolo:





Concludiamo aggiungendo che il pronostico formulato dalla dott.ssa Po, in effetti, si sta rivelando piuttosto plausibile: infatti, la campagna di intolleranza e istigazione all’odio attualmente in corso sta dando i suoi velenosi frutti anche in campo politico, come si è già potuto constatare nella vicenda di Tiziana Santaniello, candidata del Movimento 5 Stelle presa di mira dagli «anti-sette» (ne parleremo a breve in un post dedicato), e come altresì evidenziato, proprio a Roma, dai cartelloni elettorali del PD contro i cosiddetti «santoni», paradossalmente inneggianti alla «scienza» quando invece sembrano accodarsi a una repressione inquisitoria degna del periodo più oscuro della capitale.

venerdì 16 febbraio 2018

Gli «anti-sette» si criticano l’un l’altro

Abbiamo già esaminato e documentato (qui un esempio da un recente post) come il fronte dei militanti «anti-sette» sia non solo alquanto eterogeneo ma anche e soprattutto estremamente contraddittorio e litigioso.

A volte, però, i diversi esponenti del gruppetto di associazioni attive sul territorio nazionale contro la religiosità alternativa (CeSAP, FAVIS, AIVS, ONAP e qualche altra sigla) finiscono davvero per suscitare l’ilarità dei loro osservatori.

Ecco ad esempio un post di qualche giorno fa scritto da Toni Occhiello per criticare l’ultima edizione, appena conclusa, del Festival di San Remo:


Qualcuno obietterà: che c’entra con la sua campagna propagandistica contro la Soka Gakkai e la spiritualità in generale? Nulla, in effetti, a parte fornire un indice della quantità gargantuesca di frustrazioni represse e livori inespressi.

Ma si noti come definisce Michelle Hunziker, che negli ultimi mesi si è fatta «paladina» della nuova «crociata» mediatica contro tutto ciò che è religiosità non convenzionale: «la stucchevole svizzera bionda tutto latte, miele, panna e cioccolata che sembra uscita da un poster di pubblicità alla maternità ariana...»

Sic! Ma Occhiello sa di dileggiare una sua «collega», alleata del CeSAP proprio come lui?

Forse la considera una «concorrente scomoda»? Chissà.

Pare una sorta di nemesi, se pensiamo che appena due giorni prima uno dei vari gruppi Facebook che gravitano attorno al network degli «anti-sette» italiani, e di cui fanno parte Sonia Ghinelli del FAVIS, Luigi Corvaglia del CeSAP e Armando De Vincentiis del CICAP, ha avviato una veemente, livorosa discussione contro Bartolomeo Pepe, un parlamentare della Repubblica a cui poco meno di un anno fa proprio Toni Occhiello ha rivolto un ringraziamento pubblico per il sostegno dato in occasione della conferenza di presentazione dell’AIVS tenuta in Senato.

Ecco l’esordio del post:


Non entriamo nel merito della questione sui vaccini, facciamo soltanto notare con quale astio viene apostrofato il senatore Pepe senza alcun riguardo per il suo supporto (comunque assai discutibile) all’AIVS.

Eppure il parlamentare che quegli «anti-sette» tacciano di «analfabetismo funzionale» è un loro sostenitore:


Insomma, a quanto pare il «tutti contro tutti» fra gli «anti-sette» è all’ordine del giorno.


giovedì 15 febbraio 2018

Sonia Ghinelli: non solo «anti-sette» ma anche «fake news» contro le religioni?

Nel post dell’altroieri si citava uno degli innumerevoli sfoghi su Facebook di Sonia Ghinelli (naturalmente sempre nascosta dietro il discusso profilo di Ethan Garbo Saint Germain) contro Papa Francesco Bergoglio:


Non è servito nemmeno un esame accurato della «notizia» diffusa dalla vicepresidente del FAVIS: è stato sufficiente leggere con attenzione l’articolo da lei segnalato, per capire a che livello di superficialità e tendenziosità si è giunti.

Vediamo di essere chiari.

La Ghinelli scrive, rivolgendosi a Papa Bergoglio: «Non basta il ‘no’».

Il titolo del post (e dell’articolo del «Sole 24 Ore») è «No a falsi profeti, ciarlatani e incantatori [di] serpenti».

Con la sua frase fra l’ironico e l’offensivo (nei riguardi del Pontefice), Sonia Ghinelli dà a intendere che il Papa stesse prendendo di mira, come lei fa ogni santo giorno, i nuovi movimenti religiosi in generale o i gruppi cristiani scismatici piuttosto che qualche «santone» o «guru» orientale. Niente di più fuorviante.

Infatti, la frase centrale dell’articolo da cui è estrapolato il titolo (giocoforza breve) del post è questa:


Come può notare chiunque abbia la pazienza e la buona volontà di leggere ciò che realmente ha detto il Papa, non si fa alcun riferimento a chi usualmente la Ghinelli ha nel mirino, ai «mostri» che sembrano popolare il suo microcosmo.

Tutt’altro: il papa si riferisce a coloro che «offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci» come per esempio «la droga, le relazioni “usa e getta”, i guadagni facili ma disonesti».

Se un osservatore occasionale che ha appena adocchiato la pagina Facebook di «Ethan Garbo Saint Germain» scorre i suoi post leggendo i titoli (diciamo) dell’ultima settimana, inevitabilmente assimilerebbe il riferimento a Papa Francesco («Non basta il ‘no’, Checco…») come un invito a darsi da fare per contrastare i «culti distruttivi» in quanto «pericolosi ciarlatani» e «falsi profeti». La verità è altra, l’ammonimento del Pontefice ha ben diverso spessore ed è alquanto più concretamente rivolto a minacce serie che i giovani incontrano nella vita di tutti i giorni.

Ecco un esempio di come gli «anti-sette» generano false impressioni e «fake news», sempre volutamente tendenziose.

martedì 13 febbraio 2018

Gli «anti-sette» sono contro tutte le religioni?

Ci occupiamo qui di un aspetto che nel presente blog è stato approfondito ancora poco, ma che probabilmente merita maggiore attenzione. Per quale ragione? Perché pone in risalto una sfaccettatura per lo più ignorata, ma tuttavia significativa in quanto permette di capire quale spirito sinistro anima il già discutibile operato degli «anti-sette».

Come già si riferiva in un precedente post sul medesimo tema, sono numerose le situazioni in cui i vari esponenti del mondo «anti-sette» criticano aspramente, dileggiano o insultano non solo gruppi più «discussi», in più rapida diffusione e paradossalmente meno «integrati» come la Soka Gakkai, Scientology o i Testimoni di Geova, ma anche movimenti maggiormente connessi al mondo tradizionale come i Legionari di Cristo, il Cammino Neocatecumenale o le diverse denominazioni evangeliche quali Mormoni, Pentecostali, ecc.

«Facile» e «scontato» vedere, a firma di Sonia Ghinelli per FAVIS o di Lorita Tinelli per CeSAP piuttosto che di Giovanni Ristuccia o di Laura Fezia o di qualche esponente del GRIS, post come questi direttamente contro Scientology:


Meno ovvio e più insolito, invece, vedere attacchi come il seguente (qui ad opera di Laura Fezia, scrittrice legata al CeSAP), con un gruppo cattolico di stampo carismatico definito addirittura «psicosetta» proprio come usualmente viene bollata Scientology, che però è un movimento d’ispirazione completamente diversa e per certi versi antitetica rispetto alla tradizione ebraico-cristiana:


Da notare l’immagine animata con cui la Fezia conclude il suo commento: un disprezzo profondo, beffardamente ostile.

Ma facciamo qualche altro esempio. Qui ecco che la controversa «manipolazione mentale» viene appioppata a un ordine monastico cattolico sulla base di alcune dichiarazioni (come sempre, tutte da verificare) da parte di una ex suora fuoriuscita da un convento:


In poche parole, con un post su Facebook e qualche riga buttata lì dalla solita Sonia Ghinelli, la Chiesa Cattolica diventa una «psicosetta» che pratica il «plagio» ai danni dei suoi «adepti». Insomma, la sempiterna linea ideologica trita e ritrita degli «anti-sette».

Ma costoro mirano ben più in alto: direttamente contro il Papa, di fatto uno dei loro obiettivi preferiti (come peraltro raccontavamo in un precedente post). Qui è ancora Sonia Ghinelli l’artefice del vilipendio (notare con quale sprezzante scherno e totale mancanza di rispetto viene apostrofata la massima autorità dei Cattolici):


A qualcuno potrà apparire un intercalare innocuo e semplicemente scherzoso. Forse… ma si notino i commenti al post, stimolati e avallati dalla Ghinelli:


Insomma, di nuovo accuse infamanti e offensive buttate lì a casaccio e senza costrutto. Pubblicamente, però.

Oltretutto, questa boutade su Facebook della Ghinelli contro Papa Bergoglio si presta anche ad un’ulteriore riflessione sulla produzione di «fake news» da parte degli «anti-sette», ma ciò sarà oggetto di un post successivo ad hoc.

Stessa situazione per un post, proprio di oggi, scritto da Lorita Tinelli e condiviso dal suo amicissimo e fervente sostenitore Cosimino Placido (stesso commentatore del post della Ghinelli), in cui si sparla di un prete finito protagonista di un episodio di cronaca:


Ecco dimostrato, nuovamente, il risultato dello stillicidio propagandistico di CeSAP e FAVIS: sempre più odio, sempre più intolleranza nei confronti della religione. «Ti inchioderei sulla croce», dice uno dei simpatizzanti del CeSAP.

E pensare che appena il giorno prima proprio Lorita Tinelli propalava illuminati proclami sul rispetto reciproco:


La domanda sorge spontanea: in quale modo si «rispetta il prossimo», secondo la psicologa pugliese?

Forse dileggiandolo pubblicamente come nei numerosi casi documentati in questo blog (qui un esempio) e in altri luoghi del Web?

Forse pronunciando un’implicita sentenza di condanna ai danni di un intero movimento prima ancora che si siano svolte delle indagini a carico di un singolo individuo macchiatosi di un grave reato, solo in base alla presunzione o al sospetto che quel singolo individuo facesse parte del movimento (ecco un esempio)?

Insomma, l’incoerenza di un tanto specioso asserto della Tinelli risulta quanto mai evidente.

E come se non bastasse, in uno dei commenti a quello stesso, la Tinelli post raggiunge un parossismo di ipocrisia:


Davvero?

Si riferiva a…?


Non è forse opera giornaliera, quella proprio della Tinelli e del CeSAP, dipingere come «pericolosi» e «distruttivi» i gruppi religiosi minoritari e i rispettivi leader, di quando in quando anche facendosi beffe di loro e molto spesso con titoloni (come quello qui sopra riportato) che generalizzano indiscriminatamente così da generare allarmismo?

Un bell’esame di coscienza sarebbe come minimo auspicabile: lo faranno mai?

sabato 10 febbraio 2018

Gli «anti-sette», Michelle Hunziker e la “Doppia Minestra Perfetta”

Abbiamo già trattato in un precedente post la questione riguardante il presunto idolo televisivo Michelle Hunziker, scrittrice di un libro edito da Mondadori sulla sua «triste storia» (anche se, veramente, dalle foto dell’epoca non pare fosse così triste) vissuta all'interno di un cosiddetto «gruppo settario», di cui non ha volutamente fornito dati identificativi.

Si è trattato di una strana strategia mediatica, gettare il sasso senza voler dire a chi è destinato? Che temesse ripercussioni legali?

Comunque la campagna per la promozione del libro si è accompagnata alla campagna di marketing allarmistica ripresa dai soliti faccendieri «anti-sette» a tamburo battente:



Dopodiché la soubrette viene selezionata per presentare la 68ma edizione del Festival di San Remo, che in realtà è diventato di fatto il suo palcoscenico privato: infatti, Michelle Hunziker non ha perso occasione per promuovere il marchio e gli affari di famiglia, come pure le sue (molto ipotetiche) attività sociali.

Infatti, i social media italiani hanno dato ampia eco a una serie di comportamenti discutibili della disinvolta conduttrice, che sono anche stati ripresi da alcune testate online.


La più accesa tra le critiche viene da Raffaella Palladino presidente di D.i.Re., la rete che raccoglie ottanta centri italiani che si adoperano per difendere le donne dalla violenza. In una dura lettera inviata direttamente al Presidente della Rai, Monica Maggioni, pone in evidenza come San Remo sia stato strumentalizzato per fare propaganda all’associazione Doppia Difesa presieduta dalla Hunziker e Giulia Bongiorno, candidata con la Lega Nord di Matteo Salvini.

Non solo Doppia Difesa viene descritta come un’associazione di fatto inesistente, che raccoglie donazioni senza operare in alcun modo a difesa delle donne, ma si accusa la Hunziker di strumentalizzare la sofferenza di altre donne unicamente allo scopo di farsi pubblicità. Sostanzialmente la stessa cosa che ha fatto e sta tuttora facendo con la sua strumentalizzazione dell’allarmismo «anti-sette» per mettersi in mostra ai danni delle minoranze religiose e di chi subisce i soprusi di qualche facinoroso.

Il Fatto Quotidiano sottolinea anche che una giornalista della stessa testata, Selvaggia Lucarelli, aveva pubblicato un articolo segnalando come i telefoni di Doppia Difesa, la ONLUS presieduta dalla Hunziker «erano perennemente muti, mentre le email restavano senza risposta», allegando peraltro i messaggi ricevuti da parecchie donne che si erano rivolte invano all’associazione. Qui sotto alcuni messaggi a titolo di esempio.




Notiamo con stupore e un certo interesse che la madre di Michelle, Ineke Hunziker, fa parte dello staff di questa associazione.

Comunque, l’unica risposta di fatto ricevuta è stata una querela per diffamazione dopo che l’articolo-denuncia era stato pubblicato, mentre i telefoni di Doppia Difesa ritornavano improvvisamente e magicamente a funzionare.

Una finzione sulla finzione che ben si addice allo stile della Hunziker e che trova nella RAI una cassa di risonanza visto che la direzione dell’emittente di stato ha lasciato correre sull’iniziativa (alquanto discutibile) della soubrette svizzera di distribuire ai conduttori una spilla della propria associazione da esibire proprio durante il Festival.

«A noi sembra un malcelato e fintamente ingenuo tentativo non solo di sostenere la campagna elettorale di Bongiorno, ma anche di far dimenticare le critiche piovute sull’associazione Doppia Difesa», scrive Raffaela Palladino nella propria lettera alla direzione RAI.

Manuela Ulivi, Presidente della «Casa di Accoglienza delle donne maltrattate di Milano», parla di «antiviolenza spettacolo». In un suo post pubblicato su Facebook dichiara:

«Non so cosa faccia l’associazione di Hunziker e Bongiorno. Noi nella stessa città, Milano, abbiamo aperto da trent’anni il nostro centro, un’associazione di donne che ha costruito centinaia di percorsi di uscita dalla violenza, ospitando in case segrete le donne in pericolo».

E prosegue specificando di non aver mai incontrato né Michelle Hunziker né l’avvocata Bongiorno: «Ma le vediamo parlare di violenza contro le donne in televisione. Tutti corrono a dire che sono contro la violenza, in tanti anni di relazioni pubbliche e interventi a seminari, incontri, convegni, non ho mai trovato uno che dicesse di essere a favore. Ecco, la differenza è sempre tra il dire e il fare».

Perciò la finzione di Michelle e la sua sfacciata strumentalizzazione del Festival sia per fare pubblicità al marchio commerciale del marito sia per tirare l’acqua al mulino delle sue alleanze politiche non è sfuggita agli osservatori attenti. In particolare è stata notata e denunciata da chi lavora davvero e tutti i giorni per tutelare le donne vittime della violenza.

Ci domandiamo, in tutto ciò, dove siano finiti i propugnatori della campagna di marketing «anti-sette» che avevano promosso le attività della loro paladina Michelle Hunziker: da parte loro non un commento, non uno striminzito post di critica e denuncia di un siffatto, inammissibile sfruttamento della buona fede popolare.

Come mai hanno tralasciato di stigmatizzare questo episodio che, da quanto si evince, mette in luce gente che non si fa scrupoli a cavalcare le sofferenze altrui?

È un interrogativo a cui tenteremo di dare risposta...

giovedì 8 febbraio 2018

Quello degli «anti-sette» è un business? Perché chiedono soldi?

Un post che desideriamo analizzare in dettaglio in quanto estremamente esemplificativo dell’operato, assai discutibile e tendenzioso, degli esponenti «anti-sette». Il post in questione è questo, pubblicato il 4 Febbraio scorso sulla pagina Facebook di AIVS, a nostro avviso (ma non lo si può dare per certo) da Toni Occhiello (l'immagine seguente è in versione ridotta, ma viene sezionata e resa leggibile subito dopo):


Il post esordisce con una asserzione di sapore «complottistico», priva di elementi concreti e soprattutto allusiva rispetto a persone di cui non vengono fatti nomi e cognomi ma la cui identità viene data per sottintesa:


Da una tanto fumosa premessa si passa quindi al solito «buoni e cattivi» con una punta di vittimismo rispetto alla fantomatica «lobby» dalla quale Occhiello e i suoi compari di CeSAP e FAVIS starebbero subendo «calunnie e intimidazioni». Spontaneo domandarsi come mai l’ex regista foggiano non si fa scrupoli nel dileggiare e infamare il movimento religioso di cui ha fatto parte per tanti anni con parole forti e cariche di odio e poi si lagna di un blog come il nostro in cui non facciamo altro che riferire e documentare fatti, peraltro con una certa pacatezza.

Ma ecco a cosa mira realmente la lamentela di AIVS:


Al denaro: Occhiello sta chiedendo soldi, questo è l’obiettivo del suo post, il cui successo è ben evidenziato dalla quantità (scarsità) di «Mi piace», commenti e condivisioni.

E l’obiettivo risulta ancora più chiaro dall’unico commento presente sul post, che è della stessa AIVS e incita senza mezzi termini all’iscrizione (onerosa, € 20,00):


Non sarà una gran somma, ma sono sempre soldi e questo non è affatto l’unico post in cui Occhiello sollecita iscrizioni.

Al contrario, l’attività di AIVS assume anche maggiormente l’aspetto di un insolito, grottesco business se si nota che nell’ultimo periodo Occhiello ha lanciato una campagna di inserzioni, sempre su Facebook, per pubblicizzare i propri post che veicolano odio e allarme contro i movimenti religiosi:


E ancora:


Questo modus operandi non è affatto limitato al bellicoso Toni Occhiello e ai suoi due o tre livorosi collaboratori. Tutt’altro.

Basta guardare l’annuncio che campeggia imponente nella pagina principale del sito del CeSAP di Luigi Corvaglia e Lorita Tinelli, ben studiato sotto il profilo pubblicitario dato che tocca il sempre sensibile tasto della benevolenza:


Per non parlare di uno dei principali militanti contro i Testimoni di Geova, Rocco Politi, anch’egli (tanto per cambiare) un apostata che ha lasciato il movimento dopo una vita di frequentazione e partecipazione convinta. Nel suo caso, addirittura si presenta come il «liberatore» del popolo tanto oppresso dai pericolosissimi «culti distruttivi», con tanto di titoloni a caratteri cubitali:


Addirittura questo «simil-esorcista» parla di «vittime di fanatismi»: ma quale fanatismo? Forse il suo stesso?

Ma ecco subito svelato, anche nel suo caso, a cosa punta tanta concitazione e animosità:


Forse che gli «anti-sette», in fondo, fanno ciò che fanno per profitto personale?

Dove e come vengono spesi i soldi che vengono loro versati da eventuali donatori?

Interrogativi, questi, cui prima o poi dovrà pur essere data risposta.

mercoledì 7 febbraio 2018

Gli «anti-sette» e la complicità dell'Ordine degli Psicologi

Il 30 Gennaio scorso, sul quotidiano «Il Giornale», è stato pubblicato un interessante articolo per lo più basato sulle affermazioni di una presunta «esperta» di «culti distruttivi» e «sette religiose», Patrizia Santovecchi.

Esattamente: proprio la stessa figura così discussa e controversa, di cui parliamo in dettaglio in uno degli ultimi post.

L’articolo in questione è stato poi ripreso e ripubblicato dal sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) in virtù di un passaggio specifico nel quale la Santovecchi raccomanda a tutte le ipotetiche «vittime» di presunte «sette» di rivolgersi «ad uno psicologo» o (addirittura!) «alle associazioni anti plagio».


Si riferisce proprio a quel gruppetto di denominazioni (CeSAP, FAVIS, AIVS, SOS Antiplagio, ecc.) di cui si parla in dettaglio nel presente blog e del cui operato si mettono qui in luce i molti (e irrisolti) aspetti discutibili e preoccupanti: l’inattendibilità, la litigiosità, la tendenziosità, la superficialità, la scarsa trasparenza, ecc.; fatti (questi, sì) ben documentati e motivati.

La Santovecchi, dunque, batte ancora la grancassa per il controverso «reato di plagio» (sovente travestito con il nome più altisonante di «manipolazione mentale»), di fascista memoria, già giudicato incostituzionale e aspramente criticato dal mondo accademico, come si accennava in un precedente post.

Le fa eco qualche giorno più tardi la «solita» Sonia Ghinelli dal «solito», discusso e fasullo profilo Facebook Ethan Garbo Saint Germain per applaudire la collega:


È lampante che si tratta, nuovamente, di un tentativo di tutelare il loro business e di accaparrarsi una fetta di «mercato» o una «domanda commerciale» appositamente creata: cercano di creare un tipo di clientela fra le persone che riescono a convincere di essere state «plagiate» da qualche «pericolosa setta».

A questo fine, evidentemente arduo da raggiungere, pare oramai che i dirigenti dell’Ordine degli Psicologi siano disposti a non adombrare più la loro complicità con associazioni screditate e controverse che sostengono una teoria non scientifica e dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.

Ad ogni modo torneremo ancora sull'argomento poiché l'Ordine degli Psicologi e i gruppi «anti-sette» sono di fatto legati a filo doppio e sono i principali sostenitori della presunta necessità di reintrodurre il reato di plagio nel codice penale.

lunedì 5 febbraio 2018

Cristina Caparesi e Lorita Tinelli: gli «anti-sette» cambiano idea secondo convenienza?

Alcuni mesi fa avevamo notato, non senza un certo stupore, che in occasione della trasmissione «anti-sette» su RAI 3 fortemente voluta e poi pubblicizzata da CeSAP (Lorita Tinelli, Pier Paolo Caselli) e FAVIS (Sonia Ghinelli e Maurizio Alessandrini), anche Cristina Caparesi (una delle varie ex collaboratrici della Tinelli che hanno abbandonato il CeSAP sbattendo la porta) ha esultato condividendo appieno la linea «anti-sette»:


È ben noto ormai da tempo che alcuni «anti-sette» sono anche accaniti detrattori degli studiosi di religiosità più accreditati, primo fra tutti il prof. Massimo Introvigne, il quale ha anche un incarico di docente presso un istituto romano legato proprio ai Legionari di Cristo, gruppo cattolico sovente osteggiato come «setta» alla pari di altri movimenti di estrazione completamente differente. Questo fatto può fornire una spiegazione per il supporto dato dalla Caparesi a una trasmissione tanto discutibile.

In quello stesso periodo, la psicologa friulana si accodava alla speciosa propaganda montata da Michelle Hunziker per promuovere le vendite del suo nuovo libro nonché la propria figura di soubrette strumentalizzando l’ormai trito e ritrito allarmismo «anti-sette», con grande soddisfazione da parte di Sonia Ghinelli e delle stessa Lorita Tinelli, come si può ben vedere dal seguente post.

La Ghinelli condivide un post pubblicato della Caparesi tramite la sua pagina «SOS Abusi Psicologici» in cui (peraltro in modo velato ed allusivo) viene criticata la prof.ssa Raffaella Di Marzio per un suo parere riguardante la vicenda Hunziker, esposto in un’intervista radio.


Eppure, la Caparesi dei post qui sopra riportati è la stessa che era stata «scaricata» dal CeSAP della Tinelli a suon di carte bollate:


La stessa Caparesi che a quell’intimazione aveva reagito paventando una replica sul piano legale:


Ed è ancora la stessa Caparesi che, sempre nei confronti di Lorita Tinelli e del suo entourage (in occasione della vittoria legale proprio di Raffaella Di Marzio, Marzo 2011), aveva scritto queste esplicite parole:


Insomma, altro non ci si può domandare se non: da che parte sta questa esponente «anti-sette»?

Quanto si può considerare attendibile chi prima critica in maniera asperrima una ex collega, con tanto di reciproche minacce di azioni legali, e poi si aggrega alla sua campagna mediatica?