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mercoledì 20 marzo 2019

Gli «anti-sette» e gli «anti-satanisti» fra alleanze e divorzi

di Angela

ANTI SETTE E ANTI SATANISMO
TRA ALLEANZE E DIVORZI


Uno degli sport preferiti dagli antisette è sempre stato quello di vedere satanisti o satanassi ovunque, una vera ossessione. Naturalmente questo chiodo fisso li ha portati anche a creare allarmismi sociali inesistenti tramite i media, il più delle volte basati su “statistiche” tutte da dimostrare.

Per capire la profondità culturale e la coerenza dei (presunti) esperti italiani che si occupano di “sette” e di “satanismo” dobbiamo necessariamente ricorrere, a titolo dimostrativo, a quanto accaduto al Festival di Sanremo e  alla satira di Virginia Raffaele.

La comica romana ha “invocato” per ben cinque volte il nome del “maligno” durante uno sketch umoristico sul palco del grande Festival. In realtà si è trattato di un gioco di parole unito a molti altri che facevano parte dell’esibizione, ma per il prete inquisitore don Aldo Buonaiuto si è trattato di un fatto grave.

Anzi: ha lanciato un vero e proprio appello alla Raffaele: “perché chiarisca quella che apparirebbe una gag spiritosa, ma poi stonata perché sembra non tenere conto della sensibilità di tante persone che soffrono a causa della presenza del maligno.”

La vicenda è caduta rapidamente nel ridicolo e ha prodotto un netto voltafaccia dei soliti “esperti” che da fedeli alleati dell’esorcista in tonaca, hanno rapidamente scaricato don Aldo con buona pace della propria coscienza.

Ciò è avvenuto dapprima con un comunicato stampa congiunto (questo assieme a questo) pubblicato da FAVIS e CeSAP,le associazioni antisette italiane rappresentanti in Italia della controversa sigla europea FECRIS.

In contemporanea hanno mosso delle critiche al vetriolo, come mostra questo post di Sonia Ghinelli (sempre attiva dal suo controverso profilo anonimo):


Ne hanno fatto dell’ironia:


E in conclusione lo hanno scaricato definitivamente:


Ma ricordiamo che fino a poco prima c’era una grande vicinanza (di fatto, una stretta collaborazione) fra le due frange militanti degli antisette.

Per esempio, lo scorso settembre il presidente FAVIS, il ragioniere in pensione Maurizio Alessandrini, ha addirittura invitato don Aldo Buonaiuto al convegno organizzato con l’associazione Penelope Scomparsi (evento del quale avevamo parlato in un precedente post):

 


C’erano anche stati scambi di proposte, dato che Maurizio Alessandrini è stato poi invitato a intervenire a Roma al convegno organizzato per Novembre 2018 alla LUMSA proprio da don Aldo Buonaiuto.

Comunque è lampante che FAVIS in precedenza ha appoggiato a spada tratta la campagna anti satanista di don Aldo Buonaiuto:



A cosa è dovuto questo improvviso voltafaccia? Si potrebbero formulare diverse ipotesi, eventualmente da sviluppare e documentare un po’ alla volta in post successivi.

Ma tornando a don Aldo Buonaiuto, a parte alcune voci politiche che lo hanno sostenuto per mero protagonismo, in realtà ha fatto una magra figura anche nei confronti di altri sacerdoti come Paolo Farinella, studioso di religioni e attivo in progetti sociali: basti leggere il suo commento sul Fatto Quotidiano.

Il giudizio di don Farinella è inflessibile: “A vedere il filmato, una persona psicologicamente equilibrata non vi riscontra alcuna invocazione o peggio, alcun sottinteso satanismo della povera attrice comica che s’impegna con qualche fatica a fare un po’ di satira…”

Quindi, secondo Farinella, don Buonaiuto sarebbe praticamente equiparabile a uno squilibrato.

“Se il prete esorcista fosse rimasto zitto, tutto sarebbe passato nel dimenticatoio... Ora, per un’esclamazione che non è affatto invocazione, perché è evidente 'il contesto' satirico e ridanciano, si sta facendo una guerra escatologica da Armageddon.”

Quel che più colpisce è che don Aldo Buonaiuto è considerato un referente chiave dal Ministero dell’Interno in materia non solo di satanismo, ma di “sette” in generale. Com’è possibile che nel 21mo secolo abbiamo un “esorcista” che si prende la briga di catalogare e sentenziare su fenomeni sociali che molto probabilmente nemmeno comprende (o quanto meno non ha mai studiato a fondo come ci si aspetterebbe, conseguendo un titolo accademico nel settore)? Una persona talmente immersa nel proprio contraddittorio fanatismo, da ritrovarsi sconfessata “pubblicamente” persino dai suoi stessi alleati.

Citiamo il comunicato degli antisette:

“CeSAP e FAVIS, affiliate alla ‘Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione su Culti e Sette’ (FECRIS) prendono una chiara e netta distanza dalle dichiarazioni di Don Aldo Buonaiuto, presentato dalla stampa come ‘coordinatore’ del ‘forum anti-sette’ sullo sketch della soubrette Virgilia Raffaele sul palco di Sanremo per il quale egli ha parlato di ‘rituale satanico’. Riteniamo fondamentale che l’opinione pubblica sappia che il sacerdote esprime interpretazioni e opinioni personali e non condivise dal movimento che contrasta le derive settarie in Italia.”

Peccato che sinora il sacerdote “scaricato” abbia loro fatto comodo in molteplici occasioni.

Evidentemente non hanno alcuna remora a sputare nel piatto nel quale hanno mangiato finora.

E inoltre, da che pulpito viene la predica? Questi personaggi in realtà non fanno altro che sparare sentenze e opinioni campate per aria, come più volte s’è dimostrato in questo blog.

domenica 18 marzo 2018

Il controverso «reato di plagio» e l’ignoranza degli «anti-sette»

Una decina di giorni fa, replicando in tema di «plagio» a un nostro pezzo con cui abbiamo voluto fare un po’ di chiarezza su cosa sia realmente il «lavaggio del cervello» e in quali contesti avvenga, Sonia Ghinelli del FAVIS ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook (sempre utilizzando l’anonimo e controverso profilo di Ethan Garbo Saint Germain) in cui ha messo in dubbio il fatto che le teorie «anti-sette» sulla «manipolazione mentale» abbiano incontrato un’opposizione accademia forte e sostanziale risultando infine screditate in più luoghi del mondo, a cominciare proprio dagli USA. Per motivare la propria asserzione, la Ghinelli ha condiviso un articolo trovato in Internet:


Per la cronaca, l’articolo è firmato da tale Chris Weller, un giovane giornalista che vive a New York e le cui competenze in tema non ci sono note.

Tuttavia, la Ghinelli fa cenno alle dichiarazioni di un professore di psichiatria (che curiosamente però non nomina) docente presso la Vanderbilt University, un ateneo sito in Nashville, nel Tennessee (America) e fondato nel 1873. Dunque, soprassedendo sull’omessa esplicitazione del nome, è lecito presumere che possa trattarsi di una figura qualificata e competente in materia, per lo meno limitatamente agli aspetti psicologici.

Così ci siamo presi la briga di leggere attentamente l’articolo proprio perché, contrariamente agli «anti-sette», noi e la maggior parte della gente siamo in grado di esercitare un’autocritica e di metterci in discussione; l’idea dunque è stata individuare eventuali spunti di riflessione che potessero fornire elementi anche differenti da quelli che avevamo prospettato.

Un esame obiettivo dell’articolo proposto da Sonia Ghinelli, tuttavia, ci ha fatto trarre conclusioni ben diverse dalle sue, che riteniamo possano essere state avventate (forse limitate dalla sola lettura del titolo?) oppure ostacolate dalla diversità linguistica (l’articolo è interamente in Inglese).

Il giornalista (Weller) esordisce con un breve excursus sul massacro di Jonestown, poi cerca di definire il «lavaggio del cervello» utilizzando quell’eccidio come chiave di lettura. Afferma infatti che «Jonestown fornisce prospettive sorprendenti dei meccanismi che possono provocare cambiamenti nel cervello e nel modo in cui quei cambiamenti possono verificarsi ogni giorno». Weller riporta quindi una citazione tratta dal libro «Lavaggio del cervello, la scienza del controllo del pensiero» (titolo originale: «Brainwashing: The Science of Thought Control») scritto dalla dott.ssa Kathleen Taylor, giornalista e scrittrice con un dottorato presso l’Università di Oxford, in cui si legge:

«Ciò che ritengo stia avvenendo è che le persone stanno adoperando tecniche di psicologia sociale che vengono usate in continuazione, mettendole però in atto in circostanze alquanto estreme. Tali tecniche sono talmente comuni che potrebbero apparire invisibili. La pubblicità e i venditori amano distrarre i clienti in modo tale da far loro focalizzare il proprio messaggio, ribadendo taluni enunciati più e più volte; inoltre (forse questa è l’azione più stringente) riempiono i clienti di dubbi riguardo alle loro passate decisioni. Tale principio resta valido con qualunque prodotto, che sia detersivo per i piatti o fondamentalismo religioso».

Sempre citando la dott.ssa Taylor, Weller spiega come il «lavaggio del cervello» possa venire inteso in due fondamentali accezioni: quello violento che viene praticato in ambito bellico (mediante la tortura, la privazione del cibo, ecc.), e quello non violento che viene messo in atto in modo furtivo: «Il primo è il lavaggio del cervello effettuato con la forza, reso noto dai campi di prigionia (…). Ma siccome ovviamente i pubblicitari non possono fare quel genere di cose, ciò che adoperano è quello che io chiamo il lavaggio del cervello tramite furtività».

A questo punto sembrerebbe di dover dare piena ragione a Sonia Ghinelli e al suo asserto secondo cui la «manipolazione mentale» è una pratica «scientificamente certificata». Ma così non è. Sopportiamo ancora un po’ e proseguiamo nella lettura.

È a questo punto che viene chiamato in causa il prof. William Bernet (docente presso la succitata Vanderbilt University), ossia colui che la Ghinelli menziona nel suo post. Ed è qui che casca l’asino, prima inciampando e poi con un sonoro tonfo.

Inciampa la Ghinelli anzitutto perché l’autore dell’articolo è il giovane Weller e non il titolato prof. Bernet, come lei dà a intendere nel post con cui sembra voler riassumere il tema concettuale del testo.

Casca poi clamorosamente perché le citazioni del prof. Bernet parlano di studi sui problemi psicologici legati ai divorzi e ai conflitti di natura familiare e coniugale che conducono alla «distruzione da parte dei genitori» nei confronti dei figli: «Direi che la sindrome di alienazione genitoriale è provocata dal lavaggio del cervello o indottrinamento del bambino. Devastato dal risentimento, il genitore alienante racconta al bambino quanto l’altro genitore sia terribile, insultandolo apertamente, impedendo che s’incontrino e qualche volta addirittura mentendo circa situazioni di abuso solo per accaparrarsi l’affido». Il che varrebbe a dire che la tanto strombazzata «manipolazione mentale» compiuta dalle «sette religiose» e dai «culti distruttivi» equivarrebbe né più né meno alle scenate dei genitori in lite che tentano di accattivarsi le simpatie dei figli un po’ per ripicca, un po’ per malizia e un po’ per istinto protettivo.

Ma noi non ci accontentiamo di registrare lo scivolone di Sonia Ghinelli, vogliamo accertarci di aver compreso bene il senso dell’articolo e di non esserci sbagliati; chissà mai che invece la Ghinelli avesse ragione.

Tutt’altro: il giovane collaboratore del Medical Daily (Weller) prosegue spiegando come la sindrome di alienazione genitoriale possa combinare «entrambe le forme di lavaggio del cervello menzionate dalla Taylor, il che rende alquanto arduo stabilire quando abbia luogo l’alienazione», anche perché «la linea di demarcazione fra un’attività di genitore condotta con emotività e un comportamento illecito è quasi impercettibile».

Tant’è che la dott.ssa Taylor finisce per concludere come l’analisi di tali fenomeni susciti non poche perplessità: «la manipolazione della psicologia di una persona è decisamente un’area di ambiguità nell’etica medica. A che livello è riprensibile colui che adotta il lavaggio del cervello sotto il profilo morale e legale? Il lavaggio del cervello scolpisce nuovi percorsi neurali nel cervello della vittima, ma quando quei percorsi si formino e quali siano maggiormente responsabili di comportamenti distruttivi sono misteri che la scienza è ancora ben lontana dall’aver risolto».

L’articolo chiude poi spiegando come nella società in cui viviamo vi è un continuo «lavaggio del cervello» inteso proprio come bombardamento costante di messaggi, proposte e indicazioni di natura principalmente pubblicitaria o ideologica che svolgono la medesima funzione (come la dott.ssa Taylor indicava inizialmente) della coercizione messa in atto nei campi di prigionia tanto quanto le scenate del marito che sparla della moglie di fronte ai figli; quell’invasione mediatica di informazioni produce nelle persone una sorta di «esaurimento, quando non propriamente una paralisi, nel momento in cui si deve prendere una decisione». Un fenomeno, però, che è del tutto normale e fisiologico per l’era «informatica» in cui viviamo, tanto che l’autore chiude citando ancora la dott.ssa Taylor: «A tutte queste cose (esaurimento, distrazione, spossatezza, tempo, pressioni) si può resistere, se lo si ritiene di qualche importanza; ma per la maggior parte delle persone e per la maggior parte del tempo, non lo si ritiene importante. Dunque, non lo è».

E questo, secondo la Ghinelli, sarebbe un articolo che dimostra come il «plagio» praticato nelle «sette» è una realtà riconosciuta dalla scienza? Delle due l’una: o non ha capito ciò che ha letto, oppure si è limitata a qualche scorsa superficiale per poi interpretare a proprio uso e consumo quanto ha condiviso. E non sarebbe affatto la prima volta...

Insomma, senza mezzi termini, anche questo è un caso di «fake news» propalate da una esponente «anti-sette».

D’altronde, i concetti espressi dalla dott.ssa Taylor e dal prof. Bernet sono del tutto in linea con quanto ha affermato recentemente un sacerdote cattolico, sociologo e studioso di religioni, il prof. Luigi Berzano proprio in risposta alle tendenziose domande della giornalista Raffaella Pusceddu: «Se il lavaggio del cervello [inteso nell’accezione di “manipolazione mentale” come interpretata dagli «anti-sette», N.d.R.] è un reato, tutto rischia di essere reato. I monasteri cattolici che hanno il noviziato attuano un anno che è chiaramente di grande limitazione delle libertà individuali, ma è di tipo formativo»:



Ne dobbiamo dunque concludere che, per l’ennesima volta, in quanto rappresentante del FAVIS Sonia Ghinelli si dimostra inattendibile e inaffidabile: l’antitesi del genere di figura che lo Stato dovrebbe considerare una fonte qualificata per prendere decisioni che influenzano le libertà personali.

mercoledì 7 febbraio 2018

Gli «anti-sette» e la complicità dell'Ordine degli Psicologi

Il 30 Gennaio scorso, sul quotidiano «Il Giornale», è stato pubblicato un interessante articolo per lo più basato sulle affermazioni di una presunta «esperta» di «culti distruttivi» e «sette religiose», Patrizia Santovecchi.

Esattamente: proprio la stessa figura così discussa e controversa, di cui parliamo in dettaglio in uno degli ultimi post.

L’articolo in questione è stato poi ripreso e ripubblicato dal sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) in virtù di un passaggio specifico nel quale la Santovecchi raccomanda a tutte le ipotetiche «vittime» di presunte «sette» di rivolgersi «ad uno psicologo» o (addirittura!) «alle associazioni anti plagio».


Si riferisce proprio a quel gruppetto di denominazioni (CeSAP, FAVIS, AIVS, SOS Antiplagio, ecc.) di cui si parla in dettaglio nel presente blog e del cui operato si mettono qui in luce i molti (e irrisolti) aspetti discutibili e preoccupanti: l’inattendibilità, la litigiosità, la tendenziosità, la superficialità, la scarsa trasparenza, ecc.; fatti (questi, sì) ben documentati e motivati.

La Santovecchi, dunque, batte ancora la grancassa per il controverso «reato di plagio» (sovente travestito con il nome più altisonante di «manipolazione mentale»), di fascista memoria, già giudicato incostituzionale e aspramente criticato dal mondo accademico, come si accennava in un precedente post.

Le fa eco qualche giorno più tardi la «solita» Sonia Ghinelli dal «solito», discusso e fasullo profilo Facebook Ethan Garbo Saint Germain per applaudire la collega:


È lampante che si tratta, nuovamente, di un tentativo di tutelare il loro business e di accaparrarsi una fetta di «mercato» o una «domanda commerciale» appositamente creata: cercano di creare un tipo di clientela fra le persone che riescono a convincere di essere state «plagiate» da qualche «pericolosa setta».

A questo fine, evidentemente arduo da raggiungere, pare oramai che i dirigenti dell’Ordine degli Psicologi siano disposti a non adombrare più la loro complicità con associazioni screditate e controverse che sostengono una teoria non scientifica e dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.

Ad ogni modo torneremo ancora sull'argomento poiché l'Ordine degli Psicologi e i gruppi «anti-sette» sono di fatto legati a filo doppio e sono i principali sostenitori della presunta necessità di reintrodurre il reato di plagio nel codice penale.

lunedì 15 gennaio 2018

Coercitivi, ma con Garbo

Pubblichiamo qui integralmente una riflessione pervenuta da uno dei nostri lettori più affezionati, che descrive bene l’operato degli «anti-sette» per quanto concerne il loro modo perverso e fuorviante di «fare informazione».


mercoledì 10 gennaio 2018

Gli «anti-sette»: professionalità, serietà e dialettica accademica... o no?

Per ognuno dei principali esponenti «anti-sette» si potrebbe scrivere un saggio a parte: ciascuno di loro ha una propria storia, ha dei moventi (che ovviamente tenta di adombrare, per lo più invano) e ha dei tratti caratteristici.

La figura forse più controversa (ma in verità è arduo fare paragoni fra questi personaggi) è colei che gestisce il profilo Facebook a nome «Ethan Garbo Saint Germain», pseudonimo di Sonia Ghinelli della FAVIS e convivente della ex moglie di Maurizio Alessandrini, presidente della medesima associazione.

Sì, non ci siamo sbagliati, è un fatto evidente dalle documentazioni pubbliche disponibili a ogni cittadino: la Ghinelli convive proprio con la ex moglie di Alessandrini (Patrizia Fungi), e d’altronde è lei per prima a scrivere costantemente al maschile da quel profilo Facebook e a dichiarare apertamente di avere un «orientamento sessuale fluido».

Con un po’ di buon senso, si dovrebbe tendere a lasciare da parte le libere scelte erotiche più o meno discutibili a seconda dell’orientamento personale di ciascuno, poiché, se vissute in modo strettamente privato, non rappresentano certamente un reale problema per la gente.

Ma tale non pare essere l’opinione della Ghinelli, che invece della propria sessualità sembra voler fare «notizia» e motivo di pubblico sollazzo, anzi, addirittura veicolo di critiche ed attacchi «ad hominem» contro i suoi presunti avversari. Ecco, per esempio, in che modo apostrofava qualche mese fa la dott.ssa Simonetta Po, una studiosa a lei particolarmente invisa:


Mentre gli scritti accademici degli studiosi seri e coscienziosi vengono temprati e vagliati mediante il confronto e la discussione «fra pari» (la cosiddetta «peer review»), il FAVIS si rapporta in questo modo ai critici dei movimenti religiosi se sono di corrente diversa dalla loro. È forse professionalità, questa?

D’altronde, quello non era un caso isolato e tanto meno una novità (come peraltro relazionavamo in altri post precedenti, qui, qui e qui), infatti anche un paio di mesi prima la Ghinelli aveva voluto dare pubblico spettacolo, sempre nel mezzo dei diverbi «a distanza» con la dott.ssa Po:


E non contenta, addirittura rincara la dose:


Per concludere in modo ancora più esplicito ed esibizionista:


D’altro canto, si potrebbe addirittura arrivare a ritenere che per la Ghinelli l’ambito della sessualità rappresenti un argomento che sconfina nell’ossessione (anche in considerazione dei continui post con notizie su casi di abusi sessuali a danno di bambini). Questa è chiaramente un’ipotesi, ma trova qualche elemento in post come il seguente:


Da qualunque parte la si osservi, non si può negare che questa fotografia un che di morboso l’abbia davvero.

Senza contare che a distanza di anni la Ghinelli la ripropone condividendola di nuovo:


Ci domandiamo: è un’ossessione, questa, oppure no?

In un modo o nell’altro, balza comunque all’occhio questa tendenza a mischiare le faccende personali con le «notizie» (virgolette d’obbligo) propinate come «di pubblico interesse».

Quanto sono professionali e seri, dunque, questi esponenti «anti-sette»?

sabato 6 gennaio 2018

Aggiornamento breve – Ancora sull’incoerenza degli «anti-sette»

Quando si tratta di convenienza, gli «anti-sette» danno fondo a tutte le loro risorse per ammantarsi di un tono di rispettabilità e per aggrapparsi ad alti papaveri come politici (vedere qui e qui), professionisti, amministratori (vedere qui) e persino… alti prelati della Chiesa Cattolica.

Prendiamo in prestito un’immagine da questo interessantissimo post del sito «Libero Credo» (ravvisando, fra l’altro, che la stessa non sembra più essere presente né sul sito istituzionale del FAVIS né sul loro blog) per mostrare Maurizio Alessandrini al cospetto niente meno che di Papa Giovanni Paolo II in data 23 Dicembre 2000:


Sebbene la foto non sia più presente (per ignote ragioni), comunque sul sito del FAVIS l’episodio è ricordato quale fiore all’occhiello nelle cronache delle loro attività degli anni trascorsi. Ci si aspetterebbe, quindi, la massima deferenza nei confronti dell’autorità cattolica. O, se non altro, una certa benevolenza o un minimo di rispetto nei confronti del clero, anche quando le circostanze motivano delle critiche legittime e fondate.

Al contrario, come relazionava «Libero Credo» e come conferma appieno il periodo recente, vi è un’intensa opera di propaganda non solo antireligiosa ma proprio anticattolica da parte del FAVIS, principalmente nella persona di Sonia Ghinelli che gestisce l’anonimo e discusso profilo Facebook «Ethan Garbo Saint Germain».

Eccone uno degli innumerevoli esempi:


Ed un altro:


Qualcuno potrà pensare che sia solo la Ghinelli a nutrire sentimenti tanto astiosi nei confronti del clero cattolico, mentre Alessandrini è più moderato ed è rimasto fedele ai propositi espressi in quel determinante incontro con il Papa.

Non è così: il ragioniere riminese in pensione non solo mette «Mi piace» ai post della Ghinelli, ma commenta pure rincarando la dose, non senza frecciate cariche di acrimonia e di sarcasmo con il riferimento alle «madonnine lacrimanti»:


Chiudiamo con un’ultima, ennesima dimostrazione del livello culturale e dialettico con il quale il FAVIS osteggia la Chiesa Cattolica:


Come sempre, il giudizio ai lettori.

venerdì 8 dicembre 2017

Le devastanti conseguenze della propaganda «anti-sette»

Con un banale (e forse anche un po’ inflazionato) adagio popolare, si potrebbe sentenziare: «la gallina che canta, ha fatto l’uovo».

Passiamo dalle facezie alla serietà e focalizziamo ulteriormente una tematica grazie allo spunto fornitoci proprio da una delle principali esponenti «anti-sette» in Italia, ossia Sonia Ghinelli del FAVIS, che da anni gestisce l’anonimo e controverso profilo Facebook di «Ethan Garbo Saint Germain».

Due dei suoi ultimi post, in particolare, forniscono ulteriori elementi a riprova di quanto viene denunciato in queste pagine. Ecco il primo:

 

A noi pare che salti un po’ di palo in frasca: forse a causa di uno stato d’animo un po’ nervoso? o forse in un funambolico tentativo di giustificare se stessa senza perdere la faccia? Chissà, lasciamo a ciascuno trarre le proprie conclusioni.

Comunque, nel suo messaggio indubbiamente, nel complesso, un po’ confuso, la Ghinelli però si lascia sfuggire:



«Chi si scusa si accusa», dice un altro proverbio. Senza contare che risulta alquanto incomprensibile il contorto (s)ragionamento che attribuisce dei giudizi a noi, a proposito di un caso di cui non ci eravamo (sinora) nemmeno occupati, senza neanche averci interpellato prima!

D’altronde, già solo la citazione del caso di Aldo Verdecchia porta alla luce un intero argomento che trasuda incompetenza e faciloneria. Forse involontariamente (o inconsciamente?), così facendo la Ghinelli ha inteso dischiudere un altro cassetto nel quale erano celati fatti che sono stati, in passato, raccontati nel blog «Pensieri Banali» e che dovranno essere oggetto di (almeno) un post a parte sul presente blog.

Uno stralcio su tutti (questo il post da cui è stato estrapolato), direttamente afferente a quanto richiamato dalla Ghinelli:

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In una lunga intervista pubblicata da Il Giornale il 17 ott. 2004, Aldo Verdecchia racconta più in dettaglio la vicenda che lo ha portato alla creazione del suo gruppo anti-sette e anti-pedofilia. Apprendiamo così che ad adescargli il figlio di "pochi mesi", per poi plagiarlo "quando aveva solo due anni", non fu l'opera di un singolo "guru" plagiatore, ma una temibile:

"setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose".

Quella raccontata da Verdecchia è una storia piuttosto complicata, con molti personaggi e ricca di intrecci, che si caratterizza per la scabrosità dei crimini denunciati, consistenti in reati sessuali di inimmaginabile depravazione compiuti su minori. (Verdecchia appare inoltre convinto che tutta la società italiana sia trasversalmente caratterizzata da una incontenibile depravazione sessuale). 

L'esposizione dei fatti è poco chiara, ma qualche punto fermo c'è. Il primo è che il figlio neonato "adescato" dalla setta, gli viene "portato via per ordine della magistratura", la quale avrebbe poi di proposito "trascinato [il neonato] a vivere in una comunità dove si celebrano riti d’incarnazione, si praticano sedute spiritiche, si consumano sordidi incontri fra adulti e minori."»

(…)

Veniamo ai fatti. Siamo nel 1983, Verdecchia ha 36 anni e fino a quel momento ha "pensato solo al lavoro", che lo costringeva ad essere "sempre in giro". 

Questo continuo viaggiare gli consentiva di sfoderare le sue armi di seduttore: "come i marinai, avevo donne in ogni città".

Per inciso, chi ritiene che sia più deplorevole fare il farfallone amoreggiando contemporaneamente con donne sparse "in ogni città", piuttosto che avere una foto della propria compagna nuda, è probabilmente da considerarsi un "degenerato morale".

Torniamo ai fatti, che sono così riassumibili: nell'83 scocca la scintilla con "una bella ragazza, mora, di ottima famiglia", che resta incinta "quasi subito". Matrimonio riparatore, e nel maggio '84 nasce il bambino (quello adescato all'età di pochi mesi e plagiato all'età di 2 anni).

(…)

È una storia banale, come ne accadono tante ogni giorno. Dopo una prova su strada, la ragazza opta per un usato sicuro, e ritorna dall'ex fidanzato con cui va a convivere (forse per impedirsi in futuro altri colpi di testa tanto sciagurati). Fu una relazione tanto effimera che non possiamo neppure parlare di corna.

Ciò che rende questa storia diversa dalle innumerevoli altre simili, è che il sedotto e abbandonato, anziché annoiare gli amici con le sue pene d'amore, tira in ballo la setta plagiatrice sostenuta dal complotto. 

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Il post sarebbe davvero da leggere integralmente, anche perché riesce a raccontare fatti alquanto paradossali con uno stile spigliato e a tratti spassoso.

Ma desideriamo riportarci al secondo spunto offertoci da Sonia Ghinelli in un suo secondo post su Facebook di qualche giorno fa, perché questo, sì, conduce il pensiero a temi ben più seri e tragici:

 

Il post porta avanti nuovamente un discorso apologetico e rimanda ad un interessantissimo articolo pubblicato su «Il Foglio» a firma Annalena Benini. Maggiori approfondimenti sulla tematica trattata da questo ottimo articolo si possono trovare a questi link:
- https://video.repubblica.it/cronaca/il-paese-dei-bambini-perduti-veleno-la-serie-da-ascoltare/287343/287954
- http://lab.gruppoespresso.it/repubblica/2017/veleno/correlati.php?p=1
- http://lab.gruppoespresso.it/repubblica/2017/veleno/correlati.php?p=2

E' una triste, tristissima storia di accuse fasulle di violenze su bambini, che hanno scatenato una vera e propria atroce persecuzione contro dei genitori e contro un prete (innocente) morto per infarto durante il procedimento. Una persecuzione fondata sull'allarmismo e sul pregiudizio.

Ecco perché la chiusa del post, da parte della Ghinelli, merita un commento a parte:


Ci verrebbe da dire: «eppur si muove»!

Sì, perché un’affermazione del genere ci appare come il travestimento del lupo che s’ammanta della pelle dell’agnello: con quale faccia tosta, mentre una mano continua a menare fendenti contro le minoranze e i gruppi che lei ha bollato come «abusanti», leva l’altra mano verso l’alto indicando la volta celeste?

Con quale speciosa incoerenza muove un monito per il rispetto dell’altro, per l’affermazione del principio dell’innocenza fino a prova contraria, mentre in contemporanea prosegue nella sua opera incessante di avvelenamento dell’opinione pubblica con le sue malignità generalizzate e storiacce allarmistiche?

Che faccia, invece, un serio esame di coscienza. Che si renda conto (per lo meno fra se e sé, non le chiediamo certo di essere noi il suo confessore!) di come il suo «lavoro» (o, per meglio dire, il suo ozio pagato dai contribuenti) si traduca in un costante fomento del fuoco dell’intolleranza, che conduce proprio a tragedie come quella raccontata nell’articolo de «Il Foglio».

Purtroppo, essendo i veri moventi di costoro tanto lontani dalla «pubblica informazione» e dal «servizio alla comunità», non siamo ottimisti in proposito.

Ma, per lo meno, proseguiamo nella nostra opera di denuncia di tali fenomeni – questi, sì – «abusanti» da parte degli «anti-sette».

lunedì 4 dicembre 2017

Aggiornamento breve - «Sbatti il mostro in prima pagina»

Siamo alle solite.



Accuse infamanti e generalizzate, in questo caso contro la Chiesa Cattolica.




Sì, proprio la stessa Chiesa di cui è portavoce quel Don Aldo Buonaiuto che è anche un loro stretto collaboratore.

Sonia Ghinelli del FAVIS (alias Ethan Garbo Saint Germain) e Lorita Tinelli del CeSAP hanno sempre parole velenose per tutte le religioni e i movimenti spirituali.

E i loro sostenitori non mancano di rincarare la dose estendendo il loro livore a tutto ciò che è religione o spiritualità.



Ci permettiamo una piccola riflessione in proposito.

Che dei crimini raccapriccianti come quelli descritti nei casi di cronaca nera in questione vadano condannati (dalla magistratura, però, dopo i debiti accertamenti) non vi è alcun dubbio: la vita umana, specialmente quella dei bambini, non merita un trattamento tanto turpe e devastante.

Si badi bene come già nel titolo di questo post viene detto chiaramente che Don Giovanni Trotta è «imputato» e non «condannato con prove inconfutabili». Ciò detto, non vi sarebbe scusa né giustificazione alcuna se avesse commesso davvero quegli atti orripilanti, a maggior ragione in virtù del ruolo spirituale che ricopriva. Eppure, nell'ordinamento giuridico italiano si dovrebbe (condizionale d'obbligo) essere innocenti fino a prova contraria e non colpevoli fino a prova contraria.

Dunque, a tutti i costi è necessario «sbattere il mostro in prima pagina» con nome e cognome prima ancora che si siano fatte le indagini del caso?

E una volta puntato il dito accusatore (con nome e cognome) contro chi è indagato per un reato tanto grave, dopo aver scagliato la prima pietra, è anche tanto indispensabile generalizzare per mettere ideologicamente sotto accusa un'intera chiesa?

Ai lettori, come sempre, il giudizio.

domenica 26 novembre 2017

«Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio»: la cieca intolleranza degli «anti-sette»

Sono incappato per puro caso in un passo della Metamorfosi di Ovidio che esprime un concetto di elevato spessore, tanto da venire ripreso in seguito nel corso della storia della letteratura da molti altri autori, ultimo il Foscolo nella versione che ho usato qui nel titolo (Sonetti, 2;14).

Un concetto che sembra vestire alla perfezione l'incoerenza degli «anti-sette»: «Vedo ciò che è meglio e lo approvo pubblicamente, ma faccio ciò che è peggio».

Quante volte, infatti, gli «anti-sette» si spendono per il diritto di informazione o per la libertà di parola?

Eppure, fanno tentativi di ogni tipo per soffocare voci a loro contrarie, come la nostra.

Potrebbe essere mera incoerenza, ma forse è anche peggio: un po' malizia, e un po' stratagemma per mostrare di assumere un atteggiamento illuminato e tollerante, quando dietro le quinte essi odiano, tramano, strumentalizzano e istigano le forze dell'ordine contro delle minoranze pacifiche, fanno pressione sulle autorità per reprimere il libero pensiero, la libertà religiosa e il diritto di associazione.

Una frase proverbiale, quindi, che trovo quanto mai azzeccata per gli «anti-sette» di oggigiorno.

Trovo emblematico, ad esempio, un post pubblicato da Lorita Tinelli sulla sua pagina Facebook in Gennaio di quest’anno, a proposito delle «censure». Lo riporto integralmente:



Parole che appaiano sensate, ragionevoli, dettate da un’indole altruista e attiva nel sociale, quasi nobili. Appaiono.

Eppure, dietro affermazioni tanto «illuminate», vi è un livore profondo, un astio covato per anni e anni.

Per esempio, si noti in che modo la Tinelli e la Ghinelli (sempre dal suo controverso, falso profilo di nome «Ethan Garbo S. Germain») mostrano di aver già «condannato senza appello» Fiorella Tersilla Tanghetti un’imprenditrice che per anni è stata sottoposta a una pesantissima gogna mediatica in stile «anti-sette» salvo poi essere scagionata (proprio come nel caso Arkeon) da tutte le accuse relative al teorema del «culto distruttivo»:



Poco importa i tribunali hanno sentenziato che non vi era alcun «culto abusante», poco importa se la Tanghetti è stata completamente prosciolta dalle pesanti imputazioni di riduzione in schiavitù, violenza e sequestro di persona. Essendo stata invece colta in fallo per una questione fiscale (IVA non versata), allora secondo Tinelli e Ghinelli, deve «automaticamente» essere catalogata come «santona abusante» o «guru criminale» o chissà quale altra fantasiosa (o morbosa?) categoria del maligno.

Eppure, questo è ciò che ha sentenziato il tribunale:



Per la cronaca, dopo la condanna (l’unica) inerente all’IVA, la Tanghetti assieme ad altri imputati ha annunciato un ricorso presso Corte di Giustizia Europea.



Il commento della Ghinelli, poi, mette in mostra tutto l’acredine e il malanimo, alimentati dal pregiudizio, nei confronti di chi per anni ha dovuto subire la macchina del fango.

D’altronde, questo è solo un singolo commento, un singolo post, un singolo caso che abbiamo citato ad esempio.

Ma ve ne sono quasi ogni giorno, poiché quasi ogni giorno la Ghinelli e la Tinelli, dalle rispettive pagine Facebook e siti Internet, pubblicano e diffondono notizie pescate qua e là per la rete il cui unico ed esclusivo scopo è mettere in cattiva luce le persone citate in quegli articoli, farle passare per delinquenti, gettare su di loro il dubbio delle più atroci nefandezze: in altri termini, «sbattere il mostro in prima pagina». Oltretutto, quelle notizie non sono nemmeno sottoposte a verifica, quando non sono addirittura delle vere e proprie «bufale» come il post segnalato da un utente alcuni mesi fa (vedere qui e qui) contenente una notizia poi smentita.

Si potrebbe quasi definire una sorta di «stalking mediatico», anche perché la stragrande maggioranza di quei gruppi, movimenti e leader spirituali non ha mai nemmeno alzato un dito per attaccare o infastidire né Sonia Ghinelli né Lorita Tinelli, pertanto tutto quell’odio è indebito e immotivato.

La vera motivazione per tanta malignità, dunque, è assai più recondita e viene tenuta ben nascosta da costoro.

sabato 25 novembre 2017

La serietà professionale dei principali esponenti «anti-sette»

Nell’ambiente è stato definito il «siparietto sexy delle amiche anti-sette»: si tratta ancora una volta di Sonia Ghinelli del FAVIS e Lorita Tinelli del CeSAP, impegnate a prendere di mira Simonetta Po, nota critica di Scientology a loro particolarmente invisa in questo periodo.

La diatriba comincia ancora mesi addietro, quando Sonia Ghinelli inizia a scagliarsi contro la Po, peraltro mai direttamente, ma sempre per interposta persona come ad esempio il «resiliente» Pier Paolo Caselli o più semplicemente il proprio profilo Facebook. Una descrizione dettagliata di come prende le mosse questa sorta di teatrino è fornita nel post «Descrizione dei litigi tra anti-sette, raccontati da una di loro».

Ecco un esempio:



Da quel momento, per alcune settimane, Simonetta Po è stata oggetto di numerosi post su Facebook in cui la Ghinelli e la Tinelli hanno alluso a lei in modo più o meno esplicito, talvolta in un modo che rasenta l’osceno (soprattutto da parte della Ghinelli, ma con il pieno avallo della Tinelli).

Pubblichiamo qui una «antologia» dei post più significativi «andati in onda» sul controverso profilo pubblico gestito dalla Ghinelli (donna) e gestito con l’identità di Ethan Garbo (uomo), nel periodo (alcune settimane fa) in cui tentava in ogni modo di infastidire Simonetta Po lanciandole frecciate sarcastiche:







Dal canto suo, la Tinelli non ha mancato di rincarare la dose con offese personali:



E quelli qui riportati – va detto – sono solo i pochi post pubblici. Molto di più è stato scritto nei post privati (ossia riservati agli amici).

È dunque questo un confronto serio e democratico?

È questa la professionalità degli «anti-sette»?

È a questo genere di «esperti» che dovrebbero riferirsi i rappresentanti dello Stato?

Lasciamo che ogni lettore risponda da sé a tali domande.

mercoledì 4 ottobre 2017

Libertà di parola? Tutt’altro, censura!

Una volta avevo un profilo Facebook… 😅

Poi ho commesso l’errore di osare esprimere la mia opinione senza chinare il capo di fronte agli «anti-sette».

Certo, non ho usato mezzi termini e non sono stato né soft né tanto meno compiacente. Lascio però giudicare al lettore quanto fosse lecito o illecito (al di là del contenuto della critica, con cui si può essere d’accordo o meno) esprimere sulla propria pagina Facebook personale un parere personale:


Questo mi è costato… il mio profilo Facebook! Per un paio di post critici ma comunque educati, Lorita Tinelli mi ha fatto chiudere il profilo rivolgendosi a dei suoi amici poliziotti, una in particolare, una certa Madi Lentini di Roma (qui la sua pagina Facebook). Ecco infatti come la Tinelli l’ha aizzata contro di me:


A questo commento, che mostra un’intrinseca ma evidente velleità ostile, ha fatto seguito un breve scambio di messaggi privati nei quali la Lentini mi ha velatamente minacciato, in risposta a una mia battuta di spirito, con un «rida, rida…».

Un paio di giorni più tardi quel mio post è stato rimosso da Facebook, senza alcun preavviso né richiesta di chiarimento.

Il giorno successivo, il mio profilo è stato bloccato, di nuovo senza alcuna motivazione o possibilità di appello.

Mi pare che tutto ciò sia alquanto indicativo della metodologia seguita dalla Tinelli e dai suoi alleati «anti-sette».

Ciliegina sulla torta, cosa pubblica la Tinelli due giorni più tardi? Un post sui «metodi mafiosi».


Mi domando: quando parla di «aprire profili anonimi», si riferisce forse alla sua cara amica e collega Sonia Ghinelli che si nasconde dietro un finto profilo Facebook di nome Ethan Garbo Saint Germain?

Insomma, il suo è un post alquanto attinente, per non dire… di un’ipocrisia disarmante!