domenica 26 novembre 2017

«Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio»: la cieca intolleranza degli «anti-sette»

Sono incappato per puro caso in un passo della Metamorfosi di Ovidio che esprime un concetto di elevato spessore, tanto da venire ripreso in seguito nel corso della storia della letteratura da molti altri autori, ultimo il Foscolo nella versione che ho usato qui nel titolo (Sonetti, 2;14).

Un concetto che sembra vestire alla perfezione l'incoerenza degli «anti-sette»: «Vedo ciò che è meglio e lo approvo pubblicamente, ma faccio ciò che è peggio».

Quante volte, infatti, gli «anti-sette» si spendono per il diritto di informazione o per la libertà di parola?

Eppure, fanno tentativi di ogni tipo per soffocare voci a loro contrarie, come la nostra.

Potrebbe essere mera incoerenza, ma forse è anche peggio: un po' malizia, e un po' stratagemma per mostrare di assumere un atteggiamento illuminato e tollerante, quando dietro le quinte essi odiano, tramano, strumentalizzano e istigano le forze dell'ordine contro delle minoranze pacifiche, fanno pressione sulle autorità per reprimere il libero pensiero, la libertà religiosa e il diritto di associazione.

Una frase proverbiale, quindi, che trovo quanto mai azzeccata per gli «anti-sette» di oggigiorno.

Trovo emblematico, ad esempio, un post pubblicato da Lorita Tinelli sulla sua pagina Facebook in Gennaio di quest’anno, a proposito delle «censure». Lo riporto integralmente:



Parole che appaiano sensate, ragionevoli, dettate da un’indole altruista e attiva nel sociale, quasi nobili. Appaiono.

Eppure, dietro affermazioni tanto «illuminate», vi è un livore profondo, un astio covato per anni e anni.

Per esempio, si noti in che modo la Tinelli e la Ghinelli (sempre dal suo controverso, falso profilo di nome «Ethan Garbo S. Germain») mostrano di aver già «condannato senza appello» Fiorella Tersilla Tanghetti un’imprenditrice che per anni è stata sottoposta a una pesantissima gogna mediatica in stile «anti-sette» salvo poi essere scagionata (proprio come nel caso Arkeon) da tutte le accuse relative al teorema del «culto distruttivo»:



Poco importa i tribunali hanno sentenziato che non vi era alcun «culto abusante», poco importa se la Tanghetti è stata completamente prosciolta dalle pesanti imputazioni di riduzione in schiavitù, violenza e sequestro di persona. Essendo stata invece colta in fallo per una questione fiscale (IVA non versata), allora secondo Tinelli e Ghinelli, deve «automaticamente» essere catalogata come «santona abusante» o «guru criminale» o chissà quale altra fantasiosa (o morbosa?) categoria del maligno.

Eppure, questo è ciò che ha sentenziato il tribunale:



Per la cronaca, dopo la condanna (l’unica) inerente all’IVA, la Tanghetti assieme ad altri imputati ha annunciato un ricorso presso Corte di Giustizia Europea.



Il commento della Ghinelli, poi, mette in mostra tutto l’acredine e il malanimo, alimentati dal pregiudizio, nei confronti di chi per anni ha dovuto subire la macchina del fango.

D’altronde, questo è solo un singolo commento, un singolo post, un singolo caso che abbiamo citato ad esempio.

Ma ve ne sono quasi ogni giorno, poiché quasi ogni giorno la Ghinelli e la Tinelli, dalle rispettive pagine Facebook e siti Internet, pubblicano e diffondono notizie pescate qua e là per la rete il cui unico ed esclusivo scopo è mettere in cattiva luce le persone citate in quegli articoli, farle passare per delinquenti, gettare su di loro il dubbio delle più atroci nefandezze: in altri termini, «sbattere il mostro in prima pagina». Oltretutto, quelle notizie non sono nemmeno sottoposte a verifica, quando non sono addirittura delle vere e proprie «bufale» come il post segnalato da un utente alcuni mesi fa (vedere qui e qui) contenente una notizia poi smentita.

Si potrebbe quasi definire una sorta di «stalking mediatico», anche perché la stragrande maggioranza di quei gruppi, movimenti e leader spirituali non ha mai nemmeno alzato un dito per attaccare o infastidire né Sonia Ghinelli né Lorita Tinelli, pertanto tutto quell’odio è indebito e immotivato.

La vera motivazione per tanta malignità, dunque, è assai più recondita e viene tenuta ben nascosta da costoro.

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