giovedì 24 gennaio 2019

Business «anti-sette»: ecco come Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni lucrano sull’odio

Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, giornalisti «anti-sette» recentemente autori del libro «Nella Setta» che stanno pubblicizzando accanitamente su tutti i media del paese inclusa Internet, non hanno mai confutato i nostri rilievi a proposito del loro movente economico. Al contrario, con attacchi personali piuttosto che spiegazioni hanno mostrato di non avere argomenti per negare quella che noi abbiamo riscontrato essere l’evidenza dei fatti e abbiamo quindi raccontato come tale, peraltro a partire da ben prima che il loro libro vedesse la luce.

Beninteso, non c’è nulla di male nello svolgere un’attività professionale a scopo di lucro. E ci mancherebbe! Ciò che stona (e che finisce per far trasparire una certa malafede) è l’intento dissimulato. Ovvero: di fatto è un’operazione commerciale in piena regola, però viene condita con leziose dichiarazioni di intenti di natura assistenziale o culturale o addirittura di utilità sociale.

Una «minestra perfetta» come quella già vista appena un anno prima per la soubrette «anti-sette» Michelle Hunziker: stesso obiettivo (il denaro), stesse modalità (la creazione di un nemico immaginario da propinare al popolo credulone seminando allarmismo e infamando chi aiuta davvero la gente o chi non ha altre colpe se non portare avanti un propria fede diversa da quella della maggioranza).

Operazione di marketing, quella architettata dalla showgirl svizzera, che dev’essere stata presa ad esempio proprio da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni: infatti, a chi ha osservato con attenzione l’exploit mediatico «anti-sette» della Hunziker dell’autunno 2017 non è sfuggito che il suo periodo di onnipresenza sui media nazionali le ha fatto da viatico per l’ingaggio a cinque zeri al festival di Sanremo e per quello successivo a «Striscia la Notizia». Quindi, se i proventi del libro pubblicato ai danni della pranoterapeuta che l’aveva accolta molti anni prima presunta non saranno stati granché, i veri soldi li ha poi guadagnati grazie al clamore destato per mezzo di quel lancio editoriale.

In maniera tutt’altro che dissimile, ai loro amici giornalisti che li intervistano Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni mostrano la facciata di chi vorrebbe farsi paladino degli indifesi e portabandiera di un cambiamento normativo (è la solita, vexata quaestio del ripristino del «reato di plagio» di fascista memoria, alias «manipolazione mentale»):


Fatta la tara alle fesserie giuridiche e all’allarmismo gratuito (anzi, a pagamento), quello che rimane sono esultanze come questa:


Ma Gazzanni e Piccinni sapranno sicuramente spiegarci come i «diritti cinematografici e televisivi già venduti» si traducano in un beneficio per le presunte «vittime» di ipotetici «culti abusanti», oltre che per le loro tasche.

Si veda anche questo post che festeggia le vendite del libro:



Per non parlare delle molteplici affermazioni di giubilo sulla notorietà acquisita, dalla quale ovviamente si traggono ulteriori vantaggi economici e che, evidentemente, rappresenta il loro vero obiettivo commerciale: la popolarità mediatica nel loro settore vale oro; Gazzanni e Piccinni questo lo sanno molto bene. E sfruttano la situazione, anche se la loro facciata vorrebbe essere di tutt’altro genere.

Ecco qui un altro esempio, solo uno sui numerosi:


Provino ora a smentirci, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, quando sosteniamo che lucrano sull’odio.

Finora, a distanza di mesi, di repliche argomentate nemmeno l’ombra.

Forse che non siamo affatto in errore?

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