mercoledì 23 gennaio 2019

Gli «anti-sette»: un italiano su quattro crede ai ciarlatani. Che sia vero?

di Mario Casini


Gli esponenti «anti-sette» e i loro megafoni mediatici sostengono dapprima che in Italia vi siano «cinquecento sette» (cifra traballante, conflittuale rispetto alle precedenti e comunque tutta da documentare), poi che il sei per cento della popolazione nazionale («quattro milioni» di italiani) siano «vittime di una setta», ma dalla fine dell’anno scorso questa cifra ha addirittura visto un’iperbolica impennata:


Quindi si parla di 17 (diciassette) milioni di persone, oltre un italiano su quattro!

L’inconsistenza di tali cifre affastellate per fare numero è tale che la pubblicista Daniela Giammusso (forse un’amica di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni?), autrice del succitato pezzo ANSA promozionale del libro, è dovuta ricorrere a un’inchiesta «eclatante» sì, ma anche vecchia di oltre dieci anni e più che debitamente coronata da una vicenda processuale che ha fatto giustizia sanzionando i reati che si erano consumati.

Ma secondo costoro, un italiano su quattro è un imbecille o un credulone che si fa infinocchiare dai ciarlatani.

Che sia vero?

Ho provato a esaminare accuratamente tale asserto anche al di là della propaganda ideologica.

Forse un fondo di verità c’è.

Infatti: quanti sono gli italiani disposti a credere alle fesserie di questi produttori di fake news confezionate per istigare all’odio?

Quanti concittadini ritengono attendibili personaggi controversi che nascondono il proprio operato dietro profili Facebook anonimi come Sonia Ghinelli, la vicepresidente di FAVIS? Quanti si fanno ingannare dall’apparenza serafica di un estremista pseudo-cattolico come il prete inquisitore don Aldo Buonaiuto e bevono senza troppo senso critico le sue cifre contraddittorie infarcite di inquietanti anatemi? Quanti si illudono che un curriculum ampolloso come quello della psicologa Lorita Tinelli debba equivalere a un’effettiva competenza nell’ambito dei nuovi movimenti religiosi (assunto che, come s’è visto, è lontanissimo dalla verità)?

Certo, sono molti: dunque hanno ragione gli «anti-sette» a sostenere che un’ampia percentuale della popolazione italiana abbocca alle scemenze di impostori e ciarlatani.

Tuttavia, sono ancora convinto che la stragrande maggioranza della gente non si lascia incantare dall’allarmismo di questi disinformatori prezzolati, e lo dico perché l’avanzata dei nuovi movimenti religiosi, che lo si voglia o no, è inarrestabile. Ieri Hare Krishna, Testimoni di Geova e Scientology, nell’oggi Damanhur, i Mormoni e i buddisti Soka Gakkai, nel domani i gruppi pentecostali di avanguardia come Parola della Grazia: il seguito è sempre più consistente, le adunanze e le messe sempre più frequentate, i nuovi templi sempre più imponenti.

Sono anche convinto (e come me, per fortuna, molta gente che lavora e ha famiglia) che le persone dovrebbero essere lasciate semplicemente libere di credere a ciò che più garba loro, foss’anche all’oroscopo e ai tarocchi (invero così lontani dalle mie vedute!). D’altronde, dal cartomante o dall’assicuratore, dal pranoterapeuta o dal commerciante, dal prete carismatico o dal promotore finanziario, se vengo raggirato o truffato, se subisco violenza o estorsione o abusi di qualunque genere, fortunatamente vivo in uno stato di diritto in cui posso godere della protezione delle forze dell’ordine. E come mostra la giurisprudenza, la legge esiste eccome, e i delinquenti possono essere sanzionati. Certo, qualcuno (purtroppo) la fa franca, ma non occorre inventare la categoria di ipotetiche «sette» per giustificare le eventuali negligenze della giustizia penale e civile.

E poi, vista e considerata l’ormai conclamato clima di assoluta incertezza sull’affidabilità dei media e la disarmante pseudoscienza degli «anti-sette», chi mi dice che sia peggio credere ad un presunto mago piuttosto che ad un giornalista o ad un militante contro le «sette»?

Per una volta voglio improvvisarmi ateo (chissà che lo psicologo Luigi Corvaglia non abbia di che correggermi) e provare ad usare una chiave di lettura differente da quella cui sono abituato (e nella quale, beninteso, credo fermamente).

A sentire gli «anti-sette» come Lorita Tinelli, «l’atteggiamento fideistico» (da lei deriso e schernito) è una caratteristica dei «culti distruttivi» perché porta le persone ad una «adesione totale» alle credenze di «gruppi che non hanno una base teorica e ideologica sostenibile» (parole sue!). Retorica conclusione del suo (s)ragionamento: «come si fa a credere a cose di questo genere?».


Ma ecco cosa direi da ateo, quasi facendo il verso alla psicologa pugliese e al suo conterraneo collega ed amico Luigi Corvaglia: il cattolicesimo è un culto distruttivo perché promuove delinquenziali ed empi concetti di cannibalismo e teofagia, celebra come santo un folle che credeva di parlare con gli animali e – figlio degenerato – ripudiava il padre fuggendo nudo dalla propria casa, traeva origine dalle profezie di un leader che sosteneva di sentire una voce (quella di Dio) in virtù della quale era in dovere di ammazzare il proprio figlio, mandava i propri adepti a morire sbranati dalle belve e immolati sul fuoco inneggiando sprezzanti della propria vita al loro guru… e via discorrendo.

Sostanzialmente la stessa linea di pensiero con cui si dileggiano i culti numericamente più esigui: «hanno credenze assurde» e «fanno cose incomprensibili».

Addirittura, secondo Flavia Piccinni «ripetere un mantra dalla mattina alla sera» è sintomo che si è stati irretiti e si è diventati «vittima» di una «setta». Bontà sua: ammesso e non concesso che la scrittrice e pubblicista sappia cosa sia un mantra, spero vivamente che non le capiti mai di passeggiare accanto a un gruppo di apostolato della preghiera intento a recitare un rosario nel periodo primaverile. I poveri malcapitati rischierebbero di ritrovarsi la Squadra Anti-Sette (SAS) nel giro di qualche minuto in assetto antisommossa per «sgominare il maligno», magari capeggiati da don Aldo Buonaiuto pronto a somministrare un esorcismo collettivo.


Guai a stare vicino a chi è in difficoltà o a chi attraversa periodi difficili della propria vita: sacerdoti, familiari e conoscenti, guru (nel senso vero del termine, non nell’accezione fuorviante smerciata dai media), compagni di scuola, soci e colleghi di lavoro, attenzione! Mai esagerare nell’amicizia. Mai far sentire importanti chi ci sta accanto. Potreste venire condotti in carcere (quale misura cautelare) perché tacciati di «love bombing»!

Mi si passi l’ironia, per lo meno cerco con questa di bilanciare la superficialità becera e la subdola malizia di chi vede il male dappertutto, persino nelle manifestazioni di affetto.

E se invece cercassimo di imparare un po’ dalla cultura (quella vera, ben altra cosa rispetto alla «TV spazzatura»)?

Una frase per riassumere l’intero discorso: «Omnia munda mundis» come disse padre Cristoforo soccorrendo le manzoniane Agnese e Lucia nel convento di Pescarenico. Se fosse vissuta al tempo, Flavia Piccinni avrebbe senz’ombra di dubbio accusato il sacerdote di voler approfittare sessualmente della promessa sposa, anzi di trasformare l’intera struttura ecclesiale in luogo privilegiato di orge dissacranti. Sataniche, come avrebbe poi chiosato don Aldo Buonaiuto.

Amen.

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