venerdì 30 marzo 2018

Gli «anti-sette» di AIVS: anti-religiosi, astiosi e «leoni da tastiera»

Abbiamo più volte documentato in post precedenti (come questo, questo o questo) come l’operato della più recente associazione «anti-sette», AIVS, e dei suoi tre o quattro militanti, sia palesemente improntato al turpiloquio sistematico e all’aggressione verbale nei confronti non solo della Soka Gakkai, comunità religiosa principalmente nel loro mirino, ma anche all’intolleranza verso gli altri movimenti «non convenzionali» adeguatamente demonizzati come «culti distruttivi».

I loro intenti belligeranti si palesano ad ogni occasione, con un linguaggio più che colorito e con espressioni veementi ed astiose; un vero e proprio incitamento all’odio come possiamo leggere qui in un post di febbraio 2017:


Ci sarebbe da domandare ad Occhiello se abbia mai realmente provato l’esperienza che tanto va lamentando: come si «ruba la vita» a qualcuno? Probabilmente potrebbe parlarne a ragion veduta chi abbia patito un periodo di prigionia in qualche zona di guerra, chi sia stato sequestrato da rapitori, chi sia rimasto rinchiuso in una stanza ad opera di uno squilibrato o anche chi sia finito disperso a causa di qualche sciagura dovuta a un errore umano. Quelli, sì, sono «furti di vita» dal drammatico al tragico che nessuno può mai riparare.

Ma aver aderito ad una fede ed essersi poi ricreduti e aver quindi cominciato a sputare veleno su coloro che fino a poco tempo prima erano i propri amici e compagni… questo secondo Occhiello è un «furto di vita»? No, il suo ci pare davvero un comportamento eccessivo e melodrammatico, se non grottescamente infantile.

Eppure Occhiello e i suoi compari continuano imperterriti ad addossare alla Soka Gakkai le proprie frustrazioni:


Addirittura insinuano legami con la criminalità organizzata per dare più nerbo alle proprie sparate:


Naturalmente, queste accuse sono tutte asserite e non vi è alcuna prova (o, per lo meno, se esiste non viene esibita) al di fuori di «testimonianze» palesemente tendenziose o comunque innegabilmente di parte, sulla cui attendibilità molto vi sarebbe da obiettare.

Viste le modalità espressive di Occhiello, verrebbe da pensare che le linea politica di AIVS sia quella del dialogo a tutti i costi e della libera espressione «totale», senza freni e senza censure. Macché… tutt’altro.

Finché sono Occhiello o i co-gestori di AIVS Luciano Madon e Francesco Brunori (alias Italo Brunori?) a sparare a zero contro i movimenti religiosi, tutti dovrebbero essere d’accordo con loro. Guai, invece, a levare una voce contraria (d’altronde, abbiamo raccontato noi stessi delle loro intimidazioni nei nostri riguardi, peraltro alquanto sconclusionate); guai, persino, a tentare di contattarli per farli ragionare.

Ecco come la pensano (il post è proprio di oggi):


A quanto pare, anche il giornalista «anti-sette» Carmine Gazzanni approva questi toni e queste modalità. Fatto curioso, specie se messo in relazione con la deontologia professionale che dovrebbe seguire in qualità di giornalista. Ma è davvero tenuto a seguire quel codice? Sembra, da una prima e superficiale verifica, che il «reporter» (tanto sbandierato dal CeSAP nelle persone di Lorita Tinelli e Pier Paolo Caselli e dal FAVIS nella persona di Sonia Ghinelli) sia, di fatto, solo un pubblicista e non un giornalista professionista. Almeno così appare qui; va detto, tuttavia, che secondo voci non ancora confermate (ma piuttosto plausibili) Gazzanni deve essersi «laureato» giornalista professionista il 18 Gennaio scorso; ancora non figura nell’elenco dell’ordine dei giornalisti però dovrebbe ormai farne parte. Chissà che questo non lo induca ad una maggiore osservanza dell’etica professionale.

Di sicuro, quando scriviamo «tanto sbandierato» non stiamo esagerando: basta vedere quante volte Tinelli e Ghinelli condividono, riciclandoli, gli articoli di Gazzanni e quali puerili attestati di stima arrivino al pennivendolo molisano da parte di Caselli (il post è di gennaio 2017):


Ma… stiamo divagando, dunque torniamo all’argomento di questo post e vediamo quali sono gli effetti dell’incessante propaganda di AIVS per stimolare l’acredine nei confronti della Soka Gakkai e dei movimenti religiosi in generale.

Tanto per cominciare, esaminiamo qual è la posizione ufficiale e recente di AIVS (da un loro post del 24 marzo scorso) nei confronti di un gruppo pacifico che, stando alle stime attuali, conta fra gli 80.000 e i 90.000 membri:


Alquanto inequivocabile: qui il rispetto per l’altro da sé è andato a farsi benedire e rimane solo l’astio più rabbioso che fatica a tenersi a freno. Forse un caso da «curare», come direbbe Lorita Tinelli?

Ma vediamo ora i commenti ad un altro post, precedente di appena otto giorni:


Si spazia da meri malauguri come questo:


Alla pura e semplice offesa gratuita, tanto per non essere da meno di Toni Occhiello:


Per poi inneggiare fra il serio e il faceto ad atti violenti:


Oltretutto vi sarebbe tutta una storia da raccontare a proposito di questa utente che adopera il cognome del marito, da cui sembra però essere separata. Ma evitiamo di divagare nuovamente e stiamo in tema.

Anche questo commento la dice lunga sulla qualità ideologica delle iniziative di AIVS:


E i dirigenti di AIVS che fanno? In risposta ad un tale sfoggio di cultura (gli intenti ostili e l’inciso alquanto ambiguo), mettono dei «tag» a diversi giornalisti già in precedenza mostratisi compiacenti nei loro riguardi: Elisabetta AmbrosiRaffaella Pusceddu, e ovviamente l’immancabile succitato Gazzanni assieme alla sua fidanzata Flavia Piccinni. Tutti evidentemente interessati a cavalcare l’onda della campagna mediatica contro le minoranze spirituali.

I risultati dannosi, le conseguenze umane vere e proprie, non tardano a venire. Ecco ad esempio di cosa ci informa una delle accolite di AIVS:


Questo sì che dovrebbe far riflettere: che benefici porta questo continuo berciare contro il tale o il talaltro movimento? Litigi, contrasti e conflitti, di gradazioni certamente differenti, ma pur sempre motivo di disarmonia e agitazione.

Ci ha poi incuriosito il commento di un altro utente che, apparentemente (stando cioè alle informazioni pubbliche disponibili sul suo profilo), è impiegato presso il Ministero dell’Interno, come si può vedere da queste immagini:



Chissà in quale branca del Viminale opera questo utente della provincia di Roma: ce lo domandiamo non tanto per una banale curiosità, ma proprio perché AIVS e i suoi tre o quattro responsabili continuano imperterriti a battere il chiodo sul fatto che le «sette» commettono reati di qui, crimini di là, sono una sorta di mafia, ecc.

Ma allora ci domandiamo: se esistesse davvero un tale coacervo di illeciti, perché tali fatti non vengono semplicemente riferiti alle autorità competenti così che possano venire fatti oggetto di indagine e quindi adeguatamente sanzionati?

Perché Occhiello, Madon e Brunori non chiedono aiuto proprio a quell’utente che afferma di lavorare niente meno che al Ministero dell’Interno?

A nostro modesto avviso, a fronte di quanto abbiamo riferito e documentato nel nostro blog, ci pare di poter dire che AIVS abbia tutto l’aspetto e i tratti di una banda di facinorosi, non certo di un’associazione di pubblica utilità.

Ma anche a prescindere dalle nostre valutazioni, ci domandiamo: è dunque questa la qualità dialettica dei «consulenti» del Ministero dell’Interno assoldati dalla SAS (Squadra Anti-Sette)?

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