Nel commentare i contenuti di quella trasmissione confutandone talune asserzioni sibilline, come noi e meglio di noi hanno fatto altri studiosi e ricercatori del settore (ne accennavamo all’inizio di questo post).
Tuttavia, vi è un ulteriore aspetto che sinora non è stato trattato, e di cui si è voluto anche dare un’anticipazione in un commento all’ottimo articolo di Camillo Maffia su «Agenzia Radicale» a proposito di «Presa Diretta».
Fra le reazioni a caldo sulla trasmissione, ve ne è stata una di Toni Occhiello che abbiamo voluto approfondire:
Abbiamo fatto qualche tentativo di verificare se realmente la sorella della giornalista fosse una devota del buddismo Soka Gakkai.
Sebbene non possiamo dire di aver raccolto notizie certe al 100%, riteniamo però di aver trovato degli indizi importanti in base ai quali poter ritenere che quell’indicazione sia veritiera: la sorella della giornalista si chiama Cristina Pusceddu e vive a Cagliari. Una foto pubblicata sul suo profilo Facebook in dicembre 2016 e tuttora disponibile anche ai visitatori «non amici» mostra una netta somiglianza con Raffaella, come si può notare qui di seguito.
(Teniamo a precisare che ci siamo limitati a riprendere soltanto informazioni apertamente e pubblicamente disponibili a chiunque su Facebook; tuttavia, qualora la signora Cristina dovesse dissentire da tale utilizzo, non avrebbe che da scriverci per comunicarcelo.)
L’appartenenza alla Soka Gakkai sembra confermata da un post di Ottobre 2014 relativo a un incontro pubblico tenutosi ad Arborea (OR), a un’ora di strada da Cagliari.
Tutto ciò evidenzia un clamoroso conflitto d’interesse della giornalista che ha realizzato il reportage: sua sorella fa parte di una delle associazioni religiose di cui si è occupata la trasmissione (che, lo ricordiamo, ha invocato il ripristino del controverso «reato di plagio» ai danni delle minoranze spirituali bollate come «culti distruttivi»).
Sebbene la Soka Gakkai sia stata certamente l’organizzazione meno infamata fra quelle altre prese di mira dal «servizio» della RAI (forse in ossequio al legame familiare?), nondimeno è stato riconosciuto da tutte le parti in gioco che l’orientamento ideologico seguito dalla trasmissione è di forte opposizione ai nuovi movimenti religiosi e porta avanti la campagna di allarmismo «anti-sette» indicando come «attendibili» i pareri di Lorita Tinelli, Luigi Corvaglia, Gianni Del Vecchio, ecc.
Addirittura, secondo Toni Occhiello, la Pusceddu avrebbe chiesto assistenza a lui e alla sua associazione (AIVS) per capire «come fare uscire la sorella dalla Soka Gakkai».
Un’ennesima, lapalissiana conferma che il servizio televisivo della RAI è profondamente viziato dal pregiudizio e dal rancore nei confronti dei movimenti religiosi «alternativi».
Ma non solo: che dire del comportamento da sciacallo di Toni Occhiello? Proprio così: costui, senza scrupolo morale alcuno, avrebbe «consegnato» ai boia televisivi una sua ex correligionaria, se la giornalista autrice del servizio non fosse stata proprio la sorella di quest’ultima e non l’avesse risparmiata. Poi, siccome il «massacro» mediatico non si è concretizzato con un sufficiente «bagno di sangue» come avrebbe voluto lui, non contento, Occhiello è passato a denigrare quegli stessi reporter con cui aveva tentato di collaborare.
D’altronde, che moralità ci si può aspettare da chi nei confronti di una corrente religiosa buddista usa pubblicamente parole del seguente tenore? (commento di febbraio 2017)
Raffaella Pusceddu avrà condiviso questo orientamento quando si era rivolta a Occhiello per avere «assistenza»?
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