martedì 6 marzo 2018

Gli «anti-sette» e il «condizionamento mentale»: da «MK Ultra» alla propaganda di oggigiorno

Che cos'è  davvero il «lavaggio del cervello»?

Ecco un nuovo, interessantissimo contributo esterno che ci è stato sottoposto ieri e che pubblichiamo per intero.



di Epaminonda


DA "MK-ULTRA" ALLA PROPAGANDA ODIERNA


Assistiamo anche in Italia al revival di campagne di propaganda mediatica e semi-politica che ci riportano direttamente nel passato, agli anni Settanta e ai primi anni Ottanta, con personaggi che credevamo ormai dimenticati da tempo.

Chiunque abbia un minimo di spirito critico e la volontà di documentarsi, sa benissimo che il controllo mentale fa parte di un programma governativo fallito che vide come principali protagonisti internazionali la CIA e la polizia segreta del vecchio regime sovietico. In entrambi i casi, le sperimentazioni furono eseguite non soltanto su avversari politici, su prigionieri di guerra e su militari, ma anche e soprattutto su ignari cittadini e persino bambini che ebbero la malaugurata sorte di finire nel mirino di queste organizzazioni e dei loro simpatizzanti internazionali.

In Italia ne troviamo una versione più maccheronica, ma non per questo meno pericolosa, prevalentemente diffusa negli ambienti eversivi del neofascismo e della massoneria nera.
Sonia Ghinelli, ad esempio, non più tardi di ieri ha inneggiato in un suo post a Janja Lalich e Michael Langone, eredi dei famigerati “deprogrammatori”, noti per il loro supporto ideologico ai tentativi violenti e coercitivi di “convincere” i membri delle “sette” ad abbandonarle.

A chi obietta che MK Ultra è finito da tempo, ricordiamo che invece oggi il programma continua con una sua evoluzione che prende il nome di Monarch e che ha caratteristiche persino più violente e invasive rispetto all’MK Ultra originale. Qualche cenno si può trovare in questo articolo.

Parliamo di sistemi che usano farmaci e droghe pesanti: LSD, elettroshock, privazione del sonno, ipnosi, sovraccarico sensoriale, isolamento e abusi tanto verbali quanto fisici. Tecniche già sperimentate da Josef Mengele, medico e ufficiale delle SS, all’interno del campo di concentramento nazista di Auschwitz e quindi esportate dallo stesso Mengele negli USA dopo la seconda guerra mondiale.

Mengele era noto per condurre esperimenti agghiaccianti sui bambini e la sua professione consisteva sostanzialmente nel selezionare i prigionieri in arrivo e decidere chi dovesse essere ucciso subito e chi potesse invece diventare una cavia di laboratorio.

Sui contorni di questo sfondo agghiacciante, troviamo ancora oggi attivisti dei cosiddetti movimenti anti-sette che usano il termine “lavaggio del cervello” a sproposito cercando di attribuirlo a tecniche non meglio identificate che verrebbero a loro dire messe in atto dai nuovi movimenti religiosi; essi sorvolano sul fatto che si tratta invece di attività condotte con mezzi altamente coercitivi e violenti ad opera di organizzazioni che non hanno proprio nulla di religioso e che spesso sono collegate con cellule eversive di matrice nazi-fascista.

Il fatto curioso è che molti di questi attivisti si atteggiano a filo-comunisti oppure di sinistra, ma la storia insegna che all'atto pratico gli estremi si toccano e le stesse tecniche di controllo coercitivo hanno trovato ampio impiego anche nella Russia sovietica.

Paradossalmente gli «anti-sette», mentre da una parte starnazzano per riesumare il «reato di plagio» già giudicato incostituzionale, dall’altro incitano all’impiego della violenza e del «lavaggio del cervello» contro minorenni se questo significa «salvarli» dai nuovi movimenti religiosi.


E ci raccontano ancora una volta della strage del 1978 accaduta a Jonestown in Guyana per opera del «reverendo Jim Jones». Un tragico evento in cui morirono 900 persone in quello che fu rappresentato su tutti i mass-media come un suicidio di massa a base di cianuro. Peccato che dimenticano di notare che Jim Jones era stato a lungo un collaboratore della CIA e dell’FBI e che era collegato ad alcuni dei programmi più volatili e pericolosi della stessa CIA. Non a caso, il suo dossier militare fu eliminato dalla CIA dopo la sua morte.

A tal proposito, basterebbe leggere la Edwin Mellen Press statunitense che ha pubblicato un libro intitolato: “Jonestown fu un esperimento medico della CIA?”, in cui si scopre naturalmente una risposta affermativa a tale inquietante quesito. La questione è di dominio pubblico a tal punto che persino l’Univesità Statale di San Diego ha pubblicato un rapporto illuminante sull’argomento.

Quindi, che dire di personaggi che citano casi creati ad arte dalla CIA e tecniche utilizzate di routine negli ambienti nazi-fascisti delle moderne “intelligence” per osteggiare i nuovi movimenti religiosi? Possibile che dopo quasi cinquant’anni ancora non abbiano niente di meglio da raccontare? E che dire dei politici miopi e compiacenti che vi prestano attenzione e li appoggiano? Politici come Piero Liuzzi, Angela D’Onghia, Pino Pisicchio e qualche altro caso isolato.

Non c’è nulla di cui meravigliarsi: in fondo anche Jim Jones era un predicatore socialista, alla pari di Mussolini e di Adolf Hiltler.

3 commenti:

  1. Apprendo con vivo cordoglio (sì, come no) che un pilastro del potere legislativo, un diversamente democratico, lascia (mai troppo prematuramente) il Parlamento senza provocare il benché minimo rimpianto tra le genti che hanno un minimo di raziocinio e decenza. Ite missa est, e anche ovest.

    Fabious

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    1. Grazie Fabious.
      Immagino che tu ti riferisca all'on. Pino Pisicchio del quale abbiamo più volte parlato in questo blog.

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    2. Sì, mi riferivo a Pisicchio. Ma, come scritto altrove, gli antisette hanno perso l'appoggio di vari altri parlamentari che storicamente (e stoltamente) li sostenevano. Ad esempio Tiziano Arlotti di Rimini (sede del FAVIS. Ma va?), il senatore nocese Pietro Liuzzi nonché la senatrice Angela D'Onghia, pure lei di Noci di Bari (sede del CeSAP. Ma va?!?).
      Sic transit gloria munti.

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