mercoledì 24 ottobre 2018

La vera storia del «Tempio del Popolo»: quarant’anni di menzogne «anti-sette»

Nella stragrande maggioranza delle attività «anti-sette», la menzogna è il filo conduttore.

Così è per certi episodi storici di spicco dei quali ci siamo occupati (come questo di Jonestown e il rogo del ranch di Waco) o dei quali ci occuperemo prossimamente, così è per piccoli fatti di cronaca isolati che avvengono in luoghi lontani (come la lunga notte di un gruppo di amici scozzesi), tanto quanto è avvenuto per episodi meno noti a livello internazionale ma pur sempre devastanti per coloro che ne sono stati investiti: dalla «santona di Prevalle» alla «Comunità Shalom» passando per «Ananda Assisi», dagli inesistenti «Angeli di Sodoma» ai falsi abusi dei genitori di Modena, dalle «sette sataniche» inventate di Saluzzo e Costigliole d’Asti sino a quella nebulosa di una donna quasi ammazzata dall’ex marito, dal presunto «guru della macrobiotica» Mario Pianesi all’ipotetica «guru in pectore» di una «setta», la prof.ssa Raffaella Di Marzio.

Ciascuna di queste tristi, orribili storie ha in comune un tratto fondamentale: le bugie e le mistificazioni degli «anti-sette» e le azioni conseguenti di chi viene istigato o fuorviato dalle loro attività.

Ecco un’ultima rifinitura di Epaminonda che ci fornisce ulteriori elementi in tal senso.

Per un più rapido riferimento, riepiloghiamo tutti i post precedenti della serie su Jonestown:

- [16 Maggio 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (un compendio)
- [6 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (il massacro comandato)
- [12 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» («anti-sette» sbugiardati)
- [22 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (quale «lavaggio del cervello»?)
- [24 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (una strage politica)



di Epaminonda




QUARANT’ANNI DI MENZOGNE PER L’ANNIVERSARIO DI JONESTOWN


Dicono che le bugie abbiano le gambe corte, ma nel caso dell’eccidio dei Peoples Temple, le mistificazioni camminano anche con le stampelle. Il 18 novembre prossimo cade il quarantennale della morte violenta di oltre 900 americani appartenenti al gruppo religioso del Tempio del Popolo, guidato dal reverendo Jim Jones.

Ho trattato a fondo questa vicenda e i vari aspetti che vi sono collegati, ma non finisco mai di stupirmi di come alcuni media continuino a convogliare ricostruzioni dei fatti ormai smentite dalle testimonianze e dalle indagini.

È il caso di ABC News che ha pubblicato di recente un film-documentario sulla vicenda, accompagnato da articoli in cui se ne promuove il contenuto. Un modello di propaganda mediatica a cui siamo ormai abituati e che trasforma la tragedia in un’ennesima opportunità di business e pubblicità. È divertente notare che gli stessi autori vogliano sottolineare questo aspetto nel titolo dell’opera: “Truth and Lies: Jonestown, Paradise Lost”, ossia “Verità e menzogne, il paradiso perduto di Jonestown”.

Leggendo gli articoli e guardando le presentazioni del documentario, ritroviamo la stessa storia che i media avevano propinato al mondo nei primi giorni subito dopo la tragedia, quando ancora mancavano informazioni e reali testimonianze: “The largest murder-suicide in American history, when over 900 members of the Peoples Temple consumed a deadly cyanide-laced drink on the orders of leader Jim Jones”. Cioè, secondo ABC News, quello di Jonestown sarebbe il più grande suicidio della storia dove oltre 900 membri del Tempio del Popolo avrebbero consumato una bevanda a base di cianuro su ordine del proprio leader Jim Jones.

Evidentemente gli autori del film e dei relativi articoli non hanno avuto il tempo, negli ultimi 40 anni, di leggere la documentazione ufficiale in cui si chiarisce che nessuna traccia di questa bevanda è stata trovata dagli investigatori giunti sul luogo. E dove si spiega che in realtà la maggior parte delle vittime è stata uccisa con iniezioni letali o con colpi di arma da fuoco.


Ma non cerchiamo di essere troppo esigenti e non cerchiamo d’imporre standard giornalistici a un’opera di fantasia che unisce “verità e bugie” (notate che la prima parola nell’originale è al singolare, “Truth”, mentre la seconda è al plurale, “Lies”). C’è da dire che gli stessi autori sono stati trasparenti, almeno in questo senso: ci preannunciano infatti che la “ricostruzione” degli eventi è basata su una serie di “testimoni”, primo fra tutti Tim Carter che è al primo posto tra le “star” menzionate nel “cast” del film.

Del resto Carter è l’unico che dichiari di essere stato nei pressi della comunità al momento dell’eccidio. Tutti gli altri propongono testimonianze sulla vita nel campo e sulle attività di Jones precedenti a quel momento, e non possono in alcun modo illuminarci su quel che sia accaduto veramente il giorno della strage. Anzi non ci dicono nulla di nuovo e nulla che modifichi l’immagine di Jim Jones emersa con chiarezza nei miei contributi pubblicati su questo blog: l’immagine di un agitatore sociale, di un informatore dell’FBI e di un operativo della CIA coinvolto in un esperimento socio-politico molto complesso. Un esperimento basato sui metodi e sulle droghe già sperimentate nel programma MK-Ultra.

Ma torniamo a Tim Carter e constatiamo che nemmeno lui era presente al momento della tragedia, però si trovava nelle vicinanze. Scopriamo che non è affatto d’accordo con la visione dei fatti proposta ancora oggi da ABC News:


Leggiamo con attenzione perché in questo paragrafo abbiamo un’analisi completa di questa farsa imbastita da ABC News.

“In realtà non si è trattato di un gigantesco momento del tipo ‘uniamoci e moriamo insieme’”, dichiara Tim Carter, al tempo membro dei Peoples Temple che sfuggì alla morte
solo perché una delle principali assistenti di Jones lo aveva mandato via per compiere
un’ultima missione a beneficio della chiesa.

Gli stessi autori di ABC News confermano quindi che Carter non era presente, ma che comunque smentisce in modo diretto e chiaro la tesi chiave proposta dal documentario. Secondo lui non si è trattato di un suicidio collettivo con la gente che si riuniva per seguire i comandi di un leader impazzito. Infatti lo dice chiaro nel resto della frase:

“E’ stato esattamente l’opposto. Questa è stata la mia esperienza.
Ciò che è accaduto a Jonestown è stato omicidio.”

Ringraziamo quindi le autrici per avercelo chiarito e archiviamo “Verità e menzogne” come opera di pura fantasia.

D’altro canto basta tornare all’articolo che lo stesso Tim Carter aveva scritto ben prima sulla strage di Jonestown per capire il suo punto di vista su come alcuni media gestiscano la vicenda:


I assert that the vast majority of those who died in Jonestown that day were murdered.
I will break down those whom I consider to be murdered, beginning with the group of people who were forcibly injected with poison. This is a historical fact that no documentary or film has yet chosen to discuss or even portray. In every interview I’ve ever given, I’ve spoken about the bodies that I personally saw with abscesses. And yet, that fact is never reported.
Could it be that this reality is left out of media portrayals because it doesn’t fit neatly into the “mass suicide” argument?

Dichiaro che la vasta maggioranza delle persone morte a Jonestown sono state assassinate.
Inizierò col suddividere coloro che considero assassinati, cominciando dal gruppo di persone a cui fu praticata a forza un’iniezione di veleno. Si tratta di un fatto storico che nessun documentario o film ha mai deciso di discutere e nemmeno di rappresentare. In tutte le interviste che ho fornito, ho parlato di corpi con ascessi che ho visto di persona. E ciò nonostante, questo fatto non è mai stato riportato. Potrebbe essere che la realtà manca del tutto dalla rappresentazione fornita dai media perché non si adatta alla tesi del “suicidio di massa”?

E con questa constatazione del “supertestimone” di ABC News, scritta ancora nel gennaio del 2015, stendiamo un pietoso velo su quei “giornalisti” che ancora oggi strombazzano le menzogne sperando di sovrastare la verità con il semplice volume dei loro sbraiti, e sulla pochezza degli esperti “fai-da-te” delle associazione anti-cult che ne echeggiano i versi.


Tim Carter aveva ragione nel 2015 e ha ragione ancora oggi: alcuni mass media devono proporci a tutti i costi la fantasia del suicidio di massa, sperando che a furia di ripeterla qualcuno si decida a crederci. I loro costanti fallimenti degli ultimi 40 anni ci danno una misura di quanto l’opinione pubblica li tenga in considerazione e valuti gli “esperti fai-da-te” che li usano come base per la propria stessa esistenza.

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