mercoledì 3 ottobre 2018

La strage di Waco del 1993 (epilogo): la vera storia di un disastro «anti-sette»

Siamo giunti ad una naturale conclusione del ciclo di contributi di Epaminonda riguardanti la tragedia di Waco in Texas (USA) consumatasi fra febbraio e aprile 1993.

Abbiamo ora un quadro d’insieme di come si svolse la vicenda e possiamo ragionevolmente affermare di aver ricostruito la verità dei fatti.

Dietro all’eccidio, vi è l’indebita e deleteria influenza di un «anti-sette», Rick Ross (un militante dedito alla «deprogrammazione», dato non trascurabile e che non va dimenticato) e della sua associazione (l’allora Cult Awareness Network o CAN) coinvolta nella propaganda ideologica e mediatica contro i «nuovi movimenti religiosi»: solo a seguito delle loro trame e dei loro interventi si sono potuti verificare gli errori madornali, da parte dei funzionari statali e delle forze dell’ordine, che hanno portato al massacro di un’ottantina di persone.

Ma non rubiamo altro tempo alla lettura e lasciamo spazio a questo nuovo e – crediamo – ultimo resoconto ben documentato su quella tristissima realtà storica.

Per un più rapido riferimento, riepiloghiamo tutti i post precedenti sul medesimo tema:
- [08 Agosto 2018] La strage di Waco: propaganda «anti-sette» moralmente responsabile?




di Epaminonda


WACO IL BILANCIO DI UN DISASTRO TOTALE ALIMENTATO 
DAGLI “ANTI-CULT” AMERICANI


Concludiamo la nostra panoramica sulla tragedia di Waco fornendo un bilancio del disastro e alcuni elementi che ci aiutano a comprenderne lo scenario da un punto di vista umano.

L’ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms), ente governativo statunitense incaricato di proteggere i prodotti sottoposti a monopolio di stato, iniziò l’indagine sui Branch Davidians il 9 giugno 1992 seguendo una pista collegata all’acquisto e alla vendita di armi. Il gruppo religioso disponeva di una regolare licenza in tal senso e si sosteneva commerciando (legalmente) armi da fuoco.

Il sospetto era nato dalla segnalazione di un postino che si era spaventato nel rendersi conto che stava recapitando al complesso delle armi da fuoco e ne aveva parlato alla moglie la quale poi si era rivolta all’ufficio dello sceriffo locale. L’ATF avrebbe dovuto condurre un’indagine amministrativa per stabilire se fosse tutto in regola. Questa indagine, in origine del tutto innocua e comparabile a un accertamento fiscale, si trasformò invece in una vera e propria caccia alle streghe unicamente grazie all’influenza esercitata sull’ATF dal deprogrammatore Rick Ross e dal CAN (Cult Awareness Network) che, sfruttando il contributo di un fuoriuscito del gruppo, Marc Breault, costruì un castello impressionante di menzogne.

Senza consultarsi con i veri esperti in materia e nemmeno con lo sceriffo locale che conosceva i Branch Davidians molto bene, l’ATF preparò un vero e proprio assalto militare con l’impiego di 80 agenti alcuni dei quali addestrati militarmente dalle forze speciali dell’esercito statunitense.

La comunità dei Branch Davidians e il suo leader, David Koresh, avevano mantenuto rapporti estremamente cordiali con la popolazione di Waco e con lo sceriffo del posto fino a quel momento. L’ATF avrebbe potuto utilizzare questi contatti per interrogare pacificamente Koresh fuori della comunità e per constatare la situazione. Lo avrebbe anche potuto arrestare privatamente quando Koresh usciva dalla comunità in compagnia di agenti sotto copertura che l’ATF aveva inserito nel gruppo. Gli agenti decisero invece di dare ascolto unicamente a Rick Ross e al CAN confezionando una serie di menzogne che poi utilizzarono per ottenere un mandato di perquisizione e l’autorizzazione all’attacco armato.

Questo mio sunto è costituito da fatti che sono stati ampiamente documentati da indagini successive condotte anche dal Congresso degli Stati Uniti.

L’attacco che sarebbe dovuto essere “a sorpresa”, fu ampiamente preannunciato da una campagna denigratoria contro Koresh e la sua comunità sulla stampa locale, anche questa istigata dal CAN. Preoccupati per le proprie vite, i Branch Davidians si prepararono alla difesa in quello che fu il più costoso, peggio pianificato e più cruento raid che sia mai stato condotto dall’ATF e probabilmente da qualsiasi altra agenzia governativa statunitense.

Un convoglio di 80 mezzi lungo due chilometri e zeppo di agenti armati di tutto punto con armi militari, arriva a Waco nelle prime ore della mattina.


Alle 9:50 del 28 febbraio 1993 scatta il raid che causa la morte di 4 agenti dell’ATF e di 6 membri dei Branch Davidians (tra cui una donna e il figlio piccolo che stava allattando, a quanto pare uccisa da proiettili entrati dal tetto nella sua camera).

David Koresh aveva cercato di evitare l’attacco avviando negoziati con la polizia appena prima che il raid iniziasse, ma i funzionari dell’ATF, accecati dalla propria incompetenza e dalla propaganda fornita loro da Rick Ross e dal CAN (che avevo descritto in sintesi nel mio primo contributo), decisero di attaccare in ogni caso.

Non è affatto strano che gli agenti fossero partiti con l'idea di dover usare il pugno di ferro con quella piccola comunità religiosa: su tutti i giornali si leggeva di Koresh come di un fanatico che predicava l'imminente fine del mondo, si insinuavano promiscuità sessuali e si spettegolava di matrimoni con minori, ecc. In pratica la solita tiritera che troviamo sui media nostrani ai giorni nostri: "le sette rovinano le famiglie", fanno il "lavaggio del cervello", accumulano o "rubano soldi", segregano o "fanno scomparire la gente", ecc. Vere o false o presunte che siano queste accuse, intanto la reputazione dei diversi gruppi e dei loro leader viene fatta a brandelli, ovviamente le autorità competenti vengono aizzate contro di loro e ne conseguono processi, irruzioni di polizia, carcerazioni, o come in questo caso addirittura un attacco armato. Così i propagandisti possono "denunciare" i "guai" che girano attorno alle "sette" suscitando indignazione e riempirsi la bocca con le loro balzane teorie.

Ma torniamo a quella fine febbraio del 1993: non è chiaro è chiaro chi abbia sparato per primo, di certo fu un attacco all’ultimo sangue e le “truppe” dell’ATF smisero di sparare solo perché avevano terminato le munizioni.

Gran parte dei Branch Davidians si erano ritirati in preghiera, e solo un gruppo scelto di uomini si era fatto carico della difesa. David Koresh fu ferito durante il raid, ma alle 11:30 si raggiunse un cessate il fuoco. Nonostante questo, alle 16:55 Michael Schroeder, un Davidiano di 29 anni che era uscito per lavoro e che stava cercando di tornare al complesso per riunirsi alla propria famiglia, viene ucciso mentre tenta di raggiungere l’edificio: sette colpi sparati da dietro, uno negli occhi, uno nel cuore e cinque alla schiena. Michael era disarmato e aveva saputo del raid alla radio ascoltando un’intervista rilasciata poco prima dallo stesso David Koresh.

Era arrivato al complesso in modo pacifico e aveva superato i posti di blocco dell’ATF che l’aveva lasciato passare. I colpi furono sparati da cecchini e il suo corpo fu lasciato appeso sulla recinzione per 5 giorni nonostante i Branch Davidians avessero cessato il fuoco per consentire il recupero da parte dell’ATF dei propri feriti e dei propri agenti morti.


Per giustificare l’uccisione di Schroeder, l’ATF dichiarò alla stampa che aveva cercato di aprirsi un varco con le armi nel tentativo di lasciare il complesso quando invece stava semplicemente cercando di raggiungere la sua giovane moglie e il figlio di 4 anni intrappolati all’interno. Il suo corpo, parzialmente divorato da uccelli rapaci e cani randagi, fu recuperato da un elicottero che lo agganciò con un gancio in metallo, neanche fosse un quarto di bue, e lo trasportò altrove. Le successive indagini condotte sulle atrocità commesse dall’ATF hanno portato alla luce la realtà dei fatti, denunciati fra l’altro in questo video di cui qui sopra c'è un brevissimo estratto.

Dopo il clamoroso fiasco dell’ATF, sul luogo arrivarono 900 agenti governativi. Un costo finale stimato di 11 milioni di dollari per un assedio durato 51 giorni e per le successive indagini e i vari processi che ne sono seguiti.


Il 19 aprile 1993, anziché continuare nelle trattative, che avevano condotto fino a quel momento al rilascio di due dozzine di bambini, l’Attorney General (procuratore generale) degli Stati Uniti autorizza un raid finale dell’FBI che impiega carri armati per lanciare 400 barili di lacrimogeno infiammabile e tossico all’interno del complesso dove c’erano ancora molte donne e bambini.

L’attacco culmina nell'incendio del complesso e nella morte di 76 persone, di cui 21 bambini e dello stesso David Koresh. Il risentimento creato nella popolazione del Texas da questo chiaro esempio di brutalità, incompetenza e abuso di potere, portò ad altri 168 morti nell’aprile del 1995, nel giorno del secondo anniversario della strage. In questa circostanza, Timothy McVeigh, attaccò l’Alfred P. Murrah Federal Building a Oklahoma City a bordo di un camion carico di quasi tre tonnellate di carburante e nitrato di alluminio provocando 168 morti.


Vediamo quindi che, complessivamente, l’azione destabilizzante e venefica del CAN e del suo “apostolo” Rick Ross ha portato alla morte diretta di complessivamente 81 persone a Waco e di 168 persone a Oklahoma City, al dispendio di enormi somme di denaro governativo e al coinvolgimento di un vero e proprio esercito di agenti e politici che hanno portato a due dei fiaschi più colossali nella gestione pubblica americana e al più grave attentato terroristico condotto da un cittadino americano su territorio statunitense.

Ancora oggi, a distanza di 25 anni, le braci del risentimento alimentano scontri politici e frizioni sociali. Un bilancio disastroso che mostra la pericolosità del CAN (peraltro sottolineata anche da figure accademiche) e delle organizzazioni che ne emulano l’operato, come pure la vulnerabilità dei governi distratti e incompetenti che vi prestano orecchio. Un prezzo politico troppo alto da pagare per qualsiasi amministratore pubblico che tenga a cuore la propria carriera.

Tutti i personaggi pubblici coinvolti nella vicenda di Waco, a partire dal procuratore generale Janet Reno, per arrivare fino al presidente Bill Clinton, ne sono rimasti stigmatizzati per sempre. Clinton ne pagò le conseguenze immediatamente: nel 1994 la vicenda favorì l’elezione di un Congresso statunitense a maggioranza repubblicana chiaramente antagonista alla sua amministrazione.


Questa vicenda è stata utilizzata persino per attaccare Hillary Clinton nella sua campagna presidenziale del 2016, accusandola di essere stata lei a fare pressione su Janet Reno affinché desse il via libera al raid finale dell’FBI. E tutti conosciamo l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Poco prima delle elezioni del 2016 era stato anche pubblicato un libro dal titolo The Clintons’ War on Women (qui sopra il frontespizio), che riporta nelle prime pagine un memoriale di tutte le vittime del rogo finale di Waco con le relativa età:

Chanel Andrade, 1
Jennifer Andrade, 19
Katherine Andrade, 24
George Bennet, 35
Susan Benta, 31
Mary Jean Borst, 49
Paolo Cohen, 38
Abedowalo Davies, 30
Shari Doyle, 18
Beverly Elliot, 30
Doris Fagan, 51
Yvette Fagan, 32
Lisa Marie Farris, 24
Raymond Friesen, 76
Sandra Hardial, 27
Diana Henry, 28
Paulina Henry, 24
Phillip Henry, 22
Stephen Henry, 26
Vanessa Henry, 19
Zilla Henry, 55
Novellette Hipsman, 36
Floyd Houtman, 61
Sherri Jewell, 43
David M. Jones, 38
Bobbie Lane Koresh, 2
Cyrus Koresh, 8
David Koresh, 33
Rachel Koresh, 24
Star Koresh, 6
Jeffery Little, 32
Nicole Gent Little (incinta), 24
Dayland Lord Gent, 3
Paiges Gent, 1
Livingston Malcolm, 26
Anita Martin, 18
Diane Martin, 41
Lisa Martin, 13
Sheila Martin, Jr., 15
Wayne Martin, Jr., 20
Wayne Martin, Sr., 42
Abigail Martinez, 3
Audrey Matinez, 13
Crystal Martinez, 3
Joseph Martinez, 8
Julliete Martinez, 30
John-Mark McBean, 27
Bernadette Monbelly, 31
Melissa Morrison, 6
Rosemary Morrison, 29
Theresa Nobrega, 48
James Riddle, 32
Rebecca Saipaia, 24
Judy Schneider, 41
Steve Schneider, 43
Mayanah Schenider, 2
Clifford Sellors, 33
Scott Kojiro Sonobe, 35
Floracita Sonobe, 34
Aisha Gyrfas Summers (incinta), 17
Gregory Summers, 28
Startle Summers, 1
Hollywood Sylvia, 1
Lorraine Sylvia, 40
Rachel Sylvia, 40
Chica Jones, 2
Michelle Jones Thibodeau, 18
Serenity Jones, 4
Little One Jones, 2
Margarida Vaega, 47
Neal Vaega, 38
Mark H. Wendell, 40

La dedica del libro dice:

“In ricordo delle settantasei persone, membri della Chiesa dei Branch Davidians, che sono morte nelle loro case a Mount Carmel, Texas, il 19 aprile 1993, a seguito delle decisioni e le azioni di Hillary Clinton. La stragrande maggioranza di queste persone erano donne. Dei diciotto bambini tutti di età inferiore agli 8 anni che sono morti a Waco, 2 non erano ancora nati.”

L’ennesima dimostrazione che le organizzazioni come il CAN e di individui come Rick Ross possono essere letali non solo per le loro vittime spesso innocenti, ma anche per i politici e gli amministratori che prestano loro ascolto.

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