martedì 17 aprile 2018

Contributo esterno - demolizione definitiva della controversa teoria del «lavaggio del cervello» (parte 1)

È arrivato il momento di prendere di petto l’annosa questione della propaganda «anti-sette» a proposito del controverso «plagio» mentale, da loro denominato anche «manipolazione mentale» o «lavaggio del cervello». È giunta l’ora di fare chiarezza.

Sul nostro blog abbiamo lambito questo argomento in più occasioni, vuoi sbugiardando le «fake news» di Sonia Ghinelli del FAVIS, vuoi riportando il parere di studiosi qualificati, vuoi fornendo qualche cenno storico di cosa fosse davvero il «brainwashing».

Ma il tema è di tale importanza che richiede senza dubbio approfondimenti, e ce ne fornisce lo spunto proprio il presidente del CeSAP Luigi Corvaglia, come si leggerà nell’articolo.

Pubblichiamo dunque la prima parte di quello che è inteso a diventare un resoconto più possibile completo ed articolato, realizzato dal nostro più appassionato contributore che s’è preso a cuore la materia.

Riteniamo che questo post vada letto con la dovuta attenzione non solo da chiunque nutra un qualche interesse nella sfera dei nuovi movimenti religiosi, ma anche e soprattutto da tutti coloro che di quel mondo si occupano in qualche maniera, o perché lo osteggiano o perché lo sostengono o perché ne fanno parte.




di Epaminonda


CROLLA LA TEORIA DEL LAVAGGIO DEL CERVELLO
SOMMERSI DALLA FRANA ALCUNI TRA
I MAGGIORI ESPONENTI ANTI-SETTE


Il cataclisma che sta frantumando le basi del movimento anti-sette italiano è cominciato con alcune scosse sismiche che hanno perturbato i forum Internet nei quali questo genere di personaggi tende ad albergare, per poi propagarsi ad una complessa e dettagliata ramificazione di documenti atti a mostrare in modo conclusivo che la tesi del “lavaggio del cervello” (alias “plagio”), quando applicata al mondo dei movimenti religiosi, non ha nessun fondamento scientifico.

Si tratta di un parere definitivo pronunciato niente meno che dall’American Psychological Association di fronte alla corte suprema dello stato della California dopo anni di studi condotti da esperti dell’APA e da psichiatri che, a loro volta, erano decisamente e dichiaratamente sfavorevoli al mondo delle nuove religioni e delle “sette” in generale. Si tratta quindi di una conclusione raggiunta dai maggiori esponenti scientifici mondiali nel campo anti-sette che, nonostante avessero una posizione chiaramente di parte, non sono stati in grado di corroborare in alcun modo l’esistenza di quel fenomeno.

Ma non finisce qui: il rapporto dell’APA chiarisce che non solo il lavaggio del cervello, ma anche la teoria della “persuasione coercitiva” non è scientificamente sostenibile quando riferita al mondo religioso e delle “sette”. In buona sostanza, il reato di plagio che gli anti-sette nostrani vorrebbero riesumare dal suo sepolcro muffito, non solo è un’aberrazione in termini costituzionali e legali, un retaggio politico del fascismo, ma non ha nemmeno alcuna base scientifica.


La cosa che ci lascia stupefatti è che il rapporto dell’APA risale al febbraio del 1987, quando l’associazione pubblicò un memorandum volontario in occasione del caso di Molko e Tracy Leal contro la Unification Church statunitense, e non è mai stato smentito da allora, anzi si sono aggiunti altri documenti che ne avvalorano la sostanza.


Per giunta, la relazione dell’APA è stata per anni cosa ben nota al mondo degli anti-sette italiani visto che è stata anche oggetto di controversie e testimonianze davanti a organismi parlamentari europei e statunitensi da parte di Massimo Introvigne, co-fondatore e tuttora direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), uno dei principali esperti di nuovi movimenti religiosi su scala internazionale, che lo sostiene quando argomenta per confutare le tesi di organismi controversi come la FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e di Informazione sulle Sette e i Culti), principalmente rappresentata in Italia da Luigi Corvaglia, presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) e membro del Consiglio d’amministrazione e del Comitato Scientifico della stessa FECRIS.

La frattura è profonda e divide quindi gli stessi esponenti del mondo anti-sette italiano ed europeo. La ricerca originale è stata condotta e completata negli Stati Uniti da uno degli organismi più attivi nella lotta contro i nuovi movimenti religiosi in tutto il mondo, l’APA, che ha avuto modo di studiarne a fondo le dinamiche e testimoniare nei tribunali statunitensi con numerose perizie.

A quella ricerca parteciparono psicologi e psichiatri che si possono considerare tra i maggiori avversari dei nuovi movimenti religiosi su scala mondiale, come ci spiega lo stesso Introvigne. Ma – giova ribadirlo – nonostante le proprie posizioni chiaramente di parte, essi non hanno potuto in alcun modo dimostrare che le teorie del “lavaggio del cervello” (o del “controllo mentale” o della “persuasione occulta”) nelle “sette” avessero alcun fondamento scientifico tale da potersi sostenere davanti a un tribunale.


La profondità di questa spaccatura all’interno dei movimenti anti-sette europei è tale da provocare le scosse telluriche che hanno cominciato a manifestarsi su forum dedicati a questi personaggi.

Il presente articolo non ha ancora la presunzione di fornire una visione generale e completa della vicenda (anche perché le informazioni sono davvero abbondanti e supportate da numerosi documenti che meriterebbero, ciascuno, una nota a parte); questo primo contributo ha però l’obiettivo di segnalare il disgregamento delle posizioni pubbliche di questi gruppi e di fare un primo “inventario” delle vittime coinvolte nel crollo. Dubitiamo che al termine di tale disamina (che durerà necessariamente qualche settimana) troveremo dei superstiti, quindi per ora sarà sufficiente compilare una prima lista dei personaggi coinvolti.

Tutto comincia con un articolo di Raffaella di Marzio, docente e studiosa di sette e religioni, corrispondente italiana di ICSA (International Cultic Studies Association) nonché collaboratrice del già citato CESNUR e direttrice di del Centro Studi sulla Libertà di Religione e Coscienza (LIREC): si tratta di un’intervista pubblicata su Agenzia Radicale nel maggio del 2013:


In quell’articolo si parla di plagio e di nuovi movimenti religiosi, e la Di Marzio formula due dichiarazioni dirompenti per il mondo degli anti-sette.

Alla domanda:
I movimenti che lottano contro le “sette” sostengono che, dall’abolizione del reato di plagio per incostituzionalità, sia oggi impossibile un contrasto efficace agli abusi psicologici in ambito religioso, e che serve una legge sulla “manipolazione mentale”. Qual è la tua opinione su questo?

La Di Marzio risponde:
Io questa opinione la condividevo, l’ho condivisa fino alla fine degli anni Novanta. Dopodiché, con più esperienza e con più studio, mi sono accorta che è un’opinione del tutto sbagliata. Ed è quello che ho detto in commissione Giustizia quando sono stata audita. Perché non c’è nessun fondamento scientifico che possa attestare quando una persona è manipolata mentalmente e quando non lo è. Nessuno può misurare il grado di libertà di scelta di una persona, perché non è come misurare la febbre. E’ una cosa molto complessa.

Perciò si dichiara apertamente contraria al ripristino del reato di plagio dopo averlo sostenuto a lungo.

Dopo di che, alla domanda:
Che cos’è la “manipolazione mentale”?

La Di Marzio sgancia la seconda bomba:
La manipolazione, l’influenza più o meno indebita sulle persone è un fatto naturale, che avviene tutti i giorni. Anche una madre che costringe il proprio figlio ad andare al catechismo e il bambino non vuole applica una forzata manipolazione, magari promettendogli qualcosa o negandogli qualcosa. C’è stato un solo tentativo molto importante, che è stato fatto da alcuni gruppi anti-sette, ma anche studiosi che accettavano questa idea negli Stati Uniti, di far approvare dall’American Psychological Association una deliberazione, un rapporto nel quale si sosteneva che nei gruppi religiosi esiste questa forma di manipolazione, lavaggio del cervello, controllo mentale.
L’APA ha chiaramente detto che non c’è nessuna forma di manipolazione mentale applicata ai gruppi religiosi che si possa definire tale, ma che la persuasione coercitiva, che tutti gli psicologi studiano, è un fenomeno che avviene in ogni ambito e non ce n’è uno specifico che si possa applicare ai gruppi religiosi.

In buona sostanza, la Di Marzio dà visibilità allo studio condotto dall’APA inserendolo nel contesto italiano.

Il 9 aprile 2018, a distanza di quasi cinque anni, Luigi Corvaglia pubblica su di un proprio blog dal titolo “Culti e Libertà” un goffo tentativo di smentire quella posizione mediante un suo articolo intitolato: “Disinformatia #1: Il lavaggio del cervello non esiste. Lo dice l’ American Psychological Association (APA)”.

Corvaglia tenta di minare la posizione che Introvigne mantiene da anni e che lo stesso Introvigne argomenta con dovizia di documentazione, ma di fatto riesce soltanto a citare articoli di riviste, la recensione di un libro e una telefonata fatta da una sua amica psicologa anch’ella in orbita FECRIS, Jania Lalich, all’APA e all’American Sociological Association, alla quale ha risposto l’Ufficio Affari Pubblici parlando di lavaggio del cervello senza alcun riferimento ai movimenti religiosi. Un po’ come se uno studioso, per conoscere la posizione di un centro di ricerca universitario in merito a un dato tema, telefonasse al centralino dell’ateneo. Insomma, un’evidente aporia adombrata da argomentazioni poco convincenti.

Nulla di paragonabile al memorandum scientifico che invece il prog. Introvigne ha pubblicato integralmente e che aveva commentato con queste parole:
La memoria sosteneva che, applicata ai nuovi movimenti religiosi, la teoria della persuasione coercitiva ‘non è accettata nella comunità scientifica’ e che la relativa metodologia ‘è stata ripudiata dalla comunità scientifica’. Sarebbe difficile esprimere una posizione in termini più chiari, e la memoria precisava che, applicate ai nuovi movimenti religiosi, le teorie del ‘controllo mentale’ devono essere considerate ‘non accettate dalla comunità scientifica’ a prescindere dal loro nome: ‘lavaggio del cervello’, appunto ‘controllo mentale’, o - come la Singer preferisce – ‘persuasione coercitiva’.

Ma l’aspetto forse più interessante della ricerca condotta da Introvigne è che il famoso rapporto APA fu pure commentato da due esperti esterni. Uno di quei due commenti, scritto dalla professoressa Catherine Grady è stato incluso nelle carte di un processo celebratori negli Stati Uniti. E’ quindi diventato un atto pubblico e formale. Citiamo sempre Introvigne:
La professoressa Grady concludeva che le tecniche attribuite dalla task force ai movimenti religiosi ‘non sono definite e non possono essere distinte dai metodi usati nella pubblicità, nelle scuole elementari, nelle Chiese maggioritarie, tra gli Alcolisti Anonimi e tra i Weight Watchers’. I riferimenti al danno, scriveva la Grady, sono ‘estremamente confusi’: ‘Sono tutti ritagli di giornale senza conferme e senza prove, e processi pendenti. Non si tratta di prove’.

Quindi la dott.ssa Grady ha stigmatizzato proprio le tecniche usate oggi da Corvaglia: ritagli di giornale, recensioni di libri, citazioni incomplete e decontestualizzate proprio come quelle di una persona che riceve una telefonata e, senza essere un esperto in materia (è l’addetto ai contatti con l’esterno), si rifiuta naturalmente di prendere una posizione e nemmeno risponde alla domanda originale. In sostanza dicerie, chiacchiere da salotto, informazioni distorte senza appropriati approfondimenti scientifici.

A ulteriore dimostrazione del fatto che l’articolo di Corvaglia risente di un certo "fiato sul collo" e si affida a mezzi assai poco accademici, ecco che a dargli manforte e a tentare di amplificare le sue tesi spunta fuori uno dei più chiassosi sostenitori del CeSAP, peraltro già adeguatamente e più volte sbugiardato proprio in questo blog, Pier Paolo Caselli. Costui apre una discussione su un newsgroup titolando addirittura: “La bufala del secolo” e limitandosi a linkare il post di Corvaglia su “Culti e Libertà” con il seguente commento:
Ergo: quella dell’ APA che sconfessa il brainwashing è una bufala. Da rubricare nella scheda “disinformazione”

Non contento, Caselli se la prende con la prof.ssa Di Marzio (ma si sa, questa studiosa è sempre stata nel mirino del CeSAP) in un post che in seguito rimuove (ma che è ancora online):
Beh d'altronde la Di Marzio riesce a trovare spazio soprattutto tra i propalatori di bufale (…)

Sfortunatamente per Caselli, ad altri utenti di quel newsgroup (che neppure sono studiosi o accademici!) non sfuggono le incongruenze espresse da Corvaglia, tanto che nello svilupparsi di quel botta e risposta vi sono diversi richiami al rapporto APA, ai quali purtroppo Caselli non fa che reagire in modo inconsulto.

La discussione prosegue infatti coinvolgendo altre persone e altri temi che saranno però oggetto di una prossima puntata in quanto esulano dall’argomento principale di questo post.

Per ora, si può già desumere un primo bilancio: gli esponenti anti-sette italiani sono profondamente divisi su questioni fondamentali, come l’esistenza del “plagio” alias “lavaggio del cervello” da parte delle “sette”.

Alcuni esperti del settore che sembrano essere più informati, come per esempio Introvigne, citano una ricerca scientifica pubblicata dall’APA e presentata per la prima volta in tribunale nel 1987 dove si conclude che la tesi del lavaggio del cervello, del controllo mentale e della persuasione coercitiva applicata al mondo delle sette e dei nuovi movimenti religiosi non è accettata dalla comunità scientifica. Crollano quindi le fondamenta dei sostenitori del plagio, i quali improvvisamente devono ammettere di non aver mai letto il rapporto oppure di averlo ignorato, o in alternativa riportano (come Corvaglia) dicerie che già sono stigmatizzate nello stesso rapporto originale.

Tutto sommato, gli anti-sette fanno una figura davvero meschina.

Per dirlo nuovamente con la professoressa Grady:
Sono estremamente confusi.
Sono tutti ritagli di giornale senza conferme e senza prove, e processi pendenti.
Non si tratta di prove.

4 commenti:

  1. sarebbe interessante imparare a discernere gli spiriti, anzi che ripetutamente domandarsi se esiste o no il plagio. come c'è il male, così c'è il plagio; sono amici concatenati, vivono in simbiosi, per qualche teorico è definito come un male necessario. l'unica certezza di questo giochetto, è che alla base evapora e proprio sparisce l'affermazione: "non fare all'altro, ciò che non vorresti fosse fatto a te"

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    1. Lei ha ragione e cita un principio di vita che ha dell'universale e dovrebbe essere osservato da chiunque e in ogni dove (a prescindere dalla propria fede cristiana) in qualità di cittadino del mondo.
      Grazie per il suo breve ma immenso pensiero.

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  2. Eh si sono d’accordo, prima di portare avanti certe campagne di odio bisognerebbe farsi un piccolo esame di coscienza. Ma chi fa queste cose per la fama e i soldi, la coscienza non ce l’ha.

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