di Epaminonda
Quando persino un colosso come Facebook viene messo in ginocchio per aver favorito la veicolazione di fake news e aver contribuito all’alterazione dei risultati elettorali.
Quando Mark Zuckerberg in persona deve comparire davanti al Congresso statunitense per “prendersi la colpa” e dichiarare di non essere all’altezza.
Quando infine la borsa americana lo boccia svalutando le azioni di Facebook per un valore di quasi 50 miliardi di dollari.
Allora ci rendiamo conto che il problema delle fake news e della stampa prezzolata ha radici molto profonde e cure tutt’altro che facili.
In Italia questa settimana abbiamo tutti notato un turbinio di notizie sulla chiusura di BUTAC.it, vale a dire Bufale un Tanto Al Chilo, un sito che si propone di selezionare e segnalare le bufale ai propri lettori e che viene gestito da Michelangelo Coltelli, un gioielliere bolognese che fa il blogger a tempo perso.
Il sito in questione annovera diversi interventi fatti a sproposito, anche sostenuti da chi fa della disinformazione la propria attività quotidiana. Vedasi per esempio l’uscita di BUTAC in relazione alla candidata 5 Stelle Tiziana Santaniello, presentata come una “pericolosa adepta di un movimento che propugna di guarire il cancro con lo yoga” come ha riferito Sonia Ghinelli [ce ne siamo occupati anche noi in un nostro post, ndr] salvo poi dover fare i conti con la protesta della stessa candidata presa di mira, che dichiarava di essere allibita di fronte all’attacco strumentale che stava patendo.
Il provvedimento con cui è stato oscurato il sito BUTAC nasce dalla Procura della Repubblica di Bologna su richiesta della Procura della Repubblica di Brindisi a seguito di una denuncia presentata da un dottore che pratica medicina alternativa e che si era dichiarato danneggiato da un articolo comparso su BUTAC nel 2015. Quindi il sequestro del sito avviene ben tre anni dopo l’incidente. Un iter decisamente lento anche per la giustizia italiana. Ma la risposta della stampa nazionale non si fa attendere.
Tanto che persino Enrico Mentana scende in campo per difendere Coltelli, parlando di “misura molto grave, quasi da censura fascista”.
Flavia Perina, giornalista e precedentemente deputata, dichiara: “Italia unico Paese dove anziché colpire le fake news menano chi le denuncia”. E naturalmente non manca neppure il commento della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), sindacato dei giornalisti professionisti, che dichiara:
“Non c’è alcuna proporzione fra l’oscuramento dell’intero sito web e la presunta diffamazione contenuta in un solo articolo. A questo punto è chiaro che la circostanza che il sito non è una testata giornalistica registrata è del tutto ininfluente: è in gioco la libertà di manifestazione del pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione.”
Insomma una levata d’armi contro chiunque osi mettere in dubbio l’operato di Coltelli. A questo punto non comprendiamo: la FNSI è un ente che ha da sempre difeso gli interessi di una classe molto ristretta, quella dei giornalisti professionisti. Non si cura nemmeno delle sorti dei numerosi giornalisti che sono iscritti all’albo dei pubblicisti e che avrebbero probabilmente più titolo di Coltelli per essere tutelati; però alza prontamente gli scudi in favore di un gioielliere e blogger part-time che guarda caso ha attaccato un medico che, pur essendo iscritto all’ordine nazionale dei medici, propone metodi di cura “olistici” (che prendono in considerazione tutti gli aspetti fisici della persona) e che rifuggono dall’uso di farmaci quando possibile.
Scopriamo che Coltelli, tenendo fede al proprio nome, non si è limitato a “smentire informazioni fasulle pubblicate da altri”, come sarebbe lo scopo dichiarato del suo sito, ma ha attaccato direttamente il medico in questione con un articolo intitolato: “L’oncologo olistico e l’autoguarigione” dove si sviliscono senza mezze parole le teorie proposte dal medico. Ecco le frasi pubblicate su BUTAC: “Anzitutto ci troviamo davanti a un caso in cui l’iscrizione all’albo non è garanzia di professionalità. Nonostante le specializzazioni conseguite, l’oncologo in questione pratica e diffonde le teorie della medicina olistica. Per chi non lo sapesse, trattasi di medicina alternativa-fuffa”.
L’articolo paradossalmente è stato segnalato come reperibile anche dopo il sequestro del sito e ci troviamo quindi di fronte a un gioielliere che esprime un parere definitivo su terapie proposte da un medico debitamente laureato, iscritto all’ordine e specializzato in materia. Da che parte stanno le fake news a questo punto? Come mai Mentana e la FNSI insorgono a sostegno di Coltelli che si presenta con una “redazione” senza essere nemmeno iscritto all’ordine dei giornalisti e senza avere un direttore responsabile come richiesto per una testata credibile?
Quale sarebbe stata la posizione di Mentana e della FNSI se Coltelli avesse invece attaccato, dall’alto della propria presunta “conoscenza medica e scientifica”, le case farmaceutiche? Vediamo quindi che le news diventano fake a seconda del verso in cui le si guarda e a seconda degli interessi che proteggono oppure danneggiano. Ma in fondo Coltelli è stato onesto fin dal principio. Ha chiamato il proprio sito Bufale un Tanto Al Chilo. Non ha mai detto che le bufale fossero solo quelle degli altri. Un esempio di trasparenza che andrebbe seguito anche per il resto della stampa “ufficiale” italiana. La stessa che lo difende con tanto fervore.
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