Ciò nonostante, vogliamo ugualmente esplicitare quanto segue perché riteniamo giusto che ne rimanga traccia, reputiamo doveroso documentare lo stretto legame che intercorre fra la «polizia religiosa» degli «anti-sette», meglio nota come «Squadra Anti-Sette» o SAS, e una ristretta frangia estremista della Chiesa Cattolica; una frangia – sia chiaro – tutt’altro che rappresentativa della stragrande maggioranza dei cattolici (praticanti e non).
Quello che qui evidenziamo è un legame, fra l’altro, palesemente contraddittorio rispetto agli stessi valori fondanti della Repubblica Italiana, il cui dettato costituzionale è improntato al principio della «libera chiesa in libero stato».
In spregio a quel cardine su cui s’impernia il pilastro del nostro governo, è cosa risaputa sin dall’istituzione della SAS (dicembre 2006) che il referente ufficiale di questo singolare corpo di polizia è un prete cattolico, don Aldo Buonaiuto, di posizioni notoriamente intransigenti e addirittura autore di testi in cui qualifica come «setta» tutto ciò che non segue la dottrina della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Abbiamo adoperato il vocabolo «intransigente» non a caso, poiché descrive bene la condotta di don Buonaiuto e dei poliziotti della SAS (per lo meno quelli più vicini all’ambiente «anti-sette»).
Ma quanto sono intransigenti costoro?
Tanto da produrre accuse fasulle che conducono a una persecuzione giudiziaria (come nel triste caso degli inesistenti «Angeli di Sodoma»); tanto da movimentare ogni giorno la macchina del fango nei confronti dei gruppi spirituali; tanto da pilotare l’informazione su vasta scala per mettere in atto una vera e propria manipolazione mentale di massa al fine di generare allarmismo e intolleranza verso tutto ciò che è anticonformista.
Infatti, la loro intransigenza assume sovente un carattere addirittura più ampio e finisce per non prendere più di mira solo i «movimenti religiosi alternativi» (come si accennava a proposito di Luigi Corvaglia in questo post), ma addirittura aspetti completamente differenti della vita personale.
Ecco cosa scrive ad esempio Giovanna Balestrino, in qualità di rappresentante del GRIS (già «Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette», dal 2001 «Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa»):
Si tratta della stessa Balestrino che, in quanto esponente del GRIS, è direttamente a contatto con la SAS e i suoi principali dirigenti, come ella stessa vanta spesso e pubblicamente sempre dalla propria pagina Facebook:
Il legame fra la frangia cattolica estremista e la SAS è comunque noto anche da altri elementi, i quali però riconducono sempre a don Aldo Buonaiuto oppure al GRIS.
Nel comunicato che segue, ad esempio, si era avuto l’intervento di un rappresentante della magistratura addirittura ad un convegno del GRIS a proposito di esorcismo:
Controllo del comportamento… proibire piercing e tatuaggi non ricadrebbe in questa stessa categoria?
Considerando i risultati spesso disastrosi della propaganda «anti-sette» e della psicosi che essa genera (un esempio recente lo abbiamo raccontato solo la scorsa settimana), quelle della Balestrino che a prima vista possono apparire delle raccomandazioni materne magari solo un po’ apprensive, assumono invece un tenore decisamente inquietante.
Tornano alla mente le grida «dagli all’untore» di manzoniana memoria, ma speriamo di essere in errore.
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