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venerdì 20 luglio 2018

Aggiornamento breve - una lamentela incoerente dell’avvocato di AIVS

Abbiamo parlato in precedenza di Annalisa Montanaro, avvocato di AIVS e amica di Lorita Tinelli.

Di lei ci aveva sorpreso il modo improvviso in cui l’avvocatessa tarantina era saltata sul carro degli «anti-sette» senza però avere svolto il benché minimo studio sul fenomeno delle nuove religiosità ma essendosi semplicemente fidata dei racconti dell’amica psicologa, come peraltro ella stessa candidamente rivelò in pubblico un anno fa:


A maggior ragione sono sbalorditive certe sue proteste, come questa che segue:


La Montanaro si lagna (con un lessico piuttosto colorito, ca va sans dire) per la ricostruzione superficiale e tendenziosa di un fatto di cronaca da parte di un media locale di Bari.

Di nuovo, ci domandiamo perché non le venga in mente di dare un’occhiata ai panni di casa per saggiarne la pulizia, viste le strumentalizzazioni (anch’esse, decisamente) «vergognose» messe in atto dai suoi assistiti di AIVS ai danni di minoranze religiose del tutto pacifiche e sovente impegnate nel sociale.

Per non parlare dell’abuso dei media stessi da parte degli «anti-sette», un fatto più volte tristemente osservato.

Torna in mente quel celebre versetto del Vangelo secondo Luca: «Perchè guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

sabato 9 giugno 2018

Ecco come la propaganda «anti-sette» può nuocere anche alle religioni tradizionali

Spesso la martellante propaganda «anti-sette» finisce per nuocere anche alle religioni tradizionali.

Nel nostro paese, la religione maggioritaria è quella professata dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

In questo post, proponiamo alcuni elementi di esempio che rendono l’idea di come il tam-tam mediatico «anti-sette», oltre a rappresentare un business per i suoi principali esponenti, danneggia anche la concezione di spiritualità e religione nella gente.

Avevamo toccato già in precedenza questo tema: non è infatti un mistero (anzi, è assodato) che gli «anti-sette» abbiano nel loro mirino anche gruppi esoterici o elitari di matrice cattolica come l’Opus Dei, i Legionari di Cristo, i Focolarini, il Cammino Neocatecumenale, ecc., tanto quanto gli Hare Krishna, i Mormoni, Scientology, la Chiesa dell’Unificazione del Reverendo Moon, Damanhur, il Buddismo Soka Gakkai, ecc.

A qualcuno potrà apparire una novità, ma l’uso spregiudicato del vocabolo «setta» (che, come s’è visto, genera uno stigma) viene messo in atto non solo contro i «movimenti religiosi alternativi» più o meno discussi come quelli appena citati, ma anche – appunto – contro le formazioni di derivazione cattolica maggiormente caratterizzate da una morale rigida e attentamente codificata per cui vi è una richiesta di adesione globale e di partecipazione attiva in misura assai più elevata rispetto alla pratica del cattolicesimo normalmente diffusa o tradizionale.

Vi sono numerosi siti Internet italiani di chiara ispirazione «anti-sette» (che, infatti, spesso fanno riferimento a Lorita Tinelli del CeSAP piuttosto che a don Aldo Buonaiuto o a qualche altro esponente del loro fronte militante, nessuno dei quali però dotato di reali e concrete qualifiche accademiche in tema), in cui vengono presi di mira i succitati gruppi cattolici tanto quanto gli altri movimenti «alternativi».

Quei siti, blog e pagine Facebook «anti-sette», naturalmente, non mancano di portare avanti l’ideologia del controverso concetto di «manipolazione mentale» o «plagio», oramai completamente screditato (e non solo da noi, ma da altre e ben più autorevoli fonti), nel sistematico tentativo di fare pressione su un governo dopo l’altro affinché sia ripristinata una fattispecie di reato, già presente nel periodo fascista e giudicata incostituzionale nel 1981, mediante la quale si possano colpire le credenze «alternative» o «non convenzionali». È un tema che abbiamo affrontato molte volte in questo blog.

Ed ora passiamo alle prove e riportiamo qualche esempio a corredo di quanto stiamo qui affermando.

Fra i movimenti cattolici più colpiti dalla propaganda «anti-sette» vi è senz’altro il «Cammino Neocatecumenale»: in Internet vi sono numerosi siti, blog e gruppi Facebook che lo osteggiano seguendo il solito leitmotiv adoperato nei confronti di tutti gli altri gruppi minoritari: storie di apostati («fuoriusciti»), resoconti di «vittime», critiche al vetriolo, scherno, qua e là offese e turpiloquio.

Ecco un esempio, il post è del Febbraio 2015:


Quanto odio, quanto astio, quanta intolleranza, naturalmente senza alcuna possibilità di replica e di comprensione di tanto livore, dato che non vi è alcuna circostanza precisa né alcuna opportunità per chi sta venendo accusato di discolparsi e di fornire una qualche giustificazione del proprio comportamento.

È un modus operandi tipico degli «anti-sette»: cristallizzare recriminazioni e lamentele malevole senza mai la benché minima parvenza di una par condicio.

Naturalmente, secondo costoro, guai a chi osa divulgare la dottrina del Cammino Neocatecumenale cercando di coinvolgere sempre più persone per pregare assieme e portare avanti quel credo:


In altri termini, guai a rifarsi a ciò che dice la Costituzionehttps://www.senato.it/1024 della Repubblica Italiana: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto» (cfr. art. 19).

Ma non solo i Neocatecumenali sono soggetti a tali episodi di intolleranza: in tutta Internet si trovano i germi dell’ideologia antireligiosa. Qui mostriamo uno stralcio di un intero blog (con decine e decine di post) che attacca i Focolarini, gestito da una psichiatra (naturalmente anche lei apostata del movimento). Il post è piuttosto datato (2010), ma il blog è tuttora attivo e c’è materiale ben più recente:


Per non parlare, poi, dell’allarmismo vero e proprio profuso in trasmissioni televisive come quella già citata all’inizio del presente post, e di molte altre anche recenti: programmi in cui si fa di tutta l’erba un fascio con il chiaro intento di «fare share» diffondendo terrore per la spiritualità e repulsione nei confronti del «diverso».

Tutta questa propaganda mediatica da parte degli «anti-sette» conduce a situazioni grottesche e quasi imbarazzanti come quella che si è verificata a Lugano (Svizzera) il mese scorso, in cui il comune di Lugano ha negato ad una congregazione cristiana denominata Helvetia Christiana (emanazione del più noto movimento Tradizione, Famiglia e Proprietà o TFP, con sede in Roma) il permesso di svolgere una manifestazione (ovviamente pacifica) imperniata sulla recitazione pubblica di un rosario alla presenza di una statua della Madonna di Fatima.

Tale manifestazione, in programma per sabato 26 maggio, voleva anche rappresentare un contraltare del «gay pride» che si sarebbe svolto la settimana successiva (sabato 2 giugno); il municipio di Lugano, però, ha negato il permesso all’evento di Helvetia Christiana mentre ha concesso autorizzazione e patrocinio al «gay pride».

La reazione del movimento cattolico è stata di assoluta indignazione ed ha anticipato la presentazione di un ricorso presso le autorità svizzere, sulla base della protesta per una lampante negazione della loro libertà di espressione e del diritto di professare in pubblico il loro culto.

Di fronte a tali accuse, la replica di un consigliere municipale (tale Lorenzo Quadri) è stata alquanto tranchant e si è incentrata sullo screditare la stessa TFP definendola una «associazione estremista e settaria»: ecco affiorare il tipico metodo «anti-sette», con l’uso offensivo di una certa terminologia «ad effetto».


Non si fa attendere la risposta della TFP, i cui responsabili sono evidentemente ben consapevoli dello stigma che accompagna la parola «setta»:


E pensare che ad utilizzare certa terminologia e certi toni intolleranti, qualche volta, sono persino dei sacerdoti (quelli sì, forse, estremisti) che sembrerebbero voler riesumare la «santa inquisizione», come il succitato don Aldo Buonaiuto!

Ma – anche se non si è cattolici e persino se non si è affatto religiosi perché atei o agnostici – quali dovrebbero essere dei valori di puro e semplice buon senso sui quali fondare le proprie azioni e il proprio comportamento nei confronti di chi porta avanti idee anche radicalmente diverse dalle proprie? Facciamolo dire ad Annalisa Montanaro, l’avvocatessa di una delle sigle più estremiste fra gli «anti-sette», la AIVS:


Ci domandiamo: quanto è in linea una tanto nobile dichiarazione con l’operato concreto degli «anti-sette», documentato nel nostro blog?

lunedì 23 aprile 2018

Il «settarismo» degli «anti-sette» di AIVS

Come è ampiamente documentato in questo blog, l’operato di AIVS è improntato all’invettiva al vetriolo, alla critica smodata e all’offesa gratuita.

Ma vi è un ulteriore aspetto che prende forma dalle loro ultime esternazioni ed emerge sempre maggiormente dal comportamento dei principali responsabili di AIVS (Toni Occhiello, Francesco Brunori, Luciano Madon) avallato dal loro legale di fiducia, Annalisa Montanaro, di cui abbiamo parlato proprio nell’ultimo post.

È ben noto che quelli di AIVS (così come tutte le altre denominazioni dell’arcipelago «anti-sette») tacciano le minoranze religiose a loro invise (e/o di cui hanno fatto parte in precedenza) di essere delle «sette pericolose», «culti distruttivi», «gruppi abusanti» e via discorrendo.

Ma in particolare il più gettonato è senz’altro il termine «setta» (di cui parliamo più in dettaglio in questo post) con le sue diverse declinazioni: l’aggettivo «settario», il sostantivo «settarolo» (dispregiativo per «membro di setta») e la categoria del «settarismo».

Proviamo a esplorare la valenza semantica di quest’ultima parola con l’assistenza di un riferimento autorevole come il vocabolario Treccani: «settarismo» sta per «l’essere settario, cioè fazioso; accanito spirito di parte». Fra i sinonimi, troviamo «faziosità, partigianeria, parzialità, fanatismo, intolleranza, intransigenza».

Tant’è che gli «anti-sette» tendono a demonizzare interi movimenti religiosi (e quindi migliaia e migliaia di persone, se non centinaia di migliaia) sulla base di torti che essi asseriscono di avere subito in prima persona o che essi riferiscono essere stati subiti da altri i quali poi li hanno denunciati. Accuse e recriminazioni, dunque, spesso molto gravi ed espresse con parole pesanti e grondanti di odio.

Contemporaneamente, gli «anti-sette» tendono anche a rifiutare un dialogo costruttivo e soprattutto qualsiasi genere di critica (come quelle che rivolgiamo loro dalle «pagine» virtuali del presente blog), che viene spesso classificata superficialmente come «attacco» senza però che si entri mai nel merito dei contenuti posti sotto esame.

L’orizzonte degli «anti-sette», quindi, non fa che riempirsi di nemici (reali o immaginari che siano) che essi ritengono di dover osteggiare, spesso dileggiare, talvolta intimidire, in qualche caso anche perseguitare.

A poco valgono le speciose dichiarazioni d’intenti come questa di Lucio Madon (responsabile AIVS):


Perché di fatto la condotta evidenziata da AIVS è ben altra.

Come si accennava nel post di ieri, la scorsa settimana una delle più attive utenti dei gruppi Facebook di AIVS, tale Paola Moscatelli, ha pubblicato (con quale autorizzazione?) una fotografia del suo ex marito con l’attuale compagna (ci limitiamo a mostrare il post per non reiterare l’abuso):


In calce a questa foto, la Moscatelli ha inserito un commento in cui rivolge delle insinuazioni rispetto alla moralità di quella signora, per poi offenderla senza mezzi termini:


Un’altra utente, evidentemente meno assetata di vendetta e un po’ più equilibrata, fa notare che un tale modus operandi non è corretto e potrebbe addirittura rappresentare una condotta illecita:


Non l’avesse mai fatto: la signora commette l’errore madornale di osare esprimere una critica (peraltro misurata, composta e del tutto ragionevole) rispetto all’operato di Toni Occhiello e della sua banda.

Risultato: dopo un po’ di botta e risposta in cui tenta inutilmente di ribadire le proprie ragioni, si ritrova di fronte ai tentativi di Occhiello di giustificare la condotta palesemente scorretta della Moscatelli e di far ignorare l’evidente allusione da lei espressa ai danni dell’attuale compagna dell’ex marito:


E la discussione continua, con Occhiello che protrae la propria difesa a spada tratta della Moscatelli nonostante i diversi addebiti che le vengono mossi con dovizia di particolari:


Specifichiamo che quella qui riportata è solo una porzione della discussione integrale, ma già così rende bene l’idea.

Ecco infatti come va a concludersi:


Alla fine, la voce fuori dal coro viene esclusa dal gruppo.

Stessa sorte per un altro utente che si rende conto dell’evidente iniquità di trattamento e reagisce:


Idem per un’altra utente:


Dapprima Occhiello finge di non capire, ma poi (non senza una certa ampollosità), alla fine dei botta e risposta conclude come segue:


Ciò che intende dire fra le righe (senza però essere esplicito come il suo ruolo istituzionale invece richiederebbe) è che ha semplicemente messo alla porta tutti gli utenti che hanno reagito esprimendo delle critiche.

Democrazia, rispetto delle regole, riconoscimento della dignità del prossimo: sono valori tanto avulsi dal retroterra culturale di AIVS?

domenica 22 aprile 2018

Gli «anti-sette» di AIVS: niente rispetto, molta intolleranza

Una decina di giorni fa Annalisa Montanaro, avvocato di AIVS oltre che amica di Toni Occhiello ed estimatrice della «anti-sette» Lorita Tinelli, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook un post che dapprima ci ha affascinati, poi in un secondo momento ci ha lasciati alquanto perplessi:


Basta davvero poco per trattare gli altri con rispetto: pensiero nobile, il suo, e senz’altro ampiamente condivisibile. Impossibile, però, non collegare istantaneamente tale asserto con l’operato dei suoi assistiti e colleghi, più volte documentato ed evidenziato in questo blog (ad esempio qui, qui, qui, e qui), palesemente improntato allo scherno, all’offesa e all’intimidazione; in poche parole, alla più assoluta mancanza di rispetto.

Giova specificare che la Montanaro si è qualificata come legale di AIVS in occasione della conferenza stampa tenutasi presso una sala del Senato della Repubblica (sic!) mercoledì 21 giugno 2017.


Va anche ricordato che, proprio nell’ambito di quell’evento, la Montanaro ebbe a precisare quale fosse la sua preparazione in tema di movimenti religiosi e spiritualità «non convenzionale»: sostanzialmente nessuna a parte quanto poteva averle raccontato la Tinelli nel periodo appena precedente alla conferenza stampa.

Per dirlo con le sue parole:


«(…) Io di sette e di gruppi religiosi che coercizzano il pensiero non ho mai sentito parlare prima di incontrare queste persone che oggi mi hanno coadiuvato e che mi hanno preceduto (…)»

Per inciso: impossibile non domandarsi come sia possibile, se ci si ritiene dei professionisti qualificati, saltare sul carro di una associazione che fa dell’invettiva al vetriolo, dell’attacco veemente e della critica infamante la propria regola di vita, senza nemmeno premurarsi di svolgere un po’ di ricerca obiettiva e coscienziosa, particolarmente in considerazione del fatto che quella tematica di cui si va parlando coinvolge decine di migliaia di persone.

Ma tornando al tema espresso nel post evidenziato all’inizio, il profondo interrogativo che le andrebbe rivolto e sul quale sarebbe davvero interessante ricevere una risposta dall’avvocatessa tarantina, è se comparando quel suo pensiero elevato e nobile alle azioni svolte ogni giorno dai soci di AIVS non le sia venuto qualche dubbio morale.

Occhiello e i suoi sembrano motivare le proprie azioni con una sorta di «legge del taglione» la cui ragion d’essere risiederebbe nei devastanti torti subiti (dicono) dall’organizzazione religiosa di cui hanno rispettivamente fatto parte fino a qualche tempo fa.

Dacché in Italia la libertà di espressione fortunatamente sopravvive, essi avrebbero ed hanno tutto il diritto di manifestare il proprio dissenso nei riguardi di qualsivoglia gruppo spirituale o confessione religiosa.

Ma il rispetto nei confronti anche di coloro che hanno identificato quali acerrimi nemici, noi proprio non lo scorgiamo.

Ne rileviamo l’esatto opposto, invece, in commenti come questo, scritto da tale Paola Moscatelli una delle più attive utenti del gruppo Facebook di AIVS e riportato in calce a una fotografia del suo ex marito con l’attuale compagna (foto pubblicata, peraltro, con quale autorizzazione?):


Tralasciamo il seguito della discussione perché ce ne occuperemo in un altro post.

Ci limitiamo a mettere in luce il tenore e la qualità dell’operato di AIVS, interrogandoci: dov’è finito il rispetto?

Chissà se l’avvocato Montanaro si sarà accorta di una tanto grave discrepanza.

venerdì 1 dicembre 2017

I «Toni» melodrammatici di Occhiello e dell’Associazione Italiana Vittime delle Sette

Mercoledì 21 Giugno 2017, presso la Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama, si è tenuta una conferenza stampa per la presentazione dell’associazione AIVS, Associazione Italiana Vittime delle Sette (della sua genesi parliamo in un post precedente).


In una cornice solenne e di assoluta autorevolezza come quella del Senato, si è concesso che alcuni individui, privi di reali qualifiche o titoli accademici in materia di religione o di sociologia, sferrassero un pesante attacco ad una minoranza religiosa recentemente riconosciuta dallo Stato Italiano, il Buddismo Soka Gakkai.

Antonio Occhiello, nato a Cerignola (FG) 20 Novembre del 1951 e meglio noto come Toni Occhiello, sin da subito si qualifica come presidente dell’AIVS e comincia la sua presentazione dell’associazione. Al suo fianco, l’amica ed alleata nella lotta senza quartiere contro i movimenti religiosi, Lorita Tinelli del CeSAP.



Con loro, anche i parlamentari «anti-sette», già citati in questo blog, Piero Liuzzi e Angela d’Onghia, amici personali della Tinelli e palesemente schierati contro le minoranze spirituali speciosamente ed opportunisticamente etichettate e ghettizzate mediante lo stigma di «culto distruttivo».


Questo è Liuzzi impegnato in un'apologia «in dialetto politichese stretto» di questo attentato alla libertà religiosa (sullo sfondo, una grafica dell'AIVS):


Questa è la D'Onghia intenta a ringraziare la Tinelli per averle offerto l'occasione di partecipare a un'iniziativa tanto «importante» (per chi?):



Riteniamo che l’intervento di Occhiello descriva di per sé, senza troppi commenti, il livello culturale, la bontà e la scientificità dell’iniziativa e dei suoi ispiratori.

Qui di seguito, ne descriviamo i punti salienti.

Al minuto 4’00”, Occhiello definisce la propria accezione del termine «setta» dichiarando: «noi usiamo questo termine per indicare una qualsiasi realtà sociale abusante, che si tratti di una religione o meno». Ci si domanda quale mai credito si possa dare ad una siffatta definizione, o quali testi di teologia, di sociologia o di filosofia della religione siano stati consultati per formularla: evidentemente, nessuno. Da ignoranti, noi preferiamo ricorrere a un buon vocabolario.

Al minuto 5’40”, Occhiello menziona, criticandola, la concessione dell’otto per mille dell’IRPEF all’Istituto Italiano Soka Gakkai da parte del governo Renzi. Qui Occhiello definisce tale confessione «una delle sette più ricche e pericolose del pianeta.» E prosegue dicendo: «Quando dico pericolose intendo in senso criminale, lo dico con profonda conoscenza del problema, avendone fatto parte per trent’anni e conoscendo tutti i retroscena di questa pericolosissima setta che adesso è religione dello stato». Da notare la pausa melodrammatica che Occhiello introduce prima di proseguire il discorso; ci permettiamo di ipotizzare che sia stata preparata ad hoc.

Al minuto 7’08” : «Potremmo dire che le vittime delle sette vengono in tal modo a trovarsi in una posizione niente affatto dissimile da quelle dello stalking o di uno stupro». Ci domandiamo: questa non è una calunnia sic et simpliciter?

Al minuto 9’26”, «Quindi… siamo qui per avvertire le istituzioni. Questa è una religione di stato dell’Italia, che in Giappone è considerata una partner… una business partner della Yakuza, cioè della pericolosissima mafia giapponese. E di questo io ho testimonianza ed esperienza diretta, che potrò condividere con chiunque voglia ascoltarmi».

Al minuto 58’52”, «(…) la famigerata Soka Gakkai ha una divisione che chiama “Divisione Futuro”. Essi stessi, nelle loro pubblicazioni, finanziate ahimè dallo Stato Italiano, propugnano la… o richiedono la collaborazione dei loro adepti per iscrivere i loro bambini anche in età quasi prescolare a queste famigerate divisioni. Un modello organizzativo che – lo dico senza tema – è stato da essi mutuato direttamente da un archetipo nazifascista, del resto assolutamente non sconosciuto al… al sistema nipponico imperiale, prebellico quanto meno, che organizzava appunto i giovani, in queste divisioni; giovanissimi… giovani, anche in età prescolare. Questo esiste. Questo è portato avanti da una religione di stato, lo stato Italiano. Una religione, che non è religione, che ha mutuato, hijacked, scippato, il termine ‘Buddismo’, se ne è appropriato per una comodità meramente politica, economica, affaristica, e che oggi è religione riconosciuta dallo Stato Italiano con tanto di otto per mille». Un attimo dopo definisce tali asserzioni «fatti documentati». Sarebbe più che lecito domandarsi: perché non esibisce i documenti di cui va parlando?

A conclusione della conferenza stampa, viene mostrato un video, che si auto-qualifica come «inchiesta documentaristica: “Soka Gakkai, buddhismo o setta?” – prossimamente su YoutTube»; questo parte al minuto 1h11’38” e parla in termini fortemente sfavorevoli (se non del tutto offensivi) della Soka Gakkai; fra le persone che rilasciano le proprie dichiarazioni, alcuni che sembrano ex membri più di nuovo lo stesso Occhiello, che fra le altre cose dichiara: (minuto 1h14’22”) «usavano delle giovani donne, la Soka Gakkai, per sfasciare i matrimoni della vittima prescelta»; (minuto 1h14’50”) «quando sono stato a Shim … Uzo … come si chiama, non mi ricordo più, il quartier generale della Soka Gakkai a Tokyo, tutto il quartiere è letteralmente presidiato da questi men in black; seppi poi, appresi poi, che questi men in black sono tutti membri della Yakuza; per chi non lo sa, è la mafia giapponese»; (minuto 1h15’16”) «(…) sostiene di essere stata violentata, in gruppo, da un gruppo di responsabili della Soka Gakkai». Di nuovo, la domanda più che lecita è: per accuse tanto infamanti esistono prove? O si deve credere a Occhiello sulla parola?

Abbiamo inoltre alcune ulteriori osservazioni desunte da altri interventi della conferenza stampa AIVS:

L’Avv. Annalisa Montanaro, al minuto 21’17”, afferma «(…) io di sette e di gruppi religiosi che coercizzano il pensiero non ho mai sentito parlare prima di incontrare queste persone che oggi mi hanno coadiuvato (…)». Il che dimostra in modo inequivocabile che Montanaro, pur parlando da un palco di Palazzo Madama, è sostanzialmente impreparata sul tema dei nuovi movimenti religiosi, o quanto meno la sua preparazione si limita a ciò che le è stato riferito da coloro che ella nomina; informazioni che ella ha evidentemente accettate in maniera passiva e senza alcuna revisione personale o approfondimento. Tant’è che, a detta di Montanaro, quella di collaborare con l’AIVS è: (minuto 21’40”) «un’opportunità che mi è stata offerta, e io ringrazio il presidente Toni Occhiello, ringrazio Giuseppe Di Bello che è nella platea, che mi hanno consentito di conoscere queste persone, per confrontarmi con una realtà diversa».

Altrettanto si può dire della On. Angela D’Onghia, la quale al minuto 52’27” afferma: «Devo ringraziare la Dott.ssa Lorita Tinelli che qualche settimana fa mi ha indottrinato in parte sul discorso delle sette, perché io da persona completamente ignorante in materia non pensavo che il discorso delle sette fossero così radicati e presenti nel nostro territorio».

Il testo integrale dell’intervento di Occhiello è disponibile a questo link.

Come sempre, ai lettori il giudizio.