venerdì 2 febbraio 2018

Patrizia Santovecchi: come rendere la propaganda «anti-sette» un business



Ecco un’esponente del controverso ambiente «anti-sette» che finora abbiamo citato solo in brevi passaggi senza occuparcene distintamente.

Anch’ella impegnata ad osteggiare minoranze religiose a lei invise, costituisce indubbiamente un caso alquanto rappresentativo della tipologia dei presunti «esperti» chiamati a pronunciarsi contro i nuovi movimenti spirituali.

Particolarmente nell’ultimo periodo, Patrizia Santovecchi sembra stia cercando di ritagliarsi un proprio spazio di rilievo sul palcoscenico mediatico della propaganda «anti-sette»: forse per necessità? Che sia in atto un’inevitabile crisi del business di «consulente contro l’occulto»? Non stupirebbe: in tempi difficili come gli attuali, quale mai richiesta vi può essere di una tale figura (peraltro tutta da definire e qualificare) nel mondo del lavoro e nella normale quotidianità della maggioranza della gente? Eppure, l’abbiamo vista solo il mese scorso in televisione a fianco di Lorita Tinelli a lanciare allarmi contro i «culti distruttivi» e a sollecitare leggi per restaurare il controverso «reato di plagio».

Come prima cosa, va precisato che Patrizia Santovecchi (nata a Firenze il 12 Dicembre 1957) è una ex fedele dei Testimoni di Geova che ha abbandonato il movimento nel 1998 dopo ventiquattro anni di professione di quel credo. Dunque è un’apostata che, al termine di una convinta ed assidua frequentazione, se n’è andata sbattendo la porta e cominciando a dire peste e corna di coloro che sino ad allora erano stati i suoi amici.

Ma non sono stati i Testimoni di Geova l’unico gruppo con cui la Santovecchi si è scontrata. Tutt’altro: come già si raccontava in uno dei primi post di questo blog, fra le numerose ex colleghe e subalterne di Lorita Tinelli figura anche la Santovecchi, che non è scampata all’ostracismo e agli anatemi della psicologa barese.

Patrizia Santovecchi è stata infatti collaboratrice del CeSAP dal 1999 al 2001 e referente della sezione fiorentina; poi si è aggregata con il GRIS, e successivamente (2002-2003) si è accodata agli attivisti anti-TdG guidati da Achille Lorenzi. Ma anche con loro l’idillio è stato piuttosto breve e si è concluso con un bisticcio che ha rasentato la lite a suon di carte bollate.

A causa dei pesanti contrasti e diverbi scaturiti fra la Santovecchi ed altri «anti-sette» (con Lorita Tinelli in prima fila), all’inizio di Febbraio del 2004, dal nulla spuntò fuori un sito Internet che aveva l’evidente obiettivo di sbugiardare e smascherare la ex-referente CeSAP di Firenze, mettendo a nudo tutte le sue contraddizioni e i suoi punti deboli.


Questo sito era stato messo in rete in forma anonima da un membro del gruppo di anti-TdG con cui la Santovecchi era stata a stretto contatto per la fondazione di una nuova associazione, che in seguito (metà 2003) era divenuta l’ONAP, «Osservatorio Nazionale sugli Abusi Psicologici», denominazione che sin da subito non poté che far ravvisare la netta somiglianza con quella del CeSAP, «Centro Studi sugli Abusi Psicologici» di Lorita Tinelli, dal quale per l’appunto la Santovecchi era appena fuoriuscita.

In quella piccola ma graffiante pagina Web gratuita trovarono spazio anche alcune osservazioni sul livello culturale della Santovecchi, di cui (fra il serio ed il faceto) riportiamo un paio di «chicche».

Qui il conio di un neologismo, «cattolizzante»:


E qui la preposizione «ai» con una clamorosa acca di troppo:


A parte il livello culturale, fra le diverse accuse che venivano rivolte a Patrizia Santovecchi (in particolare proprio da Lorita Tinelli) una consistente era che avesse sfruttato conoscenze, competenze, materiale e contatti acquisiti lavorando nel CeSAP, traslandole poi nell’ONAP. A tal proposito, ecco cosa scriveva la Tinelli alla Santovecchi in quel periodo:


Ed ecco il testo del provvedimento con cui la Santovecchi era stata precedentemente estromessa dal CeSAP:



Ma la controversia principale, che fu intensa e prolungata, era quella circa i titoli di studio di Patrizia Santovecchi.

Il suo ex collaboratore, poi acceso detrattore, la accusava di non avere nemmeno completato le scuole elementari:


Ovviamente, la replica della Santovecchi non tardò ad arrivare e rappresentò una «scomunica» immediata:


Provvedimento contro il quale l’interessato ebbe a obiettare che «la signora Santovecchi e l’ONAP non rappresentano la legge, né sono giudici di nessuno. (…) Non si indice un “processo” alla persona!»; il «reietto» mise in luce come, a suo parere, la «studiosa di culti distruttivi» stesse adoperando quegli stessi metodi «settari» che lei per prima criticava.

Dulcis in fundo, nel sito «leaks» sulla Santovecchi era altresì presente una sezione dedicata alle testimonianze di persone che la criticavano; a onor del vero, si trattava di tre dichiarazioni scritte una dall’autore del sito, un’altra da Lorita Tinelli e la terza da una signora precedentemente assistita della ex rappresentante del CeSAP di Firenze. Quest’ultima ci pare la più degna di nota e la riportiamo qui per intero:


Siccome sono trascorsi molti anni da allora, abbiamo tentato di raccapezzarci a proposito dei titoli di studio di Patrizia Santovecchi, il pomo della discordia che maggiormente ci pare attinente al tema del presente blog.

Ci ha sin da subito stupito il fatto che non abbiamo trovato, nemmeno sul sito dell’ONAP, un curriculum organico e dettagliato che riportasse le qualifiche della «studiosa». A dire il vero, tale lacuna è sbalorditiva se messa in relazione al fatto che la Santovecchi viene citata e ospitata dai media nazionali!

Così, dopo un po’ di ricerche siamo riusciti ad appurare qua e là sul Web che Patrizia Santovecchi:

- in un suo curriculum di Novembre 2011 (peraltro l’unico che abbiamo reperito in rete e non sul sito dell’ONAP) sostiene di essersi «formata al counseling presso la Scuola di Psicoterapia Comparata»; non vi è alcuna menzione né di una laurea né di studi universitari di alcun genere;
- in un altro documento viene citata come «dottoressa» (non è specificato in cosa) nell’anno scolastico 2012/2013;
- viene infatti presentata come «dottoressa in psicologia» e «educatore/formatore professionale» (qui);
- viene presentata come «laureata in psicologia» dal quotidiano fiorentino «La Nazione»;
- viene presentata come «criminologa» e «membro del direttivo tecnico operativo del Centro Universitario di Formazione sulla Sicurezza (CUFS), Dipartimento di Studi Giuridici, Università degli Studi della Repubblica di San Marino» e «mediatore civile professionale, abilitato dal Ministero della Giustizia» sul sito Web di ICSA, il Gruppo Internazionale di Studi sui Culti;
- dispone di un account e-mail personale (patrizia.santovecchi@unirsm.sm) presso l’ Università degli Studi della Repubblica di San Marino e sul sito Internet della stessa è citata come «criminologa» nonché «responsabile scientifico» (ma, attenzione, singolarmente non come «docente») di un corso intitolato «InsanaMente - “L’uomo, la società e i suoi vizi”».

Ne ricaviamo dunque l’ipotesi che Patrizia Santovecchi debba essersi laureata in psicologia, con un qualche indirizzo criminologico, in tempi relativamente recenti (ovvero fra il 2011 e il 2012), presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino e che quindi non abbia una laurea italiana. È comunque sostanzialmente certo che tale qualifica sia stata conseguita all’incirca quindici anni dopo l’inizio dell’attività di «consulente» ed «esperto» (virgolette d’obbligo) di «culti», «sette» e «movimenti religiosi». Il che dà da pensare.

Ciliegina sulla torta: almeno sino al 2004 inoltrato (quindi all’età di 46 anni compiuti) la Santovecchi non era consapevole che scrivere «scenze religiose» (senza la ‘i’) fosse uno strafalcione da «matita blu». Ve ne è prova in almeno due messaggi da lei inviati alla mailing list di ex Testimoni di Geova in Febbraio di quell’anno. Nel secondo messaggio, in particolare, vi sono ben quattro ripetizioni di quello svarione. Un fatto, questo, che ci fa propendere per l’ipotesi che fosse veritiera l’accusa che non avesse superato la quarta elementare.

Comunque la si voglia vedere, la questione intorno alle credenziali accademiche di Patrizia Santovecchi rimane aperta e problematica.

Attendiamo eventuali smentite o rettifiche, in assenza delle quali non possiamo che rimanere con la netta impressione che venga adoperato un gran numero di parole e di perifrasi e un generoso abbondare di lettere maiuscole per nascondere l’assenza di un congruo, serio, vero e proprio titolo di studio nel campo della religiosità o della sociologia.

In conclusione: ecco un’altra esponente «anti-sette», apostata, dai molteplici lati oscuri: di quale attendibilità?

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