giovedì 20 dicembre 2018

Giornalisti e mass media «anti-sette»: la controversa trasmissione «Mangiafuoco sono io»

di Mario Casini

L’ultima settimana di novembre scorso, nell’ambito della trasmissione «Mangiafuoco sono io», la principale radio di stato Radio RAI Uno ha mandato in onda un servizio in quattro puntate dedicata alla strage del Tempio del Popolo a Jonestown (Guyana), di cui era appena ricorso il quarantesimo anniversario.

Di quell’eccidio abbiamo diffusamente parlato nel nostro blog con una serie di contributi che finalmente ne descrivono la verità storica, scritti dal nostro esperto di questioni internazionali, Epaminonda. Ne riporto qui un elenco, foss’anche soltanto per rendere l’idea della quantità e qualità degli approfondimenti che si potrebbero svolgere sul tema, se si volesse indagarlo in maniera realmente obiettiva.

- [16 Maggio 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (un compendio)
- [6 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (il massacro comandato)
- [12 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» («anti-sette» sbugiardati)
- [22 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (quale «lavaggio del cervello»?)
- [24 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (una strage politica)
- [11 Luglio 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (torazina letale)
- [2 Agosto 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» e il falso «suicidio di massa»
- [19 Ottobre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: falliscono i tentativi di insabbiamento
- [24 Ottobre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: quarant’anni di menzogne «anti-sette»
- [30 Ottobre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: business della morte, documentario di Di Caprio
- [14 Novembre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: Jonestown strumentalizzata per scopi politici
- [22 Novembre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: Leo Ryan contro la CIA e l’MK-Ultra, un atroce esperimento di controllo mentale a Jonestown
- [10 Dicembre 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo»: il ruolo della CIA e i legami con Jim Jones

Sebbene sin dalle battute iniziali la giornalista che lo ha presentato abbia già da subito fatto capire che avrebbe ripresentato la versione (ormai ampiamente screditata) del «suicidio di massa» (addirittura «il più grande della storia occidentale»), ho voluto ascoltare con attenzione e per intero il servizio di «Mangiafuoco sono io». In fin dei conti, a margine della stessa presentazione, un ambiguo «ma forse non è andata proprio così» mi aveva lasciato ben sperare. E invece…

Invece i giornalisti della RAI, mentre hanno dato mostra di aver tentato di documentarsi almeno un po', alla fine ci hanno propinato le solite «testimonianze» scarsamente attendibili, le solite interpretazioni degli stralci di registrazioni trapelate da Jonestown il giorno del massacro, e i soliti «ricami» di soggetti discussi e squalificati come gli esponenti «anti-sette» italiani.

Tutto sommato, un lavoro decisamente superficiale e per giunta subdolamente ammantato di una veste accademica, dato che fra un commento opinabile e l’altro degli annunciatori radiofonici (su tutti, sicuramente Claudio Vigolo), fra un’offesa e l’altra alle religioni cristiane di ceppo americano (come i Pentecostali), fra un intermezzo musicale e l’altro, viene intervistato anche il prof. Massimo Introvigne, il quale non afferma in realtà nulla che supporti la loro versione, però viene incasellato fra un contenuto e l’altro in modo tale che dia l’impressione di aver dato loro un imprimatur.

Una tattica astuta, questa di Radio RAI Uno, che però non inganna l’ascoltatore attento.

L’unico credito che va dato alla trasmissione è di aver descritto abbastanza bene lo scenario di Jonestown nel periodo precedente alla strage, e alcune delle premesse biografiche circa la figura di Jim Jones.

Tuttavia, i giornalisti RAI non trattano affatto debitamente i legami di Jim Jones con i servizi segreti e il coinvolgimento della CIA nella fondazione della comunità del Tempio del Popolo.

Allo stesso modo, quando parlano di Leo Ryan (un brillante politico statunitense che tentò di accendere i riflettori su Jonestown ma fu assassinato prima che potesse fare ritorno in patria), non viene affatto spiegato qual era stato il suo principale campo di intervento: stava proprio cercando di riformare i servizi segreti americani, CIA e FBI in prima fila!

Addirittura Ryan viene quasi sbeffeggiato (una becera mancanza di rispetto per un defunto illustre), il che mostra quanto meno lo scarso approfondimento di cui è stata oggetto la sua figura.

Nel complesso, il servizio realizzato da «Mangiafuoco sono io» risulta veramente frammentario e disorganico, incoerente, deludente e male documentato. Si vede che è mancata la materia grigia, oppure (sospetto del tutto mio personale) queste puntate (ben quattro! senza che venissero nemmeno menzionati certi aspetti fondamentali per comprendere la tragica vicenda del Tempio del Popolo), oltre ad aver rimpolpato un palinsesto, sono state del tutto funzionali a una certa propaganda che da tempo viene condotta proprio dai microfoni e dalle telecamere della RAI.

D’altro canto, persino nell’ambiente giornalistico la trasmissione «Mangiafuoco sono io» mostra di essere controversa a causa di una certa ambiguità nella sua direzione redazionale.

Ecco qui un post su Facebook scritto da uno degli ideatori di questo format; ne riporto solo l’esordio ma ne ho incorporato il link perché lo si possa leggere per intero. Rende bene l’idea della mancanza di approfondimento e della superficialità cui gli autori vengono costretti dalla caporedattrice, per «esigenze» tutte da spiegare.


Si intuisce piuttosto chiaramente che la «caporedattrice» di cui parla il giornalista Dazieri nel post sia Angela Mariella: il suo comportamento, come viene descritto, è decisamente «settario» se ci affidiamo a un buon vocabolario per comprendere il significato della parola. Ma nemmeno questa è una novità.

Più grave ancora è la negligenza rispetto al tempo ed al lavoro che richiederebbe un adeguato approfondimento contenutistico:


Un panorama inquietante, per un media che in teoria dovrebbe rendere un «servizio pubblico».

Forse qualcuno, anche in questo caso che ho qui denunciato, ha voluto imporre una versione di regime? Caso già visto (solo per citare un esempio), con «Presa Diretta» su RAI Tre.

Nulla di nuovo sotto il sole, dunque...

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