Un paio di settimane fa Lorita Tinelli (esponente del CeSAP) ha pubblicato un post palesemente apologetico di se stessa a proposito della tormentata vicenda di Arkeon (cui abbiamo più volte accennato in precedenza). Eccone un’istantanea:
Non è chiaro a quali «proclami» ella faccia riferimento, ma lei ben si guarda dal riferirli: forse perché sarebbero «scomodi» e potrebbero generare qualche lecito dubbio nei suoi lettori?
Questo post si direbbe sia una lampante «excusatio non petita»: la condanna (definitiva) per abuso della professione psicologica a carico del leader di Arkeon non è mai stata messa in discussione, essendo un fatto giudiziario acclarato. La Tinelli sa molto bene che non è affatto questo il punto sul quale lei è stata aspramente criticata da molti, inclusi i veri esperti di religiosità.
Il dato concreto che tanto dà fastidio alla Tinelli e che ella vorrebbe passare sotto silenzio risiede nell’assoluzione da tutte le accuse che costituivano la (traballante) impalcatura del teorema della «setta distruttiva» tanto strombazzata proprio dalla psicologa pugliese e dal suo «centro studi», quel CeSAP che fa da corrispondente italiano del controverso organismo «anti-sette» europeo FECRIS. Quella assoluzione è anch’essa, a pieno titolo, un fatto giudiziario acclarato e lo è per molti più capi d’accusa rispetto alla condanna. Ma di ciò non vi è traccia nel post della Tinelli.
No: di quel semplice, lineare ma prorompente fatto la psicologa vuole che non si tenga conto, nemmeno dopo che l’accertamento di quella verità ha richiesto una mole enorme di lavoro della magistratura e quindi un consistente dispendio di risorse e denaro pubblici.
L’ex assessore del comune di Noci (Bari) sa bene di aver condotto per anni una campagna di odio contro Arkeon (assieme a tante altre minoranze religiose) alquanto discutibile e ai limiti del lecito, ma tra le righe del suo post cerca di smentirlo.
Perché? Forse la verità filtra sempre più attraverso Internet e il passaparola? Forse sempre più persone si rendono conto dei risultati disastrosi dell’operato degli «anti-sette»?
Purtroppo per la Tinelli, il Web non ha una la memoria corta e basta davvero poco per reperire documenti concreti e schiaccianti che mostrano il bieco ruolo da delatore da lei rivestito nel triste caso giudiziario di Arkeon.
Per chi volesse approfondire in modo obiettivo esaminando carte processuali e resoconti di persone informate sui fatti, basta fare una semplice ricerca avendo cura di andare oltre alla cortina fumogena composta dagli scritti apologetici di Tinelli e CeSAP. Ecco qualche link utile:
- Il CeSAP e il caso Arkeon.
- Il teorema Tinelli: come creare una psicosetta.
- Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”.
- Il mostro nello specchio.
- La festa (per qualcuno) è finita.
- Il caso Arkeon.
Fingendo di ignorare tutto questo materiale, la psicologa pugliese cita candidamente la «campagna mediatica» montata contro Arkeon, quasi guardandosi attorno per chiedersi «chi è stato?». Per riprendere una citazione a lei cara: «un pregiudizio resiste a qualsiasi prova della realtà».
In questo caso, siamo di fronte a un pregiudizio in un certo senso indispensabile per la Tinelli, la quale, se non continuasse a nutrire e propugnare quei preconcetti, dovrebbe ammettere la cruda realtà del proprio operato.
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