martedì 7 agosto 2018

Aggiornamento breve - Lorita Tinelli, Arkeon e le bugie «anti-sette»

Vi sono modi differenti di raccontare bugie. Uno di questi consiste nel descrivere solo una piccola parte della verità tralasciando però una gran quantità di altri elementi che la compongono, oppure omettendone deliberatamente un’intera porzione. Il risultato è comunque lo stesso: una menzogna o un resoconto del tutto fuorviante e ingannevole.

Un paio di settimane fa Lorita Tinelli (esponente del CeSAP) ha pubblicato un post palesemente apologetico di se stessa a proposito della tormentata vicenda di Arkeon (cui abbiamo più volte accennato in precedenza). Eccone un’istantanea:


Non è chiaro a quali «proclami» ella faccia riferimento, ma lei ben si guarda dal riferirli: forse perché sarebbero «scomodi» e potrebbero generare qualche lecito dubbio nei suoi lettori?

Questo post si direbbe sia una lampante «excusatio non petita»: la condanna (definitiva) per abuso della professione psicologica a carico del leader di Arkeon non è mai stata messa in discussione, essendo un fatto giudiziario acclarato. La Tinelli sa molto bene che non è affatto questo il punto sul quale lei è stata aspramente criticata da molti, inclusi i veri esperti di religiosità.

Il dato concreto che tanto dà fastidio alla Tinelli e che ella vorrebbe passare sotto silenzio risiede nell’assoluzione da tutte le accuse che costituivano la (traballante) impalcatura del teorema della «setta distruttiva» tanto strombazzata proprio dalla psicologa pugliese e dal suo «centro studi», quel CeSAP che fa da corrispondente italiano del controverso organismo «anti-sette» europeo FECRIS. Quella assoluzione è anch’essa, a pieno titolo, un fatto giudiziario acclarato e lo è per molti più capi d’accusa rispetto alla condanna. Ma di ciò non vi è traccia nel post della Tinelli.

No: di quel semplice, lineare ma prorompente fatto la psicologa vuole che non si tenga conto, nemmeno dopo che l’accertamento di quella verità ha richiesto una mole enorme di lavoro della magistratura e quindi un consistente dispendio di risorse e denaro pubblici.

L’ex assessore del comune di Noci (Bari) sa bene di aver condotto per anni una campagna di odio contro Arkeon (assieme a tante altre minoranze religiose) alquanto discutibile e ai limiti del lecito, ma tra le righe del suo post cerca di smentirlo.

Perché? Forse la verità filtra sempre più attraverso Internet e il passaparola? Forse sempre più persone si rendono conto dei risultati disastrosi dell’operato degli «anti-sette»?

Purtroppo per la Tinelli, il Web non ha una la memoria corta e basta davvero poco per reperire documenti concreti e schiaccianti che mostrano il bieco ruolo da delatore da lei rivestito nel triste caso giudiziario di Arkeon.

Per chi volesse approfondire in modo obiettivo esaminando carte processuali e resoconti di persone informate sui fatti, basta fare una semplice ricerca avendo cura di andare oltre alla cortina fumogena composta dagli scritti apologetici di Tinelli e CeSAP. Ecco qualche link utile:

- Il CeSAP e il caso Arkeon.
- Il teorema Tinelli: come creare una psicosetta.
- Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”.
- Il mostro nello specchio.
- La festa (per qualcuno) è finita.
- Il caso Arkeon.

Fingendo di ignorare tutto questo materiale, la psicologa pugliese cita candidamente la «campagna mediatica» montata contro Arkeon, quasi guardandosi attorno per chiedersi «chi è stato?». Per riprendere una citazione a lei cara: «un pregiudizio resiste a qualsiasi prova della realtà».


In questo caso, siamo di fronte a un pregiudizio in un certo senso indispensabile per la Tinelli, la quale, se non continuasse a nutrire e propugnare quei preconcetti, dovrebbe ammettere la cruda realtà del proprio operato.

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