mercoledì 14 novembre 2018

La vera storia del «Tempio del Popolo»: Jonestown strumentalizzata per scopi politici

Sebbene abbiano continuato a incassare fragorose smentite sulla base di fatti documentati, gli «anti-sette» nostrani si ostinano a strombazzare la versione mediatica della strage di Jonestown.

Su tutti, le solite Lorita Tinelli e Sonia Ghinelli, esponenti rispettivamente di CeSAP e FAVIS, associazioni referenti in Italia della controversa organizzazione europea FECRIS.

Pur di propagandare la versione del «suicidio di massa», già ampiamente screditata, costoro si aggrappano ai fenomeni mediatici del momento come le recenti fiction o «documentari» realizzati per fare profitto.

L’ultima uscita a sproposito di questa serie è un post con cui Sonia Ghinelli condivide un articolo ricevuto dall’amica e collega «anti-sette» Janja Lalich (della quale abbiamo parlato in un recente post):



Addirittura, Sonia Ghinelli arriva a titolare il proprio post «massacri settari» riferendosi alla strage del Tempio del Popolo: niente più che la solita disinformazione «anti-sette».

Un’ottima occasione, offerta su un piatto d’argento al nostro Epaminonda, per prendere in considerazione anche questa ennesima mistificazione e metterla a nudo per ciò che sventuratamente è.

Buona lettura.


Per un più rapido riferimento, riepiloghiamo tutti i post precedenti della serie su Jonestown:

- [16 Maggio 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (un compendio)
- [6 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (il massacro comandato)
- [12 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» («anti-sette» sbugiardati)
- [22 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (quale «lavaggio del cervello»?)
- [24 Giugno 2018] La vera storia del «Tempio del Popolo» (una strage politica)





di Epaminonda


JONESTOWN STRUMENTALIZZATA
ANCHE A FINI DI PROPAGANDA POLITICA


Siamo al quarantesimo anniversario della strage di Jonestown e c’è chi sfrutta ancora l’occasione per trarne un vantaggio strettamente personale.

Parliamo questa volta di Jackie Speier, politica statunitense che da anni cavalca politicamente l’orribile strage dei 900 membri dei Peoples Temple.


Assistente di Leo Ryan, membro del Congresso americano che si era recato a Jonestown per indagare su delle denunce che aveva ricevuto a proposito della comunità, la Speier rimase ferita da cinque colpi di arma da fuoco durante l’attentato che costò la vita a Ryan nell’aeroporto di Port Kaituma.


Si trovava quindi molto distante dal luogo in cui avvenne la strage e può riferire solo quel che lei stessa ha letto sui media dell’epoca. Ma ciò nonostante ha deciso di scrivere un libro dal titolo: “Undaunted: Surviving Jonestown, Summoning Courage, and Fighting Back” che tradotto significa: “Imperterrita: Sopravvissuta a Jonestown, raccoglie il coraggio e contrattacca”.

Sembra più un testo destinato a farle propaganda quale paladina dei più deboli, che non improntato a gettare una luce di verità sui fatti. Del resto, non ci sorprende affatto che il volume sia stato pubblicato proprio il 6 novembre scorso, al culmine del periodo elettorale del Congresso statunitense, vale a dire quando Jackie Speier doveva essere riconfermata al proprio seggio nel parlamento americano. La Speier è stata rieletta e la cosa non ci meraviglia perché aveva già cavalcato questo stesso filone fin dalle elezioni del 2008.

Di fatto è il suo biglietto da visita pubblico: è stata l’assistente di un martire politico, Leo Ryan; ed è sopravvissuta in quello che ha raccontato come il tentativo di portare in salvo alcuni fuggitivi che stavano cercando di lasciare la comunità; perciò si propone come eroina pronta a difendere i più deboli.

Il fatto che debba continuare a usare lo stesso argomento a distanza di 10 anni per farsi rieleggere in California, dove il suo partito ha una maggioranza schiacciante, lascia presumere che non abbia molte altre frecce al suo arco. Andiamo allora alla ricerca delle iniziative di riforma politica che la vedono coinvolta a beneficio dei più deboli, ma troviamo ben poco.

È stata sponsor primaria di solo due progetti di legge, entrambi riguardanti il servizio postale statunitense. Il primo serviva a prorogare l’autorizzazione affinché il servizio postale potesse raccogliere fondi per la ricerca sul cancro alla mammella (cioè a beneficio dell’industria farmaceutica). Il secondo era per dedicare a Leo Ryan un ufficio postale nella cittadina di San Mateo (California). L’ennesimo tentativo di amplificare la sua figura di martire e quindi beneficiarne di luce riflessa. Decisamente poco per una presunta paladina dei più deboli.


Semmai, la troviamo impegnata a tempo pieno in due commissioni permanenti della Camera statunitense: l’House Committee on Armed Services (ente che si occupa delle forze armate) e l’House Permanent Select Committee on Intelligence (comitato permanente sulle attività di spionaggio). Due settori che hanno molto a che fare con la strage di Jonestown, come abbiamo documentato nei nostri precedenti articoli.


Evidentemente questo è il modo in cui pensa di dare a voce a chi non ce l’ha, come dichiara lei.

Nel suo libro e nelle sue interviste non c’è niente di nuovo sulla strage del Tempio del Popolo, anche e soprattutto perché la Speier a Jonestown non c’era. Al momento del massacro, lei si trovava riversa a chilometri di distanza, con cinque pallottole in corpo, e ci è rimasta per 22 ore filate fino a che non sono arrivati i soccorsi.

Le diamo atto che abbia per lo meno il buon senso di dichiarare:

What I didn't know then was that more than 900 followers of Jones (including hundreds of children) would later that night ingest cyanide at his command, an act some call suicide, but I call murder.

Ciò che non sapevo a quell’epoca [mentre era stesa a terra con cinque pallottole in corpo] era che più di 900 seguaci di Jones (tra cui centinaia di bambini) avrebbero in seguito ingerito cianuro dietro suo [di Jim Jones] comando, un atto che alcuni definiscono suicidio, ma che io chiamo omicidio.

Ritroviamo quindi nuovamente la retorica della bibita al cianuro, che lei stessa ha sentito dai media ma che non è mai stata né rinvenuta né dimostrata, però nemmeno la Speier ha il coraggio di sposare la tesi del suicidio di massa ormai screditata, e con acume politico dichiara il proprio convincimento che si sia trattato di un omicidio.

Un colpo alla botte e un colpo al cerchio?

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