lunedì 12 novembre 2018

Le bugie «anti-sette» su Arkeon: il CeSAP e Giuseppe Borello

Sebbene altrove sul web si possa trovare molto materiale a proposito del caso mediatico-giudiziario che ha visto nel mirino il percorso di crescita personale Arkeon, anche nel nostro blog si è più volte lambito l’argomento.

Per tentare di riassumere quella tristissima vicenda in poche parole: Arkeon era il nome di un’associazione (partita sul finire degli anni '90) che proponeva dei seminari e degli studi di carattere filosofico, formativo e spirituale fondata e diretta da Vito Carlo Moccia, leader del movimento. A seguito di varie vicissitudini e delle denunce da parte di alcuni ex membri del gruppo (ecco di nuovo l’immancabile fattore dell’apostasia), Arkeon diventa oggetto di una asfissiante campagna mediatica cui presto si affiancano le azioni giudiziarie volute, favorite ed alimentate da alcuni esponenti «anti-sette», prima fra tutti Lorita Tinelli del CeSAP. Dopo vari processi celebrati in tutti i gradi di giudizio, l’intera impalcatura di imputazioni infamanti viene smontata pezzo per pezzo dall’attento vaglio della magistratura, con l’unica eccezione di una condanna (divenuta definitiva) per «abuso della professione» di psicologo dovuta al fatto che Moccia, pur essendo laureato in psicologia, non era iscritto all’albo professionale e dunque (in ossequio a una legge che attribuisce aprioristicamente agli psicologi talune prerogative) non aveva pieno titolo per condurre certe attività in seno al gruppo. Crollate miseramente, invece, tutte le altre accuse fra cui quella che era stata il cavallo di battaglia di Lorita Tinelli, ossia lo stigma di «psicosetta». Alle incongruenze e alle assurdità delle tesi portate avanti dalla psicologa pugliese nei confronti di Arkeon è stato dedicato un intero blog.

Smentita nella quasi totalità delle sue affermazioni contro Arkeon, di quando in quando Lorita Tinelli cerca ancora di rimescolare le carte e di far valere il clamore mediatico suscitato ai danni di Vito Carlo Moccia; tuttavia, a chi ha esaminato attentamente le carte o a chi conosce a fondo la vicenda, risulta evidente la sua malafede.

Nel solco «anti-sette» della mistificazioni dei fatti, è proprio dei giorni scorsi la notizia che sul canale televisivo 119 di Sky, «Crime+Investigation», verrà presto diffusa una trasmissione sulle «sette» nella quale verrà nuovamente presa di mira anche l’ormai cessata Arkeon e con essa il suo fondatore Moccia. Autore del «reportage» è un giornalista di nome Giuseppe Borello, il cui nome è emerso proprio un anno fa nel nostro blog (anche qui più di recente).

Il «servizio» è ovviamente confezionato nel tipico stile «anti-sette», con un sonoro inquietante, atmosfere cupe, espedienti per tentare di creare suspense, ecc. Ma ai bene informati non sfuggono le improprietà:


Un «servizio» televisivo che quindi perde immediatamente credibilità, porta avanti sulla linea tipica degli «anti-sette» che s’impernia sulla controversa ed ampiamente screditata teoria del «lavaggio del cervello» alias «manipolazione mentale».

Ma proseguiamo e vediamo qual è l’impalcatura del «reportage»:


Informazione corretta, ma solo in parte: infatti Giuseppe Borello (esattamente come fa Lorita Tinelli quando ne parla tramite il Web o in TV) non precisa qual è stato l’esito del processo rispetto a quelle esatte accuse, ovvero un’assoluzione piena e totale per tutti i reati contestati (truffa, violenza, induzione in stato di incapacità, violenza e maltrattamenti) a parte uno.

Alla condanna per «associazione per delinquere finalizzata all’abuso di professione di psicologo» – unico capo d’accusa che è stato oggetto di sanzione – viene dato risalto, mentre tutte le altre imputazioni per le quali Moccia e i suoi collaboratori sono stati prosciolti o assolti (con sentenze passate in giudicato, cioè definitive) vengono tenute sotto silenzio, come se non fossero mai esistite.

Ci si potrebbe anche domandare: a che pro rivangare una vicenda giudiziaria ormai conclusa a carico di un’associazione che nemmeno esiste più, quando fra l’altro l’unica pena che era stata comminata è stata pure estinta? Si sta cercando di protrarre il massacro mediatico? Si sta cercando di torturare la reputazione di Vito Moccia? In tal caso, la finalità sarebbe inequivocabile: il denaro, cioè l’utile generato dal riscontro eventualmente raccolto dalla trasmissione televisiva.


Moccia, oltre ad aver studiato molteplici discipline e tradizioni culturali, è laureato in psicologia e pedagogia presso l’Università di Fiume e si è qualificato anche presso un ateneo americano; dettagli, questi, che sono pubblicamente disponibili in Internet da diversi anni. Eppure il giornalista attacca e infama senza ritegno parlando di titoli «millantati», aggettivo piuttosto forte e pregnante.

Fra l’altro, il video di Giuseppe Borello parla anche delle testimonianze di qualche ex «adepto» di Arkeon. Chissà se si riferisce a quei testimoni che dichiararono di aver subito pressioni per «gonfiare» le proprie dichiarazioni e che poi, ovviamente, in tribunale hanno perso.

Di fronte al protrarsi della persecuzione mediatica ai danni di Vito Moccia perpetrata dagli «anti-sette», ci domandiamo se, dopo tanti anni di battaglie (per lo più vinte) in sede giudiziaria e dopo tanta amarezza, il leader di quella che un tempo fu un’associazione con diverse migliaia di iscritti possa avere ancora la forza di volontà per reagire a questa macchina del fango messa in atto, a fini di lucro, da militanti «anti-sette» e pseudo-giornalisti.

Su un’unica affermazione non possiamo che trovarci pienamente d’accordo con Giuseppe Borello:


Proprio così: forse la cricca «anti-sette» rappresenta davvero «uno dei lati più oscuri del nostro paese».

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