sabato 6 ottobre 2018

L’influenza fuorviante degli «anti-sette»: il caso di FAVIS e associazione Penelope

di Mario Casini

Sabato 15 e domenica 16 settembre scorsi a Rimini si è tenuta una conferenza organizzata dall’associazione Penelope (S)comparsi, dal singolare titolo «Manipolazione mentale e scomparsi». Un cittadino qualunque che fosse interessato ad un argomento tanto delicato e preoccupante come le sparizione o il rapimento delle persone, sarà sicuramente rimasto perplesso dinanzi all’accostamento di due concetti tanto eterogenei come quelli dichiarati nel titolo dell’evento; ipotesi che può spiegare la scarsa partecipazione in termini di presenze (in totale una ventina di persone inclusi i relatori, stando alle foto diffuse dagli organizzatori). Infatti mentre il pomeriggio del sabato la prima porzione dell’evento si è tenuta presso la sede della Penelope, la sessione domenicale ha avuto luogo presso la «Casa delle Associazioni»:


A voler guardare più attentamente si nota subito come un programma così ambizioso (ben due giorni, in due sedi diverse) per un contesto tanto locale come la «Casa delle Associazioni» di Rimini, possa adombrare un qualche secondo fine; o, se non un secondo fine, quanto meno una sfumatura non esplicitata. Per esempio, il fatto che mentre l’ente organizzatore della conferenza è per l’appunto l’associazione Penelope (S)comparsi, di fatto la gran parte del palcoscenico era già predestinata agli «anti-sette» Maurizio Alessandrini (presidente FAVIS, gruppo laico fortemente critico della Chiesa Cattolica) e don Aldo Buonaiuto) e un prete inquisitore, entrambi accomunati dalla grottesca posizione di consulenti privilegiati della «polizia religiosa» del Ministero dell’Interno meglio nota come «Squadra Anti-Sette» o SAS, sulla cui costituzionalità sussistono ponderosi dubbi.


Non è forse questo un ossimoro che ha del visionario?

Mi spiego: «manipolazione mentale» e persone scomparse, il primo un concetto completamente aleatorio e il secondo una categoria di fatti non solo serissima e concreta, ma anche potenzialmente drammatica se non tragica. Da un lato una teoria ampiamente screditata dal mondo accademico e ormai da tempo superata, dall’altro lato degli eventi di un realismo ruvido e scioccante che quando disgraziatamente colpiscono una famiglia lasciano una traccia indelebile e possono trasformare un dato periodo nel peggiore degli incubi.

A me questo strano accostamento ha dato subito l’impressione che FAVIS abbia cercato di farsi ospitare da un’altra associazione per sfruttarne la popolarità (dovuta all’ambito benemerito in cui opera) e forse anche i fondi. Ma temo che questo interrogativo sia destinato a rimanere aperto per sempre, dal momento che (come abbiamo documentato in questo post) non è dato conoscere come spendano i fondi sociali Maurizio Alessandrini e Sonia Ghinelli (responsabili di FAVIS); al contrario, quando si domanda loro un po’ di trasparenza, reagiscono con veemenza e mettendo alla porta i malcapitati.

Cercando se l’evento avesse avuto una qualche risonanza, ho potuto notare soltanto qua e là qualche post festoso degli organizzatori, fra cui quello che segue. Come sono solito fare, ho voluto provare a dire la mia, cogliendo l’occasione di un altro commento che era già presente e che non poteva non stimolare la mia piena approvazione:


Appena ho visto questo commento, ho subito replicato:


Pensavo di suscitare una riflessione nei responsabili di Penelope (S)comparsi, e invece l’unica reazione che c’è stata è una (sorprendente) risposta di Maria Gaia Pensieri di tenore completamente favorevole alle attività di FAVIS; a seguito di questa, avevo scritto un lungo commento di replica motivando più dettagliatamente il mio pensiero, ma purtroppo ancora quello stesso giorno (20 settembre) quel post è stato rimosso e non è più pubblicamente reperibile online come lo era prima. Segno evidente che le mie indicazioni non potevano essere adeguatamente confutate o smentite, ma al contrario avevo evidentemente fatto centro.

Mi domando se la dott.ssa Pensieri, che leggo essere laureata in scienze per l’investigazione e la sicurezza e docente  presso l’Università Popolare di Milano, abbia mai esplorato le metodologie messe in atto dagli «anti-sette» per distogliere i fedeli di movimenti religiosi dalle dottrine cui aderiscono. Tralasciando la macchina del fango costante cui costoro sottopongono quei movimenti, mi riferisco in particolar modo alla «deprogrammazione» e alle modalità coercitive con cui viene messa in atto, cioè ai limiti del lecito laddove non sia stata propriamente sanzionata come illegale.

Come già dichiaravo nel mio commento di cui ho inserito l’immagine prima, l’intento benefico e l’impegno sociale di realtà come Penelope sono indubbiamente lodevoli e degni di rispetto.

Ciò che invece del tutto stona con la nobiltà dell’operato della dott.ssa Pensieri e dei suoi collaboratori è il loro frammischiarsi con obiettivi di tutt’altra fatta ed ispirazione portati avanti da FAVIS e compagnia.

Come ricordavo nel commento, disponibile online vi è un’intervista alquanto interessante al figlio di Maurizio Alessandrini, andata in onda a Tele Rimini in ottobre 2011, nella quale costui spiega un po’ dei retroscena che hanno portato alla nascita di FAVIS e chiarisce alcuni dei punti altrimenti oscuri nella loro condotta allarmistica. Ne voglio riportare qui un breve stralcio a partire dal minuto 1’50” della seconda parte:


Laddove vengano commessi deprecabili atti illeciti quali il ratto di minori, la legge deve senz’altro intervenire, accertare e sanzionare (anche con il prezioso aiuto di organismi attivi nel sociale, quali appunto Penelope). Ma questo non autorizza nessuno (peraltro estraneo a quell’impegno concreto!) a inventare delle «piaghe» inesistenti per ritagliarsi un palcoscenico.

Bisognerebbe invece imparare a rispettare la religiosità e la spiritualità altrui, senza tacciare il tale o il talaltro gruppo di «non essere una religione ufficiale», a maggior ragione per partito preso, senza nemmeno svolgerne uno studio serio e coscienzioso.

Mi auguro davvero che un’associazione di assoluta e indiscussa utilità sociale come la Penelope orienti meglio le proprie risorse in cerca di alleati degni di fiducia e soprattutto non coinvolti in costose, sterili e deleterie lotte contro «mostri» inesistenti creati apposta per racimolare fondi qua e là o incentivare business privati.

Ecco a quale grado può giungere l’influenza fuorviante dei militanti «anti-sette».

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