domenica 21 ottobre 2018

Sonia Ghinelli di FAVIS e la propaganda «anti-sette» contro Mario Pianesi

A conferma di quanto si accennava all’inizio dell’ultimo post (relativo a tutt’altro argomento), è evidente in taluni esponenti «anti-sette» lo sforzo continuo, ma fallimentare, di smentire i nostri post. D’altronde, quando non si hanno prove né documenti ma ci si affida a sentito dire, chiacchiere da  bar o da stadio, opinioni e «testimonianze» tendenziose, è alquanto arduo riuscire nell’intento di confutare chi invece riferisce dei fatti.

Così è ad esempio per Sonia Ghinelli di FAVIS, associazione corrispondente italiana per la controversa sigla europea FECRIS nonché referente privilegiata della «polizia religiosa» SAS, la discussa «Squadra Anti-Sette» del Ministero dell’Interno.

Tentando di replicare al nostro post del 14 ottobre scorso riguardo a Mario Pianesi e al caso giudiziario/mediatico del quale è vittima dalla scorsa primavera, Sonia Ghinelli ha pubblicato dapprima questo post in cui riprende (omettendone furbescamente la data) la trasmissione televisiva «Quarto Grado» andata in onda il 25 marzo:


Da notare come le fa il verso Lorita Tinelli del CeSAP, la quale evidentemente dev’essersi sentita pure lei coinvolta dalla nostra denuncia delle atrocità commesse nei confronti di Mario Pianesi e della sua associazione.

Discorso simile per Giovanni Ristuccia, esponente «anti-sette» di Novara amicissimo di Ghinelli e Tinelli, che non manca di riprendere e ripubblicare pedissequamente:


Subito dopo, Sonia Ghinelli ha pubblicato sul blog di FAVIS un post in cui affastella alcuni articoli presi a caso sulla vicenda, dando ovviamente il maggior spazio possibile a quelli denigratori e dedicando le ultime poche righe alla replica dei figli di Mario Pianesi, di cui abbiamo parlato nel nostro pezzo citato prima.

Chissà perché a Sonia Ghinelli viene in mente di riprendere quella replica (peraltro relegandola al fondo pagina del suo post) ben oltre due settimane dopo la pubblicazione dell’articolo di «Cronache Maceratesi» e solo dopo che noi lo abbiamo ripreso e commentato sul nostro blog… già questo è un segnale inequivocabile che in FAVIS vi è piena consapevolezza delle proprie negligenze e che il nostro lavoro li obbliga ad una maggiore trasparenza, per lo meno apparente.


Per non parlare dell’uso del tutto fuorviante del vocabolo «aggiornamenti»: fa a pugni con il video presentato in apertura del post, che è ancora quello di «Quarto Grado» del 25 marzo scorso, cioè quasi sette mesi fa.

Ma non è nemmeno questa tendenziosità il fatto più grave: vi è invece una manipolazione delle informazioni ancora più subdola e maligna.

Analizziamo un poco più attentamente quanto scrive Sonia Ghinelli nel suo post su Facebook:


Peccato che Mario Pianesi non ha mai affermato ciò che Sonia Ghinelli va sostenendo.

Se infatti si visiona il video (e noi l’abbiamo fatto, contrariamente a quanto è facile presumere sia accaduto con le persone che potrebbero aver letto quel post su Facebook), il punto cui certamente si fa riferimento è questo:


«(…) e mi sono scelto una dieta di crema di riso (…), semolino,
cipolle e carote. Ho fatto una dieta tanto per calmare lo stomaco
e mi trovo che ho curato anche il tumore.»

Anzitutto va chiarito che qui Mario Pianesi stava raccontando un’esperienza personale, vissuta sulla propria pelle, a seguito della quale, profondamente perplesso rispetto alle terapie proposte dalla farmacopea tradizionale, aveva deciso di approfondire, con tutta la necessaria scientificità e con metodo (come poi di fatto fece), il vasto campo della nutrizione nelle sue interrelazioni con la medicina. Sta quindi esponendo un background individuale del proprio vissuto per far comprendere la genesi della sua preparazione culturale sul soggetto, non sta fornendo indicazioni a chicchessia né tantomeno prescrivendo diete o delineando i contorni di un piano alimentare da lui studiato!

Come tutti sanno, estrapolare e isolare una frase dal proprio contesto ne snatura completamente il senso. Questo è un caso lampante di tale prassi.

Non solo, una «citazione» manipolata in quel modo potrebbe anche risultare diffamatoria, come si spiega bene in «Dialogica del diritto» del prof. Antonio Punzi:


Ma grazie all’interpretazione tendenziosa e fuorviante degli «anti-sette», ecco cosa diventa quel semplice racconto di un’esperienza di vita:


Sulla base di questo giudizio, costruito su una mezza frase interpretata ad uso e consumo di un «tribunale» mediatico, è stata pronunciata una «sentenza» di condanna ancora prima che si apra un processo in sede giudiziaria.

Questo è l’operato degli «anti-sette»: disinformazione sistematica.

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