lunedì 1 ottobre 2018

Gli «anti-sette» e le loro invettive contro la religione Cattolica e contro Dio

Da questo blog si è già dimostrato in numerose occasioni (ad esempio qui, qui e qui), come le diverse cellule dei militanti «anti-sette» italiani abbiano orientamenti ideologici e religiosi diametralmente opposti fra loro, eppure collaborino per generare allarmismo contro i «culti alternativi», mettendo palesemente in mostra la propria contraddittorietà.

Così è infatti per il fronte ateo rappresentato da FAVIS e CeSAP (con la sua propaggine AIVS) e della loro organizzazione europea di riferimento, la controversa FECRIS: queste sigle spesso collaborano con la frangia degli estremisti pseudo-cattolici «anti-sette» del GRIS di cui fa parte don Aldo Buonaiuto; trait d’union fra i due schieramenti, la «polizia religiosa» del Ministero dell’Interno meglio nota come «Squadra Anti-Sette» o SAS.

In questo post esaminiamo a quali livelli riesca a spingersi la propaganda più propriamente antireligiosa, la cui somiglianza con la propaganda «anti-sette» è alquanto stretta e rasenta l’uguaglianza.

Come molte volte s’è documentato, dalle sue pagine Facebook ufficiali AIVS (il gruppo «anti-sette» guidato dall’ex cineasta mancato Toni Occhiello) compie una continua opera di irrisione e denigrazione nei confronti di talune realtà religiose non tradizionali; per lo più si tratta del movimento di cui aveva egli stesso fatto parte per sette lustri, ma non solo: nella sconfinata Internet c’è spazio per prendere di mira anche altri movimenti spirituali, e persino le religioni maggioritarie. Come in questo caso:


Qui Toni Occhiello (riteniamo sia ancora lui a parlare per conto di AIVS) coglie l’occasione di un articolo di «wired.it» che – in poche parole – critica profondamente le credenze e le pratiche cristiane che ruotano intorno a Medjugorje (cittadina situata in Bosnia Erzegovina), riducendole a un mero fenomeno commerciale e irridendo la religione cattolica.

A nulla vale un indignato, focoso ma senz’altro accorato commento di protesta di una utente la quale ringrazia Dio per aver partecipato a dei pellegrinaggi di Medjugorje e fornisce vari spunti per una confutazione del pezzo di «wired.it». Il commento è piuttosto facondo ed esordisce così:


La replica di Toni Occhiello è di fatto un tentativo di evitare le critiche (forse perché a corto di argomentazioni valide?), scantonando, senza entrare nel merito (si noti come cerca di dare a intendere, ma non dichiara apertamente, che la utente indignata sia carente nelle proprie facoltà intellettive):


Tergiversando e lavandosi le mani per le offese arrecate ai fedeli di Medjugorje, AIVS lascia spazio a chi invece critica e accusa in modo tutt’altro che pudibondo:


Si noti l’uso della parola «setta», ovviamente mirato ad offendere e dileggiare, nel caso di specie rivolta nei confronti di un movimento di preghiera e adorazione precipuamente cattolico.

Che in Medjugorje vi siano degli aspetti discutibili (o che comunque meriterebbero approfondimenti e studi) sotto il profilo scientifico ed economico, è fuor di dubbio, specialmente se si affronta il tema con un atteggiamento rispettoso e obiettivo. Ma qui – come nel caso di Lorita Tinelli e delle sue invettive contro le credenze religiose che (a suo dire) non hanno «una base teorica e ideologica sostenibile» – ciò che viene criticata è la dottrina stessa, la professione stessa di fede; fatto di per sé gravissimo e distintivo di un militante o di un estremista, piuttosto che di uno studioso serio o di un critico equilibrato.

In altri termini, secondo costoro non si dovrebbe essere liberi di credere alle apparizioni della beata Vergine Maria a meno di non voler essere ritenuti dei minorati mentali. Tutto ciò non è solo oltraggioso, è anche illegittimo ed anticostituzionale.

D’altro canto è esattamente l’accusa che a più riprese viene mossa proprio agli «anti-sette» di AIVS, quella di voler provare a vincere il confronto dialettico offendendo l’interlocutore. Ecco un esempio pescato da un post altro ma contemporaneo al precedente (18 settembre):


Ma vediamo a cosa conducono ideologie estremiste come quella di AIVS: non solo al razzismo nei confronti di minoranze etniche come Rom e Sinti o di interi paesi come il Giappone, ma anche all’intolleranza rispetto a fenomeni religiosi maggioritari.

Vedasi per esempio un accanito sostenitore del CeSAP, notoriamente amico di Lorita Tinelli, un artigiano pugliese di nome Cosimino Placido:


O un altro affiliato al CeSAP, un certo Dino Potenza, responsabile di una caduca associazione «anti-sette» del passato denominata «AssoTutor» (ancora in essere sulla carta ma di fatto inattiva da pochi mesi dopo la sua nascita, almeno per quanto attiene alla lotta contro i «culti distruttivi»):


È proprio da questo genere di ideologia che con breve passo si giunge ad affermazioni estremiste come la seguente, solo per fare esempio:


Ogni commento è superfluo; ci limitiamo a domandarci se non sia, questo, davvero «estremismo» o, come si usa dire oggidì, «radicalismo», nella fattispecie radicalismo antireligioso.

Quale giovamento, dunque, porta alla nostra società l’operato degli «anti-sette»?

Quale contributo alla pace nel mondo e al rispetto reciproco?

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