martedì 31 luglio 2018

Gli «anti-sette» e l’estremismo pseudo-cattolico

«Ama il prossimo tuo come te stesso»: questa la via chiaramente indicata da Gesù Cristo a chi gli domandava cosa fare di buono per ottenere un domani la vita eterna, come ben illustra il Catechismo della Chiesa Cattolica e come, peraltro, è insegnato anche in altre realtà cristiane non cattoliche.

A quanto pare, vi è però certa parte della Chiesa, una sorta di «scheggia impazzita» una frangia che qui definiamo pseudo-cattolica, la quale non sembra voler aderire a quel basilare, fondamentale principio cardine dell’intera dottrina etica della religione mondiale maggioritaria. Non sembra volervi aderire, o forse vorrebbe aderirvi solo a fasi alterne o quando più fa comodo: se «il prossimo tuo» è un benpensante che s’incontra in chiesa la domenica, allora è degno del nostro amore; se invece è un signore in giacca e cravatta che, assieme ad un compagno, sta proclamando e predicando una dottrina cristiana di corrente diversa, allora non solo va odiato, ma non è neppure degno del nostro rispetto; anzi, va additato a guisa di cancro di questa società, va tenuto a distanza dai bambini, va segnalato come pericoloso; tutto sommato, bene fa il governo russo a dichiararlo «estremista».

L’evidente sarcasmo dell’enunciato appena esteso è forse un poco forte, ma giustificato: nel nostro blog abbiamo documentato (e continueremo a documentare) gli episodi di intolleranza e di incipiente (o concreta) discriminazione messi in atto dai militanti «anti-sette» (cattolici, o atei che siano, in tonaca o in uniforme oppure in abiti civili) in tutta la penisola.

E quest’oggi accendiamo i riflettori su un’altra esponente «anti-sette», già citata nella nostra pagina riepilogativa, Elena Melis del GRIS di Rimini.


Quarantaseienne, nata a Fidenza (PC) anche se di famiglia sarda, iscritta da Febbraio 2001 come psicoterapeuta all’albo degli psicologi di Cagliari, Elena Melis è attiva da diversi anni nel GRIS di Rimini e si è personalmente occupata di organizzare alcuni convegni all’insegna della più intransigente chiusura contro tutto ciò che non è la stretta ortodossia cattolica: teorie ufologiche, satanismo, movimenti religiosi alternativi, ecc.


Di nuovo, una psicologa invade del tutto indebitamente (in quanto priva di qualifiche concrete nell’ambito della sociologia, della teologia o della religione) il campo della spiritualità per lanciare sterili se non dannosi allarmi sociali, come questo di qualche mese fa:


Certo, è la solita propaganda «anti-sette» e questo è lampante dalle modalità con cui viene descritto e reclamizzato lo «scoop» (o presunto tale) dalla rivista milanese «cattolica senza aggettivi, cattolica e basta».

Quello che stona gravemente, più di una «stecca» di Andrea Bocelli, è il fatto che sia proprio una rivista dichiaratamente così «cattolica» a prestarsi ad una tanto superficiale, miope e dannosa campagna. Non si dimentichi l’origine del vocabolo stesso «cattolico» che sta a significare «universale».

Finché a parlare di «sette distruttive» che rappresentano «una vera emergenza sociale ed educativa» e «un fenomeno sempre più pericoloso» sono gruppi e militanti apertamente atei come quelli di CeSAP, FAVIS o AIVS, un qualche senso lo può avere: d’altronde, come si è visto più e più volte, costoro vorrebbero eliminare tutte le religioni. Ma se lo fanno dei cattolici come la Melis, membro del direttivo nazionale del GRIS, non si può non ravvisare una profonda ipocrisia.

Quanto è coerente invocare «aiuto alla chiesa che soffre» per «sostenere la chiesa cattolica oppressa e perseguitata in tutto il mondo», foraggiare chi lavora anni e anni per promuovere la «libertà religiosa» e poi covare nel proprio seno una scheggia impazzita che sistematicamente istiga odio verso le altre religioni e verso la spiritualità in generale?

Esponenti «cattolici» (o pseudo tali) come la qui descritta Melis, come Giuseppe Bisetto o come don Aldo Buonaiuto presentano delle inquietanti somiglianze con i loro predecessori che per secoli hanno denigrato e discriminato gli ebrei, salvo poi sostenere di essere contrari al nazismo e alla shoah. Come definire ciò se non con il termine ipocrisia, o colpevole e perniciosa ipocrisia?

Per converso, vediamo una manifestazione di reale coraggio e di profonda onestà intellettuale in minoranze gravemente perseguitate come la Chiesa di Dio Onnipotente (di cui abbiamo già accennato in questo nostro post):


C’è da augurarsi che la Chiesa metta in atto un’adeguata riforma per adeguare ogni suo organismo agli insegnamenti originari del Cristo.

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