domenica 1 luglio 2018

L’associazione FAVIS reagisce, vacilla e… conferma i nostri addebiti

di Mario Casini

In questo breve post mi prendo la briga di riportare quali sono state le reazioni ad un nostro precedente contributo (di una decina di giorni fa) in cui accendevamo i riflettori su alcune evidenti contraddizioni della FAVIS, sigla «anti-sette» riminese presieduta dall’ex ragioniere in pensione Maurizio Alessandrini e dalla sua socia di sempre Sonia Ghinelli, meglio nota con lo pseudonimo di Ethan Garbo Saint Germain.

La Ghinelli, voce ufficiale della FAVIS, in data 23 giugno scorso ha reagito con un lungo post su Facebook, che quindi mi tocca riprendere un brano alla volta per non disperdere il tema. Anche perché, come normalmente accade quando cerca di difendersi senza voler però ammettere la correttezza di quanto denunciamo, la Ghinelli salta di palo in frasca e infarcisce i propri post con battute sarcastiche del tutto irrilevanti.

Vediamo quindi se riesco a stare sul pezzo.

La Ghinelli esordisce in verità menzionando la nostra serie di articoli sul «Tempio del Popolo» scritti da Epaminonda, evidentemente più ficcante e più scomoda per gli «anti-sette» di quanto persino noi possiamo sospettare:


E già qui la vicepresidente del FAVIS si tradisce in modo sbalorditivo: non tanto perché prende una sonora cantonata (citando la chiesa di Scientology, come motiverò meglio fra un momento), ma piuttosto perché ammette candidamente di essere a conoscenza dei pareri degli studiosi che noi abbiamo citato e quindi l’ampio materiale disponibile sul sito ad hoc messo a disposizione dalla San Diego State University. Una sorprendente conferma della pseudo-informazione portata avanti ogni santo giorno dagli «anti-sette» di FAVIS, CeSAP e AIVS, con lei (la Ghinelli) in pole position.

Per inciso, la versione su Jonestown propalata dalla rivista di Scientology ha ormai più di vent’anni (dunque è attuale solo limitatamente a quel periodo) e non collima affatto con la mole ben più vasta ed aggiornata di documenti e di pareri riportati invece nel sito della San Diego State University; anzi, in certi punti vi sono delle divergenze. Infatti, è anche per queste ragioni che non abbiamo preso a riferimento la documentazione, pur degna di nota, reperibile in Internet e diffusa dai responsabili del movimento americano tanto odiato da Ghinelli e soci (al pari di numerosi altri gruppi religiosi più o meno conosciuti ed osteggiati, orientali od occidentali che siano).

Ma concludo la mia breve chiosa o riflessione con la rimanente parte rilevante della dichiarazione della Ghinelli, più specificamente focalizzata sulla questione dell’opuscolo «anti-sette» oggetto delle polemiche in consiglio comunale a Rimini nella primavera del 2005:


Tutto un peana per sostenere che cosa?

1) Che l’opuscolo sarebbe stato realizzato «con la collaborazione di FAVIS» ma non direttamente dalla FAVIS stessa. Ammesso e non concesso che le cose stiano in questi termini, allora perché Maurizio Alessandrini ha pubblicizzato quel libello come se fosse opera sua o della sua associazione, in un apparente tentativo di fregiarsi dei relativi onori? (sempre che vi sia qualcosa di onorevole nel compilare un pamphlet per infamare delle minoranze religiose!)

2) Che, allorché vi è stata polemica e dissidio a proposito di quell’opuscolo, la colpa va attribuita al GRIS e al suo referente di zona. Di nuovo, perché dunque citare quell’opera nel proprio palmares?

Insomma, il post apologetico della Ghinelli fa acqua da tutte le parti: non risolve i quesiti che abbiamo posto ma al contrario, come al solito, tenta di sviare lo sguardo altrove.

Sfortunatamente per loro, il post non smentisce né riesce a negare alcuno dei fatti concreti che ci siamo semplicemente limitati a riportare in ordine cronologico nel nostro scritto.

Un’ennesima conferma che di fronte alla verità, se non si vuole ammetterla, si può solo ciarlare inutilmente.

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