lunedì 4 giugno 2018

Gli «anti-sette» e la censura continua e sistematica per reprimere la libera opinione

di Mario Casini

Diventa sempre più evidente il continuo, energico e costante tentativo da parte degli «anti-sette» di mettere a tacere le voci critiche e di impedire l’emersione di fatti per loro scomodi.

Si tratta di un modus operandi ormai consolidato, e mentre sul nostro blog ne abbiamo più volte dato conto dimostrandolo con prove concrete, con  l’andar del tempo ho potuto constatare che già ben prima di noi il fenomeno era stato notato e denunciato anche da altri, non solo detrattori tout court degli «anti-sette», ma anche studiosi, figure accademiche, ecc.

Ben lungi dal moderarsi a questo proposito, al contrario gli «anti-sette» sfruttano ogni possibile mezzo per offuscare chiunque possa intaccare la loro immagine mediatica o anche solo fornire dei semplici spunti di riflessione per pensare in maniera diversa da come loro vorrebbero.

Di conseguenza fanno togliere commenti dai loro articoli, bloccano utenti Facebook per impedire di interagire con i loro profili, non accettano «richieste di amicizia», respingono conversazioni, fingono di non sapere quali osservazioni sono state mosse pubblicamente nei loro confronti così da non doverle affrontare, ecc.

Insomma, si barricano dietro una trincea di indisponibilità e insofferenza, ovvero: di intolleranza.

Voglio descrivere qualche esempio degli ultimi tempi.

Questi tre commenti che seguono li ho scritti io stesso e li ho inviati ai rispettivi media, senza che venissero mai pubblicati.

Questo sulla rivista online «Aleteia» (parola che - ironia della sorte - in greco nella sua grafia corretta significherebbe «verità»):


Come si può notare, sia questo che il successivo (su «Gossip Blog») riguardano la campagna pubblicitaria messa in atto da Michelle Hunziker per assicurarsi dei buoni ricavi dal suo ultimo libro, a spese dei movimenti religiosi alternativi:


Qui invece è il ben più blasonato «Eco di Bergamo» a cercare di tapparmi la bocca:


Mi domando: quanti altri commenti sono stati cestinati perché simili al mio o comunque sfavorevoli alla tendenziosa réclame contenuta in quegli articoli?

Quanto è attendibile, quindi, l’informazione proposta da questi media per ciò che concerne il sentimento reale degli utenti?

E proseguiamo con questo commento riguardante l’inquietante caso giudiziario di Mario Pianesi. Altra ironia della sorte, questa volta a censurarmi è la rivista online «Democratica» (di nome, ma non di fatto a quanto pare).

Nell’immagine seguente si vedono due commenti, ma pochi minuti più tardi uno dei due (il più significativo) è stato oscurato e resta visibile solo a me e ai miei «amici» di Facebook, a tutti gli altri no (qui il link a quel post, per chi volesse verificare ciò):


Concludo la carrellata con un commento che ha tentato di inserire un mio caro amico sulla pagina Facebook del controverso libro «Occulto Italia»; gli avevo chiesto io il favore di scrivere qualcosa in calce a quel post, siccome ero stato «bloccato» perché avevo osato dire la mia in precedenza. La sua sorte è stata la medesima:


Anche in questo caso, il commento è stato eliminato e l’utente bloccato dalla pagina (per cui non può più interagire).

Non stupisce affatto, dunque, che un’associazione «anti-sette» obiettivamente estremista come AIVS arrivi addirittura ad escludere un utente dai loro gruppi Facebook soltanto perché si è permesso di reclamare il fatto (inconfutabilmente vero) che la Soka Gakkai è una confessione religiosa riconosciuta dalla Repubblica italiana:


Se non è censura questa (e delle più rigide!), cos’altro è?

A ragion veduta, per una volta non possiamo che essere d’accordo con Lorita Tinelli per il senso di una sua condivisione di qualche tempo fa, che riportiamo qui:


Un messaggio alquanto sorprendente da parte della Tinelli: che stia cominciando a rendersi conto delle proprie lacune e stia quindi svolgendo un serio esame di coscienza? Davvero vorrei poter nutrire questa speranza. Infatti, che abbia un «atteggiamento dogmatico» è palese sulla base delle sue affermazioni di repertorio contro i movimenti religiosi; che non solo «creda», ma sia addirittura interprete di una «pseudoscienza» e stato reso inequivocabilmente chiaro da lei stessa con il mirabolante seminario online che ha tenuto il 18 Aprile scorso, e che sia un po’ fondamentalista rispetto ai fenomeni religiosi risulta pure piuttosto evidente da certi discorsi che fa pubblicamente.

Pertanto, non deve stupire che denoti uno «scarso approccio analitico» e «poca apertura mentale» (tanto lei quanto gli altri «anti-sette» suoi colleghi), tali da indurla al rifiuto costante (e alla veemente censura) di opinioni divergenti, invece che essere predisposta al dialogo costruttivo e all’esame di critiche obiettive.

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