lunedì 25 giugno 2018

Aggiornamento breve - quanto sono attendibili le testimonianze degli «anti-sette»?

Con questo breve post vogliamo stimolare una riflessione sull’attendibilità (peraltro già da più parti contestata e in generale alquanto dubbia) delle dichiarazioni e delle testimonianze degli «anti-sette».

Focalizziamo di nuovo, in particolare, la sigla più recentemente affacciatasi nel panorama dei gruppi militanti contro gruppi spirituali e minoranze religiose in Italia (e talvolta parrebbe anche minoranze etniche), ossia la AIVS.

Prendiamo, a mo’ di campione, un post che è della scorsa settimana, e lo sottoponiamo ad una breve analisi perché lo riteniamo piuttosto esemplificativo ed emblematico delle modalità operative di questi gruppi.


Questa nuova utente, che sembra provenire da Roma, dichiara anzitutto di avere avuto «una breve esperienza nella Soka Gakkai» e di avere deciso di abbandonarla quando era ancora «una principiante».

I due enunciati, se presi nella dovuta considerazione (soprattutto in rapporto all’amplificazione che possono subire grazie al megafono mediatico), vanno a formare un elemento assolutamente fondamentale: la conoscenza e la frequentazione del gruppo religioso da parte di questa utente si limita a un periodo di tempo ristretto (potremmo ipotizzare, da come ne parla, qualche mese o al massimo un annetto).

Già a questo punto e con quest’unica osservazione, la perplessità è sin da subito enorme ed importante: una frequentatrice occasionale di un dato gruppo che l’ha poi abbandonato senza averlo vissuto con particolare intensità, si arroga la facoltà di giudicarlo in modo globale o totalizzante. Sicuramente la sua esperienza non è stata buona e nessuno dovrebbe permettersi di metterlo in dubbio, ma (logicamente parlando) chi l’autorizza a generalizzare il proprio vissuto apponendolo su un intero contesto che coinvolge decine di migliaia di persone solo in Italia?

Vediamo però come prosegue questa utente di AIVS improvvisatasi giudice monocratica di un’intera confessione religiosa.


Ecco un’ulteriore notazione che può solo aumentare le nostre perplessità e riteniamo finisca per inficiare completamente l’importanza e la rilevanza delle esternazioni di questa utente: dice ella infatti che «a questa analisi» è arrivata «già mentre era dentro» e spiega di aver cominciato a nutrire dei dubbi «a seguito di un episodio» che la aveva «insospettita»; a quel punto aveva iniziato ad «informarsi» su Internet. Il resto sono le solite accuse di carattere persecutorio che vengono rivolte più o meno a tutti i «movimenti religiosi alternativi».

Il che equivale (se si vuole realmente dire le cose come stanno al di là delle infiorettature e degli arzigogoli) ad una implicita ammissione che questa ragazza:
1) si è avvicinata alla Soka Gakkai senza troppa convinzione;
2) l’ha frequentata per un breve periodo senza lasciarsi coinvolgere granché; soprattutto, non ci capiva granché come lei stessa ammette palesemente;
3) al primo momento di difficoltà (forse uno screzio, forse un comportamento scorretto di qualche altro fedele) invece di confrontarsi con i diretti interessati ed affrontarli con cognizione, è andata a cercare le voci infamanti degli apostati su Internet, raccattando ovviamente ragioni «valide» per poter fare come la volpe nella celeberrima favola di Esopo;
4) poco alla volta si è defilata quatta quatta;
5) alla fine, senza che nessuno le abbia torto un capello, si è affacciata sui gruppi Facebook di AIVS per unirsi alla macchina del fango.

Un comportamento che, come minimo, ci pare tutt’altro che adulto; al contrario, è ben più simile a quello del fanciullo cocciuto che per protestare contro qualche ipotetica offesa lascia il campo portandosi via il pallone.

Aggiungiamo che ad un’occhiata più attenta il profilo Facebook di questa utente (e il suo stesso nome) lasciano qualche dubbio in termini di autenticità: che sia un’identità fasulla manovrata da uno dei tre «numerosi personaggi» (come amano definirsi loro stessi) amministratori di AIVS?

Ma anche lasciando da parte i nostri sospetti, restano forti e gravose le perplessità su quanto possa ritenersi attendibile una «testimonianza» del genere.

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