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sabato 15 settembre 2018

Gli «anti-sette» italiani inneggiano al totalitarismo e sostengono l’estremismo?

Si è visto più volte come certi militanti «anti-sette» denotino, non solo nel loro concreto modus operandi ma talvolta anche nelle loro stesse dichiarazioni, una certa affinità con le politiche del regime fascista o con la più recente dialettica delle fazioni di estrema destra. Basti pensare alla circolare Buffarini Guidi ed alle sue successive propaggini che tuttora permangono qua e là nell’arcipelago del «business anti-religioso» di associazioni come CeSAP (corrispondente italiana della controversa sigla franco-europea FECRIS), FAVIS, AIVS o GRIS e dei rispettivi esponenti come la psicologa Lorita Tinelli, l’ex ragioniere in pensione Maurizio Alessandrini o il prete «inquisitore» don Aldo Buonaiuto, referenti privilegiati della «polizia religiosa» SAS (la «Squadra Anti-Sette» del Ministero dell’Interno).

Abbiamo anche documentato il fatto che quegli stessi sedicenti «esperti» di spiritualità (clamorosamente privi di reali qualifiche accademiche in materia) tentano di propinare teorie controverse e screditate come il «plagio» o «manipolazione mentale», da tempo abbandonate dagli studiosi (seri) di religioni in tutto il mondo. Fatto, questo, che rappresenta non solo un «errare», ma un vero e proprio «perseverare nell’errore» del tutto deliberato, e dunque «diabolico».

Ma a quanto sembra di dover dedurre dalle loro più recenti esternazioni, non è tanto un aspetto di destra o di sinistra a distinguere dal comune essere pensante i propagandisti contro la religiosità minoritaria; piuttosto, è proprio una caratteristica di estremismo tout court. In altri termini, gli esponenti «anti-sette» sono estremisti per definizione:


Che gli «anti-sette» adottino di norma «metodi radicali» e siano «intransigenti» lo si è descritto e dimostrato un numero ormai incalcolabile di volte solo in questo blog, senza nemmeno menzionare l’abbondante materiale che si trova altrove (e non solo sul Web, ma anche nei trattati degli studiosi di religiosità).

Ma ultimamente essi promuovono anche estremismi politici nei quali l’odio sfocia nella violenza e negli abusi più tragici.

Come nel post seguente, che fu una delle prime avvisaglie, in Ottobre dell’anno scorso: Sonia Ghinelli di FAVIS acclama Luigi Corvaglia di CeSAP per la sua partecipazione ad un convegno assieme a niente meno che Alexandr Dvorkin, il kapò russo degli «anti-sette», personaggio tetro e controverso ben noto per la sua sistematica opera di fomento dell’intolleranza contro le minoranze religiose:


In quest’altro post dei primi di agosto scorso, la «fluida» Sonia Ghinelli riesce persino a far apparire «democratica» la Russia, che nel frattempo viene addirittura biasimata dall’ONU per le sue violazioni dei diritti umani in ambito religioso; e naturalmente non manca di condire il suo post con la solita tiritera sui «culti distruttivi». Talché ci domandiamo: quella dell’esponente FAVIS è ignoranza (colpevole) o disinformazione (deliberata)?


Di nuovo, ecco Sonia Ghinelli che porta avanti l’attacco del regime cinese alla Chiesa di Dio Onnipotente, e non dimentichiamo che questa gente viene deportata e incarcerata solo perché «colpevole» di pregare in maniera differente, di raccogliere numerose adesioni e di essere critica del governo.


Ancora, ecco la macchina del fango mediatica «anti-sette» all’opera, con lo pseudo-giornalista Filippo Bovo che prosegue il suo «copia/incolla» (a fini di lucro) della propaganda cinese contro le minoranze religiose fingendo di non sapere a quali soprusi e violenze essa lasci mano libera:


Tutto ciò è davvero sbalorditivo: in mezzo mondo si levano voci di protesta contro le angherie che in Cina e in Russia subiscono le minoranze religiose (ovviamente fomentate da giornalisti compiacenti con le loro «notizie» allarmistiche sui mass media relative a «casi» in cui qualcuno viene accusato del tale o talaltro fatto, sempre tutti da dimostrare), e gli «anti-sette» nostrani si fregano le mani per il battage mediatico che giustifica quegli abusi dei diritti umani. Se non è cattiveria questa…

lunedì 14 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS e la loro «democrazia totalitaria»

Abbiamo voluto utilizzare, nel titolo, un’espressione un po’ provocatoria (per la precisione, un ossimoro) perché ci pare che contraddistingua bene il clima nel quale operano gli «anti-sette» di AIVS e nel quale devono abituarsi ad interagire gli utenti che vi si iscrivono.

Neanche un mese fa abbiamo raccontato come in AIVS sembri vigere una sorta di dittatura da parte dei tre amministratori (Toni Occhiello, Luciano Madon e Francesco Brunori, che si fa anche chiamare «Italo», «Italo Brunori» e «Italo Tobruk»). Una dittatura che esclude qualsiasi apporto o contributo di senso contrario a quello espresso dai loro post, e guai a chi osa contraddirli!

Non finiamo mai di stupirci per la maniera speciosa e obiettivamente contraddittoria con cui da un lato cercano di darsi una veste di serietà e di professionalità, dall’altra usano modi spesso minacciosi, talvolta offensivi, a tratti volgari, in certi casi intimidatori, e comunque tutt’altro che tolleranti, senza contare che le loro informazioni sono sovente per nulla accurate.

Ecco cosa dichiaravano appena una ventina di giorni fa sulla loro pagina Facebook istituzionale:


Un confronto pubblico con quanti si mostrassero perplessi? Vediamo cosa è successo con uno di questi, nella fattispecie un utente che ha espresso una critica nei confronti della Chiesa Cattolica commentando una lettera al Papa scritta da Francesco Brunori nel tentativo di seminare zizzania ed impedire le attività interreligiose fra Chiesa e Soka Gakkai.


Un commento non perfettamente allineato? Non sia mai! Ecco subito salire in cattedra Toni Occhiello:


Ne consegue un botta e risposta nel quale Occhiello fa una sorta di «terzo grado» all’utente e questi risponde senza timori ad ogni domanda, difendendo il suo diritto ad esprimere la propria opinione.


Ma all’ennesima reiterazione della domanda «perché sei qui?», l’utente comincia a manifestare qualche perplessità.


Immediata la replica di Occhiello, che all’insegna del miglior «complottismo» di marca «anti-sette», comincia a insinuare il sospetto che la libera espressione dell’utente sia una sorta di «trama» anti-AIVS:


E nonostante la risposta (schietta ma tutto sommato pacata) e chiarificatrice dell’utente, Occhiello oramai sembra essere partito per la tangente e ha additato il «lebbroso» che deve essere «epurato» dal suo gruppo di «eletti», tanto che la replica lo mette definitivamente alle corde:


L’epilogo? Lo si può già vedere dalla colorazione del nome dell’utente (grigio scuro), che mostra che è stato escluso dal gruppo. Ovviamente, come tutte le altre voci fuori dal coro in AIVS, anche lui è stato tolto dal gruppo e non ha più potuto esprimere la propria opinione. Nemmeno ha potuto replicare alle ingiurie in cui si è poi lanciato Occhiello una volta assicuratosi che il suo interlocutore fosse stato messo alla porta:


«Fuck you son of a bitch», «fannullone da bar»… ulteriori commenti sarebbero superflui.

Tutto questo quando il commento originale dell’utente rispetto all’iniziativa di Brunori, in sintesi, era stato:


Discorso simile a quello che facevamo in un recentissimo post a proposito di Lorita Tinelli del CeSAP, un’associazione che si propone addirittura referente di una sigla europea contro i «culti distruttivi», la contestata e discussa FECRIS: con una mano mostrano il baluardo del «diritto di cronaca», con l’altra mano fanno di tutto per tacitare i loro detrattori in modi che rasentano l’intimidazione.

Questi sono gli «anti-sette» di AIVS e CeSAP, che riteniamo mirino direttamente ai fondi europei dell’orbita FECRIS, se abbiamo interpretato correttamente le parole della Tinelli, a proposito del denaro, di cui abbiamo dato conto in un precedente post che tanto li ha messi in agitazione.