mercoledì 17 gennaio 2018

Gli anti-sette e le intimidazioni ai loro critici - Toni Occhiello

Non è una novità che questo blog sia oggetto di intimidazioni e tentativi di censura: come gli utenti più affezionati sanno bene, è accaduto sin dall’inizio.

Tuttavia, un recentissimo messaggio minaccioso da parte di uno dei più veementi oppositori della libertà religiosa dei gruppi spirituali minoritari, Toni Occhiello di Cerignola (FG), sembra proprio non aver gradito che qualcuno come me abbia avuto il coraggio di svelare un poco di verità sul suo conto. Per dirla tutta, ci sarebbe molto, molto altro da svelare, molto altro da raccontare, ma… ogni cosa a suo tempo.

Occhiello evidentemente preferirebbe poter proseguire indisturbato il suo costante lavorio diffamatorio nei confronti del gruppo religioso di cui ha cessato di fare parte qualche anno fa, un lavorio (a mio modesto e personale parere) ai limiti dello «stalking», ma comunque indubbiamente caratterizzato da un livore profondo e generalizzato nei riguardi di tutto ciò che sotto il profilo spirituale non è «convenzionale» o può in qualche maniera venire bollato come «setta».

Ecco quindi arrivare un messaggio da parte di Toni Occhiello al mio profilo Facebook. Messaggio che (per mia negligenza, e ne chiedo perdono), ho visto solo una settimana più tardi, in quanto «filtrato» dal sistema. La ragione di ciò (va detto per onore di cronaca), ossia la ragione per cui il messaggio è stato «filtrato», è che Occhiello non ha avuto il coraggio di chiedermi l’amicizia o di contattarmi direttamente tramite e-mail, si è invece affidato ad un messaggio che Facebook ha recapitato sotto l’intestazione dei «messaggi filtrati» o «richieste di messaggio».

Inoltre, subito dopo avermi inviato il messaggio, mi ha anche «bloccato», sicché non mi è stato possibile in alcun modo rispondergli tramite Facebook.

Tipico degli «anti-sette»: o si nascondono gettando il sasso e poi ritraendo la mano, oppure fingono di instaurare una dialettica che però è a senso unico e non ammette osservazioni contrarie.

Ma vediamo in dettaglio il messaggio di Occhiello, perché merita davvero qualche commento.


Obiezione che sorge spontanea: se un sito parla del sottoscritto, sono io il primo ad avere interesse per la correttezza delle informazioni che riporta: ne consegue che sono io per primo a dovermi adoperare affinché eventuali inesattezze siano rettificate.

Ammesso e non concesso che la pagina di Wikipedia su Toni Occhiello non l’abbia inserita egli stesso (cosa sulla quale, francamente, nutro serissimi dubbi), ci si aspetterebbe come minimo che fosse lui a contattare Wikipedia per far correggere l’informazione. Eppure, ad oggi (16 Gennaio), su quella pagina è ancora riportato l’anno di nascita sbagliato come si riferiva in un precedente post.

Proseguiamo con il prossimo punto:


A noi proprio non risulta affatto che pubblicare data e luogo di nascita di un individuo, quando costui fa di tutto per presentarsi come personaggio pubblico, possa integrare una fattispecie penale; tanto più che il suo luogo di nascita è già palesato nella pagina di Wikipedia che lo stesso Occhiello conferma implicitamente essere riferita a lui e contenere un anno di nascita errato.

Sarebbe anche interessante sapere chi siano i «suoi avvocati» (notare il plurale) e quali «Autorità» (notare la lettera maiuscola nel suo messaggio) andrebbero interpellate.

Tanta insistenza di Occhiello sulla pubblicazione delle proprie generalità e in particolare del suo anno di nascita non fanno che irrobustire l’interrogativo già formulato in precedenza: cosa c’è di tanto scottante in quella data? Perché sembra essere così cruciale per Occhiello tenerla nascosta? Forse qualche situazione imbarazzante collegata alla sua età e ad eventuali privilegi ad essa collegati? Chissà, al momento non è dato sapere.

Ma passiamo al terzo ed ultimo punto:


Mi piacerebbe tanto che Occhiello spiegasse perché dobbiamo essere noi a consultare dei registri  di quarant’anni fa quando, se abbiamo commesso un errore nel verificare il suo nominativo presso la Directors Guild of America (come riferivamo nella parte finale di questo post), non debba essere lui a dimostrarlo e a produrre uno straccio di prova. Sarebbe tanto semplice: se possiede un attestato di qualche genere, un diploma o un certificato, perché non ne fa oggetto di uno dei suoi numerosi post su Facebook? O perché non ce lo invia tramite e-mail? Se davvero abbiamo commesso un errore, saremo ben felici di rettificarlo (come peraltro abbiamo precisato sin da principio a questo proposito).

Veniamo alla chiusa del messaggio, in cui emerge inequivocabilmente il reale intento intimidatorio della comunicazione di Occhiello:


L’amico avvocato che ci assiste si è fatto l’idea che Occhiello abbia usato una terminologia alquanto “all’americana” per esporre le sue minacce. Il che mi lascia pensare che non abbia effettivamente interpellato alcun legale (per lo meno non in Italia) e che quindi gli «avvocati» a cui avrebbe «dato incarico» esistano solamente nella sua fervida immaginazione.

Concludo dicendo solamente, a scanso di equivoci, che descrivere e commentare le attività online (pubbliche) di Toni Occhiello e della sua banda di «anti-sette» mettendone in luce le improprietà e le contraddizioni non comporta alcunché di illegale, anche perché noi, da questo blog, portiamo sempre e comunque rispetto nei confronti di coloro dei quali parliamo. Cosa che, invece, Occhiello decisamente non fa.

Forse agli «anti-sette» non va a genio la libertà di parola? Forse vorrebbero servirsene unicamente loro per gettare fango sulle minoranze religiose?

Spiacenti, ma in Italia - per fortuna! - vige ancora la Costituzione del 1948, suggeriamo ad Occhiello e ai suoi amici di leggerla un giorno o l’altro… scopriranno cose alquanto interessanti.

1 commento: