giovedì 8 febbraio 2018

Quello degli «anti-sette» è un business? Perché chiedono soldi?

Un post che desideriamo analizzare in dettaglio in quanto estremamente esemplificativo dell’operato, assai discutibile e tendenzioso, degli esponenti «anti-sette». Il post in questione è questo, pubblicato il 4 Febbraio scorso sulla pagina Facebook di AIVS, a nostro avviso (ma non lo si può dare per certo) da Toni Occhiello (l'immagine seguente è in versione ridotta, ma viene sezionata e resa leggibile subito dopo):


Il post esordisce con una asserzione di sapore «complottistico», priva di elementi concreti e soprattutto allusiva rispetto a persone di cui non vengono fatti nomi e cognomi ma la cui identità viene data per sottintesa:


Da una tanto fumosa premessa si passa quindi al solito «buoni e cattivi» con una punta di vittimismo rispetto alla fantomatica «lobby» dalla quale Occhiello e i suoi compari di CeSAP e FAVIS starebbero subendo «calunnie e intimidazioni». Spontaneo domandarsi come mai l’ex regista foggiano non si fa scrupoli nel dileggiare e infamare il movimento religioso di cui ha fatto parte per tanti anni con parole forti e cariche di odio e poi si lagna di un blog come il nostro in cui non facciamo altro che riferire e documentare fatti, peraltro con una certa pacatezza.

Ma ecco a cosa mira realmente la lamentela di AIVS:


Al denaro: Occhiello sta chiedendo soldi, questo è l’obiettivo del suo post, il cui successo è ben evidenziato dalla quantità (scarsità) di «Mi piace», commenti e condivisioni.

E l’obiettivo risulta ancora più chiaro dall’unico commento presente sul post, che è della stessa AIVS e incita senza mezzi termini all’iscrizione (onerosa, € 20,00):


Non sarà una gran somma, ma sono sempre soldi e questo non è affatto l’unico post in cui Occhiello sollecita iscrizioni.

Al contrario, l’attività di AIVS assume anche maggiormente l’aspetto di un insolito, grottesco business se si nota che nell’ultimo periodo Occhiello ha lanciato una campagna di inserzioni, sempre su Facebook, per pubblicizzare i propri post che veicolano odio e allarme contro i movimenti religiosi:


E ancora:


Questo modus operandi non è affatto limitato al bellicoso Toni Occhiello e ai suoi due o tre livorosi collaboratori. Tutt’altro.

Basta guardare l’annuncio che campeggia imponente nella pagina principale del sito del CeSAP di Luigi Corvaglia e Lorita Tinelli, ben studiato sotto il profilo pubblicitario dato che tocca il sempre sensibile tasto della benevolenza:


Per non parlare di uno dei principali militanti contro i Testimoni di Geova, Rocco Politi, anch’egli (tanto per cambiare) un apostata che ha lasciato il movimento dopo una vita di frequentazione e partecipazione convinta. Nel suo caso, addirittura si presenta come il «liberatore» del popolo tanto oppresso dai pericolosissimi «culti distruttivi», con tanto di titoloni a caratteri cubitali:


Addirittura questo «simil-esorcista» parla di «vittime di fanatismi»: ma quale fanatismo? Forse il suo stesso?

Ma ecco subito svelato, anche nel suo caso, a cosa punta tanta concitazione e animosità:


Forse che gli «anti-sette», in fondo, fanno ciò che fanno per profitto personale?

Dove e come vengono spesi i soldi che vengono loro versati da eventuali donatori?

Interrogativi, questi, cui prima o poi dovrà pur essere data risposta.

mercoledì 7 febbraio 2018

Gli «anti-sette» e la complicità dell'Ordine degli Psicologi

Il 30 Gennaio scorso, sul quotidiano «Il Giornale», è stato pubblicato un interessante articolo per lo più basato sulle affermazioni di una presunta «esperta» di «culti distruttivi» e «sette religiose», Patrizia Santovecchi.

Esattamente: proprio la stessa figura così discussa e controversa, di cui parliamo in dettaglio in uno degli ultimi post.

L’articolo in questione è stato poi ripreso e ripubblicato dal sito del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) in virtù di un passaggio specifico nel quale la Santovecchi raccomanda a tutte le ipotetiche «vittime» di presunte «sette» di rivolgersi «ad uno psicologo» o (addirittura!) «alle associazioni anti plagio».


Si riferisce proprio a quel gruppetto di denominazioni (CeSAP, FAVIS, AIVS, SOS Antiplagio, ecc.) di cui si parla in dettaglio nel presente blog e del cui operato si mettono qui in luce i molti (e irrisolti) aspetti discutibili e preoccupanti: l’inattendibilità, la litigiosità, la tendenziosità, la superficialità, la scarsa trasparenza, ecc.; fatti (questi, sì) ben documentati e motivati.

La Santovecchi, dunque, batte ancora la grancassa per il controverso «reato di plagio» (sovente travestito con il nome più altisonante di «manipolazione mentale»), di fascista memoria, già giudicato incostituzionale e aspramente criticato dal mondo accademico, come si accennava in un precedente post.

Le fa eco qualche giorno più tardi la «solita» Sonia Ghinelli dal «solito», discusso e fasullo profilo Facebook Ethan Garbo Saint Germain per applaudire la collega:


È lampante che si tratta, nuovamente, di un tentativo di tutelare il loro business e di accaparrarsi una fetta di «mercato» o una «domanda commerciale» appositamente creata: cercano di creare un tipo di clientela fra le persone che riescono a convincere di essere state «plagiate» da qualche «pericolosa setta».

A questo fine, evidentemente arduo da raggiungere, pare oramai che i dirigenti dell’Ordine degli Psicologi siano disposti a non adombrare più la loro complicità con associazioni screditate e controverse che sostengono una teoria non scientifica e dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.

Ad ogni modo torneremo ancora sull'argomento poiché l'Ordine degli Psicologi e i gruppi «anti-sette» sono di fatto legati a filo doppio e sono i principali sostenitori della presunta necessità di reintrodurre il reato di plagio nel codice penale.

lunedì 5 febbraio 2018

Cristina Caparesi e Lorita Tinelli: gli «anti-sette» cambiano idea secondo convenienza?

Alcuni mesi fa avevamo notato, non senza un certo stupore, che in occasione della trasmissione «anti-sette» su RAI 3 fortemente voluta e poi pubblicizzata da CeSAP (Lorita Tinelli, Pier Paolo Caselli) e FAVIS (Sonia Ghinelli e Maurizio Alessandrini), anche Cristina Caparesi (una delle varie ex collaboratrici della Tinelli che hanno abbandonato il CeSAP sbattendo la porta) ha esultato condividendo appieno la linea «anti-sette»:


È ben noto ormai da tempo che alcuni «anti-sette» sono anche accaniti detrattori degli studiosi di religiosità più accreditati, primo fra tutti il prof. Massimo Introvigne, il quale ha anche un incarico di docente presso un istituto romano legato proprio ai Legionari di Cristo, gruppo cattolico sovente osteggiato come «setta» alla pari di altri movimenti di estrazione completamente differente. Questo fatto può fornire una spiegazione per il supporto dato dalla Caparesi a una trasmissione tanto discutibile.

In quello stesso periodo, la psicologa friulana si accodava alla speciosa propaganda montata da Michelle Hunziker per promuovere le vendite del suo nuovo libro nonché la propria figura di soubrette strumentalizzando l’ormai trito e ritrito allarmismo «anti-sette», con grande soddisfazione da parte di Sonia Ghinelli e delle stessa Lorita Tinelli, come si può ben vedere dal seguente post.

La Ghinelli condivide un post pubblicato della Caparesi tramite la sua pagina «SOS Abusi Psicologici» in cui (peraltro in modo velato ed allusivo) viene criticata la prof.ssa Raffaella Di Marzio per un suo parere riguardante la vicenda Hunziker, esposto in un’intervista radio.


Eppure, la Caparesi dei post qui sopra riportati è la stessa che era stata «scaricata» dal CeSAP della Tinelli a suon di carte bollate:


La stessa Caparesi che a quell’intimazione aveva reagito paventando una replica sul piano legale:


Ed è ancora la stessa Caparesi che, sempre nei confronti di Lorita Tinelli e del suo entourage (in occasione della vittoria legale proprio di Raffaella Di Marzio, Marzo 2011), aveva scritto queste esplicite parole:


Insomma, altro non ci si può domandare se non: da che parte sta questa esponente «anti-sette»?

Quanto si può considerare attendibile chi prima critica in maniera asperrima una ex collega, con tanto di reciproche minacce di azioni legali, e poi si aggrega alla sua campagna mediatica?

sabato 3 febbraio 2018

Toni Occhiello, AIVS e la pseudo-informazione a senso unico

Una breve riflessione su un caso alquanto eclatante di come gli «anti-sette» fanno «informazione».

Per la verità, si tratta di un triste, tristissimo esempio della loro pseudo-informazione a senso unico e del modo in cui veicolano odio e allarmismo senza fornire un quadro completo delle vicende che descrivono.

Ecco un post pubblicato la settimana scorsa da Toni Occhiello, principale esponente di AIVS:


In questo post, Occhiello fornisce una propria personale versione della tragedia che ha colpito Sonia Rinaldi, una fedele della Soka Gakkai deceduta per malattia. Inutile dire che il resoconto fatto da Occhiello di una vicenda tanto infelice, oltre a non portare alcun rispetto per i familiari della defunta né il benché minimo riguardo per il loro immenso dolore, come se non bastasse muove delle accuse piuttosto gravi nei confronti delle persone che le sono state vicino nel suo ultimo periodo di vita.

Accuse, come sempre, tutte da provare, tanto più che il post stesso (a leggerlo bene) non dimostra assolutamente nulla che possa far trarre delle ragionevoli conclusioni di una presunta «colpevolezza» della Soka Gakkai nel caso di specie. Al contrario, vi sarebbero persone molto ben informate sulla vicenda di Sonia Rinaldi (per averla vissuta e non per sentito dire) che potrebbero fornire ulteriori elementi a completamento di quel quadro.

Ma Occhiello non sembra affatto interessato a conoscere l’intera storia, a lui è sufficiente poter «collegare» una malattia terminale alla religione seguita da chi purtroppo ne è caduto vittima. Il che equivarrebbe ad accusare il Vaticano per le migliaia e migliaia di casi di cattolici deceduti per tumore che scelgono di non affidarsi a trattamenti tradizionali e scelgono terapie alternative.

Per motivi tecnici non siamo stati in grado di catturarne un’istantanea, ma sappiamo per certo che almeno due persone (ne forniremo le sole iniziali: M.B. e M.V.) avevano commentato quel post manifestando la propria contrarietà allo sfruttamento tanto cinico, impietoso e inumano di una notizia così tragica. Ma quei commenti sono stati censurati, perché scritti da persone che hanno purtroppo vissuto situazioni molto simili a quella oggetto del post: i loro contributi, ancorché veritieri, sarebbero stati sicuramente «scomodi» perché avrebbero contraddetto la propaganda di Occhiello.

Sfruttare e strumentalizzare le disgrazie altrui: è questa la «opera di informazione» svolta dagli «anti-sette»?

giovedì 1 febbraio 2018

Chi rappresentano veramente gli «anti-sette»?

Un aspetto piuttosto concreto e interessante delle controversie legate agli «anti-sette» è quello riguardante i numeri reali delle persone che fanno parte dei diversi movimenti da loro tanto odiati ed osteggiati.

Se si calcola che l’astio degli «anti-sette» viene rivolto non solo verso i nuovi movimenti religiosi, ma sovente anche contro le confessioni religiose maggioritarie, si può facilmente intuire quali siano i rapporti di forza. In altre parole, il gruppetto di associazioni «anti-sette» come FAVIS, CeSAP, SOS Abusi Psicologici e SOS Antiplagio rappresentano le istanze di una microscopica percentuale della popolazione (ad onta del roboante can can mediatico che talvolta generano), mentre la stragrande maggioranza delle persone non gradisce la loro continua produzione di allarmismo e di intolleranza. Tale maggioranza comprende non solo i fedeli delle confessioni religiose «tradizionali» (la Chiesa Cattolica con particolare accento sui suoi gruppi carismatici ed esoterici, l’Islam, il buddismo, il Sikhismo e l’induismo, le diverse ramificazioni cristiane evangeliche, ecc.) di quando in quando infamate dagli «anti-sette», ma anche le decine di migliaia di devoti dei movimenti religiosi di più recente fondazione e dalle più svariate estrazioni come la Soka Gakkai, i Testimoni di Geova, Scientology, i Baha’i, gli Hare Krishna, i Moonisti, i Raeliani e via discorrendo.

Tale asserto non è solo supportato da un semplice e logico ragionamento fondato su numeri puri e semplici che si possono facilmente stimare; è anche confermato dalle stesse lacunose, controverse e opinabili «statistiche» spesso portate ad esempio dagli «anti-sette» per giustificare il proprio discutibile operato. Ne accenniamo in questo post del nostro blog, ma se ne può trovare un’analisi più dettagliata nel post del blog «Libero Credo».

Comunque, escludiamo per un attimo dal nostro ragionamento le religioni «tradizionali» sulla base dell’asserto (che proviamo a considerare valido per ipotesi) che esse, poiché fortemente e profondamente radicate sul territorio, non abbiano necessità di «difese» o risentano in maniera solo minima delle bordate di FAVIS e CeSAP (anche perché, come si è visto, gli «anti-sette» sono tutt’altro che unanimi nello sbeffeggiare – per esempio – il mondo cattolico).

Prendiamo in considerazione, invece, la reazione della gente ai loro anatemi allarmistici: cosa ne pensa, per esempio, l’utente medio di Internet?

Gli «anti-sette» più collerici e accaniti come Toni Occhiello, Lorita Tinelli, Sonia Ghinelli, Aldo Buonaiuto, ecc. vorrebbero far credere che la maggior parte delle persone siano contrarie ai movimenti che essi hanno buon gioco a definire «culti distruttivi», «gruppi abusanti», ecc.

Non è così. La verità è ben altra: se è vero che la maggior parte delle persone non ha abbracciato il credo e le pratiche dei movimenti religiosi alternativi (fatto di per sé ovvio: altrimenti logicamente non si parlerebbe di minoranze), è anche vero che quella stessa maggioranza (che include atei, agnostici e credenti di tutte le altre religioni «tradizionali») non condivide nemmeno i metodi discriminatori con cui quei movimenti vengono talvolta messi alla gogna.

Per verificare questo teorema, prendiamo ad esempio un post apparso sul blog di Beppe Grillo alla fine di Marzo del 2011 che promuoveva il controverso e screditato libro scandalistico «Occulto Italia» (scritto da Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, di cui parliamo in questo post), tenendo conto che il blog di Beppe Grillo «macina» centinaia di migliaia di accessi ogni settimana.

Il post annuncia e pubblicizza il libro. Su un totale di circa ottocento commenti al post, tenendo conto che la stragrande maggioranza non sono attinenti all’argomento (il libro recensito) ma riguardano tutt’altro, solo un quaranta per cento sono tendenzialmente a favore della linea ideologica espressa dal libro oppure lo recensiscono positivamente. Tutti gli altri (quindi un buon sessanta per cento) sono sfavorevoli al messaggio del libro o esprimono una vera e propria protesta nei confronti della linea «anti-sette». Inoltre, va anche rilevato che numerosi dei commenti catalogabili come «pro libro» non sono nemmeno incentrati sull’opera di per sé, sono in realtà delle occasioni per criticare un gruppo in particolare o per riferire qualche diceria generalizzata rispetto alle «sette religiose». Quindi la qualità intrinseca delle proteste contro il libro e contro il blog che lo ha pubblicizzato, oltre alla quantità oggettiva, è schiacciante rispetto ai pareri tendenzialmente a favore.

Ecco infatti cosa pensa davvero la gente della propaganda mediatica «anti-sette» (tre commenti citati ad esempio):

Io sono membro della Soka Gakkai da 5 anni e responsabile di settore. Ho sempre frequentato le riunioni, mi sono sempre tenuta informata su tutto quello che succedeva all'interno dell'organizzazione e devo dire che sono basita da quello che ho letto su Occultoitalia. Ma gli autori sono mai venuti ad una riunione? Perchè nel libro non si parla che di ex membri e sembra non esserci nessuna conoscenza diretta di quello che si scrive... eppure è facile partecipare, anche restando nell'anonimato. Che occasione persa per i due giornalisti! Le cose scritte sono alcune palesemente false altre veramente semplicistiche. Sarebbe stato il caso di riportare anche esperienze dirette di membri e di parlare con qualcuno che frequenta la soka, anche solo per sentire le due campane. Ma mi sa, però, che lo spirito del libro sia quello di dimostrare che la soka è una setta oscura e manipolatoria e quindi capire come stanno le cose non serviva allo scopo. Invito ufficialmente gli autori del libro (e chiunque fosse interessato a capire) a contattarmi e a partecipare a qualche riunione... Il libro ormai è pubblicato quindi non li invito per portare acqua al mio mulino, come qualcuno potrebbe pensare, ma solo perchè, non si sa mai, potrebbero essere in qualche modo interessati a sapere davvero come stanno le cose. 
Coordialmente,
R. P.

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Si può uscire e come dall'Opus Dei. Ho frequentato i loro centri per tre anni, poi mi sono lentamente allontanato e non sono stato tartassato, ma rispettato nella mia scelta. Un mio caro amico, numerario in Opus Dei è uscito per sposarsi e il suo matrimonio è stato celebrato da un prete dell'Opus Dei. Quindi non facciamo di tutt'erba un fascio. Questa è la mia esperienza che ho vissuto.
A.G.

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Leggere questo libro per comprendere le religioni che tratta sarebbe un po come giudicare il MoVimento 5 Stelle basandosi su ciò che stanno diffondendo le persone che da esso esso sono state escluse(vedi Movimento Revolution e company), o i giornalisti che Grillo, per le sue ragioni, sta evitando. 
Il libro, in realtà, è un vero attacco (anche se ben nascosto) a quelli che sono i nostri diritti fondamentali, come la Libertà di Religione ecc..., è sarà usato come strumento di convincimento nel promuovere leggi che violeranno tali diritti.
Confido nelle persone positive, e di buona volontà, che capiranno presto che le persone che stanno promuovendo tale libro vanno allontanate dal MoVimento 5 Stelle, altrimenti presto o tardi 
distruggeranno anche quest'ultimo.
Attaccare, quella che è, la Libertà della propria Ricerca Spirituale o Morale è uno dei più grandi crimini che possano essere commessi nei confronti dell'Umanità e prima o poi queste persone faranno 
i conti con la propria coscienza.
C.F.


Ulteriore elemento di giudizio: fra coloro che non esprimono un parere né sul libro né sul tema dei nuovi culti o dei movimenti religiosi, molte persone affermano alquanto chiaramente che quello delle «sette» non è un problema degno di nota e che ve ne sarebbero di ben più gravi e preoccupanti da trattare.

La verità, quindi, è che non solo il presunto «allarme sette» è un castello di carte montato da individui e associazioni che hanno tutto l’interesse a propugnarlo, ma inoltre la stragrande maggioranza delle persone non condivide le loro opinioni intolleranti e anzi vorrebbe la pace, piuttosto che la discriminazione.

A chi o cosa servono davvero gli «anti-sette»? Forse a rappresentare o tutelare degli interessi privati?