Visualizzazione post con etichetta giuseppe bisetto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta giuseppe bisetto. Mostra tutti i post

lunedì 21 gennaio 2019

Michele Nardi, magistrato «anti-sette», sotto accusa per corruzione

Abbiamo appreso dai media nazionali nei giorni scorsi che Michele Nardi, magistrato pavese di 52 anni di ruolo a Roma dal 2012, è stato arrestato (assieme al giudice Antonio Savasta) nell’ambito di un’inchiesta condotta dal tribunale di Lecce perché – secondo l’accusa – si sarebbe accaparrato denaro e benefici personali «millantando credito presso i giudici del Tribunale di Trani»; fra le altre cose, si sarebbe fatto consegnare «quale prezzo della propria mediazione con il pretesto di dover comprare il favore dei giudici» vari vantaggi fra cui «un viaggio a Dubai del valore di 10mila euro», la ristrutturazione di un suo immobile a Roma «per un importo pari a circa 120-130mila Euro (…), un Rolex Daytona (…) costato 34mila 500 euro» oltre a «due diamanti ciascuno del valore di 27mila euro». Infine, «secondo le indagini il pm [Nardi] avrebbe tentato di farsi consegnare complessivi due milioni di Euro».

Va precisato che l’indagine è in pieno svolgimento e, malgrado l’arresto a scopo cautelare, va sottolineato che Nardi potrebbe venire scagionato e va quindi ritenuto innocente fino a prova contraria per questa recentissima serie di accuse che gli vengono rivolte. Diverso invece il discorso circa l’imputazione di calunnia per la quale, in maggio 2016, era stato condannato a Catanzaro.

Tuttavia, mentre attendiamo che gli sviluppi dell’inchiesta attuale facciano luce sulla vicenda ed accertino la verità dei fatti, ricordiamo quale è stato sin qui l’apporto di Michele Nardi alla campagna ideologica dei militanti contro i nuovi movimenti religiosi in favore del ripristino del reato di plagio, al fianco di personaggi controversi come don Aldo Buonaiuto.

Tale campagna, come è ampiamente documentato nel nostro blog, mira a instillare nella società un allarmismo generalizzato a proposito di presunte «sette religiose» che si nasconderebbero dietro l’angolo pronte ad ogni sorta di agguato e rappresenterebbero un pericolo per l’intero paese:


Questo intervento è tratto dalla puntata del 28 aprile 2012 della trasmissione «Vade Retro» di David Murgia che va in onda sull’emittente cattolica «TV 2000». Qui vediamo Michele Nardi proprio accanto al prete inquisitore:


Michele Nardi, già sostituto procuratore a Roma, è infatti personaggio largamente apprezzato dagli «anti-sette» che spesso lo hanno invitato ai loro convegni e presentato come «grande magistrato» ed illustre rappresentante delle istituzioni.

Qui un post dell’avvocatessa Giovanna Balestrino del GRIS datato 20 maggio 2017 che esemplifica bene tale nostro asserto:


Sorvolando sul veniale «dà» senza accento, focalizziamo invece certe dichiarazioni ricorrenti da parte del pubblico ministero Nardi in occasione di conferenze e incontri «anti-sette».

Il sodalizio contro i nuovi movimenti religiosi è forte in particolare con il GRIS. Qui la partecipazione ad un convegno regionale nel novembre del 2012 a dare manforte a Giuseppe Bisetto e allo stesso David Murgia già citato prima:


Spicca fra i concetti veicolati la linea di supporto al ripristino del «reato di plagio» (alias «manipolazione mentale»), un tamburo che gli «anti-sette» non smettono mai di battere. Si osservi a tal proposito questa frase, riportata dai media a margine del corso «Esorcismo e preghiera di liberazione» organizzato proprio dal GRIS presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma:

La manipolazione mentale è un’attività complessa che tende ad azzerare il libero arbitrio della persona, per sottometterla alle volontà dei capi.


Dichiarazioni, queste, che si sovrappongono specularmente ad altri interventi di Michele Nardi, come questo desunto dalla medesima trasmissione di «TV 2000» citata prima:


Ciò che balza particolarmente all’occhio è la somiglianza fra queste accuse, genericamente rivolte dal magistrato a delle non meglio precisate «sette», e le imputazioni che oggidì gli stanno venendo rivolte dal giudice per le indagini preliminari di Lecce, che così l’ha definito:

Una persona senza scrupoli che utilizza il lavoro di magistrato (e i rapporti che ne derivano) per spremere quante più utilità possibili; è sconcertante, tenuto conto che si tratta di un magistrato, come per lui sia normale millantare di poter “accomodare” i processi.

E ancora:

una personalità spregiudicata e pericolosa (...) capace di creare documenti falsi per inquinare le prove

Impossibile non rimanere un po’ interdetti mettendo a paragone tale grave valutazione, espressa dal magistrato di Lecce a carico del suo collega in forza a Roma, con il giudizio parimenti severo formulato dal teleschermo proprio da Nardi nei confronti delle ipotetiche «sette» o del «maligno»:


Tornando poi al filone calabrese dell’indagine, si apprende dalla stampa che sono sotto la lente d’ingrandimento  addirittura i possibili legami fra Michele Nardi e la massoneria!

(…) risulta documentato il tentativo di Nardi di contattare il giudice del processo al fine di ottenere la positiva definizione della sua vicenda processuale facendo ricorso a conoscenze attive in ambito massonico, ambiente di cui egli stesso fa parte

Sbalorditivo: è proprio quel genere di ambiente che il GRIS, a suon di convegni e pubblicazioni uno dopo l’altra, ha fatto bersaglio dei più inflessibili anatemi, come ci ricorda la succitata Giovanna Balestrino nel maggio di due anni fa:


O come si può constatare dalla seguente locandina di quello stesso periodo (maggio 2017) che annuncia una conferenza in provincia di Agrigento:


Attendiamo fiduciosi che la giustizia (umana e divina) faccia il proprio corso.

lunedì 23 ottobre 2017

L’allarmismo forzato: procurato allarme?

L’operato dei gruppi «anti-sette», descritto nelle pagine di questo blog e denunciato da diversi altri siti e associazioni, può essere analizzato con un occhio critico che vada oltre il battage mediatico e le asserzioni scandalistiche. In tal caso, esso può essere interpretato come una sorta di inganno che sta venendo portato avanti da anni e anni tramite una campagna propagandistica che è purtroppo falsa nei suoi principi e intesa a creare uno stato sociale sufficientemente turbolento per poter introdurre una legislazione ad hoc o una repressione di diritti prima ritenuti indiscutibili.

Le persone, in generale o per la maggior parte, sono portate per natura a tutelare i diritti altrui o comunque a rispettarli come tali a meno che non siano stimolate a fare altrimenti. Pertanto, l’unico strumento individuato dai “gruppi anti-sette” per annichilire scelte individuali e religiosità da loro considerate «cattive» o «distruttive», è l’intervento dello stato, propiziato con dati statistici quanto meno discutibili e sicuramente insufficienti a giustificarne l’interpretazione allarmistica offerta alla stampa e nei convegni.

Va ricordato che la discriminazione religiosa e l’istigazione all’odio sono già sanzionati dalla Legge 205/93 “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” con la reclusione fino a 4 anni. Tuttavia, vi sarebbe un’altra fattispecie penale che sembra essere ben integrata dai fatti esposti finora.



- Codice Penale -
Articolo 658 Procurato allarme presso l’Autorità
Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti,
suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano
un pubblico servizio (c.p.358) è punito con l’arresto fino a sei mesi o con
l’ammenda da lire 20.000 a 1 milione (c.p.340, 656, 657).


Le prove esaminate e in parte rese pubbliche in questo blog sembrano mostrare che si stia «procurando allarme» simulando o inferendo un’emergenza che non esiste; a farlo sarebbe un gruppo organizzato, che si potrebbe dunque (in tal caso) considerare un’associazione per delinquere, con l’aggravante del coinvolgimento di  pubblici ufficiali ed enti della Repubblica.

Volendo essere a dir poco eufemistici, le cifre e le statistiche che dovrebbero sostanziare il presunto “allarme sette” – così tanto sbandierato e propagandato in decine di convegni e in centinaia di articoli stampa e trasmissioni TV e radio – non sono per nulla coerenti.

Queste statistiche sono fornite dagli stessi gruppi «anti-sette» appositamente per sobillare forze pubbliche e private contro dei movimenti ritenuti «pericolosi», senza che però tale presunta «pericolosità» possa essere realmente dimostrata. Al contrario, la «pericolosità» da loro portata a dimostrazione delle proprie teorie, risulta essere del tutto marginale.

Non è quindi fuori luogo supporre che una simile condotta (di per sé moralmente disdicevole) possa integrare il reato penale di procurato allarme; inoltre, in tal caso essa si svolgerebbe per mezzo di una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata all’indebita repressione di diritti umani fondamentali e universalmente riconosciuti quali la libertà di associazione, la libertà di pensiero e – in particolare – la libertà di culto.

Addirittura, in taluni casi sono proprio i presunti esperti «anti-sette» ad affermare inequivocabilmente, non senza una certa sfacciataggine, che occorre creare allarmismo. Ecco un esempio con le parole di Giuseppe Bisetto del GRIS di Treviso:




Come se non bastasse, nonostante la pochezza dei dati statistici cui fanno riferimento, i gruppi «anti-sette» sollecitano un intervento da parte dello Stato che comporta spese di pubblico denaro.

Con tutti i problemi che già ci sono nel nostro paese, è davvero necessario che uomini e risorse della Repubblica vengano dedicate all'istituzione (e all'inevitabile mantenimento) di forze speciali come la controversa «Squadra Anti-Sette» per risolvere «piaghe» che in realtà non esistono, se non in percentuali estremamente esigue o addirittura relativamente inesistenti?

lunedì 9 ottobre 2017

STORIA / 1. Un po’ di background sull'attendibilità dei gruppi «anti-sette»

Un’attendibilità autoreferenziale e, di fatto, più presunta che possibile. La litigiosità dei gruppi «anti-setta», una loro caratteristica tanto costante quanto emblematica, lascia spazio a dubbi e perplessità profondi circa una loro inattendibilità di fondo. Come minimo, si può dire che abbiano un DNA fazioso (se non addirittura facinoroso), incline al contrasto a tutti costi e caratterizzato dalla smania di protagonismo.