venerdì 12 gennaio 2018

Gli «anti-sette» sono antireligiosi e contro la Costituzione?

Di quando in quando, gli «anti-sette» come Toni Occhiello, Sonia Ghinelli, Lorita Tinelli e gli altri di quella risma adducono speciose giustificazioni per il loro operato, cercando di apparire «corretti» malgrado tutto.

Proclami come «informiamo con maggior obiettività possibile», oppure «stiamo solo denunciando abusi», o anche «divulghiamo notizie di rilievo», ecc. ecc. Di fatto, il loro «riceviamo e pubblichiamo» è uno stillicidio di articoli scandalistici o di titoloni scritti appositamente per fare sensazione, addirittura in taluni casi basati su «informazioni» in buona parte inventate o non verificate, con obiettivi evidentemente delatori.

E non è nemmeno, come a prima vista può apparire, che gli «anti-sette» abbiano nel mirino certe bande pseudo-sataniche («pseudo», in quanto ammantate di una mera parvenza di satanismo) che si sono evidentemente rese responsabili di crimini efferati come l’omicidio o lo stupro: no davvero, costoro ce l’hanno con tutti i movimenti religiosi e persino con le religioni «tradizionali» che siano cristiani evangelici o pentecostali, che siano buddisti Soka Gakkai o Scientology, che sia Damanhur o i Testimoni di Geova.

Una parola astiosa l’hanno sempre per tutti, un articolo denigratorio non mancano mai di pubblicizzarlo. E la si potrebbe anche considerare informazione persino in questi termini, se fosse imparziale ed equilibrata; ma è tutt’altro che tale: al contrario, è tendenziosa e a senso unico, spesso sprezzante e categorica. Mai una volta riferiscono i comunicati e le dichiarazioni di questo o quell’altro movimento che avevano prima infangato, mai una volta segnalano gli articoli sulle buone testimonianze dei loro appartenenti.

Un esempio principe di tale tendenza: un recente post di Imma Iannone (fervente attivista contro i Testimoni di Geova, della quale si parlava in questo post) che dileggia la religione:


D’altronde, i loro giudizi sono ancora più «demolitori» e a noi sembrano alquanto più in linea con gli sfottò «da stadio» (con tutto il rispetto per il meglio del calcio), altro che «pubblico servizio». Ecco un altro esempio:



È forse informazione, questa? No, è propaganda discriminatoria e qualunquista, e lo è già solo in virtù di questa occlusione di informazioni a favore per lasciare spazio solo ed esclusivamente alle notizie a sfavore, peraltro sovente imprecise o sommarie o che in seguito si rivelano addirittura infondate.

D’altronde, lo ha affermato senza mezzi termini anche Pietro Liuzzi, parlamentare amico di Lorita Tinelli (si veda questo post): «La promozione e la difesa del diritto alla libertà di religione e credo, nonché il riconoscimento e la tutela delle minoranze religiose e spirituali contro ogni forma di intolleranza e discriminazione non devono costituire un'impasse rispetto alla protezione delle vittime di organizzazioni cultuali abusanti e/o totalitarie» (fonte: Senato, Atto n° 4-08243). Il che significa, in parole povere e in concreto, che la libertà di culto può anche essere accantonata se l’obiettivo è limitare o perseguire (o perseguitare?) alcune minoranze definite «abusanti» dagli «anti-sette».

Non è forse questo un vero e proprio pericolo per la democrazia della nostra Repubblica?

mercoledì 10 gennaio 2018

Gli «anti-sette»: professionalità, serietà e dialettica accademica... o no?

Per ognuno dei principali esponenti «anti-sette» si potrebbe scrivere un saggio a parte: ciascuno di loro ha una propria storia, ha dei moventi (che ovviamente tenta di adombrare, per lo più invano) e ha dei tratti caratteristici.

La figura forse più controversa (ma in verità è arduo fare paragoni fra questi personaggi) è colei che gestisce il profilo Facebook a nome «Ethan Garbo Saint Germain», pseudonimo di Sonia Ghinelli della FAVIS e convivente della ex moglie di Maurizio Alessandrini, presidente della medesima associazione.

Sì, non ci siamo sbagliati, è un fatto evidente dalle documentazioni pubbliche disponibili a ogni cittadino: la Ghinelli convive proprio con la ex moglie di Alessandrini (Patrizia Fungi), e d’altronde è lei per prima a scrivere costantemente al maschile da quel profilo Facebook e a dichiarare apertamente di avere un «orientamento sessuale fluido».

Con un po’ di buon senso, si dovrebbe tendere a lasciare da parte le libere scelte erotiche più o meno discutibili a seconda dell’orientamento personale di ciascuno, poiché, se vissute in modo strettamente privato, non rappresentano certamente un reale problema per la gente.

Ma tale non pare essere l’opinione della Ghinelli, che invece della propria sessualità sembra voler fare «notizia» e motivo di pubblico sollazzo, anzi, addirittura veicolo di critiche ed attacchi «ad hominem» contro i suoi presunti avversari. Ecco, per esempio, in che modo apostrofava qualche mese fa la dott.ssa Simonetta Po, una studiosa a lei particolarmente invisa:


Mentre gli scritti accademici degli studiosi seri e coscienziosi vengono temprati e vagliati mediante il confronto e la discussione «fra pari» (la cosiddetta «peer review»), il FAVIS si rapporta in questo modo ai critici dei movimenti religiosi se sono di corrente diversa dalla loro. È forse professionalità, questa?

D’altronde, quello non era un caso isolato e tanto meno una novità (come peraltro relazionavamo in altri post precedenti, qui, qui e qui), infatti anche un paio di mesi prima la Ghinelli aveva voluto dare pubblico spettacolo, sempre nel mezzo dei diverbi «a distanza» con la dott.ssa Po:


E non contenta, addirittura rincara la dose:


Per concludere in modo ancora più esplicito ed esibizionista:


D’altro canto, si potrebbe addirittura arrivare a ritenere che per la Ghinelli l’ambito della sessualità rappresenti un argomento che sconfina nell’ossessione (anche in considerazione dei continui post con notizie su casi di abusi sessuali a danno di bambini). Questa è chiaramente un’ipotesi, ma trova qualche elemento in post come il seguente:


Da qualunque parte la si osservi, non si può negare che questa fotografia un che di morboso l’abbia davvero.

Senza contare che a distanza di anni la Ghinelli la ripropone condividendola di nuovo:


Ci domandiamo: è un’ossessione, questa, oppure no?

In un modo o nell’altro, balza comunque all’occhio questa tendenza a mischiare le faccende personali con le «notizie» (virgolette d’obbligo) propinate come «di pubblico interesse».

Quanto sono professionali e seri, dunque, questi esponenti «anti-sette»?

sabato 6 gennaio 2018

Aggiornamento breve – Ancora sull’incoerenza degli «anti-sette»

Quando si tratta di convenienza, gli «anti-sette» danno fondo a tutte le loro risorse per ammantarsi di un tono di rispettabilità e per aggrapparsi ad alti papaveri come politici (vedere qui e qui), professionisti, amministratori (vedere qui) e persino… alti prelati della Chiesa Cattolica.

Prendiamo in prestito un’immagine da questo interessantissimo post del sito «Libero Credo» (ravvisando, fra l’altro, che la stessa non sembra più essere presente né sul sito istituzionale del FAVIS né sul loro blog) per mostrare Maurizio Alessandrini al cospetto niente meno che di Papa Giovanni Paolo II in data 23 Dicembre 2000:


Sebbene la foto non sia più presente (per ignote ragioni), comunque sul sito del FAVIS l’episodio è ricordato quale fiore all’occhiello nelle cronache delle loro attività degli anni trascorsi. Ci si aspetterebbe, quindi, la massima deferenza nei confronti dell’autorità cattolica. O, se non altro, una certa benevolenza o un minimo di rispetto nei confronti del clero, anche quando le circostanze motivano delle critiche legittime e fondate.

Al contrario, come relazionava «Libero Credo» e come conferma appieno il periodo recente, vi è un’intensa opera di propaganda non solo antireligiosa ma proprio anticattolica da parte del FAVIS, principalmente nella persona di Sonia Ghinelli che gestisce l’anonimo e discusso profilo Facebook «Ethan Garbo Saint Germain».

Eccone uno degli innumerevoli esempi:


Ed un altro:


Qualcuno potrà pensare che sia solo la Ghinelli a nutrire sentimenti tanto astiosi nei confronti del clero cattolico, mentre Alessandrini è più moderato ed è rimasto fedele ai propositi espressi in quel determinante incontro con il Papa.

Non è così: il ragioniere riminese in pensione non solo mette «Mi piace» ai post della Ghinelli, ma commenta pure rincarando la dose, non senza frecciate cariche di acrimonia e di sarcasmo con il riferimento alle «madonnine lacrimanti»:


Chiudiamo con un’ultima, ennesima dimostrazione del livello culturale e dialettico con il quale il FAVIS osteggia la Chiesa Cattolica:


Come sempre, il giudizio ai lettori.

venerdì 5 gennaio 2018

Le faide interne degli «anti-sette»

Creare un mostro e quindi diventare «campione» della caccia alle streghe appartiene alla nostra sotto-cultura di italiani sin dai tempi del Medio Evo. Gli untori moderni usano i delatori e i «social media» anziché le comari di paese o le malelingue prezzolate, ma la sostanza non cambia. Basta leggere i contenuti dei loro post per rendersene conto. Alcuni stralci sono illuminanti.

Ethan Garbo S. Germain, pseudonimo ufficiale di Sonia Ghinelli, esponente del FAVIS (Associazione Familiari Vittime delle Sette), è tra le fonti più prolifiche di “complimenti” per i propri colleghi.

«Simo mi segnalano tue nuove sciocchezze» scrive in data 4 novembre 2017 rivolgendosi direttamente contro la dott.ssa Simonetta Po, la principale voce critica italiana sulla Chiesa di Scientology, la quale a sua volta poche ore prima aveva definito la Ghinelli come una «comare nascosta dietro un falso profilo, a proposito di “leoni da tastiera”».


Ma le critiche non si limitano alla sfera professionale, tant’è che la Ghinelli accusa il colpo sul commento di un suo possibile orientamento lesbo replicando alla Po con queste parole: «Ho un orientamento fluido come si usa dire oggi». Insomma: non smentisce, ma precisa che per lei va bene un po’ tutto. Un atteggiamento che indica una rettitudine morale inappuntabile da parte di una persona che si erge a giudice delle attività religiose e della moralità sessuale altrui.

Qualche mese prima sempre Sonia Ghinelli si dedicava a Pier Luigi Zoccatelli, niente meno che il vice-direttore del Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR) criticandolo per un intervento da lei non condiviso sul quale commenta (sempre con il «Garbo» tipico del suo pseudonimo):


Perciò Zoccatelli diventa uno «stronzo professionista». Chissà se istituiranno un albo e un «Ordine degli Stronzi Professionisti» che equipari il loro tanto venerato (e criticato) Ordine degli Psicologi.

Ad ogni modo, rincuora e rinfranca l’emblematico spirito di confronto costruttivo e di libera collaborazione che ispira queste varie associazioni apparentemente senza fini di lucro.
Ma torniamo a novembre dell’anno appena trascorso: nel «Garbo-mirino» torna la famiglia Po, nella persona di Ruggero, fratello di Simonetta. La pietra dello scandalo è un’intervista di Ruggero a Raffaella di Marzio, quest’ultima apostrofata dalla Ghinelli come «altra asserita super esperta di sette nel paese».

In questo caso si va sul pesante e la Di Marzio viene accusata di parlare semplicemente a vanvera con toni non propriamente «accademici».

Ecco alcuni stralci particolarmente edificanti secondo la «fluida» Ethan:


Un vocabolario chiaramente «scientifico» e perfettamente idoneo per una «esperta ricercatrice»: dal «vaffanculo» allo «stronzo professionista» fino al «non sai una mazza» e, attingendo ad altri post: «merdose multinazionali settarie», «coglioni girati» e «tira una madonna».


Non c’è che dire: una fine linguista oltre che sobria studiosa di fenomeni sociali e religiosi e di spiritualità.

Soprattutto, particolarmente tollerante dei punti di vista altrui e dei suoi stessi colleghi. Il tutto corroborato da una morigeratezza esemplare.

Ma dulcis in fundo non possiamo tralasciare Antonio Occhiello detto «Toni», il «film maker» di semi-esportazione (ha fatto qualche lavoretto a Hollywood) che si presenta come presidente dell’Associazione Italiana Vittime delle Sette. Un uomo capace di attrarre un grande seguito: ben 34 (trentaquattro) persone sul suo profilo «Google Plus» e ben 41 (quaranta) visualizzazioni (per inciso, almeno una è la nostra) con un Like sulla sua pellicola di punta.

Qualche mese fa aveva accusato Matteo Renzi di aver tirato acqua al suo mulino politico riconoscendo la Soka Gakkai come religione al fine di assicurarsi voti di scambio. Un gruppo che Occhiello dichiara essere estremamente un «culto pericoloso» per esperienza personale, infatti confessa di esserne stato un seguace ben 30 anni. Viene spontaneo domandarsi: per quale motivo è rimasto tanto tempo in quel movimento, se era così terribile? E che garanzia di giudizio offre un personaggio che per sua stessa ammissione si sarebbe fatto abbindolare come «vittima» per gran parte della sua vita adulta?

Ce lo svela egli stesso commentando un post di Maria Elena Boschi relativo a un incontro di partito del PD. Ecco le sue testuali parole:


Insomma, questi «mostri» di cultura hanno un loro codice per riconoscersi: un dialogo forbito e penetrante che riporta alla mente le osterie, e non certo l’oratorio.

Sono proprio costoro i paladini che dovrebbero difenderci da noi stessi e proteggerci dal pericolo di cadere «vittima» di qualche «setta»?

Questi ricercatori che si confrontano sulle sfumature: da «vaffanculo» a «vattene affanculo»? Come sempre, ai lettori l’ardua sentenza.

Concludiamo con Ethan Garbo Ghinelli: «Evitiamo puerili alibi e nascondini».

Appunto!

mercoledì 3 gennaio 2018

Calunniatori, istigatori di odio e bugiardi: ecco gli «anti-sette»

Nel gergo di Internet si chiamerebbero «troll», vocabolo con cui s’intende «chi interviene all'interno di una comunità virtuale in modo provocatorio, offensivo o insensato, al solo scopo di disturbare le normali interazioni tra gli utenti».

Eccone un esempio:


Il rispetto della dignità altrui, il comportamento civile, il puro e semplice senso di responsabilità rispetto all’utilizzo di un mass media quale oramai è Internet: nulla di tutto ciò sembra far parte del bagaglio culturale di Toni Occhiello.

Al contrario, il criterio sembra essere «più cattiveria possibile, nella maniera più ad effetto possibile». Infatti, ecco un altro esempio di come cerca di strumentalizzare un tragico fatto di cronaca per attaccare la Soka Gakkai, una religione che conta centinaia di migliaia di fedeli in tutto il mondo: prende la notizia di un suicidio, riferita dalla stampa, per affermare (in maniera del tutto opinabile, se non propriamente calunniosa) che sarebbe «colpa» del movimento se la signora si è tolta la vita. Come se la quasi totalità dei suicidi, statistiche alla mano, non avvenisse fra persone battezzate (ossia la stragrande maggioranza degli italiani) e come se si volesse stabilire una fantasiosa relazione tra la quantità di messe e cerimonie cristiane frequentate da quelle persone nel periodo precedente al fattaccio.

Tutt’altro: Occhiello, con le solite parole molto pesanti e giudizi molto categorici, imputa la disgrazia al gruppo religioso di cui si riferisce che la signora faceva parte; poi, non contento, rincara la dose con ulteriori offese (più adatte a una bettola che ad altri contesti) e improperi.


Discorso simile per quest’altro post:


Ancora: se il tal seguace è deceduto, deve «certamente» essere «colpa» del movimento (anzi, il «culto distruttivo») del quale faceva parte, e per giustificare tale ipotesi accampa una fantasiosa, maliziosa teoria tutta da dimostrare:


Naturalmente, il prevedibile risultato dell’allarmismo di Occhiello si nota bene dal commento successivo: paura e rigetto del «diverso», specie se quel «diverso» è dipinto come un «mostro».

Passino le opinioni personali e persino le dietrologie (la libertà di parola è un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione), ma le parole adoperate da Occhiello sono davvero forti e pronunciate con astio: questi post schiumano rabbia e sembrano scritti per terrorizzare e intimidire.

Ma oltre che volgare e calunnioso, il comportamento di Toni Occhiello sembra anche essere truffaldino: infatti, notiamo che è reticente a proposito della sua data di nascita.

Mentre in nessuno dei suoi scritti pubblicamente disponibili (inclusa la sua pagina Facebook personale) Occhiello sembra voler indicare il proprio anno di nascita, qui addirittura si legge che la sua classe è il 1962:


Eppure la vera data di nascita di Toni Occhiello è il 20 Novembre del 1951, come si evince da documenti ufficiali che lo riguardano e che si riferiscono alle sue passate (e fallimentari) attività cinematografiche:


Cosa si nasconde dietro a questo grottesco mistero?

Tanto per voler essere pignoli, abbiamo voluto sottoporre a verifica anche un’altra informazione spacciata dallo stesso Toni Occhiello: quella relativa alla sua qualifica presso la DGA, Directors Guild of America, una sorta di Albo dei Registi del paese a stelle e strisce. Ecco cosa Occhiello dichiara pubblicamente in proposito dal suo profilo Facebook:


Peccato che, almeno utilizzando lo strumento pubblico di ricerca messo a disposizione dalla DGA, di Occhiello non vi sia traccia (anche utilizzando le differenti possibili declinazioni del suo nome di battesimo). Se questa nostra superficiale verifica ha omesso qualche passaggio di cui potremmo non essere a conoscenza, siamo certi che l’interessato ce lo comunicherà ai fini di un’adeguata smentita.

Ma fino ad allora, di fronte a simili incongruenze e tanto beceri comportamenti, non possiamo che rinnovare il nostro inquietante interrogativo: quanto sono attendibili gli «anti-sette» come Toni Occhiello e i suoi stretti collaboratori quali Lorita Tinelli, Sonia Ghinelli, Maurizio Alessandrini, ecc.?