mercoledì 22 agosto 2018

La strage di Waco (1993): la coscienza sporca di «anti-sette», media e governo

Con questo terzo contributo a proposito della tragedia di Waco in Texas (USA) del 1993, il «nostro» Epaminonda prosegue nella disamina delle reali responsabilità che diedero origine al massacro di un’ottantina di persone, fra cui donne e bambini, facenti parte di una piccola comunità religiosa locale, i Davidiani.

Per un più rapido riferimento, riepiloghiamo i due post precedenti sul medesimo tema:
- [08 Agosto 2018] La strage di Waco: propaganda «anti-sette» moralmente responsabile?

Un doveroso approfondimento che getta luce su un sordido verminaio di interessi nascosti, per non parlare del solito, devastante ruolo da carogna degli apostati delle comunità religiose.


di Epaminonda


WACO: LA COSCIENZA MOLTO SPORCA DEI MEDIA, DEL CAN E DELL’ATF


Torniamo alla vicenda di Waco che abbiamo già descritto nella dinamica e nei fattori scatenanti che l’hanno generata: fattori riconducibili a interessi politici, a mass media male informati o semplicemente corrotti, e a pressioni indebite da parte di gruppi privati anti-sette come il Cult Awareness Network (CAN) e il suo principale esponente, Rick Alan Ross, resosi responsabile di una delinquenziale istigazione alla violenza.

È giunto il momento di documentare le falsità accertate che hanno portato a uno dei più clamorosi errori politici commessi da un presidente degli Stati Uniti (Bill Clinton) e dal suo staff. Per farlo, attingiamo a una ricerca alquanto minuziosa e dettagliata condotta da Linda Thompson, avvocatessa statunitense (ora deceduta) che aveva fondato la American Justice Federation.


Non intendiamo qui sostenere le affermazioni della Thompson in ambito politico, mentre sottolineiamo l’evidente veridicità della maggior parte delle prove documentali che ha presentato e che sono basate su fatti inconfutabili, a maggior ragione perché mai smentiti.

Linda Thompson era un’avversaria dichiarata di Bill Clinton, il presidente che avallò l’ordine di attacco in forze da parte dell’FBI dopo 51 giorni di assedio. Un attacco condotto con carri armati e gas tossico infiammabile culminato nel rogo del complesso e nella morte di circa ottanta persone tra cui donne e bambini.

Da notare che già nel 1992 la Thompson aveva deciso di formare l’American Justice Federation subito dopo la spinosa vicenda di Ruby Ridge: anche in questo caso si trattava di un assedio che vide coinvolti l’ATF e l’FBI e che si concluse con l’uccisione a sangue freddo di una donna e del suo bambino da parte di un cecchino dell’FBI. Una situazione che aveva messo in ginocchio sia l’FBI sia l’ATF nei confronti dell’opinione pubblica e che aveva in seguito portato a riforme legislative sull’operato dei tutori dell’ordine negli USA. Alcuni analisti del caso Waco sostengono ancora oggi che sia l’ATF sia l’FBI decisero di usare “le maniere forti” a Waco proprio per recuperare la figuraccia di un anno prima a Ruby Ridge. Nella foto qui di seguito, l’ultima immagine della vittima poco prima dell’assassinio.


In effetti, come abbiamo visto nell’articolo precedente, la storia della strage di Waco è stata strumentalizzata e manipolata sia dagli anti-sette per la propria propaganda, sia dall’amministrazione federale degli Stati Uniti per cercare di limitare la detenzione privata di armi da fuoco sancita dalla costituzione americana. Un obiettivo politico mantenuto anche dai successivi presidenti del partito democratico insediatisi dopo Clinton.


Una voce fuori dal coro che ha ricostruito gli antefatti della vicenda

L’avvocato Linda Thompson fu una veterana dell’esercito americano negli anni settanta, quindi disponeva di una certa dimestichezza con le armi e con il loro impiego. Legata al mondo politico della destra americana, naturalmente fu attaccata come “autrice di teorie cospiratorie” dalla stampa di sinistra (un ping-pong che continua ancora oggi, persino amplificato, durante la presidenza Trump). A suo favore giocava il fatto che all’epoca rappresentasse una piccola fazione politica di patrioti che volevano ripristinare alcuni valori fondamentali, sia politici sia morali, messi in discussione dall’amministrazione Clinton.

Autentica patriota, la Thompson verrebbe oggi guardata con occhio ben diverso dopo le recenti evoluzioni politiche: qualcuno l’accuserebbe di propugnare “teorie cospiratorie” (d’altra parte ormai questo è diventato un semplice stratagemma per sminuire chi pubblica notizie e informazioni “scomode”), ma la maggior parte della popolazione americana la considererebbe probabilmente un’eroina.

Li chiamano “oath keepers” e per comprenderne i tratti dovremmo conoscere a fondo la cultura statunitense: nel momento in cui un cittadino americano si arruola al servizio del proprio paese, presta un giuramento in cui proclama di difendere la costituzione dai nemici sia esterni sia interni. E sono proprio quelli interni i più difficili da stanare, nascosti dietro a menzogne e facciate di rispettabilità mentre lavorano alacremente per smantellare la nazione dall’interno. Alcuni militari e funzionari pubblici prendono davvero sul serio tale promessa e diventano “oath keepers”, che alla lettera significa “colui/colei che mantiene il proprio giuramento”. La mettono in pratica quotidianamente e diventa per loro una ragione di vita anche dopo che hanno lasciato il servizio attivo e sono diventati “veterani”. Questo è chiaramente il caso di Linda Thompson


Come vedremo, l’avvocatessa di Atlanta (Georgia) aveva identificato alcuni traditori della sua patria nei membri del CAN e in alcuni ufficiali incompetenti o corrotti del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms (BATF o semplicemente ATF) che avevano scatenato il massacro di Waco.

Sia ben chiaro: non intendiamo qui sostenere la battaglia politica della Thompson, dato che non rientra negli scopi ed interessi di questo blog, tuttavia le prove che ella ha presentato e divulgato non possono e non devono essere passate sotto silenzio perché portano alla luce delle verità inequivocabili e – di nuovo – mai fattivamente smentite.

Utilizzeremo il materiale della Thompson distillando tutto ciò che non ci risulta abbia mai subito una confutazione: vorremmo che il nostro resoconto restasse asettico e neutrale rispetto alle inutili polemiche politiche, anche e soprattutto per non aggiungere nemmeno una piuma alla montagna di alterazioni, manipolazioni e falsità già smerciate sulla vicenda dal CAN, dall’ATF e dalla propaganda di anti-sette e media compiacenti.


Le origini di Waco

La comunità religiosa dei Branch Davidians si era insediata a Waco già nel 1935 e conduceva un’esistenza di esemplare coabitazione pacifica con gli abitanti del luogo da quasi sessant’anni. Solo un incidente aveva interrotto questo lungo idillio, un incidente che fu comunque chiarito in modo inequivocabile da indagini locali. Si trattava di alcune accuse mosse al nuovo leader (Vernoll Howell, che poi cambiò nome in David Koresh) dal precedente leader religioso della comunità, George Roden.


Quest’ultimo, forse mentalmente disturbato dall’idea che la sua defunta moglie avesse trasferito la leadership del gruppo a Koresh, aveva riesumato la salma della consorte e aveva sfidato Koresh a riportarla in vita. Koresh aveva avvisato la polizia di Waco di tale fatto, e l’aveva invitata al complesso dei Branch Davidians per raccogliere prove. Nel frattempo era andato insieme ad altri membri del gruppo nel luogo in cui si trovava la bara dissotterrata per scattare alcune foto.

Al loro arrivo, Roden aveva aperto il fuoco e alla fine era rimasto lui stesso ferito a una mano. Durante l’indagine locale che ne era seguita. Koresh e gli altri Branch Davidians furono completamente prosciolti. Nello stesso periodo Roden accusò Koresh di aver anche messo incinta la madre di Roden, una donna di 73 anni. Interrogato sulla questione, Koresh aveva risposto sarcasticamente: “State attenti, perché se riesco a mettere incinta una donna di 73 anni vuol dire allora che sono Dio”.

Questa frase è stata poi ripetuta all’infinito e fuori contesto dai media e dall’FBI nelle settimane seguenti per sostenere che David Koresh credesse di essere Dio, quando in realtà era una persona comune che sentiva semplicemente la vocazione religiosa di promuovere la Bibbia. Siamo nel 1988, ancora molto lontani dalla strage del 1993, ma già vediamo una forte predisposizione da parte dei media e di alcune agenzie governative ad alterare grossolanamente la realtà e manipolare i fatti per generare preoccupazione a Waco.

Di fatto, i sermoni domenicali che si tenevano al complesso del Branch Davidians erano del tutto simili ad altre funzioni cristiane tenute in qualsiasi chiesa protestante del Texas. Molte delle persone coinvolte nella comunità avevano posizioni di rilievo e responsabilità nella comunità di Waco, come è stato ben illustrato nel documentario girato e prodotto dall’avvocato Thompson a proposito di Waco.

Siamo dunque lontani dalla classica immagine (distorta) della “setta” chiusa su se stessa con membri che sono esclusi dal mondo circostante, che invece è stata propalata negli anni dopo la strage. Nella realtà, la comunità era ben voluta da gran parte dei suoi vicini e ben conosciuta anche a numerosi personaggi politici statunitensi che erano vissuti a Waco: Ann Richard, diventata governatrice dello stato del Texas; William Sessions, giudice e sindaco di Waco in seguito divenuto direttore dell’FBI; lo stesso direttore dell’ATF Stephen Higgings aveva frequentato l’università a Waco. Quindi non siamo assolutamente di fronte a un gruppo misterioso e impenetrabile. L’edificio in cui vivevano era stato costruito negli anni dagli stessi membri che ci vivevano.

Quale fu, allora, la scintilla che condusse all’attacco e al rogo finale?


Marc Breault, il “profeta” mancato, e l’arrivo del CAN

Intorno al 1987, nel gruppo arrivò da Honolulu nelle Hawaii un certo Marc Breault che si autoproclamava profeta.


Strinse amicizia con David Koresh grazie alla disponibilità e affabilità di quest’ultimo; condividevano anche alcuni gusti musicali. Ma l’intesa durò poco: oltre a proclamarsi profeta, Breault aveva anche la tendenza a violare le regole del gruppo, soprattutto in termini sessuali, e nel 1989 tentò di esautorare Koresh e assumere il controllo della comunità. Venne naturalmente espulso come piantagrane e da quel momento in poi giurò di vendicarsi.

Contattò personalmente diverse agenzie internazionali accusando David Koresh delle colpe più bizzarre: adulterio, abuso di minorenni e accumulo di armi. Tutto smentito da indagini condotte ufficialmente negli anni a seguire.

La vera svolta di Breault arrivò dopo il suo contatto con il Cult Awareness Network statunitense. Un gruppo anti-sette già notoriamente colpevole di rapimento e lavaggio del cervello praticato su numerose persone mediante la cosiddetta tecnica del “deprogramming” (o deprogrammazione).

Fu proprio il CAN a fare pressione affinché il governo statunitense indagasse sui Branch Davidians. Nel 1992 si presentò un’occasione d’oro quando il disk jockey David Jewell si trovò invischiato in una causa di affidamento dei figli con la ex-moglie Sheri Jewell che viveva nel complesso di Waco.

Marc Breault avvicinò la madre del disc jockey al fine di somministrarle il suo sordido racconto di abusi sessuali e armi da fuoco. In seguito testimoniò durante il processo di affidamento. Su tali accuse indagò la polizia e il dipartimento dei servizi sociali di Waco senza trovare nulla di vero. Lo stesso David Koresh rilasciò un’intervista di smentita a una stazione televisiva australiana che stava parlando della vicenda.

Ma nonostante le smentite e le indagini negative, ritroviamo queste false accuse nel documento con cui in seguito l’ATF richiese il mandato di perquisizione per ispezionare il complesso di Waco nel 1993. La falsità di tali affermazioni e l’assoluta incongruenza delle “indagini” condotte dall’ATF vennero in seguito documentate anche da un’inchiesta condotta nel 1996 dal Congresso degli Stati Uniti.

Non è nemmeno chiaro per quale motivo l’ATF riporti questioni relative all’abuso di minorenni e di poligamia nel proprio documento visto che si tratta di attività completamente estranee alla sua sfera di competenza: l’ATF si occupa infatti unicamente di tasse su armi, alcolici e tabacco e sull’uso appropriato delle armi da fuoco!

Il rapporto iniziale dell’ATF riporta addirittura che Breault fosse una guardia del corpo all’interno del complesso di Waco e che partecipasse ad esercitazioni di routine, senza però annotare che Breault era già praticamente cieco!

Tutte le informazioni riferite da Breault e che in seguito si sono dimostrate inventate di sana pianta, erano basate su osservazioni che non avrebbe mai potuto condurre in prima persona. Come ad esempio la descrizione delle armi conservate presso il complesso!

Ma Breault non sarebbe stato mai ascoltato senza il contributo essenziale del CAN e ancora oggi lo vediamo apparire dall’Australia (dove vive) in “documentari” nei quali ripete le stesse falsità ormai ampiamente smentite. Un caso di cecità quindi non solo fisiologica (di Breault), ma epidemicamente intellettuale, in quanto affligge anche tutti i media che continuano a dare credito a personaggi come lui oppure come Rick Alan Ross, il deprogrammatore del CAN che contribuì non poco a depistare le menti già confuse dei funzionari dell’ATF.

Nel prossimo articolo vedremo più in dettaglio tutti gli errori grossolani commessi dall’ATF e dall’FBI, così come furono accertati dalla commissione del Congresso statunitense, nonché un ulteriore approfondimento dei fatti proposto dall’avvocato Linda Thompson.

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