mercoledì 6 dicembre 2017

Gli «anti-sette», Michelle Hunziker e la «minestra perfetta»

Da idolo televisivo ad autrice il passo può essere assai breve, soprattutto in Italia dove c’è un pubblico sempre pronto ad accogliere con entusiasmo qualsiasi cosa provenga da una donna bella e famosa. Stiamo anche parlando di una conduttrice di Striscia la Notizia, quindi il successo editoriale è garantito.

Ma questa volta Michelle sembra aver preso un granchio. Anziché parlare dei numerosi aspetti della sua vita pubblica e privata che avrebbero sicuramente attratto il lettore italiano come la carta moschicida, si butta in un «amarcord» abbastanza nebuloso su vicende che gravitano attorno a un fenomeno che ha già regalato innumerevoli fallimenti a chi ha cercato di cavalcarlo: le «sette».

In particolare, fa testo in tal senso la conferenza stampa tenuta a Milano Domenica 19 novembre scorso presso il Museo della Scienza e delle Tecnica, con la contestuale intervistata di Michela Proietti, giornalista del Corriere della Sera. Curiosamente, quest’ultima si affretta sin da subito ad ammettere di non poter essere obiettiva perché «ammaliata» dal fascino della Hunziker.

Inutile dire che Michelle esordisce facendo di tutta un’erba un fascio e perciò ritroviamo tra i «santoni» anche i «life coach», una figura professionale molto affermata e accreditata in tutto il mondo. Che dire ad esempio di Tony Robbins? Se diamo credito alla «velina» d’importazione, trattandosi di un «life coach» che si fa persino pagare, dovrebbe essere immediatamente arrestato. Peccato che Tony Robbins abbia costruito un impero mediatico di dimensioni gigantesche e sia una delle persone meglio pagate al mondo. Un livello a cui la Hunziker non arriverà mai nonostante gli indubbi attributi di cui dispone.

Senza contare che criticando «life coach» e figure simili, indirettamente, la Hunziker taccia di delinquenza personaggi come alcuni «anti-sette», un esempio fra tutti è il Pier Paolo Caselli di cui si riferiva in un precedente post. Ecco come ne parla la soubrette:


Invoca persino una forma di censura per direttissima:


In definitiva, nel corso dell’intervista per la presentazione del suo libro sulla «tempesta perfetta», sentiamo un confuso minestrone di idee personali frammiste a racconti frammentari e dati spesso contraddittori, il tutto condito con le solite e tipiche accuse propagandistico-allarmistiche da «anti-sette»:


Ma non ha raccontato lei stessa che è grazie alla sua «setta» che ha potuto riavvicinarsi a suo padre, potendo così stargli vicino poco prima che morisse?

Ridicolo (per essere eufemistici) è il paragone con una realtà drammatica ed efferata come quella di Daesh:


Proseguendo: a queste boutade sono da aggiungere gli auspici di Ineke per una nuova legge che ripristini il reato di «plagio» (già in vigore nel codice penale di epoca fascista e giudicato incostituzionale nel 1981) e il racconto di come si sarebbero potuti risolvere i problemi fra Michelle e la sua «setta» mediante l’uso di una mazza da baseball (a noi ricorda un po’ la «dialettica erudita» di Toni Occhiello di cui ai nostri post degli scorsi 22 Novembre e 30 Novembre):


Addirittura esilarante il momento in cui Ineke, soprappensiero, pronuncia il nome vero della pranoterapeuta finita nel mirino della figlia, vittima sacrificale di una cinica trovata pubblicitaria, e Michelle, assieme alla giornalista, la zittisce:


Insomma, tutti elementi che hanno fugato anche gli ultimi dubbi, se mai ve ne fossero stati: è lapalissiano che ad alimentare (fornendo il carburante ideologico per sostanziarla) la campagna di marketing allarmistica della Hunziker e di sua madre, sono i soliti faccendieri «anti-sette».
Tant’è vero che, come peraltro si rammentava già nel nostro precedente post sul tema, già nel 2003 Ineke era in contatto con l’associazione «ARIS Toscana», ora sciolta da qualche anno ma in quel periodo piuttosto attiva nel contrastare le spiritualità alternative in collaborazione con FAVIS e CeSAP e persino con Forza Nuova.

In ultima analisi, la sequela di scivoloni logici e dialettici di Michelle mostrano chiaramente come la nostra autrice non è ben documentata e non ha capito veramente di che cosa sta parlando. Ha dovuto persino mutuare il titolo di un film che ha venduto benissimo al botteghino: più «plagio» di così! Più che una «tempesta perfetta», è una «minestra perfetta»!

Michelle racconta della sua storia con una pranoterapeuta avvenuta in tempi molto remoti, cercando di far apparire come misteriosa e inedita una vicenda di cui si sa già tutto e si è già detto tutto anche pubblicamente. La soubrette, però, ci racconta di un periodo orribile in cui il suo successo professionale e personale era sfavillante, ma ciò nonostante oscurato da ombre che non riusciamo a decifrare o identificare, nemmeno dal suo raffazzonato racconto.

Cita vagamente un rapporto difficile con un padre alcolista, da cui si era distaccata da tempo. Menziona la madre come una santa e compassionevole donna finora tenuta all’oscuro di questa vicenda devastante (i cui contorni sono però quanto mai indefiniti ed evanescenti). Insomma, sembra il racconto di una bambina viziata che ha avuto tutto dalla vita e che ora tenta di emergere come autrice senza alcuna reale preparazione nella materia che sta discutendo.

E il vespaio già si leva: Roberto Simioli, il compagno della madre che ha vissuto con loro negli anni in cui la carriera di Michelle prendeva il via, ha creato un blog in cui mostra di poter sbugiardare tanto Michelle quanto la madre Ineke definendole come opportuniste pronte a calpestare chiunque pur di garantirsi notorietà. Ecco le sue parole: «Tu poi Michelle, da buona opportunista, come qualcuno dei veri Hunziker, che avete innata questa prerogativa, che esiste nel vostro D.N.A.  per non affogare, hai sempre tolto il salvagente ad altri...»

Simioli promette una battaglia senza quartiere anche sul nuovo libro e apre con una salva che fa tremare il castello di carte della nostra Michelle d’importazione:
«Ribadisco che ciò che scrive la signora è solo una bella favola, è dal 2002 che io racconto la vera storia, molto è già stato scritto sul mio libro, uscito nel 2010. Smonterò il suo libro, indicando, punto per punto, le parti romanzate, e quelle nascoste... mi permetto di soffiare su quel castello costruito con le carte da gioco, impilato dalla Hunziker e far cadere quel maniero, che non ha fondamenta, ma è solo sostenuto da menzogne, menzogne che hanno arrecato danni non solo a me, anche ad altre persone».

Ma perché allora la Hunziker si accanisce nei confronti di personaggi ormai dimenticati e si trasforma in una matrigna virtuale di una causa persa da sempre? Che cosa la spinge a farlo?

Simioli ci promette di scoprirlo: «Oltre a ciò che leggo nel suo libro, devo assistere al teatrino di dichiarazioni fasulle, interviste pilotate, omissione di nomi, gossip a tutto campo, si intuiva già il clamore che avrebbe prodotto  il libro, ciò che non era intuibile, il perché Michelle ha omesso i nomi, già  PERCHE' ? Visto che la vicenda è arcinota, così pure i personaggi, credo che la spiegazione, sia abbastanza semplice, esiste senz'altro una ragione. Quale, potrebbe essere?».

Perciò scopriremo quale potrebbe essere il movente che ha spinto Michelle Hunziker a cavalcare quest’onda di fango che rischia di farla affogare. Capiremo perché si espone al ridicolo davanti a tutti con affermazioni che vengono immediatamente smentite, come quella in cui dichiara che la madre Ineke era una manager quando in realtà, stando a Simioli, che dovrebbe ben conoscerla, era semplicemente una venditrice porta a porta.

Ma Simioli ha le idee chiare e dice che il motto delle due Hunziker è risaputo ed ha profonde radici storiche: «Riferito sempre alle due furbe, madre e figlia, Hunziker, il 22 luglio del 2013 pubblicai il post, ‘Michelle, Ineke Hunziker e il loro motto Mors tua, vita mea’ (visibile in questo blog) dove anticipavo le stronzate che stanno contraddicendo adesso, glissando, celando. Travisando».

E quindi ci troviamo improvvisamente esposti a un nuovo volto di Michelle. Non più angelico, ma calcolatore. Non più simpatico, ma fasullo e cinico. Una carriera iniziata con un celeberrimo «fondo schiena» (famosissimo lo spot dell’intimo che tanto la rese famosa e desiderata dai maschietti di mezza Italia)… che rischia di finire all’insegna della medesima parte anatomica.

Forse Michelle dovrebbe recitare, a mo’ di mantra, proprio lo slogan di quella pubblicità: «Per stare così bene davanti, bisogna avere una bella storia dietro». Le servirebbe la guida e da monito, come del resto lei stessa ci ricorda...

3 commenti:

  1. Io quando vedo queste scemate mi arrabbio. Se facessero una sana informazione, avremmo tutti dei diritti più garantiti. Io penso che si debba essere alquanto a corto di sale in zucca per farsi intortare da una setta, esattamente tanto quanto bisogna esserlo per farsi truffare da qualche promotore finanziario improvvisato come da uno di quei soggetti che ti suona al campanello e cerca di farti credere di essere uno dell’ENEL o qualcosa del genere. Che poi una bella gnocca come la Hunziker cerchi di sfruttare in qualche la situazione per vendere, ok, ci può anche stare. Ma da qui a farla diventare una propaganda di questa portata contro “tutte le sette” o presunte tali indistintamente solo per ottenere audience, sinceramente mi fa proprio schifo.

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    1. @maxcc
      Sono di avviso simile al suo, anche se reputo che il diritto di credere sia sacrosanto e non vada mai nemmeno sminuito, non solo negato. La spiritualità è uno dei più intimi bisogni dell’uomo sin dai tempi delle palafitte. Questi battage mediatici non fanno altro che guastare il senso religioso della gente. Sono iniziative pubblicitarie (perché è evidente che tali sono) deprecabili e riprovevoli. Incontrano tutta la mia disapprovazione, e da come sento parlare la gente (e io per lavoro parlo con molte persone ogni giorno), fortunatamente non sono l’unico a pensarla così.
      S. Visconte

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  2. si infatti fa ridere i polli
    che sia un bel tocco non ci piove, ma dovrebbe evitare di mettersi a fare certi discorsi, sarebbe come sentir parlare berlusconi di fedelta coniugale

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