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lunedì 26 novembre 2018

Gli «anti-sette» e la scarsa attendibilità degli «ex»: il caso di Mauro Garbuglia

di Mario Casini

Un po’ allibito, un po’ infastidito e un po’ incuriosito dalla ferocia con cui è stata fatta a brandelli la reputazione di un rispettabile e pluridecorato studioso di nutrizione come Mario Pianesi, mi sono deciso ad approfondire un po’ la figura del suo principale accusatore, Mauro Garbuglia.

Mi era balzato all’occhio il fatto che su costui, malgrado il suo ruolo palesemente ambiguo in quanto ex collaboratore ed ora concorrente di Pianesi, venisse fatto assegnamento tanto da portarlo addirittura sul palcoscenico di trasmissioni televisive nazionali: perché gli veniva (e gli viene) data l’opportunità di esprimere giudizi pesantissimi nei confronti di chi ha fondato e diretto un’associazione («Un Punto Macrobiotico» o «UPM») giunta nel giro di pochi anni a raccogliere decine di migliaia di iscritti in tutta Italia riscuotendo un largo successo?

Perché nessuno ha seriamente approfondito né sottolineato il fatto che Garbuglia aveva condotto per diversi anni (in qualità di legale rappresentante) il locale UPM di Via della Pace 87-89 a Macerata, per poi aprire nel 2012 un’attività di ristorazione in concorrenza ed in polemica con Pianesi? Perché non viene messo in risalto il lapalissiano conflitto di interesse che tale semplice fattore logicamente fa affiorare?

Mauro Garbuglia, come ha più volte affermato apertamente in occasioni pubbliche, ritiene di essersi ripreso da una grave malattia che l’avrebbe ucciso nel giro di pochi mesi (tale era la diagnosi medica) grazie al fatto di aver modificato la propria alimentazione. Non entro nel merito della scientificità o validità o meno di tale affermazione, non essendo questo il punto della mia disamina. Ciò che voglio invece sottolineare è la valenza attribuita dallo stesso Garbuglia al cambio radicale nelle proprie abitudini nutrizionali, cioè quella di avergli salvato la pelle.


Mi sono avvicinato a questo mondo vegano, vegetariano, macrobiotico, crudista… chi più ne ha più ne metta… per motivi di salute, motivi gravi di salute: un tumore con un’aspettativa di vita di pochi mesi. È grazie al cambiamento che son qui oggi a parlare dopo trent’anni (…)

Il pensiero corre immediatamente alla dieta macrobiotica e alle nozioni sul cibo e sull’alimentazione che Mauro Garbuglia ha imparato proprio da Mario Pianesi, l’uomo che ora egli addita come una sorta di «mostro», con asserzioni ancora tutte da dimostrare.

Tanto è vero che alcune persone, che lo conoscevano bene per via della comune frequentazione dell’organizzazione UPM, cercano di ricordarglielo anche in Internet, in una serie di commenti in calce a quel suo video su YouTube:



D’altronde, in aggiunta ai numerosi riconoscimenti e attestati di stima ricevuti in tutto il paese e ben oltre, gli studi e i consigli nutrizionistici di Mario Pianesi continuano a venire apprezzati in mezzo mondo. Solo un esempio: qui un recentissimo video dell’arcinoto medico e scrittore americano Michael Greger descrive e commenta positivamente la dieta «Ma.Pi.2». Comunque, se si volesse approfondire l’argomento, le referenze sono copiose ed importanti.

Tant’è che il miracoloso recupero fisico di Garbuglia non fu affatto un caso isolato. Vi sono molte altre storie di questo genere, alcune delle quali sono state raccontate dal Resto del Carlino il 16 Marzo scorso, fra cui troviamo un 75enne che era anch'egli affetto da tumore con un'aspettativa di vita ormai di pochi mesi, ripresosi completamente a seguito del cambio di alimentazione:


Ciò nonostante, la gratitudine di Garbuglia nei confronti di chi lo ha aiutato a comprendere i fattori nutrizionali che lo hanno infine salvato da morte certa, non sembra essere stata sufficiente per impedirgli di diventare il suo accusatore più in vista sui mass media.

Mi domando: perché?

Provo a seguire una traccia fornitami dal commento di un altro utente che sembra conoscerlo bene:


È evidente che c’è un secondo fine in questo attacco aperto, spietato e potente nei confronti di Mario Pianesi, per lo meno da parte di Mauro Garbuglia: non c’è solo desiderio di rivalsa, c’è anche un obiettivo di carattere commerciale, danneggiare il più possibile la concorrenza. Quindi, di nuovo, il lucro.

Un intento che non nasce nemmeno con l’inchiesta penale a carico di Pianesi strombazzata da tutti i media nazionali nel Marzo scorso. Parte ben prima, almeno sei anni prima, proprio nel 2012, quando Garbuglia aveva ormai avviato una propria attività, in concorrenza con UPM, denominata «Associazione Cibo e Benessere».

Ecco cosa scrive il 27 ottobre 2012 un utente fra i commenti ad un articolo che pubblicizza un evento di «Cibo e Benessere»:

Ragazzi, io sono di Roma e sono stato pochi giorni fa ad una conferenza organizzata vicino a casa mia da questa associazione maceratese. Alla conferenza mi ha colpito il fatto che c’è stata una ragazza che ha detto di fronte a tutti di essere andata nel loro ristorante credendo di trovarsi in un centro UPM ed ha è espresso il suo disappunto… ha in seguito trovato la sua foto pubblicata a sua insaputa su Facebook ed un commento che non corrispondeva alla realtà. Ci ha poi raccontato di aver prima scritto privatamente, senza aver ricevuto risposte e poi fatto un commento pubblico sul loro sito facebook che molto DEMOCRATICAMENTE le è stato cancellato. Quando lei poi ha saputo che c’era questa conferenza a Roma è venuta per far valere i suoi diritti per amore della verità… e sinceramente non mi sembra abbia avuto nemmeno una risposta adeguata…

L’interessante discussione prosegue e vi si trova proprio la testimonianza della donna citata nel commento precedente (il testo è quello originale e include vari errori anche di scrittura che non ho rettificato):

Io personalmente ho subito una scorrettezza,grave. infatti il mio casuale incontro con ristorante natura e il suo responsabile è stato molto negativo.Sono una studentessa di 23 anni di Roma,alla fine di Settembre mi sono recata nelle Marche per una gita e una sera ho deciso di andare a cena al Punto Macrobiotico di via della Pace a Macerata,convinta di trovare upm,entro con la mi amica nel ristorante e subito noto delle forti differenze:radio accesa,prodotti con alimenti non macrobiotici… ma non mi viene detto direttamente che non si trattava più del punto macrobiotico,infatti il responsabile mi ha invitato a sedere e ha iniziato a raccontarmi la sua storia,dicendomi che era guarito dal suo tumore in seguito a più di 15 anni di dieta ma-pi2 (ideata da Mario Pianesi),ha conosciuto in u.p.m. sua moglie con cui ha formato la sua famiglia e continua attualmente a mangiare macrobiotico;allora gli ho chiesto “ma non le sembra un po’ incoerente continuare a mangiare prodotti macrobiotici che ha costatato personalmente essere curativi e poi venderne altri nel suo nuovo ridstorante?”

Da questo raccolgo una piena conferma dell’indizio iniziale: Mauro Garbuglia avvia la propria attività non solo in concorrenza con UPM, ma anche usurpandone la reputazione. Era questa, peraltro, un’informazione già nota (era stata infatti riferita in un precedente post del nostro blog), tanto quanto gli accenni alle vicende giudiziarie subite dallo stesso Garbuglia per motivi inerenti alla concorrenza con Pianesi.

Il commento della utente chiamata in causa dalla discussione è anche più interessante perché mostra la tendenza di Mauro Garbuglia a manipolare i fatti a proprio uso e consumo:

Tornata a roma scopro che ha pubblicato la mia foto(con me e la mia amica che mi aveva accompagnata) senza autorizzazione sul profilo facebook del suo ristorante natura con annesso un commento sotto,completamente falso.infatti recitava “ecco i primi clienti venuti da tutta italia, le nostre due amiche venute appositamente da Roma” Ecco un chiaro esempio moderno di manipolazione della realtà:infatti:non siamo amiche(non ci eravamo mai visti prima),non siamo venute appositamente da Roma per ristorante natura,bensì pensavamo di trovare un Punto Macrobiotico.Inoltre abbiamo mangiato peggio e pagato di più,i prodotti non presentavano alcuna etichetta trasparente che potesse dare delle informazioni dettagliate per il consumatore, sul cibo.

Eppure i giornalisti «anti-sette» è a costui che danno credito, è costui che vorrebbero far passare per attendibile.

Proprio quegli «anti-sette» che, oltre ai nuovi movimenti religiosi, ostacolano e dileggiano anche la massoneria, la New Age, la musica hard rock, il Reiki, e persino certo esoterismo. Credenze, cioè, che come direbbe Lorita Tinelli del CeSAP, «non hanno una base teorica sostenibile»:


Per inciso, Lorita Tinelli è fra gli amici di Facebook di Mauro Garbuglia. Sarà una coincidenza?


Mi domando però se Lorita Tinelli e gli «anti-sette» che stanno sostenendo a spada tratta le dichiarazioni di Garbuglia ai danni di Mario Pianesi siano consapevoli della sua attività libraria come Edizioni Nisroch:


Sì, perché il ristorante di Via della Pace 87-89 a Macerata ha chiuso poco più di un anno fa, e se si esamina il curriculum imprenditoriale di Mauro Garbuglia il primo fatto che balza all’occhio è la sua incostanza e la difficoltà di mantenere in essere una singola attività per più di qualche anno. Chissà che non stesse meglio o godesse di maggiore stabilità economica quando lavorava con UPM? Tant’è che Garbuglia e moglie acquistarono la casa di Macerata nel 1991.

Ma invece della riconoscenza per quello che è stato il simbolo di un ampio tratto della sua vita (Mario Pianesi e la sua famiglia), oggi Mauro Garbuglia ha solo parole di accusa e di pettegolezzo.

Se UPM fosse un movimento religioso (cosa che decisamente non è, tanto quanto non è una «setta»), staremmo osservando né più né meno il solito cliché degli apostati, tema costantemente ricorrente ogni qualvolta un dato movimento viene preso di mira dalla propaganda estremista dei presunti «esperti» come Lorita Tinelli e gli altri militanti della sua risma.

E se di religione non si tratta e quindi è improprio parlare di «apostasia» (si dovrebbe caso mai parlare di un «ex»), per lo meno questo si può davvero dire di Mauro Garbuglia: che ha fatto dello «sputare nel piatto in cui ha mangiato» la sua campagna pubblicitaria.

domenica 14 ottobre 2018

«Sbatti il mostro in prima pagina»: la propaganda «anti-sette», il caso di Mario Pianesi e l’occultamento di testimoni «scomodi»


Torniamo a parlare del caso di Mario Pianesi (nella foto) e dell’associazione «UPM» (Un Punto Macrobiotico), del quale ci siamo occupati in precedenza (qui, qui, qui e qui) sin dall’esplodere, lo scorso marzo, del linciaggio mediatico nei loro confronti in pieno stile da propaganda «anti-sette» appositamente strutturata per sottoporre i malcapitati a una sorta di giudizio sommario senza contraddittorio né appello e già destinato a concludersi con un’impietosa condanna.

Appena due settimane fa (l’ultima di settembre scorso), i media di mezza Italia hanno diramato la conturbante notizia che Pianesi è sotto indagine non più soltanto per le vicende legate alle diete e all’alimentazione macrobiotica della sua corrente nutrizionale, ma addirittura per la morte della ex moglie deceduta niente meno che diciassette anni fa (settembre 2001).

Riesumare un evento tanto tragico per incolpare proprio chi più ne era stato colpito (perché maggiormente vicino alla defunta) ha tutto l’aspetto di un accanimento, non solo giudiziario ma anche (e soprattutto) mediatico. Sembra quasi parte di un progetto, di una macchinazione.

Somiglia tanto alla storia mirabilmente raccontata nel lontano 1972 da Marco Bellocchio nel suo film capolavoro, interpretato da un formidabile Gian Maria Volontè, di cui nel nostro blog di quando in quando prendiamo a prestito il titolo, «Sbatti il mostro in prima pagina» (qui una recensione):


Senza alcuna velleità complottista e attenendoci alle sole prove a disposizione, l’unico dato di fatto sinora sono le indagini in corso e i capi d’accusa. Per il momento, non vi è nessun colpevole e nessun condannato, a prescindere dalla quantità di conclusioni affrettate, insulti da stadio e giudizi offensivi che si sono letti qua e là in Internet e nei commenti agli articoli diffusi dai mass media.

Sembra tutto? Non lo è.

Vi è infatti un’altra porzione dello scenario che rimane occultata alla vista, a nostro avviso del tutto volutamente.

Ci riferiamo a interviste, testimonianze, proteste e repliche del tutto ignorate da quella stessa stampa che ha pubblicato titoloni spaventevoli e pruriginosi: voci che si sono levate in difesa non tanto di Mario Pianesi, quanto piuttosto della verità dei fatti e della cronologia degli eventi, persone indubbiamente ben informate che hanno tentato di raccontare una versione differente di come si sono svolte le cose.

Ci riferiamo anche ad articoli che sono misteriosamente scomparsi da Internet ed a commenti che sono stati rimossi (censurati); tutto materiale che avrebbe consentito quanto meno di ponderare dei fatti o dei pareri diametralmente opposti alla versione strombazzata dai giornali e poi ripresa ed amplificata dai chiassosi megafoni «anti-sette».

Ma procediamo con ordine e portiamo un primo esempio:



Questo è il titolo di un articolo di «Cronache Maceratesi» che al momento è ancora disponibile sul Web nel quale vengono riportate le dichiarazioni di Marco e Matteo Pianesi, figli dell’indagato leader di UPM, i quali, indignati per la deplorevole strumentalizzazione della vicenda della loro madre defunta, sono intervenuti così:

«La situazione è infamante (…) Si sta parlando di nostra madre, abbiamo vissuto al suo fianco la sua malattia e il suo dolore, giorno dopo giorno. Nessuno più di noi conosce la verità. Sentiamo il bisogno di difenderne la memoria anche se questo vuol dire far riemergere un passato doloroso. Mai avremmo pensato di doverne parlare a 17 anni di distanza»


Nell’articolo, che va letto con attenzione per coglierne tutti gli aspetti salienti in relazione alle infamanti accuse che sono state mosse a Mario Pianesi, vengono esposti alcuni fatti difficilmente confutabili per i quali, fra l’altro, i due giovani e coraggiosi orfani della madre hanno prodotto della documentazione.

L’aver «segregato» la moglie, averle imposto con la coercizione un regime alimentare errato, aver impedito che seguisse cure mediche adeguate, aver fatto riesumare la salma per occultare le prove (dodici anni dopo il decesso… sic!): per ciascuna di queste accuse i due ragazzi hanno portato testimonianze dirette e documenti.

«Nostra madre era una persona libera che ha portato avanti la filosofia che aveva scelto, lei e nostro padre non meritano tutte queste calunnie, prenderemo provvedimenti legali affinché emerga la verità.»

Tornando ora al troncone iniziale dell’inchiesta penale a carico di Mario Pianesi, verso la fine di aprile scorso i sostenitori dell’associazione UPM, nel lodevole tentativo di contrastare l’ondata di fango sui media di tutto il paese, avevano lanciato una petizione per mettere in luce le anomalie emerse sulla stampa. Ben 3.649 (tremilaseicentoquarantanove) persone hanno firmato la petizione, che al momento è ancora possibile leggere online sul sito «change.org».

Fra i diversi elementi sui quali quella petizione accendeva i riflettori, vi era questo:

«La seconda omissione riguarda una coppia che è alla base di queste denunce, Mauro Garbuglia e la moglie Wanda. Non è stato detto che lui è stato sotto processo per alcuni atti commessi quando lavorava per l’associazione Un Punto Macrobiotico. Non ci sembra un particolare di poca importanza, questa coppia è stata espulsa dall'associazione.»

Ecco di nuovo – come già molte (troppe!) volte si è ravvisato in casi di propaganda «anti-sette» – emergere il ruolo degli «ex appartenenti» al gruppo o all’associazione: nel caso di una confessione religiosa si direbbe «apostati», e come si è descritto in un recente post citando lo studio del prof. Bryan Ronald Wilson, le loro dichiarazioni sono normalmente viziate e vanno recepite con molta cautela perché difficilmente attendibili. È vero che nel caso di UPM non si ha a che fare con un gruppo religioso, tuttavia il meccanismo è lo stesso e risente delle medesime sollecitazioni.

Cercando online qualche articolo o qualche riferimento a proposito di quell’inchiesta a carico di Garbuglia e moglie, si rimane però sbalorditi quando si scopre che non vi è più nulla e che il materiale precedentemente online è svanito. A parte la succitata petizione di UPM, l’unica menzione di quei fatti l’abbiamo rinvenuta in questo tweet:


Doveva ad esempio esservi un articolo sul «Corriere Adriatico» che parlava del caso di Mauro Garbuglia e del processo a suo carico per una «catena di Sant’Antonio» illecita ma, come si può notare dall’istantanea che segue , quel materiale non è più accessibile nemmeno in versione «cache»:


Tornando alla petizione online di UPM, anch’essa andrebbe letta per intero perché solleva altri spunti di discussione che meriterebbero attenzione. Fra questi, il dato dei 90.000 (novantamila) iscritti, i progetti di innegabile interesse ed utilità sociale, gli attestati di stima ricevuti dal Presidente della Repubblica e gli altri numerosi riconoscimenti in varie parti del mondo, la dubbia consistenza dell’accusa di aver tentato di lucrare sugli associati, ecc.

Eppure, malgrado gli accusatori di Mario Pianesi si contino sulle dita delle mani mentre i suoi sostenitori sono (come minimo) migliaia, non sembra che a queste voci sia stato dato ascolto. Di certo non li hanno degnati di alcuna attenzione i mass media che tanto brutalmente hanno vociferato ai suoi danni e – temiamo – continueranno a farlo ai prossimi giri di boa dell’inchiesta, a meno che le indagini non diano esiti negativi e accertino l’innocenza degli accusati.

Ai posteri l’ardua sentenza, come scrisse un illustre poeta d’altri tempi.