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mercoledì 21 novembre 2018

La devastanti conseguenze della propaganda «anti-sette»: ultime conferme

Poco meno di un anno fa (in questo post), notando un’incongruenza nelle affermazioni di Sonia Ghinelli (esponente «anti-sette» della controversa FAVIS, associazione riminese corrispondente della discussa sigla europea FECRIS) avevamo messo in luce come l’ideologia estremista «anti-sette» fosse inestricabilmente legata a quella terribile vicenda dei venti bambini strappati alle famiglie nel modenese, tornata alla ribalta proprio in quel periodo (fra ottobre e dicembre 2017). Un’inchiesta di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli aveva scoperchiato un pentolone stracolmo di marciume.

Qualche giorno fa, questo articolo di «ReggioOnline» porta alla luce ulteriori testimonianze che confermano quell’inchiesta giornalistica e coronano anni di ricerche:


Accuse che ricordano il tenore e i contenuti della visionaria relazione scritta a carico degli inesistenti «Angeli di Sodoma» da don Aldo Buonaiuto, il prete inquisitore referente della «polizia religiosa» SAS (la «Squadra Anti-Sette» del Ministero dell’Interno), della quale abbiamo nuovamente parlato proprio nell’ultimo post, l'altroieri.

Accuse che ricordano, in realtà, la stessa aura di allarmismo e mistero che circonda tutti i casi in cui degli innocenti vengono presi di mira in quanto «setta religiosa» per essere poi sottoposti a un massacro mediatico e/o a una persecuzione giudiziaria; si pensi solo al caso di «Ananda Assisi» o a uno dei molti altri trattati nel nostro blog.

Ecco a quali accuse dovettero sottostare i genitori di quei bambini emiliani e le altre persone coinvolte nell’indagine della magistratura, istigata da alcuni «esperti», fra cui la psicologa Valeria Donati:


Non vogliamo aggiungere nulla al lavoro già svolto sul caso dai giornalisti Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, ci limitiamo soltanto a sottolineare un aspetto che emerge, inquietante se non addirittura raccapricciante, a mano a mano che i testimoni di quel «rapimento di stato» si fanno avanti.

In una parola: il lucro.


Lo stesso movente che a nostro parere spinge gli «anti-sette» a continuare incessantemente nella loro opera denigratoria nei confronti dei movimenti religiosi «non convenzionali», come abbiamo ipotizzato in più occasioni (qualche esempio: qui, qui e qui)

Qualcuno potrà obiettare che la SAS vent’anni fa non esisteva ancora e lo stesso vale per il CeSAP di Lorita Tinelli e per altri militanti oggi attivi. Certamente è così. Tuttavia il 1998 è proprio l’anno del famigerato e controverso rapporto del Ministero dell’Interno dal titolo «Sette religiose e movimenti magici in Italia», un documento controverso, criticato anche dal mondo accademico oltre che confutato in sede giudiziaria, eppure  a tutt’oggi il più citato come riferimento cardine dalle associazioni «anti-sette».

Inoltre, specularmente identica è la linea ideologica «anti-sette» portata avanti, in quel caso, per indagare i presunti abusi che sarebbero avvenuti tra Massa Finalese e Mirandola: le pressioni alle «vittime», il battage mediatico e i secondi fini utilitaristici degli «esperti».

Tanto più che il controverso CISMAI (un centro studi che all’epoca fu fra i principali sostenitori della veridicità degli abusi) collabora col CeSAP e viene portato sugli allori da Sonia Ghinelli di FAVIS, come mostra (uno su tutti) questo post di settembre 2016:


Famiglie distrutte e vite rovinate: questi sono i veri abusi dovuti alla propaganda «anti-sette».

mercoledì 2 maggio 2018

Gli «anti-sette» di AIVS e i loro fuochi di paglia

Sulle pagine Facebook di AIVS, poco più  di un mese fa si leggevano roboanti proclami in merito a degli asseriti casi di presunta «intimidazione» a danno di bambini da parte di non meglio identificate maestre facenti parte del movimento religioso più frequentemente oggetto delle loro angherie:


Autore del post (che risale al 30 Marzo scorso) è Luciano Madon, amicissimo di Toni Occhiello e suo stretto collaboratore.

Tralasciamo i commenti degli utenti in quel post perché non sono altro che l’ennesima dimostrazione del livello di qualità dialettica di costoro, già più che ampiamente trattato in precedenza.

Le medesime dichiarazioni vengono riportate in forma di commento, in calce a un altro post, più o meno in contemporanea:


Abbiamo riportato solo una porzione di quel commento per rimanere in tema, ma più oltre lo riprendiamo e lo completiamo perché fornisce un ulteriore spunto di riflessione.

Il fatto che intendiamo qui sottolineare sono le affermazioni avventate, le accuse pesanti e prive di qualsivoglia verifica mosse da AIVS nei confronti di una minoranza religiosa pacifica che conta decine e decine di migliaia di fedeli.

Dichiarazioni che intendono sollecitare allarme («clear and present danger», ossia «un pericolo evidente e attuale») e giudizi fortemente infamanti («una infiltrazione cancerogena che raggiunge tutti i gangli della società italiana») che istigano ostilità e repulsione.

Quanto possiamo ritenere attendibili tali roboanti grida di scandalo?

A giudicare da ciò che è avvenuto solo una ventina di giorni più tardi, ben poco.

Ecco infatti cosa aveva scritto Giovanni Ristuccia (un altro «anti-sette» dall’attendibilità piuttosto opinabile, operativo nella zona di Novara) quello stesso giorno (30 Marzo) interessandosi al caso:


La risposta di AIVS è immediata e promette grandi cose:


Tuttavia, quasi tre settimane più tardi (20 aprile), Ristuccia è ancora a bocca asciutta e così si trova costretto a sollecitare:


Risposta di AIVS, che si commenta da sé:


Un fuoco di paglia, con ben poco di concreto, documentabile e circostanziato.

La colpa, naturalmente, è altrui, come Occhiello e i suoi non mancano di precisare.

Eppure, sulla base di quella «storia» non ancora adeguatamente puntualizzata e dettagliata, AIVS è pronta a chiedere denunce e ritorsioni nei confronti dei «colpevoli», ovviamente classificati come tali ancora prima che possano venire svolti degli accertamenti seri ed obiettivi.

«Giustizia» sommaria ed inquisitoria: questa sembra  dunque essere la mira di Occhiello e dei suoi.

Ma torniamo ora al commento che avevamo riportato solo parzialmente e vediamone la parte conclusiva:


Qui sembra essere Toni Occhiello a scrivere, lo sospettiamo per lo stile (anche se non si firma).

Chiunque sia, dichiara di essere un «giornalista» con una qualifica («della International Press Academy di Beverly Hills») che come minimo desta qualche perplessità e piuttosto richiama alla memoria un passaggio del seminario online tenuto da Lorita Tinelli il 18 Aprile scorso (di cui ci siamo occupati in dettaglio in tre diversi post):


Attendiamo con grande speranza di venire smentiti da Occhiello su questo specifico punto: se possiede il titolo di studio da lui dichiarato, sarà senz’altro in grado di esibirlo o di fornirne gli estremi.