mercoledì 9 maggio 2018

Contributo esterno - il GRIS a TV2000 e un’intervista improbabile

Una utente che da qualche tempo ci stava leggendo ma non era ancora voluta intervenire ci ha inviato un testo chiedendoci di dare voce alle sue riflessioni.

Volentieri lo facciamo perché le sue notazioni sono senz’altro degne di nota e forniscono ulteriori elementi che ben descrivono uno dei diversi aspetti del contraddittorio (e talvolta risibile) panorama «anti-sette».

Desideriamo solo esplicitare una precisazione: siamo convinti che una messinscena tanto discutibile sia in verità espressione solo di una minoranza assai ristretta dei fedeli della chiesa cattolica, praticanti o meno; riteniamo infatti che la stragrande maggioranza di coloro che tuttora si riconoscono in quella fede sia composta da persone rispettose del diverso, capaci di empatia, sovente caritatevoli, guidate dagli insegnamenti di Cristo (fra cui lo spirito di condivisione, l’agape) e, dunque, per lo più consce che l’odio non giova a nessuno e non fa che generare sempre più odio, mentre l’amore alla fine trionfa.

Principi, questi, che si possono scorgere nelle religioni tradizionali e così anche in molti nuovi movimenti religiosi.

martedì 8 maggio 2018

Aggiornamento breve - Sonia Ghinelli e lo stigma «anti-sette»

Negli ultimi giorni le manifestazioni incoerenza da parte dell’asse «anti-sette» AIVS-CeSAP-FAVIS sono di un’evidenza veramente singolare.

Quest’ultima sigla, FAVIS («Familiari Vittime delle Sette»), è una chiacchierata associazione a «conduzione familiare» ormai nota più che altro per le proprie controversie e sbugiardata in primis dal figlio del principale esponente, Maurizio Alessandrini; da un po’ non ce ne stavamo occupando, ma le riflessioni degli ultimi giorni sul modo in cui gli «anti-sette» cercano di ghettizzare migliaia e migliaia di persone (facenti parte dei «movimenti religiosi alternativi») manipolando la pubblica informazione e continuando a suonare la grancassa mediatica con storie allarmistiche, ci ha fatto soffermare sul concetto di «stigma».

In conclusione di un recente post, abbiamo riportato un breve estratto di una lezione tenuta da un’esperta di religioni, sette e spiritualità, la prof.ssa Raffaella Di Marzio.

Ne riproponiamo qui un ulteriore, brevissimo stralcio:


Per «stigma» (qui una definizione completa del termine, l’accezione di nostro interesse è l’ultima, la 4-b) s’intende l’attribuzione di qualità negative a una persona o a un gruppo di persone, soprattutto rivolta alla loro condizione sociale e reputazione; per rendere l’idea, in tempi ormai lontani lo stigma era anche il marchio impresso a fuoco sul corpo di briganti o schiavi (come viene ricordato in questo lemma sempre dell’ottimo vocabolario Treccani).

Tramite il suo anonimo e discutibile profilo «Ethan Garbo Saint Germain», Sonia Ghinelli del FAVIS ha in più occasioni lamentato la discriminazione che di quando in quando viene perpetrata nei confronti di chi vive la propria sessualità in modo anticonformista, definendo appunto tali casi come «stigma»:


È molto interessante esaminare la descrizione fatta dalla Ghinelli (che peraltro sentiamo di condividere appieno) di come gli omosessuali vengono talvolta additati e quindi discriminati: «sono malati» (discriminazione), quindi «vanno emarginati» (isolamento), pertanto «necessitano di essere curati» (persecuzione).

Ci ricorda qualcosa? Certamente: sono le stesse identiche fasi che conducono la società a ostracizzare gruppi etnici, politici o religiosi che per qualche ragione risultano «scomodi» e quindi devono essere eliminati «per il bene della società». Per dirla con un classico, «Carthago delenda est».

Infatti questo commento della «fluida» Ghinelli s’inquadra nel contesto di un post con il quale ella si lamentava di alcune affermazioni secondo cui, per l’appunto gli omosessuali abbisognano di «terapie riparative»:


Ciò che lascia sbalorditi è il modo come alla Ghinelli sembri sfuggire che proprio lei, su un altro versante, si comoporta esattamente nello stesso modo!

Ci si domanda davvero come sia possibile che non se ne renda conto e se la sua non sia invece una «svista» tutt’altro che casuale. Un’ipotesi, questa, forse più realistica che maliziosa.

Il post e il commento riportati sopra erano di gennaio 2015. Ma anche più di recente (primi 2018) il tema si ripropone tale e quale, segno che la Ghinelli l’ha veramente (e comprensibilmente) a cuore; fatto che – lo ribadiamo – di per sé è tutt’altro che discutibile e anzi condivisibile:


Notare come anche questo post, correttamente, parli di «stigma sociale». Perché tale è la prassi quando è in atto il tentativo di mettere al bando o discriminare un determinato gruppo o minoranza.

Ma l’ingegno della Ghinelli non sembra riuscire ad afferrare (oppure le sue mire non sembrano poterle concedere) il fatto che un così scellerato modus operandi è riconoscibile tanto contro gli omosessuali quanto nei confronti dell’etnia Sinti e allo stesso modo ai danni dei nuovi movimenti religiosi.

Lungi dall’essere coerente con le proprie affermazioni libertarie e rispettose del diverso, la Ghinelli si lancia in una dialettica paradossale in quanto discriminatoria e anti-discriminatoria al tempo stesso:


Con la «mano destra» difende gli omosessuali, con la mano sinistra mena fendenti contro i Testimoni di Geova.

Si renderanno mai conto gli «anti-sette» di rappresentare una continua contraddizione di se stessi?

lunedì 7 maggio 2018

Aggiornamento breve - «anti-sette» e incapacità di autocritica: il sorprendente caso di Lorita Tinelli


di Mario Casini

Riporto qui delle esternazioni recentemente diffuse da Lorita Tinelli tramite il suo profilo Facebook pubblico che mi hanno molto colpito per la loro lampante difformità rispetto ai comportamenti tenuti dalla stessa nei confronti di molte persone, fra cui – secondariamente – me medesimo.

Uso il termine «secondariamente» (tengo a precisarlo) perché il bersaglio preferenziale delle angherie della psicologa pugliese sono non solo persone ben più importanti di me quali studiosi di religione altamente qualificati, ma anche e soprattutto gli interi movimenti religiosi che quegli accademici studiano e descrivono.

I commenti che seguono si inseriscono nel contesto di una discussione facente seguito a un post con cui la Tinelli condivideva la notizia del malore accusato due settimane fa dall’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Un utente particolarmente focoso aveva avviato una diatriba sul suo conto, proclamando la giustezza delle varie espressioni di malaugurio registrate altrove su Facebook ai danni dell’ex presidente della Repubblica e dovute alle differenti gradazioni di malcontento per il lavoro svolto nel suo mandato.

La Tinelli cerca invano di stemperare i toni (tentativo che peraltro definirei alquanto lodevole di per sé, anche per la maniera moderata e pacata con cui è stato messo in atto) e, nel farlo, scrive così:


Volendo essere un po’ egoista, dovrei fare un bell’elenco delle parole scelte con cura dalla Tinelli per augurarmi il peggio e addirittura istigare pubblici ufficiali ai miei danni (cosa che personalmente ritengo un abuso di una posizione privilegiata), ma non è affatto il caso. D’altronde, le sue angherie nei miei riguardi lasciano decisamente il tempo che trovano.

Vediamo invece come si sviluppa il suo nobile discorso e quanto collima con la sua condotta (tanto per parafrasare un po’ l’Antico Testamento); senza nemmeno considerare la sua «moderazione» dei commenti, che già di per sé mi pare abbia i tratti dell’ipocrisia.

Comportamento che abbiamo già numerose volte sottolineato in precedenza come fortemente improntato non solo a condurre attacchi ad hominem contro chi osa mettere in discussione il suo operato, ma anche a veicolare ex cathedra offese ed infamie nei confronti di chi è nell’occhio del ciclone.

Prosegue la Tinelli cercando di rabbonire il suo amico inalberato:


Un concetto di assoluta ragionevolezza, non c’è che dire.

Concetto che viene ulteriormente precisato dalla psicologa «anti-sette»:


Ma quel «senza ledere la dignità» dell’interlocutore, quell’invito a non «ingiuriare» chi venga ritenuto colpevole di qualcosa, quanto è in linea con ciò che la Tinelli poi fa per davvero?

Vediamolo qui, contro la sua «concorrenza»:


Oppure qui, dove si ravvisa un sottile ma malizioso scherno nei confronti di un’intera ritualità religiosa ormai diffusissima (particolarmente in ambito pentecostale) come la musica dal vivo per cantare le lodi di Dio:


O anche qui:


O qui, dove addirittura la rabbia era tale da indurre all’errore di scrittura («elubrazioni» per «elucubrazioni»):


E potrei senz’altro continuare.

E mi sono limitato ad affermazioni sue proprie, ma vi sarebbe un’intera, vasta gamma di accuse, offese, invettive, ecc., non direttamente di suo pugno ma scritte da altri perché istigati da lei.

È questa la «umanità» di cui parla Lorita Tinelli?

domenica 6 maggio 2018

Aggiornamento breve: AIVS, l’incoerenza e l’ipocrisia «anti-sette»

Un’altra piccola incursione nei gruppi Facebook di AIVS per registrare la loro ennesima dimostrazione di incoerenza.

Non ci dilungheremo in commenti perché abbiamo già più che ampiamente documentato in questo blog la loro deprimente propaganda evidentemente intesa a suscitare odio e allarmismo nei confronti di minoranze religiose del tutto pacifiche ma «colpevoli» di professare con entusiasmo ed enfasi il proprio credo.

Mentre li osserviamo proseguire senza sosta nel dileggiare, infamare e schernire i movimenti spirituali da loro tanto odiati, non ci sorprendiamo affatto. Contenti loro di farsi il sangue amaro mentre le comunità di fedeli del buddismo Soka Gakkai crescono sempre di più in numero e il loro istituto consegue una popolarità sempre maggiore…

Troviamo invece sbalorditive, per la loro lampante contraddittorietà, dichiarazioni come questa:


Non amiamo essere offensivi e scadere così al livello della dialettica di Toni Occhiello, ma una simile esternazione ci richiama davvero il concetto della «faccia di bronzo».

L’attivista di AIVS sarebbe «ipersensibile a qualsiasi osservazione che possa essere interpretata come discriminatoria»?

Non risulta che sia stata «ipersensibile» a questo post, però:


Non è forse discriminatorio nei confronti di un’intera nazione?

Classifichiamolo come battuta (di cattivo gusto, ce lo si lasci dire) e soprassediamo.

Che dire invece di quest’altro post, ad esempio?


Il video mostra semplicemente un giovane padre che cerca di spiegare al figlioletto ciò che sta facendo e gli dà una dimostrazione della propria preghiera!

Ma l’estensore (anonimo) del post in nome e per conto di AIVS addirittura parla di «lobotomia» una pratica medica ormai reminiscenza di un triste passato. Sarebbe ancora poco dire che ciò è offensivo.

Mentre vi sono climi familiari ben diversi in cui purtroppo la disarmonia e l’incomunicabilità sono la routine, un affettuoso momento di unità domestica fra un padre e un figlio, favorito da una ritualità religiosa buddista, viene degradato in un modo tanto becero.

Non è forse un fare discriminatorio, questo?

venerdì 4 maggio 2018

Gli «anti-sette» e le simpatie fasciste: il GRIS e Giovanna Balestrino

Abbiamo già citato in un recente post una esponente «anti-sette» piemontese, Giovanna Balestrino.

Ne avevamo parlato a proposito di alcuni suoi incitamenti ad un «controllo comportamentale» (o forse un controllo mentale?) nei confronti dei giovani e delle persone in generale, come evidenziato in quel post.

La Balestrino è presidente, per la zona di Acqui Terme (AL), del GRIS (il diocesano «Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa», già «Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette», che cambiò nome per rendersi più accettabile).

Tempo addietro (si veda questo post) ci siamo interrogati sull’orientamento politico degli estremisti «anti-sette» basandoci su alcuni elementi emersi negli anni scorsi come le connivenze con Forza Nuova: senza la presunzione di riuscire a trovare il bandolo della matassa, avevamo comunque potuto abbozzare un’ipotesi abbastanza plausibile.

Quanto riferiamo qui di seguito in merito alla Balestrino sembra concorrere a confermare quelle deduzioni.

Abbiamo notato alcune sue dichiarazioni pubbliche a proposito di Benito Mussolini e del fascismo, che riteniamo siano d’interesse in relazione al ruolo istituzionale che la Balestrino riveste nel GRIS e, di conseguenza, in qualità di personaggio pubblico che interagisce con le istituzioni e organizza convegni per portare avanti la propaganda «anti-sette».

Istituzioni come il Ministero dell’Interno che, oltretutto, dovrebbe avere un ruolo garantista nei confronti della prima legge dello stato, ossia la Costituzione della Repubblica Italiana, la quale bandisce espressamente il partito fascista. Non dimentichiamo, fra l’altro, che anche la «apologia del fascismo» è considerata un reato in base alla «legge Scelba» del 1952 (cfr. articoli 4 e 5). Siamo sicuri che la Balestrino è al corrente di tali elementari nozioni.

La preferenza politica dell’avvocatessa acquese è ben nota in tutto il suo territorio; solo per fare un esempio, eccola due anni or sono a promuovere la candidatura a sindaco di suo padre per il MSI (per la cronaca, non fu eletto):



E infatti la scorsa settimana, nell’ambito di una discussione che è seguita ad un suo post sulla commemorazione della morte di Benito Mussolini, la Balestrino non solo non manifesta la benché minima contrarietà al fascismo, ma al contrario mette in risalto la «malvagità» degli «uomini che [lo] hanno così ignobilmente ucciso».

Questo il post:


E questa la discussione (da notare come – tratto tipico degli «anti-sette» – il confronto vero e proprio viene sviato in modo tale che si eviti di entrare nel merito della critica, mentre l’interlocutore viene dapprima fuorviato e poi mandato elegantemente a spasso):


D’altronde, la concezione della Balestrino a proposito di democrazia e di rispetto della Carta Costituzionale in tema di scelte religiose emerge anche da un altro post:


Il che vale a dire che le confessioni religiose non devono godere di uguali diritti: solo la sua religione, come ai tempi dei «Patti Lateranensi» siglati nel 1929 (in pieno fascismo), deve essere considerata tale. Gli altri? Degli inferiori.

Seguendo il filone dell’ideologia fascista, ci dev’essere infatti una minoranza (o comunque un «altro») da combattere o da annientare; e anche in tal senso le affermazioni della Balestrino, che si scaglia contro questa o quella corrente di pensiero, sono piuttosto esplicite:


Per la cronaca, la Balestrino ha lasciato completamente ignorata l’obiezione del primo utente (come sopra: dribblare la critica), mentre alla seconda ha risposto fornendo del materiale propagandistico.

Piuttosto che acculturarsi in merito alle nuove religioni delle quali si dovrebbe occupare come GRIS, la Balestrino preferisce invece frequentare corsi di esorcismo:


Che dire? Amen.

Sulla scorta di tali inequivocabili esternazioni da parte di una rappresentante del GRIS, viene quasi da sorridere quando si legge un post di tenore diametralmente opposto da parte dello psicologo varesino Dimitri Davide Baventore, una sorta di «anti-sette» in erba dal momento che (per nostra conoscenza) solo di recente ha fatto capolino nel panorama dei propagandisti contro le realtà religiose «non convenzionali» al fianco di Lorita Tinelli, sua collega pugliese che invece di tale pratica è un’esperta consumata.

Ecco come si poneva Baventore nei confronti del fascismo qualche anno fa:


Passeggiando per le strade del centro storico di Vicolungo (NO), Baventore ha notato su di una parete la scritta «Molti nemici molto onore», storicamente nota come un motto sovente adoperato dal «duce»; fa quindi riferimento al «ventennio» come ad un «vergognoso passato», come confermano i commenti successivi, particolarmente in relazione agli «inutili massacri della guerra» e alla «follia colonialista».

Parrebbe un’ennesima dimostrazione di come il mondo degli «anti-sette», oltre che discusso e chiacchierato, sia anche costantemente frazionato e contraddittorio: quattro anni fa Baventore dichiarava il fascismo una vergogna, adesso invece dà spazio e appoggio a chi vorrebbe ripristinare il controverso «reato di plagio» che proviene proprio dall’ordinamento giuridico fascista e venne depennato dal codice penale anche in conseguenza del tragico caso di Aldo Braibanti, un intellettuale comunista «colpevole» di essere apertamente omosessuale oltre che controcorrente.

Forse che quando si diventa fautori della propaganda «anti-sette» mutano anche le proprie convinzioni politiche?