lunedì 28 maggio 2018

«Anti-sette», disinformazione e fake news: manipolazione mentale di massa

Vogliamo riproporre un eccellente articolo scritto da Franco Iacch e pubblicato su Il Giornale del 22 Maggio scorso; in realtà è lo stralcio di uno studio, tuttora in corso, che Iacch sta sviluppando assieme a dei colleghi. 

Questa analisi, se letta con attenzione, spiega molto bene qual è la tecnica che adoperano gli «anti-sette», da lungo tempo, sfruttando Internet e i mass media in generale per modificare la percezione della spiritualità non tradizionale da parte degli utenti dei social network e del vasto pubblico.

Vogliamo quindi utilizzare questo articolo come falsariga, riportandone i passaggi che riteniamo di maggiore rilievo, per metterli in relazione con la propaganda antisette che da alcuni mesi denunciamo e documentiamo nel presente blog.

Qui il link per leggere il testo dell’articolo in versione integrale.





[Nota: gli stralci del testo desunti dall'articolo sono riportati in corsivo e in colore blu scuro.]


Disinformazione e fake news possono influenzare il modo in cui gli individui interpretano gli sviluppi quotidiani. Quando da sporadiche e disordinate queste attività si trasformano in organizzate e sistematiche, diventano vere campagne di disinformazione potenzialmente in grado di sconvolgere governance di interi paesi. [...] Nell’ambiente virtuale chiunque può pubblicare notizie, pensieri ed esperienze personali: ciò amplia la portata e la diversità delle informazioni, spesso rilasciate in modo frammentario e raramente verificate.

Specialmente grazie a Internet, chiunque anche se non qualificato per parlare di un dato argomento, può salire in cattedra e dare voce a una propria linea ideologica spacciandola per lezione; è esattamente ciò che avviene regolarmente quando in TV vengono interpellati dei presunti esperti di nuove religiosità come Lorita Tinelli, la quale però, persino quando si è preparata apposta per un evento di cui è la protagonista, fatica enormemente anche solo a spiegare il significato del termine «setta». Ne abbiamo dato conto in una breve serie di post in cui abbiamo trattato del suo seminario via web del 18 Aprile scorso.

Ad esempio quando il post sorgente viene immesso da una persona con un feedback positivo o da una struttura ritenuta affidabile, l’informazione tenderà ad essere  ritenuta veritiera dagli utenti senza alcun tipo di conferma.

Proprio ciò che capita di frequente con l’allarmismo «anti-sette». Basti pensare al caso dello stupratore congolese di Rimini, un delinquente che tramite qualche post «tattico» da parte degli «anti-sette» è passato a rappresentare (secondo loro) un intero movimento religioso.

La comunità tenderà ad amplificare quell’informazione, emarginando o attaccando coloro che screditano il creatore ed il contenuto del post sorgente. 

Altra proposizione che trova un’immediata e perfetta corrispondenza con l’operato degli «anti-sette». Il nostro blog è abbastanza ricco di elementi in tal senso, ma vi sono interi altri blog (come questo, questo o questo o questo e si potrebbe continuare) che documentano la persecuzione mediatica e giudiziaria messa in atto da taluni «esperti» contro i «culti distruttivi» ai danni di coloro che si erano permessi di criticarli.

Persino noi siamo stati e siamo talvolta oggetto di intimidazioni, pur essendo gli «ultimi arrivati» e pur non avendo nemmeno lontanamente l’esperienza e le qualifiche accademiche di chi prima di noi è stato osteggiato per aver voluto studiare in maniera obiettiva qualche gruppo esoterico o per aver voluto fare osservazione agli «anti-sette».

Moltiplicatori verbali sfruttati nelle primissime fasi della condivisione emotiva del primo dato, creeranno una immediata frangia resiliente [che tende a rafforzarsi, piuttosto che affievolirsi, man mano che incontra opposizione, ndr] di sostenitori. 

Il costante ed immediato flusso di informazioni (verificate e non) tende ad annullare la capacità di analisi critica dell’utente a vantaggio del giudizio aggregato. Nel contesto virtuale, le informazioni non verificate ma ritenute veritiere dagli utenti influenzano la percezione e la comprensione generale degli eventi (tendenzialmente la comunità social propende per le voci la cui veridicità deve ancora essere dimostrata).

Ed è proprio a questo che puntano gli «anti-sette»: continuare a ripetere un determinato messaggio, reiterare sistematicamente e incessantemente la loro linea ideologica per rendere «ovvio» e «scontato» che il tale o talaltro gruppo spirituale non tradizionale va considerato «setta» ed è qualcosa di misterioso e pericoloso da cui stare alla larga se si vuol avere salva la propria vita o la propria salute o i propri beni o i propri rapporti interpersonali.

Si è dimostrato a cosa conduce tale propaganda: esistenze rovinate da inique persecuzioni giudiziarie, famiglie devastate per accuse tutte da dimostrare, psicosi sociali che producono dispendio inutile di denaro pubblico, e in generale un senso di insicurezza e di timore fra la gente.

Disinformazione e fake news sono quindi progettate per manipolare i sentimenti del destinatario.

In questa frase si riassume la principale opera degli «anti-sette»: diffondere continuamente notizie infamanti o allarmistiche, spesso non verificate e qualche volta fasulle, allo scopo di qualificare determinate minoranze come sette o culti distruttivi e quindi stimolare odio nei loro confronti.

Una prassi che, sebbene qui in Italia non abbia ancora raggiunto i livelli da regime totalitario che purtroppo si registrano altrove nel mondo, tuttavia rimane un segnale alquanto preoccupante.

A questo proposito, vogliamo citare un’intervista (che abbiamo trovato qui) a due figure accademiche di spicco in materia di religione e movimenti religiosi, in cui si parla di come il Partito Comunista Cinese (PCC) discrimina ed emargina minoranze cristiane che ammontano a milioni di credenti, perseguitandole con giustizia sommaria e violenza.

La versione integrale di questa intervista è disponibile anche su YouTube a questo indirizzo mentre il punto che proponiamo ora inizia qui:


Un parere, questo, la cui autorevolezza è fuori discussione; parere che, fra l’altro, trova un suo complemento nella lezione (già citata in questo blog) della prof.ssa Di Marzio a proposito dello stigma praticato dagli «anti-sette»:


Tale stigma viene generato tramite la martellante propaganda portata avanti da talune associazioni e dai loro rappresentanti, che nel corso degli anni sono sostanzialmente sempre gli stessi (con poche e non determinanti variazioni) e sempre in collaborazione l’una con l’altra. Parliamo, ovviamente, dei gruppi e individui riportati nella nostra pagina di elenco.

Ecco svelata, quindi, una delle principali tecniche attuate da costoro per favorire i propri discutibili interessi particolari come il lucro o la popolarità.

Nessun commento:

Posta un commento