Ma talvolta è addirittura sorprendente, quando non del tutto sconcertante, osservare i loro tentativi di sgusciare fuori dalle circostanze in cui vengono smascherati per ciò che sono.
Ad esempio, abbiamo notato una certa tendenza, nell’ultimo paio di settimane, a pubblicizzare eventi e notizie che, se comparate a quelle di solo un mese prima, lasciano sbalorditi.
Come questa, di ieri:
Post che riguarda l’iniziativa (peraltro di per sé decisamente lodevole e assolutamente degna dei migliori auspici), in corso in questi giorni, per promuovere il dialogo fra le diverse comunità religiose presenti a Noci (Bari) e dintorni:
Non vi sarebbe (anzi, per sincerità, non vi è affatto) nulla di male in un’attività del genere.
Ma quanto è compatibile con «i sentieri del dialogo interreligioso» una Lorita Tinelli del cui affiatato gruppo di «anti-sette» fa parte integrante anche l’AIVS di Toni Occhiello, co-fondata da Giuseppe Di Bello autore di post del seguente tenore?
Ci domandiamo: quanto si armonizza con la tolleranza reciproca e il dialogo interreligioso la «chiusura di centri di culto» solo perché «sospettati» (attenzione: non «trovati colpevoli oltre ogni ragionevole dubbio») o indiziati di «creare criminali» (manco fossero dei campi di addestramento militare) per «motivi religiosi»? E questo quando chiunque ormai ha capito che la religione c’entra ben poco con il terrorismo.
La religione potrà fors'anche avere a che fare con usanze bislacche, o moralmente discutibili per noi italiani, o addirittura al limite del lecito nel nostro ordinamento giuridico (come nei casi del kirpan, il «pugnale sacro» dei Sikh, o del burqa, la veste femminile per i Musulmani), ma non esistono «criminali per motivi religiosi», altrimenti dovremmo considerare tali anche i preti macchiatisi del reato di pedofilia, che sono indubbiamente delinquenti, sì, ma perché pervertiti sessuali e in quanto tali, non perché abbiano commesso tali riprovevoli abusi per «ragioni» che afferiscano alla «religione». Chi compie un reato è un criminale perché compie quel reato, non perché si veste di viola o di blu, o perché prega in una sinagoga piuttosto che in un tempio buddista, o perché svolge la professione di geometra.
Siccome in tempi recenti un po’ di clamore dal nostro blog è stato sollevato e (lo ipotizziamo anche dai numerosi contatti che abbiamo ricevuto), ne concludiamo che numerosi lettori consapevoli (quando non addirittura vittime) dei soprusi degli «anti-sette» ci sostengono moralmente anche se non hanno la possibilità o la volontà di mettersi in gioco in prima persona. E così, ecco che la Tinelli e la sua socia Sonia Ghinelli del FAVIS pubblicano post apologetici e tentano di fornire delle fantasiose spiegazioni per le loro discutibili attività di contrasto alla libertà di culto e per la loro costante opera di diffusione di allarmismo e odio contro i gruppi spirituali di minoranza.
Ecco di cosa parlava oggi la Tinelli, per esempio:
Ma di quale «umanità» va parlando Lorita Tinelli del CeSAP?
Forse di quella umanità che la spinge in continuazione a istigare acredine e livore contro questa o quella categoria? Ieri gli avvocati, oggi la magistratura:
Qualcuno obietterà che la Tinelli ha «solamente» propalato una notizia, riportandone una citazione specifica, e che «sono stati gli altri» a commentare in maniera veemente. È chiaro, ma è anche ovvio che siamo alle solite: il diligente «anti-sette» di turno lancia il suo sasso lungo il filone dello scandalo o dell’ambiguo, poi ritrae la mano e aspetta che siano gli altri a sdegnarsi, a storcere il naso, a protestare, ecc.
E quando non sono proprio la Tinelli o la Ghinelli a rincarare la dose per gettare benzina sul fuoco al fine di alimentare ulteriormente le «fiammate» (o «flame» come si usa dire oggigiorno), c’è sempre qualcuno dei loro sostenitori: d’altronde, lo Stefano Martella che commenta in modo tanto sarcastico è notoriamente un apostata dei Testimoni di Geova (per i quali pare che Lorita Tinelli abbia un’idiosincrasia motivata da ragioni sentimentali, stando a quanto ci raccontava un utente tempo addietro) ed un loro acceso detrattore.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, come si suol dire: staremo a vedere, dunque, se la «bestia» in questione è di quella specie oppure di tutt’altra, come un camaleonte.